SETTEMBRE

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SETTEMBRE
NUOVA SERIE – Anno XVII – Numero 4 – Settembre 2014
Speciale Papa Francesco in Albania
Un nonno che ha vissuto un’esperienza
talmente speciale e vuole raccontarla al
più presto a figli e nipoti.
Un Bergoglio entusiasta, che ripercorre
tappa dopo tappa le 14 ore di visita in
Albania: un diario di bordo delle
impressioni ed emozioni vissute da Papa
Francesco nel paese delle aquile.
Sorpreso e commosso sino alle lacrime
per aver toccato con mano la sofferenza
di un intero popolo e aver conosciuto dei
martiri.
L’esperienza vissuta è il punto forte
della nazione che attualmente la rende
un modello quasi unico nel mondo e che
a Francesco è sembrato “importante”
incoraggiare.
Questo messaggio il Papa l’ha affidato
all’intera popolazione albanese che –
dice – “ho visto entusiasta e gioiosa nei
luoghi degli incontri e delle celebrazioni,
come pure nelle vie di Tirana”.
Ai “fratelli e sorelle dell’Albania”
rinnova l’invito “al coraggio del bene,
per costruire il presente e il domani del
loro Paese e dell’Europa”,
Speciale Papa Francesco in Albania
Visitare l’Albania “è nato dal desiderio
di recarmi in un Paese che, dopo essere
stato a lungo oppresso da un regime
ateo e disumano, sta vivendo
un’esperienza di pacifica convivenza tra
le sue diverse componenti religiose”.
Nell’incontro
interreligioso all’Università “Nostra
Signora del Buon Consiglio”, “ho
potuto
constatare,
con
viva
soddisfazione, che la pacifica e
fruttuosa convivenza tra persone e
comunità appartenenti a religioni
diverse è non solo auspicabile, ma
concretamente possibile e praticabile”.
“Si tratta di un dialogo autentico e
fruttuoso - precisa - che rifugge dal
relativismo e tiene conto delle identità di
ciascuno. Ciò che accomuna le varie
espressioni religiose, infatti, è il cammino
della vita, la buona volontà di fare del bene
al prossimo, non rinnegando o sminuendo
le rispettive identità”. Alle parole del Papa,
noi di Agimi ci siamo commossi, pensando
quanto abbiamo gioito e sofferto nell’usare
gli stessi termini parlando del popolo
albanese ogni volta che in 23 anni siamo
tornati in Italia.
Agimi nella moschea di Tirana
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Speciale Papa Francesco in Albania
L’Albania è “un esempio non solo di
rinascita della Chiesa ma anche di pacifica
convivenza tra le religioni. I martiri non
sono degli sconfitti, ma dei vincitori”.
Nella loro eroica testimonianza “risplende
l’onnipotenza di Dio che sempre consola il
suo popolo, aprendo strade nuove e orizzonti
di speranza”.
Già nel dicembre 1992 il Signore ci ha
concesso di incontrare Anastasios Janullatos
a Girocastro ed esprimere in un fraterno
abbraccio il desiderio di metterci a servizio
di un popolo che anche nell’esperienza
fondante della comunità cristiana e della
società civile dava testimonianza di
ecumenismo:
famiglie
con
padre
musulmano, madre ortodossa e figli che
chiedevano il battesimo cattolico.
Guardando questa immagine, il vescovo
cattolico bizantino di Lungro (arbëresh) che
partecipa alla concelebrazione con il Papa, con
cardinali, con vescovi cattolici di rito latino, ci
tornano in mente le emozioni vissute nel 1992,
quando per la prima volta abbiamo celebrato,
con Mons. Lupinacci, allora vescovo bizantino
di Lungro, nella chiesa di Valona e nella
cattolico-bizantina di Elbasan, avendo alle
spalle e davanti i canestri, del campo di basket
del regime comunista, ma circondati da una
folla di uomini e donne che per permettere un
minimo di dignità alla celebrazione e alla
preghiera si erano subito adoperati a lavare il
pavimento, portando le sedie dalle case e
illuminando l’ambiente con ceri e lumi vari.
La chiesa cattolico-bizantina di san Pietro,
accanto alla chiesa ortodossa: anche questa è
l’Albania che ha entusiasmato Francesco.
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Speciale Papa Francesco in Albania
Le lacrime versate dal Pontefice
dopo la testimonianza di un sacerdote e
una religiosa perseguitati durante il regime
comunista.
Quella “è stata l’occasione per fare
grata memoria, con accenti di particolare
commozione, dei numerosi martiri della
fede”, ammette il Santo Padre. “Grazie alla
presenza di alcuni anziani, che hanno
vissuto sulla loro carne le terribili
persecuzioni, è riecheggiata la fede di tanti
eroici testimoni del passato”.
don Ernesto Troshani
Questi hanno seguito Cristo fino alle
estreme conseguenze”, in virtù di quella
“unione intima con Gesù” da cui è
scaturita “la forza di affrontare gli
avvenimenti dolorosi che li hanno
condotti al martirio”.“La nostra forza è
l’amore di Cristo”, e non c’è n’è un’altra.
Essa non scaturisce “dalle capacità
organizzative o dalle strutture” della
Chiesa, per quanto necessarie. Solo il
rapporto di amore con Gesù – ha ribadito
Papa Francesco - è la vera forza “che ci
sostiene nei momenti di difficoltà e che
ispira l’odierna azione apostolica per
offrire a tutti bontà e perdono,
testimoniando così la misericordia di
Dio”.
suor Maria Kaleta, Stimattina
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Speciale Papa Francesco in Albania
L’omelia di papa Francesco è ruotata
attorno a tre nuclei, che a ben vedere
sono le tre ragioni del suo interesse per
il caso albanese e dell'inserimento di
quest'ultimo nella sua azione pastorale:
il Papa ha ricordato l'eroico martirio dei
cattolici, le sofferenze degli ortodossi e
dei musulmani (sempre nominati in
quest'ordine) durante le persecuzioni
del regime comunista; ha ricordato lo
"spirito di comunione" vigente tra le
rinate comunità religiose albanesi,
"esempio per l'Europa" e antidoto ad
ogni deriva estremista.
Ha sottolineato il ruolo dei giovani nella
costruzione di un futuro diverso, fondato
su amore, libertà, giustizia e pace.
"Sono venuto a rendervi grazie per la
vostra testimonianza e per incoraggiarvi
a far crescere la speranza dentro di voi e
intorno a voi... Sono venuto a
incoraggiare le nuove generazioni, questo
è un popolo giovane, e dove c'è
giovinezza c'è speranza. Fate come la
vostra aquila, che vola alto, ma mai si
dimentica del nido...".
La Madonna del Buon Consiglio vi
guidi e vi accompagni con materna
tenerezza.
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Speciale Papa Francesco in Albania
Una delle colonne portanti per Agimi è
stato ed è “il dialogo interreligioso ed
ecumenico”.
Già dal maggio ’92 ogni incontro, ogni
intervento in Albania e in Italia, non
avrebbe potuto realizzarsi se non ci fosse
stata la certezza che questa era l’UNICA
strada su cui camminare ed avanzare e che
il Signore l’avrebbe benedetta e sostenuta,
così come è avvenuto per questi 24 anni di
vita!....
Non potevamo mancare all’appuntamento con
Papa Francesco, come fummo presenti e in
molti alla visita di san Giovanni Paolo II in
Albania.
Il cuore di tutti noi era carico di
emozioni nel ritrovarci dopo aver accolto
i vari Messaggi di Papa Francesco che ci
stimolano a continuare il cammino
…”l’aquila non dimentica il suo nido, ma
vola nelle altezze..” è per i giovani di età e
di spirito!
Il
cammino
del
dialogo
interreligioso,
il
cammino
della
solidarietà, il cammino degli scambi
culturali, il cammino della tradizione e
dell’antico tesoro di un popolo!
Si, continuare il cammino è
l’incoraggiamento di Papa Francesco!
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Speciale Papa Francesco in Albania
La maggior parte delle strade erano
addobbate con bandiere del Vaticano e
dell'Albania. Nel viale principale erano state
affisse anche le fotografie dei 40 martiri
albanesi morti per la fede in Cristo.
Lungo tutto il viale sul quale per circa
50 anni erano sfilati i simboli dello stato ateo i
testimoni della fede di ieri sino al martirio e
della fede di oggi: suore di clausura, religiose
impegnate nel servizio dei fratelli e sorelle più
poveri, laici gioiosi ed esultanti che
acclamavano papa Francesco e partecipavano
alla celebrazione dell’Eucaristia: cattolici ed
ortodossi, musulmani e appartenenti ad altre
comunità di credenti, come i Bektashì.
“Non avrei mai immaginato di
percorrere lo storico e bellissimo viale di
Tirana, da piazza Skanderbeg a piazza
Madre Teresa di Calcutta, portando con me
Gesù, presente nell’Eucaristia, per donarlo
quale pane di vita ai cristiani albanesi” – ci
ha confessato don Giuseppe, nostro
presidente di Agimi - .
“Un’emozione grande che in verità
avevo cercato di evitare, mettendomi tra i
sacerdoti che non erano stati incaricati di
tale compito”.
“Ma quando il diacono ha cantato ad
alta voce dall’ambone: Zoti qoftë me ju.( Il
Signore sia con voi), ho sentito un brivido
nell’anima e nel corpo e quasi una chiamata
a portare Gesù su quella strada dalla quale
era stato bandito il suo nome per tanti anni
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Speciale Papa Francesco in Albania
All’intera popolazione albanese ha detto:
“ho visto entusiasta e gioiosa nei luoghi
degli incontri e delle celebrazioni, come
pure nelle vie di Tirana”.
“Ho incoraggiato tutti ad attingere energie
sempre nuove dal Signore risorto, per
poter essere lievito evangelico nella
società e impegnarsi, come già avviene, in
attività caritative ed educative”.
Nelle splendide e lusinghiere parole del
Papa l'Albania diviene terra della
tolleranza, del rispetto reciproco, del
dialogo interreligioso, un vero e
proprio esempio di convivenza pacifica
in grado di rispondere agli odi e agli
estremismi dilaganti in altre zone del
pianeta.
Un Papa che sorride e fa sorridere il
bimbo, figlio del premier Edi Rama.
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Speciale Papa Francesco in Albania
PAPA
FRANCESCO
BACIA
L’
ALBANIA
Dal punto di vista albanese il
messaggio più forte è stato quello
maggiormente calato nell'odierna realtà
locale, quando il Papa si è rivolto
nuovamente ai giovani cittadini della
nuova Albania capitalista, scandendo
per ben tre volte un deciso "no
all'idolatria del denaro e alla falsa
libertà individualista".
Il boato che ne è seguito è il
boato di chi evidentemente si riconosce
più nel proprio peccato che nelle
proprie virtù.
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Speciale Papa Francesco in Albania
La venuta di Papa Francesco in Albania non
poteva non stimolare ad incontrarci e, da
Girocastro,, Libohove,
Rreshen, Durazzo,
Berat, Skrapar. Grazie al lavoro di Nikoll
Toma e all’aiuto delle piccole sorelle di Gesù
che tanto hanno lavorato per questo storico
evento ci siamo riuniti con parte del Comitato
di Garanzia, don Giuseppe, Gallipoli, Satriano,
Otranto, Bolzano, Riccione, Rimini, e grazie
alla generosa accoglienza della Famiglia di
Edmond, Lina, Loris, Andrea e dei suoi
genitori.
L’amicizia profonda e fraterna in Agimi, lo
sguardo positivo, rispettoso di coloro che hanno
un’altra fede, un’altra cultura, altre tradizioni ci
hanno sempre uniti tra di noi e con gli altri.
Tirana, la Piazza di Madre Teresa,
tutta la città, pur se con la pioggia,
brillava di foulards gialli, bianchi
come raggi di sole che facevano
capolino, con la scritta “INSIEME
CON IL SIGNORE VERSO LA
SPERANZA CHE NON INGANNA”.
Un giornale ha intitolato: Papa
Francesco ha indicato al mondo la
luce del popolo albanese ….
Una ricchezza incalcolabile in
Albania la convivenza interreligiosa
ed ecumenica.
PI
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Speciale Papa Francesco in Albania
E’ incredibile come ognuno si sia sentito
coinvolto nel rendere la città accogliente,
quanta collaborazione e dialogo al di là
delle differenze di fede e non...
Tante iniziative sono state organizzate a
tutti i livelli, culturali, religiosi, tra
associazioni diverse e tutte molto
partecipate.
Alla TV si è svolto un incontro di tutti i
responsabili religiosi degli albanesi in
diaspora, Kosovo, Macedonia, Montenegro,
arbëresh, Albania, e ci ha molto colpito la
semplicità e stima reciproca espressa così
apertamente.
In un momento storico tanto difficile e
doloroso è importante che ci siano segni
positivi che alimentano la speranza.
Papa Francesco ha consegnato a questo
piccolo grande popolo un particolare
messaggio: l'Albania ha conosciuto lunghi
anni di martirio e questi non passano mai
invano; il chicco di grano caduto in terra
se muore, porta molto frutto!
Tutte queste sollecitazioni ci hanno
introdotto nel grande avvenimento che
tutti insieme abbiamo vissuto come figli
di una unica madre, la Chiesa e l’Albania.
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.
Speciale Papa Francesco in Albania
AGIMI BOLZANO
AGIMI RIMINI
Non poteva assolutamente mancare Roberto
Cucchiaro, presidente di Agimi Bolzano, in
un evento così importante, storico ed unico:
la visita di Papa Francesco in Albania.
Ha condiviso con noi tutti i momenti
programmati sia per ascoltare il Papa, sia
per partecipare all’Eucaristia celebrata in
piazza Madre Teresa di Calcutta, che
all’assemblea
dei
presidenti
Agimi
d’Albania, tenutasi per gioire dell’evento e
per ricordare a tutti i presenti l’impegno di
collaborazione tra Agimi e i diversi distretti
del paese delle aquile.
Molti sono i progetti realizzati da Agimi
Bolzano in Albania e molti quelli in
programma.
In fila per incontrare il Papa ci siamo messi anche
noi di Rimini. Insieme con noi, giovani riminesi
con genitori di origine albanese, che per la prima
volta sono andati in Albania e riminesi, anch’essi
qui per prima volta. Ci siamo aggregati a molti
altri soci di “Agimi Italia” che da decenni lavorano
nell’attività di scambi culturali e solidarietà sociale
fra le due sponde dell’adriatico.
Tornati a Rimini più ricchi e più decisi come
ambasciatori di pace per una convivenza civile e
sociale rispettosa delle varie credenze anche nel
territorio riminese, come una testimonianza vera
vivente ed esempio per le altre comunità
immigrate residenti nel territorio.
AGIMI GALLIPOLI
AGIMI SATRIANO
Abbiamo accolto l’invito e con tanta felicità
nel cuore siamo partiti.
Un viaggio particolarmente speciale per
me, tanto emozionato, per questo grande
evento in Albania.
La partecipazione è stata diversa da tante
altre volte, perche ha dato forza e speranza
agli albanesi, specialmente ai giovani,
giovani che abbiamo visto crescere e
conosciuto in tutti questi anni e con loro
abbiamo condiviso la nostra vita e
continueremo a farlo nel rispetto e nella
CARITA’.
Abbiamo trascorso delle ore felici, ci
guardavamo
emozionati
per
quanto
eravamo uniti a pregare, a piangere e a
continuare a sperare: AMANDO.
Un abbraccio a tutti e …..
GRAZIE. Antonio PACCIOLLA
Grande è stato l’impegno di Pinuccio Spera e di
tutti i membri di Agimi Satriano per l’Albania in
genere e per alcune situazioni personali e familiari
in particolare: famiglie, istituzioni, singole persone
ed in particolare soggetti con gravi difficoltà come
i bambini non vedenti hanno trovato in Agimi
Satriano e nelle istituzioni regionali e cittadine di
Potenza grande accoglienza e disponibilità anche
per impegni elevati, sia dal punto di vista
economico che sociale.
Un giovane albanese non vedente è stato operato
alla testa nell’ospedale regionale di Potenza.
Tutto questo e tanto altro aiuto era importante che
fosse presentato nel silenzio al popolo albanese
riunito attorno a papa Francesco.
Grazie, Pinuccio, per la tua presenza e la tua
testimonianza sincera e gioiosa.
Presidente, Edmond Kumaraku
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Vizita e Papa Françeskut në Shqipëri u nderua edhe në mërgatën shqiptare!
La visita di Papa Francesco ha reso onore anche a noi albanesi emigrati!
Nga Asllan
Dibrani
Në Shqipëri ka bërë jehonë vizita e Papa Françeskut në mediat ndërkombëtare.
Thuajse secila gazetë prestigjiozeve botërore e kanë raportuar dhe komentuar në
mënyra të ndryshme.Reportazhe, artikuj dhe komente mediale e përshkruan
itinerarin e ceremonisë të kreut të Vatikanit dhe shton se kjo vizitë shihet si një
mbështetje për përpjekjet e Shqipërisë për t’u rreshtuar dhe afruar me Perëndimin,
dhe integrimin e saj si pjesë e Bashkimit Evropian.
Me një vëmendje të veçantë për këtë vizitë historike të Papa Françeskut në Tiranë, u prononcuar
edhe disa media televiziv drejtpërsëdrejti siç ishin Televizioni “Rai 1” italian "SNN" amerikan etj,
duke pasqyruar ardhjen e Atit të Shenjtë në Shqipëri .Këtë takim historik dhe me vlera prestigjioze
kombëtare e përcollën
të gjitha mediat shqiptare kudo që janë . Takimet presidenciale dhe
qeveritare ja shtuan vlerën këtij takimi ,nga e cila botërisht u pa mikpritja dhe traditat shqiptare për
miqtë e vet. Takime të ngjashme u bënë edhe në mërgatën shqiptare në shumë shtete , po veçojmë
takimin në kishën shqiptare të Shtutgardit , pasi që ishte edhe ditë e diele . Këtu u koordinuar
mesha javore , po edhe takim kushtuar Papa Françeskut në Tiranë. Këtu çdo të diele takohen m
e qindra besimtar , po edhe kësaj here ishte e ngjashme , me një numër të madh njerëzish. Pati edhe
disa qe u vonuan për ceremoninë e meshës nga se ishin përqendruar pran ekraneve televizive në
përcjelljen e vizitës së Papës në Shqipëri qe u transmetonte drejtpërsëdrejti ky takim.
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IL SOGNO DISPERATO
DEL CALIFFATO ISLAMICO 3
di Samir Khalil Samir
5. Ricostruire una cultura aperta
In realtà, l'unica via per riconquistare la nostra dignità
è ricostruire culturalmente l'uomo arabo e musulmano,
ripensando le leggi, applicando i diritti umani,
rafforzandoli, andando nel senso di una cultura aperta,
che solidarizza con tutto il mondo. Invece vediamo il
diffondersi di una cultura della divisione, che è un
passo indietro.
Guardiamo al califfato abbasside e domandiamoci: da
dove è venuta la sua grandezza? Essa è venuta
dall'unione fra tutte le parti dell'antico impero
musulmano. Dal punto di vista culturale più che gli
arabi, vi hanno contribuito iraniani, afghani, balkh,
cristiani di lingua siriaca... Era una visione aperta che
dava spazio a tutti, pur privilegiando il mondo arabo
islamico.
Oggi la cultura è basata sui diritti umani della persone
e la solidarietà fra i popoli. E noi cosa facciamo?
Cerchiamo di giustificare e riportare tutti a un modo di
vivere che risale a un periodo passato (il VII secolo),
tipico di una regione beduina e desertica: questo non
può essere una soluzione per il XXI secolo.
6. L'errore ideologico dell'islam
L'errore del mondo islamico è a livello ideologico.
Esso porta a guerre di tipo ideologico: culturale,
religioso, storico, ma mai basate sulle vere esigenze
della gente.
La gente araba chiede soluzioni ai bisogni essenziali;
uguaglianza fra uomini e donne; fra musulmani e non
musulmani; ricchi e poveri (nel mondo arabo il povero
non ha mai voce!). Invece di prendere il meglio della
civiltà moderna e assimilarlo, noi cerchiamo la
soluzione andando indietro.
Ciò suppone, sia per gli israeliani che per i palestinesi,
la decisione di cercare una soluzione A causare questo
errore ideologico, vi è pure una responsabilità
dell'occidente: esso deve migliorare la relazione con il
mondo arabo. Fra di noi, l'occidente è visto come un
luogo immorale, senza valori. E in parte è vero.
L'occidente è visto come la guida del mondo, che però
attua il suo dominio anche con le armi, con la legge
del più forte. Guardando questi elementi, il mondo
musulmano rifiuta il progetto occidentale, troppo
"umano", e spera in un "progetto divino", che è la
sharia. In realtà la sharia non ha nulla di "divino":
essa è la sedimentazione delle regole tribali e beduine
del IX e X secolo, e nulla hanno a che fare con il
Corano, che è del VII secolo, o con il profeta
Muhammad. Purtroppo anche se questa idea è
condivisa dalla maggior parte della popolazione, i capi
politici, soprattutto quelli più ricchi, continuano a
mantenere viva questa idea della sharia come una cosa
"santa", difendendo la cultura beduina e del deserto,
essendo loro i discendenti di quell'epoca. Ma essi non
sono e non potranno mai essere un modello per il
mondo musulmano.
7. Israele, l'islam e la teoria del "complotto"
La crisi del mondo islamico si è acuita anche con la
fondazione dello Stato d'Israele, una creazione
ingiusta perché nata sul territorio di un altro Stato che
non era per nulla colpevole della Shoah. La disfatta
del 1948 e poi del 1967 ha mostrato fino a che punto il
mondo arabo (e il mondo islamico) fosse in ritardo, e
ha suscitato tutte le rivoluzioni arabe e l'animosità
contro l'Occidente, oltre che l'odio per Israele (e per
alcuni contro ebrei e cristiani). Ma da questa
creazione, essendo ormai un fatto storico, non si può
tornare indietro. Per entrare nella prospettiva di
maggiore collaborazione internazionale, dobbiamo
lavorare per una soluzione alla questione israelopalestinese.giusta anche se mai perfetta, perché
entrambi hanno ricevuto torti e procurato ferite. Di
fronte a questa situazione politico-militare, da noi
molti vedono la mano d'Israele (e degli Stati Uniti) in
tutto ciò che succede in Medio Oriente. Anche nella
creazione dell'Ei, si sospetta il loro zampino per
dividere il mondo arabo e rimescolare le carte della
regione.
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IL SOGNO DISPERATO
DEL CALIFFATO ISLAMICO 4
Io sono contro la teoria del "complotto", perché ci
indebolisce di più, ci rende irresponsabili della nostra
sfortuna. E se questa teoria è vera, allora siamo noi
arabi gli stupidi: alla fine chi fa le guerre intestine,
nella regione, nel mondo arabo? Siamo noi. E anche se
ci lasciassimo abbindolare così facilmente, la nostra
responsabilità rimarrebbe. Che questa situazione di
divisione del mondo arabo e islamico dia forza a chi è
nemico del mondo arabo, è evidente. Ma favorire la
divisione e la guerra è una cattiva politica perché
elimina la pace per tutti, anche per Israele. Israele
potrà continuare a espropriare territori ai palestinesi,
ma arriverà al punto che dovrà tenersi, in uno stesso
Stato, israeliani e palestinesi, assumendo quindi al suo
interno elementi in lotta. L'unica via è la
collaborazione. Gli aderenti alla teoria del "complotto"
accusano gli Stati Uniti e alcuni Paesi europei di aver
facilitato questo genocidio interno al mondo islamico.
Di nuovo, la colpa è nostra. Il problema è nato da noi
in Siria, perché il governo di Damasco, oltre che
dittatoriale, è un governo della minoranza alauita. Un
problema politico e sociale interno alla Siria, si è
trasformato in una guerra religiosa fra sunniti e sciiti,
una guerra che risale al settimo secolo!
Anche la soluzione proposta da Abu Bakr al-Baghdadi
è quella del settimo secolo, quando Maometto si è
messo a combattere tutte le tribù arabe che non
credevano in Dio (e nella sua missione), organizzando
più di sessanta razzie (= ghazwa) in una decina di anni
(622-632) secondo la più antica biografia del Profeta
dell' Islam, il Kitâb al-Maghâzî ("Libro delle
spedizioni") di al-Wâqidî.
Conclusione: Ricostruire la società araba coi valori
comuni
Se davvero vogliamo ricostruire la società araba, sono
necessarie alcune scelte fondamentali:
1. Noi arabi dobbiamo imparare a convivere sulla base
di valori comuni, senza fare guerre a motivo di
differenze religiose. E in secondo luogo, dobbiamo
pensare alla solidarietà nei Paesi e nella regione. Non
è possibile che vi siano arabi superricchi e gente che fa
fatica a sopravvivere: queste differenze incoraggiano
le guerre.
2. Ad un altro livello, c'è anche da collaborare in tutta
la regione, soprattutto con Israele, per la pace coi
palestinesi. Ogni passo verso la pace in questo senso
potrà facilitare i rapporti anche con l'Occidente.
3. Un'altra urgenza è che i Paesi arabi stilino delle
costituzioni ispirate alla giustizia, all'uguaglianza, ai
diritti umani, alla pace, senza fare distinzioni tra sessi
o religioni.
4. E infine occorre ripulire la società dalla corruzione.
I nostri Paesi annegano nella corruzione. In Egitto, per
esempio, molte persone non vanno in ospedale perché
sanno che ogni servizio, anche il più semplice, può
essere elargito solo se paghi una piccola bustarella. Per
un intervento chirurgico, una pastiglia quotidiana,
un'iniezione devi pagare, altrimenti non ti curano!
Questo movimento del califfato non rispetta nessuno
di questi 4 principi. Perciò non avrà successo, anzi
rafforzerà le discriminazioni basate su norme stabilite
più di 1000 anni fa. La stragrande maggioranza dei
musulmani vuol vivere secondo valori autentici e
attuali; solo i salafiti vogliono tornare all'epoca
medievale!
La soluzione è entrare in una visione di collaborazione
internazionale interaraba, per costruire una civiltà
nuova, integrando gli elementi positivi della modernità
e i valori contenuti nella tradizione islamica. Fuori di
questo, il mondo arabo non farà che regredire, e - ciò
che è peggio - lo farà in nome della religione, cioè
dell'Islam. E' tempo di salvare l'Islam, lottando contro
il fanatismo religioso.
Fine
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CARDINALI E VESCOVI in Albania 21.09.2014
Card. Pietro Parolin - SEGRETARIO DI STATO
Card. Giuseppe Versaldi - Presidente della prefettura degli affari economici della Santa
Sede Delegato pontificio per la congregazione dei Figli dell'Immacolata Concezione
+ Giovanni Angelo Becciu - Sostituto per gli Affari Generali della Segreteria di Stato
+ Dominique Mamberti - Segretario per i Rapporti con gli Stati
Segretario della Commissione Interdicasteriale per le Chiese dell'Est Europa
+ Ramiro Moliner Inglés – Nunzio Apostolico in Albania
Vescovi in Albania:
+ Angelo Massafra + Rrok Mirdita + Lucjan Avgustini + Ottavio Vitale
+ Cristoforo Palmieri + Hil Kabashi + George Frendo
Da altri Paesi:
+ Dode Gjergji - Kosovo
+ Zef Gashi - Montenegro
+ Mons Wolfang Iport (delegato Conferenza Episcopale Germania)
+ Mons Tomo Vuksic (delegato Conferenza Episcopale Bosnia-Erzegovnia)
+ Mons Petru Gerghel (Vescovo di Iasi - Romania)
+ Mons Ilija Janjic (Vescovo di Kotor - Montenegro)
+ Mons Kiro Stojanov (Vescovo di Skopje - Macedonia)
+ Mons Joan Robu (Presidente Conferenza Episcopale Romania)
+ Mons Donato Oliviero (Eparca di Lungro - Italia)
+ Mons Nicole de Angelis (Vescovo Emerito si San Peterbourgh - Canada)
In questo numero
SPECIALE PAPA FRANCESCO IN ALBANIA
DIRETTORE RESPONSABILE: don GIUSEPPE COLAVERO - Cell. +39 368 38 65 055 –
Chiuso il 30/09 /2014 - • REGISTRAZIONE TRIBUNALE DI LECCE N. 670 DELL'11/12/1997.