Memo - CeSPI

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Memo - CeSPI
Memo
Seminario ASCOD
Decentramento e ricostruzione in Albania
Il 25 gennaio 2002, si è tenuto presso l’AICCRE a Roma il seminario “Decentramento e
ricostruzione in Albania” a cui hanno partecipato rappresentanti di Enti Locali, ONG,
del Ministero Affari Esteri e dell’Organizzazione Internazionale delle Migrazioni. E’
intervenuto inoltre il Sindaco di Elbasan. Le analisi sul processo di decentramento
albanese, sulla cooperazione decentrata italiana, sui programmi europei e della Banca
Mondiale, sul ruolo delle ONG, sono raccolte nel Dossier ASCOD scaricabile dal sito
www.cespi.it.
I primi interventi degli esperti CeSPI e dello stesso Sindaco di Elbasan hanno illustrato
lo stato della situazione del processo di decentramento in corso in Albania, evidenziando
come finora alla indubbia positiva evoluzione normativa non sia corrisposto un effettivo
decentramento delle funzioni amministrative e di parte dell’imposizione fiscale. A ciò si
deve aggiungere una bassa capacità istituzionale delle autonomie locali, così come
anche delle stesse organizzazioni della società civile albanese, di far fronte ai bisogni
sociali ed economici delle popolazioni locali.
Nonostante ciò, il bilancio dello Stato albanese del 2002 prevede per la prima volta un
importante trasferimento di risorse ai Comuni che quindi dovrebbero permettere
l’esercizio delle funzioni decentrate (si veda il testo di Artan Hoxha nel Dossier). D’altra
parte permane l’interrogativo fondamentale sulla sostenibilità futura dei servizi sociali a
livello locale, che dipende dalla capacità impositiva e dalla crescita del reddito locale.
L’analisi sulla cooperazione decentrata italiana in Albania (si veda nel Dossier il testo di
Alessandro Rotta) evidenzia i buoni risultati raggiunti grazie al coordinamento delle
iniziative intraprese in diversi campi. Il PASARP (programma di sviluppo umano a
livello locale sostenuto da UNOPS su finanziamento del Ministero Affari Esteri italiano)
ha contribuito al successo delle iniziative offrendo una metodologia adeguata. Tuttavia
lo stallo del programma, che oramai dura da un anno, e le incertezze sul suo futuro (il
programma è sottoposto a un processo di valutazione) non sta certamente agevolando il
prosieguo delle attività della cooperazione decentrata. Ne derivano nuovi problemi di
coordinamento con la cooperazione italiana e internazionale oltre che di risorse
disponibili e quindi di impatto. D’altra parte è importante approfondire alcuni interventi,
con particolare riferimento al rafforzamento della capacità di esazione fiscale, dei servizi
di anagrafe e di raccolta di dati; della capacità di gestione del territorio; alla protezione e
valorizzazione dell’ambiente.
Gli interventi durante il dibattito hanno evidenziato la necessità di passare da semplici
interventi di fornitura a progetti di assistenza istituzionale e di capacity building per la
gestione dei servizi pubblici. D’altra parte è stato richiamato come il problema dello
spoil system e della mancanza di dati certi e trasparenti renda difficile la cooperazione.
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Un’altra difficoltà consiste nell’articolare la cooperazione decentrata rispetto i
finanziamenti internazionali (Interreg, Cards, Banca Mondiale – si veda il Dossier) e
della cooperazione italiana.
Hanno quindi presentato delle relazioni sulla cooperazione decentrata e sul ruolo delle
ONG, rispettivamente, il rappresentante della Regione Emilia Romagna e della Toscana
e il rappresentante dell’ICS/Osservatorio dei Balcani. Ne è emersa la capacità della
cooperazione decentrata di mettere in rete le opportunità e i soggetti del territorio,
articolando una serie di iniziative che stanno avendo dei buoni risultati. Le azioni si
sono concentrate su tre assi: cooperazione istituzionale, servizi sociali, public utilities.
Importante in tal senso, ad esempio, l’assistenza per la costruzione dell’anagrafe in
Scutari o la creazione di un’impresa per la gestione dei rifiuti. Un altro campo di azione
sarà in futuro il flusso migratorio e la sua valorizzazione al fine dello sviluppo locale.
D’altra parte è stato evidenziato il problema della scelta del modello di gestione dei
servizi pubblici, che non può fondarsi esclusivamente sulla privatizzazione, così come
dell’assenza di un quadro di riferimento della cooperazione italiana, dato anche lo stallo
del programma PASARP.
Riguardo il ruolo delle ONG (si veda la relazione di Claudio Bazzocchi nel Dossier), si
è sottolineata la loro importanza al fine di sostenere la crescita delle organizzazioni
sociali albanesi e di una loro effettiva capacità di intervento sulle scelte politiche locali e
nazionali nel quadro della crescita della democrazia in Albania. Viceversa finora sembra
che le associazioni albanesi si rappresentino solamente come delle agenzie esecutive
sostenute dalle risorse della cooperazione internazionale, attraverso le stesse ONG
italiane. In questo senso appare un mercato della cooperazione “senza anima”, senza
prospettiva politica, appiattito sulle scelte e le decisioni prese dalle organizzazioni
internazionali come la Banca Mondiale e il Fondo Monetario Internazionale. Le ONG
italiane assieme alla cooperazione decentrata dovrebbero avere quindi un ruolo molto
importante nel fare crescere in Albania luoghi di democrazia e di decentramento
politico.
Durante la discussione si è evidenziato come la cooperazione decentrata stia scegliendo
di proseguire gli interventi senza l’appoggio UNOPS e della cooperazione italiana, e
come sia importante un confronto aperto e positivo con le ONG per concertare azioni
complementari che siano effettivamente utili per la democrazia e il decentramento
albanese. Si è evidenziato come i Sindaci albanesi possano svolgere un importante ruolo
di coordinatori degli interventi di cooperazione internazionale. Un coordinamento alla
base e in loco è essenziale anche nei confronti dei programmi “partecipativi” che
partono dagli organismi multilaterali. Infine si è sottolineato come sia necessario
patrimonializzare le esperienze della cooperazione decentrata per non cadere nel
problema tradizionale della cooperazione italiana che consiste nella persistente
incapacità di apprendimento.
A cura di
Andrea Stocchiero
CeSPI
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