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Articoli, documenti, notizie e lettere sulla salute, con particolare attenzione alla libertà di cura e di ricerca
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Archivio settimanale
Dal 13-02-2015 al 19-02-2015
2015-07
COMUNICATI
- Curcuma e malattie neurodegenerative
http://salute.aduc.it/comunicato/curcuma+malattie+neurodegenerative_22868.php
- Succo di arancia. Per buona parte e' americano. Consigli
http://salute.aduc.it/comunicato/succo+arancia+buona+parte+americano+consigli_22859.php
- Cioccolato fondente. Puo' contenere latte, per errore
http://salute.aduc.it/comunicato/cioccolato+fondente+puo+contenere+latte+errore_22855.php
ARTICOLI
- E' necessario smettere di separare il clima dal mondo reale. Dal protocollo di Kyoto a Parigi
http://salute.aduc.it/articolo/necessario+smettere+separare+clima+dal+mondo+reale_22866.php
- Sigaretta elettronica. Pericolo dipendenza nicotina per gli adolescenti
http://salute.aduc.it/articolo/sigaretta+elettronica+pericolo+dipendenza+nicotina_22851.php
- Plastiche buttate negli oceani. Verso la decuplicazione da qui a dieci anni
http://salute.aduc.it/articolo/plastiche+buttate+negli+oceani+verso+decuplicazione_22850.php
LETTERE
- Richiesta consulenza per invalidità civile - agevolazioni autovettura
http://salute.aduc.it/lettera/richiesta+consulenza+invalidita+civile+agevolazioni_269517.php
- latte Artificiale
http://salute.aduc.it/lettera/latte+artificiale_269497.php
NOTIZIE
- ITALIA/Staminali: in vitamina A stimolo differenziazione cellule
http://salute.aduc.it/notizia/staminali+vitamina+stimolo+differenziazione+cellule_130764.php
- ITALIA/Staminali contro malattie reni e fegato
http://salute.aduc.it/notizia/staminali+contro+malattie+reni+fegato_130763.php
- ITALIA/Cannabis terapeutica. La legge della Regione Veneto per pochi 'fortunati'... Appello
http://salute.aduc.it/notizia/cannabis+terapeutica+legge+della+regione+veneto_130761.php
- ITALIA/Obesita'. Istat: gli italiani meno degli altri
http://salute.aduc.it/notizia/obesita+istat+italiani+meno+altri_130760.php
- GRAN BRETAGNA/Cure innovative. Studio: piu' danni che benefici
http://salute.aduc.it/notizia/cure+innovative+studio+piu+danni+che+benefici_130759.php
- OLANDA/Eutanasia. 30% medici a favore per dementi o stanchi di vivere
http://salute.aduc.it/notizia/eutanasia+30+medici+favore+dementi+stanchi+vivere_130748.php
- ITALIA/Pubblicita' ingannevole. Antitrust: oltre 1 mln di multa a produttori patatine
http://salute.aduc.it/notizia/pubblicita+ingannevole+antitrust+oltre+mln+multa_130749.php
- FRANCIA/Eutanasia. Dibattito parlamentare. Le aspettative dei socialisti
http://salute.aduc.it/notizia/eutanasia+dibattito+parlamentare+aspettative+dei_130746.php
- GRAN BRETAGNA/Cannabis potente aumenta rischio malattie mentali. Studio
http://salute.aduc.it/notizia/cannabis+potente+aumenta+rischio+malattie+mentali_130745.php
- ITALIA/Abuso droghe e alcool. Aumentano le psicopatologie presso i giovani. Sopsi
http://salute.aduc.it/notizia/abuso+droghe+alcool+aumentano+psicopatologie+presso_130744.php
- ITALIA/Fecondazione. Una legge cambiata dai cittadini. Libro
http://salute.aduc.it/notizia/fecondazione+legge+cambiata+dai+cittadini+libro_130741.php
- USA/Fecondazione assistita. Le richieste per bimbi su misura
http://salute.aduc.it/notizia/fecondazione+assistita+richieste+bimbi+misura_130738.php
- ITALIA/Fecondazione. Diagnosi preimpianto solo in 1 centro su 5
http://salute.aduc.it/notizia/fecondazione+diagnosi+preimpianto+solo+centro_130736.php
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19-02-2015 11:02 Curcuma e malattie neurodegenerative
Su una nota rivista scientifica e' stato pubblicato uno studio
sugli effetti positivi della curcuma, la spezia che viene usata per preparare il curry, per la stimolazione delle
cellule staminali neurali. Un componente della curcuma, il turmerone aromatico, stimolerebbe la produzione
di nuove cellule nervose. Il pensiero va immediatamente all'Alzheimer, malattia neurodegenerativa del nostro
tempo ma, ovviamente, le conclusioni non possono essere affrettate. Cosi', pensare che assumere curcuma
ci difenda dall'Alzheimer ci pare avventato. Intanto occorre capire quale e' la quantita' di curcuma da ingerire
affinche' possa fare effetto. Il pensiero corre al vino rosso e ad un suo componente, il resveratrolo, che ha
proprieta' antiossidanti, ma che il vino non ne ha quantita' rilevanti, almeno di non assumerlo quantita'
notevoli con il rischio di diventare alcolizzati.
Vedremo i successivi sviluppi. Consigli? Una dieta equilibrata, un po' di movimento e la curiosita' intellettuale
ci paiono degli ottimi sistemi di prevenzione.
Primo Mastrantoni
17-02-2015 11:25 Succo di arancia. Per buona parte e' americano. Consigli
Siamo tutti convinti che quando beviamo un succo di arance
(nettare) queste provengono dal sud Italia. Non e' proprio cosi'. La maggior parte del succo di arancia che si
beve in Europa, circa l'80%, proviene dal Brasile e dagli Stati Uniti (USA). Il succo d'arancia e' solitamente
esportato in forma liofilizzata e viene addizionato con l'acqua nel luogo di destinazione. Un altro colpo alla
italianita' di un prodotto che si riteneva specificatamente italiano, cosi' come l'olio di oliva e il grano duro con
il quale si fa la pasta. Il motivo e' semplice: le varieta' americane sono piu' adatte alla produzione industriale
di succhi, quelle italiane per il consumo tal quale. Ci sono anche succhi di frutta italiani ma la dizione "made
in Italy" non e' obbligatoria, ma si puo' sempre aggiungere.
Consigliamo di bere una spremuta fatta sul momento o di mangiare arance: contengono piu' flavonoidi
(antiossidanti) dei succhi "industriali" senza polpa.
C'e', inoltre, il problema del gusto: una spremuta fresca ci sembra piu' gustosa. Ma e' un problema, per
l'appunto, di gusti.
Primo Mastrantoni
16-02-2015 12:31 Cioccolato fondente. Puo' contenere latte, per errore
Anche il cioccolato fondente puo' contenere tracce di latte. Lo ha
scoperto la FDA americana analizzando 100 cioccolate fondenti e trovando del latte, ovviamente non
dichiarato. Il latte e' uno degli otto principali allergeni alimentari (gli altri sono grano, uova, arachidi, noci,
pesce, molluschi crostacei e soia). Le reazioni allergiche si possono scatenare anche in presenza di minime
quantita' di allergeni, in questo caso il latte, a differenza dell'intolleranza che e' legata alle quantita' ingerita di
prodotto non tollerato. Come e' possibile che un cioccolato fondente contenga latte? Durante i processi di
produzione ci possono essere contatti, lungo la filiera produttiva,tra cioccolato e latte, considerato che, in
genere, un produttore non confeziona solo ed esclusivamente prodotti di cioccolato fondente.
Come puo' tutelarsi il consumatore? Non mangiare cioccolato in assoluto o, nell'attesa di un'auspicabile
immissione sul mercato di un marchio "a-lat" (1), per essere sicuri dovrebbe verificare se la ditta produttrice
vende cioccolato fondente e cioccolato al latte e se gli stabilimenti o le linee produttive siano le stesse. La
verifica non e' facile ma una tantum si puo' fare.
(1) con la stessa pratica, oltre che assonanza, di quello halal che, per esempio nel caso del formaggio
pecorino, significa l'uso di strumentazione non pulita o disinfettata con prodotti alcolici.
Primo Mastrantoni
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18-02-2015 11:35 E' necessario smettere di separare il clima dal mondo reale. Dal protocollo di Kyoto
a Parigi
Dieci anni fa, il 16 febbraio 2015, e' entrato in vigore il protocollo di Kyoto,
che ha imposto per la prima volta una serie di riduzioni di emissioni di gas con effetto serra ai Paesi del Nord
del mondo. Il primo periodo di applicazione, fino al 2012, nel bene e nel male ha registrato un calo delle
emissioni da parte di alcuni Paesi sviluppati, ma ha registrato anche l'esplosione delle emissioni da parte dei
Paesi emergenti, Cina in testa. In un'opera pubblicata in questi giorni (Governare il clima?, Presses de
Sciences Po, 750 pagine, 23 euro), il sociologo Stefan Aykut e lo storico delle scienze Amy Dahan tornano
sulla storia del protocollo, ma anche su due decenni di negoziazioni climatiche, oggi in fase di stallo e che
attendono un nuovo impulso dalla conferenza sul clima che si terra' a Parigi nel prossimo dicembre.
Come e' stato negoziato il protocollo di Kyoto?
Amy Dahan. Le trattative che hanno dato vita al protocollo di Kyoto sono cominciate alla fine degli anni
1980. La tappa piu' importante e' stata l'adozione di una convenzione quadro delle Nazioni Unite sui
cambiamenti climatici al Summit della Terra a Rio, nel 1992. La comunita' internazionale ha cominciato a
considerare il surriscaldamento come un problema serio e la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra
come un fardello che occorreva dividersi. Il maggiore elemento del protocollo e' che i Paesi del Nord vi sono
stati costretti, nel corso del primo periodo di impegno, che andava dal 1990, l'anno base per calcolare le
riduzioni, fino ad un periodo oscillante tra il il 2008 e il 2012. Per i Paesi del Sud, il protocollo sarebbe stato
soprattutto un mezzo per familiarizzare con un problema nei confronti del quale non prestavano ancora
particolare attenzione durante gli anni 1990.
Stefan Aykut. Il braccio di ferro che ha segnato il promo ciclo di negoziati e' stato tra Usa ed Europa. Il
primo ciclo, tra il 1992 e il 1996, ha visto l'opposizione di grandi approcci. Uno, essenzialmente difeso
dall'Europa -soprattutto Germania e Gran Bretagna- consisteva nell'assegnare, “dall'alto”, alcuni obiettivi, per
ognuno, di abbassamento delle emissioni. L'altro, sostenuto da Paesi come Giappone e Usa, consisteva nel
lasciare a ciascun Stato di fare delle proposte di riduzione, il ruolo di governance climatica era quello di
semplicemente controllare e ricordare agli Stati, a intervalli regolari, il loro impegno. Oggi, e' questo
approccio “al ribasso” che torna in auge nella diplomazia climatica. Ma a suo tempo, il protocollo di Kyoto ha
marcato la vittoria dell'approccio vincolante, “verso l'alto”, quello voluto dall'Europa. Questa vittoria pero' e'
stata ottenuta pagando il prezzo di importanti concessioni.
Quali sono queste concessioni?
A.D. Per esempio, l'Europa ha ceduto sugli strumenti economici utilizzati. L'Unione preferiva una tassa sul
carbone, ma essa era incapace di imporla al proprio interno. Gli Usa hanno allora imposto dei meccanismi
flessibili, basati sul mercato, come la possibilita' di acquistare o di vendere dei permessi per le emissioni, o la
possibilita' data ai Paesi del Nord di ridurre le proprie bollette di CO2 investendo nei Paesi del Sud, per
svilupparvi dei “progetti di sviluppo pulito”, con poche emissioni di gas ad effetto serra. Il problema e' che gli
Usa, che hanno imposto questi strumenti, hanno si' firmato il protocollo, ma non lo hanno mai ratificato. Tutti
il sistema Onu organizzato nell'ambito del clima, non ha mai realmente preso atto di questo ritiro degli Usa.
E' stato considerato che ci sarebbe necessariamente stato un ritorno. Ma in realta', tutta la governance
climatica e' diventata piu' fragile, e poco credibile.
E' l'unico buco dell'accordo?
S.A. No. Almeno fino ad oggi, la governance climatica non ha significato una presa d'atto reale sulle
profonde cause del problema climatico. Il surriscaldamento e' il risultato di una certa forma di
mondializzazione e di liberalizzazione dell'economia che si e' imposta negli anni 1980 e 1990, su cui e' stato
determinante anche il percorso seguito dai Paesi in via di sviluppo. La questione non e' quindi quella di
definire dei limiti alle emissioni mettendo in linea delle cifre astratte come il limite dei 2 gradi. Ma di sforzarsi
a pensare e definire un'economia mondializzata e un modo di sviluppo che dovrebbe essere parco nel
carbone. Ora, l'organizzazione dell'economia mondiale si gioca su delle piazze come l'Organizzazione
mondiale del Commercio (OMC), dove non e' questione di clima...
Oggi, per esempio, non e' possibile prendere delle misure protezioniste per dei problemi climatici. Altro
esempio: quando si parla oggi di cio' che sara' deciso alla conferenza di Parigi a dicembre, parallelamente si
discute del trattato transatlantico di libero scambio, che non si preoccupa del clima ma determinera' una
parte del surriscaldamento nei secoli a venire. Questo iato l'abbiamo chiamato “scisma di realta'”.
Occorrerebbe cessare di separare la questione climatica dal mondo reale.
A.D. Si nota anche che che il protocollo non dissuade dal venire fuori dal meccanismo. Il Canada lo ha
lasciato nel 2011 e non e' incorso in nessuna sanzione. Diversi Paesi, come Giappone e Nuova Zelanda,
non si sono reimpegnati per il periodo 2013-2020, e senza conseguenze.
Il protocollo di Kyoto e' servito a qualche cosa?
S.A. Se si guardano le emissioni di diossido di carbone a livello mondiale, e' chiaro che ha contributo a
ridurle. La riduzioni di emissioni da parte dei Paesi del Nord sono state largamente compensate da quelle dei
Paesi emergenti, che oggi emettono molto di piu', anche se le emissioni per abitante sono ancora inferiori al
livello del Nord. Nel contempo, il protocollo di Kyoto e le conferenze climatiche annuali hanno dato visibilita'
al problema climatico.
La questione climatica ha contribuito a ridisegnare la diplomazia mondiale?
A.D. Il modo in cui' e' stata posta, dagli anni 1990, ha contribuito a dividere il mondo in due: il Nord da un
lato e il Sud dall'altro. E' scritto nero su bianco! Ancora oggi si constata che e' difficile venir fuori da questa
contrapposizione, anche se la stessa si e' evoluta: la Cina non e' piu' quella che era negli anni 1990, ma
continua in una certa misura ad orchestrare il risentimento dei Paesi piu' poveri.
(Domande raccolte da Stéphane Foucart, pubblicate sul quotidiano Le Monde del 18/02/2015)
Redazione
14-02-2015 16:47 Sigaretta elettronica. Pericolo dipendenza nicotina per gli adolescenti
La sigaretta elettronica, promettente nell'aiutare i fumatori a
rinunciare al tabacco, rischia di creare la dipendenza alla nicotina da parte degli adolescenti. Lo sostengono
dei responsabili sanitari.
“Le sigarette elettroniche sono molto promettenti come strumento per aiutare i fumatori che non riescono a
smettere di fumare”, ha dichiarato Wilson Compton, vice-direttore dell'Istituto Nazionale americano di abuso
sulle droghe.
“Queste sigarette riproducono alcuni gesti dei fumatori, e questo potrebbe essere utile per smettere di
fumare del tabacco”, ha spiegato durante una presentazione con altri responsabili sanitari, essenzialmente
britannici, alla conferenza dell'American Association for the Advancement of Science (AAAS), riunita' a San
Josè in California questa settimana.
La ricerca piu' recente condotta d un organismo indipendente, la Cochrane Colaboration, i cui risultai sono
stati pubblicati lo scorso dicembre, sostiene che le sigarette elettroniche svolgono un ruolo importante per
aiutare i fumatori a ridurre il loro consumo di tabacco o a smettere di fumare. La Cochrane ha condotto due
studi su 662 fumatori, il 9% di essi ha smesso di fumare grossomodo nel giro di un anno, ma solo il 4%
aveva ricevuto delle sigarette elettroniche placebo senza nicotina.
Tra i fumatori che non hanno smesso di fumare, il 36% di quelli a cui sono state date delle sigarette
elettroniche ha ridotto il proprio consumo di tabacco della meta', rispetto al 28% di tutto il gruppo.
“Ci sono probabilmente dei benefici di sanita' pubblica con le sigarette elettroniche se le stesse sono uno
strumento grazie al quale i fumatori non consumano piu' del tabacco”, ha sottolineato Roy Harrison,
professore di Sanita' ambientale all'Universita' di Birmingham.
“E ci sono indicazioni che questo sia il caso”, ha aggiunto, sottolineando che “ci sono pochi dubbi sul fatto
che le sigarette elettroniche siano meno nocive per i fumatori”.
Ma, ha sottolineato Harrison, “se degli adolescenti che non hanno mai fumato del tabacco si mettono ad
usare le sigarette elettroniche, questo e' profondamente preoccupante perche' essi si espongono
deliberatamente alla nicotina, una sostanza che provoca una potente dipendenza”.
Questa preoccupazione e' condivisa da Wilson Compton che in una recente indagine annuale in Usa, fatta
su piu' di 40.000 liceali, ha rilevato che l'8,7% dei 14enni aveva fumato sigarette elettroniche durante il mese
precedente. La percentuale si attesta tra il 16,2 e i 17,1 rispettivamente per i 16eni e 18enni. Nel contempo il
4% dei 14enni, il 7% dei 16enni e l 145 dei 18enni, avevano fumato delle sigarette.
“E' inquietante perche' questo potrebbe essere il solo e nuovo metodo di gustare la nicotina, aprendo la
strada alla dipendenza e al tabagismo”.
La scorsa estate, un rapporto del Centro americano di controllo e prevenzione delle malattie (CDC), ha
indicato che l'uso di sigarette elettroniche da parte dei giovani non fumatori, e' triplicato tra il 2001 e il 2013.
“Non solo la nicotina crea molta dipendenza, ma presso gli adolescenti questa puo' compromettere lo
sviluppo del cervello”.
L'Agenzia americana del farmaco (FDA) ha proposto ad aprile 2014 di regolamentare le sigarette
elettroniche essenzialmente proibendo la loro vendita ai minorenni e imponendo ai fabbricanti
un'autorizzazione per l'immissione sul mercato.
Si tratta di un primo inquadramento regolamentare per queste sigarette in Usa, un mercato di circa due
miliardi di dollari.
Per Deborah Arnott, alla guida della Action on Smoking and Health (ASH), un'organizzazione anti-tabacco
britannica, “la nicotina puo' effettivamente essere nefasta per il cervello degli adolescenti e per questo e'
preferibile che essi evitino le sigarette elettroniche”.
Ma, “se gli adolescenti vogliono veramente smettere di fumare, e' meglio che utilizzino delle sigarette
elettroniche, molto meno pericolose e che creano meno dipendenza rispetto al tabacco”.
“Fino ad oggi, in Regno Unito e in Usa il tasso di tabagismo diminuisce piu' velocemente che non l'uso di
sigarette elettroniche, e quindi non sarebbe il caso che queste ultime rappresentino uno stimolo a fumare del
tabacco”.
(articolo di Jean-Louis Santini, pubblicato dall'Agenzia France Press – AFP del 14/02/2015)
Redazione
13-02-2015 11:43 Plastiche buttate negli oceani. Verso la decuplicazione da qui a dieci anni
In mancanza di profondi cambiamenti nella gestione dei rifiuti,
la quantita' di materie plastiche riversate negli oceani potrebbe decuplicare nel prossimo decennio. E piu' la
densita' di questi oggetti nell'ambiente marino aumenta, piu' alta e' la possibilita' che essi finiscano per
accumularsi nella filiera alimentare -cioe', alla fine, nei nostri stomaci. Questo movimento di ritorno al
mittente e' gia' cominciato.
E' quanto assicurano, in sostanza, diversi recenti lavori, tra cui l'ultimo pubblicato oggi nella rivista Science,
che sono i primi a determinare, Paese per Paese, i principali contribuenti all'inquinamento dei mari grazie
alla plastica. La biologa Jenna Jambeck (Universita' della Georgia, ad Athens, Usa) e i suoi coautori, stimano
che i 192 Paesi costieri del Pianeta hanno prodotto, nel 2010, un totale di circa 275 milioni di tonnellate di
rifiuti di plastica, 8 milioni dei quali sono finiti negli oceani. “Queste quantita' aumentano ogni anno, e la
nostra stima per il 2015 e' di circa 9,1 milioni di tonnellate”.
La Cina, il primo contributore all'inquinamento dei mari
In base al modello sviluppato dai ricercatori, il primo contributore mondiale sarebbe la Cina, che avrebbe
riversato da sola, nel 2010, circa 2,8 milioni di tonnellate di materie plastiche negli oceani. A seguire si
classificano Indonesia, Filippine, Vietnam e Sry Lanka. Gli Usa sono in 20ma posizione. Nessun Paese
dell'Unione Europea figura tra i primi venti maggiori inquinatori; ma i 23 Paesi europei che dispongono di un
accesso al mare, sarebbero, considerandoli nel loro insieme, il 18mo maggiore contribuente di detriti in
plastica.
“E' un articolo rivoluzionario che da' al problema dei detriti marini una nuova prospettiva”, dice Richard
Thompson (Universita' di Plymouth, UK), la cui équipe, nel 2004, ha individuato l'ampiezza del problema
posto dalla microplastiche disperse nei mari del Globo. “In generale, cerchiamo di stimare la quantita' di
detriti nell'ambiente marino contando il numero di rifiuti che fluttuano sulla superficie degli oceani -dice il
biologo britannico-. Ma siamo in diversi a pensare che questo metodo ci porta a sottostimare il problema”.
Jenn Jambeck e i suoi colleghi lo hanno preso in considerazione in un altro senso. Analizzando i dati sulle
quantita' di rifiuti plastici prodotti ogni anno e i metodi di gestione degli stessi, i ricercatori sono giunti a
stimare la quantita' di materie plastiche che finisce logicamente la propria vita in mare. Le dinamiche
economiche in merito, hanno loro permesso anche, per la prima volta, di valutare l'ampiezza del problema
non solo attuale, ma per il futuro. Se i sistemi di gestione dei rifiuti non vengono migliorati o se le quantita' di
plastica utilizzate non diminuiscono, non si sarebbe lontani dagli 80 milioni di tonnellate di plastica che
potrebbero essere disperse ogni anno nei mari da qui al 2025.
Ingestione di plastica da parte degli organismi marini
L'ampiezza dei flussi di plastica nell'oceano conferma ancora una volta che la stragrande maggioranza di
questi rifiuti non si trova sulla superficie, ma che i cicli naturali offrono loro una varieta' di destinazioni.
Guidati dal biologo Andrés Cozar (Universita' di Cadix), alcuni ricercatori hanno pubblicato nell'estate del
2014 i risultati di una campagna a livello mondiale: da 7.000 a 35.000 tonnellate di materie plastiche sono
state individuate sulla superficie degli oceani. A dicembre, un'altra pubblicazione, basata sulla estrapolazione
di dati locali, riportava una quantita' di plastica galleggiante di 269.000 tonnellate. Diverse stime mostrano
l'ampiezza delle incertezze, ma tutte ricordano che l'essenziale di cio' che e' stato introdotto negli oceani e'
nascosto, introvabile.
“Questo suggerisce l'esistenza di una combinazione di meccanismi che ritirino con successo la plastica
galleggiante sulle acque di superficie, dice Cozar-. Vi sono diverse possibili vie di trasferimento verso
l'interno dell'oceano. Una di queste, l'ingestione di plastica da parte degli organismi marini, e' oggetto di una
particolare preoccupazione”. Tra questi campioni, Cozar e i suoi colleghi credono di trovare molto piu' che
pezzi di plastica della dimensione di qualche millimetro, che fino ad oggi sono stati scoperti. Queste
dimensioni sono precisamente quelle di uno zooplancton. Probabile spiegazione: i pesci predatori di questi
zooplancton ingeriscono grandi quantita' di pezzi di plastica. “Una quantita' di pubblicazioni scientifiche
mostra in rapido aumento il consumo di microplastiche da parte degli organismi marini”.
Secondo Richard Thompson, i singoli appartenenti a circa settecento specie marine -tra cui i pesci della
Manica o molluschi comuni come le cozze, etc.- si sono mostrati contaminati da delle microplastiche. “In
generale in questi organismi si trova una piccola quantita' di microplastiche, dice Thompson. Ad oggi non c'e'
ancora un allarme sanitario, ma e' sicuramente una messa in guardia per il futuro”.
(articolo di Stéphane Foucart, pubblicato sul quotidiano Le Monde del 12/02/2015)
Redazione
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18-02-2015 00:00 Richiesta consulenza per invalidità civile - agevolazioni autovettura
Buongiorno,
lo scorso anno mi è stata confermata un'invalidità civile al 100% per un linfoma certificata dalla pratica
146572. Ora dovrei acquistare un'auto ma vorrei capire se posso usufruire delle agevolazioni per invalidi
oppure no.
Vi allego la pratica che mi è stata recapitata dall'INPS.
Mi potreste consigliare la strada per capire se posso usufruire delle agevolazioni?
Grazie mille per l'aiuto,
cordiali saluti
Filippo, da Inverigo (CO)
Risposta:
non ci sembra che possa usufruire delle agevolazioni, perché attribuite a specifiche categorie di invalidità.
In ogni caso, questo è il link dell'Agenzia delle Entrate dove sono specificati i requisiti per accedere alle
agevolazioni.
http://www.agenziaentrate.gov.it/wps/content/Nsilib/Nsi/Home/CosaDeviFare/Richiedere/Agevolazioni/AgevD
isab/SchedaInfoAgevDisab/V2AgevDisab/
16-02-2015 00:00 latte Artificiale
buonasera abito nella provincia di Perugia, in data 03/02/2015 sono diventato papà di 2 meravigliosi gemelli
lorenzo e Daniel, per nostra fortuna stanno bene, mia moglie sta alla grande, il fatto e' il seguente visto che
per ora mia moglie non li puo' allattare e stiamo usando latte in polvere ed il costo e' molto esoso, vi e'
possibilita' di trovare strade alternative alle farmacie che ci mangiano sopra e non poco? inoltre io e mia
moglie come lavoratori dipendenti nel settore terziario commercio, possiamo richiedere una parte o totale
rimborso per acquisto latte alle seguenti associazioni assicurative come fondo est per me e coopsalute per
mia moglie, perche' sentendo alcune voci (di mercato) qualcuno ha ottenuto dei rimborsi (per i pannolini voi
avete qualche idea per risparmiare qualcosa? lo so che chiedo troppo con questi tempi duri ma ora per noi
saranno gioie e dolori allo tempo.grazie per la vostra collaborazione a presto
Pierantonio, da Bastia Umbra
Risposta:
dovrebbe verificare l'esistenza di specifici aiuti stabilita' dall'amministrazione comunale e/o regionale. Inoltre,
attraverso un motore di ricerca, si metta in contatto con gruppi di autoacquisto, che provvedono ad acquisti
collettivi (talvolta all'estero, dove questi prodotti costano molto meno), con notevole risparmio.
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19-02-2015 17:37 ITALIA/Staminali: in vitamina A stimolo differenziazione cellule
Una ricerca dell'università di Siena sulle cellule staminali embrionali, ha identificato lo stimolo che ne dà il via
alla differenziazione. La ricerca è stata pubblicata sulla rivista internazionale Stem cells e, come riporta una
nota, ha stabilito che "l'acido retinoico, attraverso il gene Snai 1, dà il via al processo di differenziazione delle
cellule staminali embrionali, che così passano dallo stato di pluripotenza alla specializzazione". La scoperta
è di un gruppo guidato dal professor Federico Galvagni con Maurizio Orlandini, del dipartimento di
Biotecnologie, chimica e farmacia, in collaborazione con il professor Salvatore Oliviero della Human
Genetics Foundation di Torino. A circa una settimana dalla fecondazione, viene ancora spiegato, "l'embrione
è composto da un piccolo gruppo di cellule indifferenziate chiamate cellule staminali embrionali. Queste
cellule sono pluripotenti, poiché daranno origine a tutti i diversi tessuti del nuovo organismo. I meccanismi
che permettono a queste cellule di rimanere in uno stato di pluripotenza sono ben conosciuti, ma fino ad ora
rimanevano pressoché ignoti gli stimoli che promuovono l'inizio del loro differenziamento e l'uscita da questo
stato di pluripotenza". "Uno di questi stimoli - si prosegue - è stato ora identificato nell'acido retinoico,
prodotto dal nostro corpo a partire dalla vitamina A che assumiamo normalmente con la dieta" e che è "in
grado di stimolare nelle cellule staminali embrionali la sintesi di Snai 1, un regolatore della trascrizione
genica conosciuto fino ad ora soprattutto per la sua capacità di promuovere le metastasi tumorali. In questo
caso Snai1 blocca la produzione dei fattori che impediscono alle cellule staminali di differenziare,
innescando il processo che le porterà a formare tutte le possibili cellule che compongono il nostro corpo".
19-02-2015 17:35 ITALIA/Staminali contro malattie reni e fegato
Un'iniezione di staminali potrà evitare la dialisi, un trapianto di fegato o le iniezioni di insulina? L'impiego
delle 'cellule jolly' contro le malattie di reni e fegato, contro il diabete o le patologie vascolari, è la nuova
frontiera della medicina rigenerativa che punta a sostituire i tessuti danneggiati con 'pezzi di ricambio' nuovi
e funzionali. Delle promesse emerse dalle sperimentazioni in corso discutono gli esperti internazionali riuniti
a Torino per il meeting 'Frontiers in Regenerative Medicine'. Un momento di confronto focalizzato in
particolare su un progetto di ricerca nato nel 2003, da una collaborazione tra l'università degli Studi del
capoluogo piemontese e Fresenius Medical Care. Nel 2012 la partnership ha dato vita al Centro
traslazionale di medicina rigenerativa (Ctmedreg). Obiettivo: la produzione di staminali ad hoc per la terapia
dell'insufficienza renale ed epatica.
"I risultati raggiunti in questi anni - si legge in una nota diffusa dai promotori dell'evento, sostenuto da
Fresenius - mostrano come sia possibile curare patologie acute del rene e del fegato, e come anche nelle
forme croniche sia possibile prevenire la cronicizzazione". Secondo l'ultimo sondaggio condotto dalla Società
italiana di nefrologia, in Italia si contano oggi oltre 50 mila pazienti in dialisi con circa 10 mila nuovi casi
all'anno, mentre i trapianti di rene sono intorno ai 1.500 l'anno con un tempo medio di attesa di 3 anni.
L'insufficienza renale cronica colpisce 5 milioni di persone nel nostro Paese, ma si stima che ben un italiano
su 7 ne soffra in forma moderata e a rischio di evoluzione. Secondo le previsioni, a livello mondiale, da qui al
2020 aumenteranno del 50% i pazienti trattati con tecniche sostitutive della funzione renale (trapianto
compreso): da circa 3 milioni a 4,5 mln. Quanto alle malattie epatiche, sono circa mille all'anno i trapianti di
fegato in Italia, con un'attesa media di 2 anni e una mortalità per i pazienti in lista pari al 7,2%.
"La collaborazione tra l'università di Torino e Fresenius Medical Care ha acquisito in questi anni importanti
risultati scientifici", afferma Florian Jehle, VP Strategic Initiatives, Technology & Innovation Management,
Global Research and Development dell'azienda con sede in Germania, specializzata nella fornitura di servizi
e tecnologie per la dialisi. "Ci aspettiamo risultati significativi delle terapie innovative con cellule staminali
nell'uomo - sottolinea Peter J Quesenberry della Brown University di Providence (Usa) - I primi dati di questa
sperimentazione ci mostrano il potenziale di vescicole extracellulari di diversi tessuti per riparare il tessuto
danneggiato o invertire vari stadi di malattia. Inoltre, è stata posta in evidenza la grande potenzialità delle
vescicole che potranno costituire una terapia efficace per molte malattie ancora senza una cura".
"La ricerca sulle staminali ha creato grandi aspettative in questi ultimi anni - osserva Giovanni Camussi,
responsabile scientifico del Ctmedreg - E' tuttavia indispensabile che venga sviluppata in un rigoroso
contesto scientifico per evitare strumentalizzazioni e facili illusioni. Il processo per arrivare ad un
applicazione clinica consolidata richiede che la ricerca sia riproducibile, verificabile in ambito scientifico e
condotta secondo linee guida approvate dalla comunità scientifica e dalle autorità regolatorie". L'alleanza fra
l'ateneo torinese e Fresenius "ha una durata di 5 anni, è rinnovabile, e prevede un finanziamento
complessivo pari a 25 milioni di euro per assicurare con oltre 20 ricercatori la continuazione della ricerca con
una precisa focalizzazione in particolare nelle malattie renali, vascolari e nel diabete", aggiunge Ciro Tetta,
Senior Executive Project leader.
19-02-2015 14:44 ITALIA/Cannabis terapeutica. La legge della Regione Veneto per pochi 'fortunati'...
Appello
Ha avuto vasta risonanza negli ultimi giorni la notizia che la regione Toscana ha introdotto, prima in Italia, la
rimborsabilità dei farmaci derivati dalla Cannabis. La legge regionale, promulgata due anni fa, ha ottenuto le
delibere attuative che non prevedono limiti né sul tipo di patologie né per quanto riguarda la specializzazione
del medico che prescrive. Ogni specialista, cioè, può decidere “in scienza e coscienza” se il suo paziente
può essere curato con questi farmaci. Successivamente anche il medico di famiglia potrà continuare la
prescrizione. Tale legge è stata accolta con grande soddisfazione sia dai medici che si interessano di questo
tipo di terapia, sia dal mondo dei malati, in quanto mette a disposizione di chi soffre un ulteriore strumento di
lotta al dolore.
E in Veneto cosa succede?
La regione Veneto fu la seconda, dopo la Toscana, a dotarsi di una legge sull’uso dei derivati cannabinoidi,
fin dall’ottobre del 2012. Tale legge fu votata all’unanimità in maniera bipartisan, e presentata con grande
clamore. Poi è rimasta lettera morta, in assenza di decreti attuativi e nonostante i ripetuti solleciti di medici e
malati. Ora abbiamo saputo solo in maniera fortuita e per vie traverse che una “commissione tecnica”, non si
sa bene da chi composta, ha stabilito le modalità attuative, subito recepite dalla Regione.
Ebbene, le regole prevedono la rimborsabilità esclusivamente PER GLI SPASMI DA LESIONE DEL
MIDOLLO, SOLO DOPO AVER PROVATO TUTTI GLI ALTRI POSSIBILI FARMACI, E SOLO SU
PRESCRIZIONE DI SPECIALISTI NEUROLOGI IDENTIFICATI!
Non a caso la delibera prevede che il provvedimento riguarderà solo una trentina di pazienti!
Sono stati lasciati fuori tutti i malati con dolore neuropatico, con nausea e vomito da chemioterapia, con
AIDS, con fibromialgia, con epilessia farmaco-resistente, e con tutte quelle patologie che potenzialmente
possono rispondere ai cannabinoidi. Una decisione presa senza consultare le associazioni di medici e
pazienti che della legge si erano fatte promotrici, e che ne tradisce completamente lo spirito. Non sono state
nemmeno sentite le società scientifiche che si occupano di tali malattie: è paradossale che il 12 e 13 gennaio
scorso si sia svolto a Venezia l’annuale congresso di neuro- modulazione del dolore, ove una sessione è
stata dedicata ai farmaci cannabinoidi, e nessuno degli specialisti presenti ne era al corrente! Una decisione
basata su una rassegna della letteratura medica, tralasciando dati fondamentali, quali le linee guida europee
sul dolore neuropatico, o recentissimi lavori internazionali (es. Boychuk DG et al, J Oral Facial Pain
Headache 2015, Kahan M et al, Can Fam Physician 2014, Moulin DE et al, Pain Res Manag 2014). Non si è
tenuto conto delle esperienze ormai maturate anche in Italia, ad esempio presso il centro di Terapia del
dolore di Pisa, ove in poco più di un anno sono stati trattati circa cinquecento malati, con cefalea,
fibromialgia, insonnia senile e altre patologie. Non è stato tenuto in considerazione nemmeno il Ministro della
Salute Beatrice Lorenzin, che recentemente ha affermato:” E’ la risposta ai pazienti con patologie gravi come
Sla, sindrome di Tourette e sclerosi multipla.” Il sito del Ministero ricorda ancora che tali farmaci verranno
impiegati nella terapia del dolore: ma un altro paradosso sarà che un medico veneto di un centro di terapia
del dolore potrà, ad esempio ad un paziente con dolore neuropatico, inserire sotto la pelle con un intervento
chirurgico uno stimolatore in grado di dare impulsi elettrici direttamente al midollo spinale, con una procedura
invasiva, non scevra di complicanze ed effetti collaterali, e peraltro molto costosa, ma rimborsata dalla
regione, mentre allo stesso paziente un estratto di cannabis non sarà concesso (a meno che il malato non se
lo paghi).
Si dirà che si è voluto ottemperare le regole di farmaco-economia; cioè, in pratica, che si è voluto
risparmiare. Allora lo si dica chiaramente, senza addurre come scusante qualche lavoro scientifico. Perché
tanto valeva utilizzare criteri come la dichiarazione dei redditi dei malati. Malati che si vedranno negare un
farmaco, che qualche altro malato a centotrenta chilometri di distanza potrà ricevere senza problemi.
Auspichiamo quindi che si corregga immediatamente questa delibera, la cui introduzione appare intollerabile:
perché “nulla è così facilmente sopportabile come il dolore degli altri”.
Sottoscrivono il presente documento :
1) Associazione per la Cannabis Terapeutica (ACT), sede legale: studio Campanelli/Averni via Dardanelli 37,
00195 Roma.
2) dr Paola Bassetto, Medico di Medicina Generale, Venezia.
3) Giorgio Bignami, già dirigente di ricerca in psicofarmacologia presso l'Istituto superiore di sanità, Roma.
Ex Presidente dell'Associazione Forum Droghe.
4) Nicola Cacciani, Senior Researcher, Department of Physiology and Pharmacology, Karolinska Institutet,
Stoccolma, Svezia.
5) Francesco Crestani, Servizio di Terapia del Dolore e Cure Palliative, U.O. Anestesia e Rianimazione, ULS
18 Rovigo-Trecenta. Presidente Associazione Cannabis Terapeutica.
6) Mario Dauri, Professore Associato, Dipartimento di Scienze cliniche e Medicina Translazionale, Cattedra
di Anestesia e Rianimazione, Università di Roma Tor Vergata.
7) Dr. Sandro Fabbro, Medico Chirurgo, Odontoiatra, Moruzzo, Udine.
8) Prof. Enrico Facco, Cattedra di Anestesia Generale e Speciale Odontostomatologica, Dipartimento di
Neuroscienze - Università di Padova.
9) Stefano Ferretti, Medico Chirurgo, Specialista in anestesia e rianimazione, U.V.T.A (Unità Valutazione
Technology Assessment), Azienda Ospedaliera di Padova.
10) Gianpaolo Grassi, Primo ricercatore del Consiglio per le Ricerca e la sperimentazione in Agricoltura,
Centro di Ricerca per le Colture Industriali, CRA-CIN, Rovigo.
11) Franjo Grotenhermen, M.D. Executive Director, International Association for Cannabinoid Medicines
(IACM), Am Mildenweg 6 D-59602 Ruethen, Germany.
12) Dr. Marco Leonti, Dipartimento di Scienze Biomediche, Università di Cagliari.
13) Giovanni Marsicano VD, PhD, NeuroCentre Magendie, U862 INSERM Université Bordeaux, Group
"Endocannabinoids and Neuroadaptation", 146, rue Léo Saignat, Bordeaux.
14) Dott Giorgio Mariot, Direttore UOSD Terapia Antalgica ULSS 5 Regione Veneto.
15) Dr. Giovanni Maria Pittoni, Direttore Sanitario ULSS 2 Regione Veneto; Direttore dell’UOC di Anestesia e
Rianimazione del complesso ospedaliero Azienda- Università di Padova.
16) Dr. Luigi Romano, Cannabis Biologist, Associate Member of the International Association for
Cannabinoids Medicine.
17) Roberto Saia, Medico Chirurgo, Libero Professionista, Specialista in Chirurgia Generale, Chirurgia
Plastica, Odontostomatologia. Membro del Comitato Ospedale Senza Dolore (C.O.S.D.) dell'Azienda
Ospedale-Università, Padova.
18) Nunzio Santalucia, medico specialista in tossicologia, Servizio Tossicodipendenze, Pisa; socio fondatore
di Forum Droghe,?del Centro Culturale Canapa e dell’Associazione Canapa Terapeutica.
19) Leonardo Trentin, Direttore UO Terapia del Dolore e Cure Palliative, Istituto Oncologico Veneto, IRCCS,
Via Gattamelata, 64, 35128 Padova.
20) Gastone Zanette, Ricercatore in Anestesiologia, Dipartimento di Neuroscienze, Università di Padova.
19-02-2015 11:59 ITALIA/Obesita'. Istat: gli italiani meno degli altri
Secondo il rapporto 'Noi Italia. 100 statistiche per capire il Paese in cui viviamo', pubblicato dall'Istat, in cui si
fa un confronto tra la Penisola e le altre nazioni dell'Ue a 28. In Italia - si riporta nel documento - il 10,3%
della popolazione adulta (18 anni e più) è obesa, percentuale che appare la più bassa. I fumatori e i
consumatori di alcol a rischio rappresentano nel 2013 rispettivamente il 20,9% e il 13,4% della popolazione
di 14 anni e più, in calo rispetto agli anni precedenti. Inoltre, secondo l'Istat i dati di lungo periodo
evidenziano un aumento della propensione alla pratica sportiva (dal 26,8% del 1997 al 31,6% del 2014). Tra
il 2013 e il 2014, in particolare, cresce la quota di chi pratica sport in modo continuativo (dal 21,5% al 23%) e
diminuisce la quota di coloro che praticano sport in modo saltuario (dal 9,1 all'8,6%).
19-02-2015 11:54 GRAN BRETAGNA/Cure innovative. Studio: piu' danni che benefici
I benefici per la salute provenienti dalla disponibilità di nuovi, costosi farmaci a carico dello Stato sarebbero
di gran lunga minori rispetto ai danni provocati tagliando il finanziamento ad altri settori del servizio sanitario
nazionale. E' la fotografia scattata da un nuovo studio di economisti sanitari dell'Università di York (Gb),
finanziato dal Medical Research Council e dal National Institute of Health Research. Gli esperti hanno
concluso che l'autorità britannica Nice sta spendendo troppo per i nuovi medicinali, facendo "più male che
bene" alla popolazione generale dei malati. Il lavoro evidenzia che in media occorrono 13.000 sterline per
pagare un anno di vita in più in condizioni di buona salute (Qaly), unità di misura ampiamente utilizzata per
calcolare i benefici dell'assistenza sanitaria. Tuttavia, il Nice spesso approva farmaci che costano fino a
30.000 sterline per ogni Qaly, e spesso anche di più. Si stima che ogni 10 milioni di sterline spesi all'anno per
un farmaco che costa 30.000 sterline per Qaly, le persone che assumono il farmaco dovrebbero guadagnare
333 Qaly. Tuttavia, 773 Qaly andrebbero persi a causa del trasferimento di fondi a favore dei farmaci: una
perdita netta di 440 anni in buona salute. Lo studio è stato dunque in grado di determinare esattamente
come il trasferimento di denaro da altre parti del sistema sanitario nazionale stia danneggiando i pazienti,
anche se i ricercatori puntualizzano che un ruolo importante lo hanno anche fattori come il personale, i tagli
ai servizi e i ritardi nell'ottenere i trattamenti.
"Quando si impongono dei costi sul sistema sanitario approvando un nuovo farmaco, ci si accinge ad
aumentare la mortalità per cancro, malattie circolatorie e respiratorie, gastrointestinali, neurologiche e
psichiatriche", commenta Karl Claxton, professore di economia all'Università di York e co-autore dello studio.
Abbassare la soglia entro la quale l'autorità nazionale può approvare nuovi farmaci da 30.000 a 13.000
sterline per Qaly sarebbe secondo i ricercatori una mossa importante, che stimolerebbe l'industria
farmaceutica a ridurre i prezzi e porterebbe le cure anche a migliaia di pazienti che attualmente non le
ricevono. Ma rispondendo allo studio, il direttore del Nice, Sir Andrew Dillon, sottolinea che il sistema
sanitario "ha scelto di utilizzare alcuni dei suoi soldi per adottare nuove cure. La questione - precisa - è come
bilanciare l'investimento in trattamenti all'avanguardia con quelli di routine. A meno che non si pensi che le
aziende farmaceutiche siano disposte ad abbassare i prezzi dei loro prodotti in un modo che non ha
precedenti, una soglia di 13.000 sterline per Qaly significherebbe chiudere la porta alla maggior parte dei
nuovi trattamenti".
18-02-2015 09:34 OLANDA/Eutanasia. 30% medici a favore per dementi o stanchi di vivere
Circa un medico olandese su 3 prenderebbe in considerazione una richiesta di suicidio assistito da persone
con demenza a uno stadio iniziale, con malattie mentali o 'stanche di vivere' per una grave patologia. E
sarebbe pronto ad aiutarle a morire. E' la rivelazione choc che emerge da un mini sondaggio pubblicato
online sul 'Journal of Medical Ethics'. Un team di ricercatori ha selezionato in modo casuale 2.500 fra medici
di famiglia e specialisti in assistenza agli anziani, cardiologia, medicina respiratoria, terapia intensiva,
neurologia e medicina interna, tra ottobre 2011 e giugno 2012. Tra coloro che hanno completato il
questionario (1.456 camici con un tasso di risposta del 64%), circa 3 su 4 (77%) - dato che per i medici di
famiglia sale a più di 9 su 10 - avevano ricevuto da qualche paziente una richiesta di aiuto in questo senso.
Un 'Sos' che verrebbe preso in considerazione dalla maggior parte dei medici (86%), a fronte di un 14% che
lo esclude a priori. Nel dettaglio l'apertura dei camici bianchi verso l'eutanasia o il suicidio assistito varia a
seconda della condizione dei pazienti: la maggior parte prenderebbe in considerazione la richiesta di un
malato di cancro (85%) o altre malattie fisiche (82%). Ma più di un terzo (34%) anche quella di una persona
con malattia mentale. Ancora: 4 su 10 sarebbero disposti ad aiutare a morire chi si trova a uno stadio iniziale
di demenza, ma solo uno su 3 lo farebbe in caso di demenza in fase avanzata, seppur in presenza di una
direttiva anticipata. C'è anche un 27% di camici (oltre 1 su 4) che si dice disponibile ad assecondare
richieste che provengono da persone stanche di vivere in presenza di una condizione medica grave.
Percentuale che scende al 18% (meno di 1 su 5) in assenza di motivi sanitari a supporto della sofferenza
espressa.
Se si sposta il focus dalle dichiarazioni di intenti alla pratica i numeri ovviamente scendono, anche se il 7%
dei medici intervistati ammette di aver davvero aiutato una persona non affetta né da cancro né da altra
malattia fisica grave a morire. Più della metà (56%) dei camici lo ha fatto per pazienti oncologici e circa un
terzo (31%) ha assistito nell'addio alla vita persone affette da un'altra malattia fisica. "Ogni camice bianco commenta in un blog collegato l'autore principale della survey, Eva Bolt dell'Emgo Institute for Health and
Care Research di Amsterdam (Vu University Medical Center) - ha bisogno di modellare il proprio punto di
vista sull'eutanasia, sulla base di confini legali e valori personali. Consiglieremmo alle persone con questo
desiderio di discuterne in tempo con il proprio dottore, mentre ai medici suggeriamo di essere chiari su loro
punto di vista al riguardo".
17-02-2015 17:43 ITALIA/Pubblicita' ingannevole. Antitrust: oltre 1 mln di multa a produttori patatine
Messaggi pubblicitari ingannevoli e informazioni scorrette. Sulla base di diverse denunce di privati e
dell’Unione nazionale consumatori, l’Antitrust ha sanzionato con oltre un milione di euro quattro grandi
aziende del settore alimentare, produttrici di patatine fritte in busta: rispettivamente, sono stati irrogati
350.000 euro al gruppo “San Carlo”; 300.000 ad “Amica chips”; 250.000 a “Pata” e 150.000 a “Ica Foods”.
Attraverso diciture e immagini suggestive, venivano attribuiti a taluni prodotti specifiche caratteristiche
nutrizionali o salutistiche non corrette oppure si fornivano informazioni, in merito alla composizione e agli
ingredienti o alle modalità di trasformazione o cottura, attribuendo ai prodotti anche “vanti di artigianalità”
nonostante la loro natura industriale.
Tutte e quattro le imprese sanzionate dall’Autorità garante della Concorrenza e del Mercato dichiaravano un
ridotto contenuto di grassi nelle loro confezioni. Ma le modalità rappresentative prescelte non sono risultate
aderenti alle prescrizioni comunitarie in materia (Reg. CE n. 1924/06), in quanto la percentuale di riduzione
vantata era inferiore a quella consentita oppure priva o non adeguatamente accostata - nello stesso spazio
visivo e con la medesima evidenza grafica - allo specifico termine di raffronto utilizzato quale versione base
dello stesso prodotto.
Secondo l’Agcm, tre aziende hanno adottato “vanti di artigianalità” che non corrispondevano alle
caratteristiche reali di questi prodotti: “Eldorada patate cotte a mano” e “Alfredo’s” di Amica Chips; la linea
“La patatina artigianale” e le “Da Vinci chips” di Pata; e “Le contadine – fatte a mano” di Ica Foods. Tre
aziende hanno conferito poi una particolare enfasi grafica alla presenza di olio d’oliva nelle rispettive
confezioni (Linea “Autentica trattoria all’olio di oliva” di San Carlo; “Eldorada la tradizionale con olio d’oliva” di
Amica Chips; “Da Vinci chips: con olio extra vergine d’oliva”), omettendo di evidenziare l’effettiva percentuale
impiegata: il quantitativo veniva indicate solo sul retro delle buste e risultava assai più basso a quello di altri
oli vegetali.
Due aziende, inoltre, “hanno presentato in maniera ambigua e omissiva – a giudizio dell’Antitrust - le
caratteristiche reali e distintive di alcuni prodotti (“Rustica – le ricette di Cracco” di San Carlo e le diverse
varianti di “La patatina” di Amica Chips), ingenerando così nei consumatori l’erronea convinzione che queste
confezioni fossero nettamente diverse dal prodotto base o dalla variante aromatizzata. E infine, Ica Foods ha
accreditato al prodotto “Crik Crok & Blue” proprietà salutistiche che sono risultate ancora controverse nella
comunità scientifica e comunque non autorizzate dalla Commissione europea.
Nella determinazione delle sanzioni, l’Autorità presieduta da Giovanni Pitruzzella ha tenuto conto anche della
dimensione di ciascuno dei quattro operatori e della loro condotta nel corso del procedimento, valorizzando
l’impegno spontaneo o l’adozione anticipata di misure idonee a eliminare gli aspetti di ingannevolezza
contestati e ad aumentare la trasparenza nei confronti dei consumatori.
17-02-2015 09:16 FRANCIA/Eutanasia. Dibattito parlamentare. Le aspettative dei socialisti
François Hollande aveva fatto appello ad uno “spirito di rassemblement” per la futura legge sul fine vita, che
dovrebbe arrivare il prossimo 10 marzo all'Assemblea. Ma nell'ambito dell'esame in commissione della
proposta di legge dei deputati Alain Clayes (PS) e Jean Leonetti (UMP), ieri 16 febbraio sono stati depositati
piu' di un centinaio di emendamenti, tra cui uno ha raccolto le firme di diverse decine di deputati della
maggioranza in cui si chiede di andare molto oltre il testo dei deputati concordato col capo dello Stato. Il
testo prevede il diritto ad una sedazione “profonda e continua” come rafforzamento delle proprie
dichiarazioni anticipate di volonta', rafforzamento che potrebbe imporsi alla volonta' dei medici.
Il deputato socialista Jean-Louis Touraine fa sapere al quotidiano Le Monde che settanta deputati socialisti
hanno gia' consegnato il proprio emendamento che prevede, per un malato terminale, di chiedere il ricorso a
sedativi in dose letale, dopo il via libera di un collegio di tre medici. In pratica si tratta di un sostanzioso aiuto
a morire, che per il presentatore Leonetti diventa un casus belli: potrebbe rendere il testo disequilibrato.
Il presidente della commissione Affari Sociali, la socialista Catherine Lemorton, da sempre sostenitrice del
suicidio assistito, fa sapere che sosterra' l'emendamento di Touraine : “In materia io esercito la mia liberta' di
coscienza e di voto, cosi' come stabilito dal presidente del gruppo socialista Bruno Leroux”. Per far passare
questo emendamento si fa affidamento sul voto dei Verdi e dei radicali di sinistra, nonostante il muro
dell'UMP. Lemorton fa sapere se se le cose dovessero andare diversamente, lei si asterra' sul voto.
16-02-2015 17:09 GRAN BRETAGNA/Cannabis potente aumenta rischio malattie mentali. Studio
Fumare cannabis potente, come la 'skunk', aumenta del 24% il rischio di malattie mentali, schizofrenia e
disturbo bipolare, secondo uno studio del King's College di Londra condotto mettendo a confronto 410
pazienti di un ospedale psichiatrico tra i 18 e i 65 anni che presentavano i primi sintomi di psicosi con 370
persone sane.
Un rischio che e' cinque volte piu' alto per chi fa uso di cannabis ogni giorno.
La ricerca, pubblicata su Lancet Psychiatry, e' stata realizzata dal 2005 al 2011 in quartiere del sud di
Londra, dove il consumo di droga e' molto diffuso. "Il nostro punto di partenza e' stato che le persone che
fumano cannabis sono un po' strane comunque", ha spiegato il professor Robin Murray, "ma alla fine
abbiamo scoperto un rapporto di causa-effetto tra l'uso di cannabis pesante e la malattia mentale".
Chi invece faceva uso di hashish non e' esposto ad un incremento dei rischi, precisano i ricercatori. "E' come
l'alcol, bere un bicchiere di vino ogni tanto va bene ma una bottiglia di whisky al giorno ti puo' mettere nei
guai", dice Murray aggiungendo che quando lo studio e' finito, nel 2011, circolavano tipi di cannabis piu'
potente. In generale nella 'skunk', sottolineano i ricercatori, il tetrahydrocannabidinolo (THC) si presenta in
una quantita' 25 volte maggiore dell'hashish. Lo studio, conclude Murray, dimostra che "si potrebbero
prevenire almeno un quarto di casi di malattie mentali se nessuno fumasse cannabis potente".
16-02-2015 12:07 ITALIA/Abuso droghe e alcool. Aumentano le psicopatologie presso i giovani. Sopsi
Nei giovani tra i 10 e 19 anni aumentano le psicopatologie provocate da abuso di alcol e sostanze
stupefacenti. A lanciare l'allarme e' la Societa' Italiana di Psicopatologia (SOPSI) che si riunisce a Milano per
il 19? Congresso Nazionale dal 23 al 26 febbraio. "L'assunzione di droghe - spiega il Professor Carlo
Altamura, Professore Ordinario di Psichiatria dell'Universita' degli Studi di Milano e Direttore del Dipartimento
di Neuroscienze e di Salute Mentale della Fondazione IRCCS Ca' Granda Ospedale Maggiore Policlinico di
Milano - oltre agli effetti immediati provoca gravi danni al cervello e, nelle persone predisposte, aumenta fino
a 5 volte il rischio di sviluppare gravi malattie psichiatriche (solo in Italia colpiscono circa 2 milioni di
persone), come schizofrenia e disturbo bipolare".
"In questi ultimi anni - prosegue Altamura - tra i ragazzi che non hanno ancora compiuto 20 anni si registra
un numero sempre piu' elevato di domande di aiuto per ansia e disturbi depressivi, spesso accompagnati da
eccesso di alcol e droghe. Dobbiamo porre un freno a questa pericolosissima deriva e rinforzare le strategie
volte a migliorare la salute ed il futuro delle giovani generazioni: questo puo' avvenire solo grazie ad
assistenza e cure mirate". Ad avvalorare l'allarme lanciato dalla SOPSI sono diversi studi. Ad esempio, da
una ricerca sull'abuso di sostanze (alcol, caffe' ed energy drink) che sara' presentata all'incontro
internazionale e condotta su 3011 adolescenti e giovani adulti italiani di entrambi i sessi di eta' compresa tra i
16 ed i 24 anni, emerge che il 53,6% consuma bevande alcoliche; tra questi, l'89,6% ha avuto
comportamenti di binge drinking (il binge drinking e' l'ingestione di 5 o piu' bevande alcoliche, 4 per le donne,
in un'unica occasione, almeno una volta a settimana), nel campione complessivo la percentuale di binge
drinkers si attesta al 48,1%. Dunque, dal campione emerge che quasi il 90% dei giovani adulti consumatori
di alcol e' anche bevitore binge.
Un altro studio si sofferma poi sugli effetti dell'uso di cannabis e la loro relazione con sintomi psicotici. Lo
studio rileva come, dei 116 soggetti reclutati, il 50% abbia fatto uso di cannabis almeno una volta nella vita e
il 22% sia attualmente consumatore. I consumatori abituali di cannabis sono piu' spesso maschi e
disoccupati. Dalla ricerca e' emerso che quanti fanno uso di cannabis provano allucinazioni visive e
rallentamento del tempo, mentre la percezione di spavento e' associata all'interruzione del consumo, cosi'
come l'esperienza di allucinazioni uditive e' legata all'assunzione di cannabis oltre 50 volte nell'arco della
propria vita. Durante il Congresso si parlera' poi della crisi economica globale, che ha diffusamente colpito il
Paese, in funzione della Salute Mentale, ma anche di stress, vulnerabilita' e di capacita' di resilienza
dell'individuo. A Milano sono numerosi i lavori che si dedicheranno inoltre al tema della paura e, in
particolare, al suo apprendimento, basato su un sistema differente da quello dell'imparare a riconoscere
persone, oggetti e situazioni. L'acquisizione della paura e' implicita e dipende da una specifica struttura del
cervello denominata Amigdala. Di fatto, quando siamo spaventati proviamo paura in modo implicito e
sappiamo esplicitamente cosa l'abbia provocata. Ma la risposta di paura puo' essere appresa anche senza
coscienza: possiamo infatti sentirci spaventati senza sapere da cosa. Tra le numerose tematiche di cui si
discutera' al MiCo Milano Congressi, ampio spazio sara' dato ai disturbi mentali, a quelli del comportamento
alimentare, alla farmacogenetica, alla violenza contro le donne e alla dipendenza da Internet.
14-02-2015 12:27 ITALIA/Fecondazione. Una legge cambiata dai cittadini. Libro
Volendo fare un elenco delle leggi più discusse dell'ordinamento italiano, la numero 40, emanata nel 2004
per regolare il ricorso alle tecniche di procreazione medicalmente assistita, si guadagnerebbe senz'altro un
posto al vertice della classifica. Prima che entrasse in vigore, tutto era permesso: fecondazione eterologa,
maternità surrogata. Poi, un referendum ha tentato invano di abrogarla. Oggi, decine di sentenze di tribunali
ordinari e della Corte costituzionale hanno smantellato l'impianto della normativa, di cui rimangono in piedi
ancora pochi articoli, che saranno esaminati a breve sempre da giudici della Consulta. Una legge "cambiata
dai cittadini", dunque, raccontano in un volume edito da L'Asino d'oro e dal titolo 'Diritti traditi' alcune delle
protagoniste in prima linea della lotta alla legge 40. Si tratta di due delle avvocatesse che hanno portato di
fronte alla Corte costituzionale le ragioni delle coppie che hanno richiesto, e ottenuto dai giudici, di vedere
riconosciuto il diritto di avere accesso a tecniche come la diagnosi preimpianto e la fecondazione eterologa:
Maria Paola Costantini e Marilisa D'Amico, insieme con la sociologa Marina Mengarelli.
"La legge 40 - scrivono le autrici - può essere considerata il simbolo della difficoltà nel nostro Paese di
affrontare in modo adeguato temi e questioni che indicono sulla salute, sull'esistenza delle persone e sui loro
progetti di vita, nonché sul rapporto con la medicina e l'evoluzione scientifica. Ci sono voluti 10 anni per
ristabilire il giusto equilibrio dei diritti e degli interessi coinvolti e tutelati dalla nostra Costituzione, come il
diritto alla salute e il diritto di autodeterminazione, l'autonomia e la responsabilità del medico, la laicità e il
pluralismo che sempre devono essere garantiti dal legislatore. Ciò è stato possibile grazie alla tenacia e al
coraggio di una pluralità di soggetti, tra cui coppie infertili, associazioni di pazienti, avvocati, giuristi, medici,
biologici, sociologi e scienziati". Nel libro, si racconta la lunga e articolata escalation di 'bocciature' incassate
dalla legge 40, arricchita con le testimonianze dirette dei soggetti coinvolti e con un piccolo 'compendio' delle
sentenze e ordinanze dei vari tribunali e della Consulta.
13-02-2015 17:11 USA/Fecondazione assistita. Le richieste per bimbi su misura
Nei centri Usa per la fecondazione assistita iniziano le richieste per bimbi 'su misura', con caratteristiche
particolari come l'attitudine allo sport o l''orecchio musicale'. Lo ha affermato durante il convegno 'The new
era of Pgs application' a Roma, Richard Scott della divisione di embriologia riproduttiva della Rutgers
University.
''Sono venuti da me dei genitori che volevano un figlio giocatore di basket - racconta Scott - o una figlia con
quoziente intellettivo maggiore di 200. Ognuno di questi tratti dipende da decine di geni, e ci vorrebbero
quindi migliaia di embrioni per selezionarne uno, quindi non e' possibile dal punto di vista tecnico. Oltre che
eticamente inaccettabile. Ci sono pero' compagnie che stanno studiando il modo di produrre migliaia di
gameti a partire dalle staminali, a quel punto si avrebbero migliaia di embrioni da cui in teoria scegliere quelli
voluti.
Questo e' inaccettabile per i tratti somatici, ma sono molte di piu' le coppie con richieste legate alla salute,
come l'assenza di geni che aumentano il rischio di malattie. Il discorso e' diverso, servirebbero regole che
stabiliscono i limiti''.
In qualche caso le caratteristiche fisiche possono pero' gia' essere determinate. ''Un esempio e' il sesso del
nascituro - aggiunge Scott - ma anche l''orecchio musicale' che dipende da solo tre geni. In altri paesi,
soprattutto in Asia, si fa gia', e so in particolare di una coppia famosa che l'ha ottenuto''.
13-02-2015 14:47 ITALIA/Fecondazione. Diagnosi preimpianto solo in 1 centro su 5
Diagnosi pre-impianto 'a singhiozzo' lungo lo Stivale. Nel 2014 solo il 17,7% dei Centri di procreazione
medicalmente assistita (Pma) italiani, circa uno su 5, è stato in grado di offrire questa tecnica alle proprie
pazienti, mentre molti si stanno ancora attrezzando. È quanto emerge dall'indagine nazionale promossa dal
Centro di Pma Genera presentata durante il convegno 'The new era of Pgs application in art', in corso a
Roma, dove esperti di Pma nazionali e internazionali si sono confrontati sulle potenzialità, sull'efficacia e
sulla sicurezza delle due più attuali tecniche di diagnosi genetica pre-impianto: Pgd (Preimplantation Genetic
Diagnosis) e Pgs (Preimplantation Genetic Screening). La prima è in grado di individuare la presenza di
malattie genetiche ereditarie, la seconda di identificare la presenza di alterazioni cromosomiche nelle donne
in età materna avanzata, ed entrambe effettuate sull'embrione prodotto in vitro nei cicli di fecondazione
assistita. Il censimento ha raccolto i dati provenienti da 112 dei 189 centri di Pma di II e di III livello dislocati
sul territorio (pubblici, privati e privati convenzionati), sulla base delle possibilità per le coppie di accedere ad
un servizio di diagnosi genetica pre-impianto e del numero di trattamenti effettuati presso il medesimo
centro.
Fortissima la prevalenza di centri nel Lazio; sostenuta la crescita in Emilia Romagna, Toscana, Sardegna e
Veneto. Quattro risultano i centri che hanno attivato il servizio nel 2015. "I dati emersi dall'indagine ci
confermano che l'Italia si sta muovendo nella direzione giusta e in linea con gli altri paesi europei commentato Laura Rienzi, embriologa e direttore del laboratorio del centro Genera - positivo anche il dato
relativo all'equa distribuzione sul territorio nazionale dei centri di Pma che hanno effettuato nel 2014 tali
sofisticate indagini genetiche, ovvero 6 al Nord, 8 al Centro e 6 al Sud e Isole, per un totale quindi di 20
centri". "Tuttavia, tenuto conto che l'Italia è il primo Paese in Europa per numero di centri di Pma, ci
auguriamo che il dato del 17,7% sia destinato ad aumentare velocemente - conclude - e il fatto che dall'inizio
del 2015 siano stati già 4 i centri che si sono attrezzati in tal senso, ci fa ben sperare che in molti abbiano
compreso l'enorme potenzialità di tale tecnica".
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