APRILE 2014
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APRILE 2014
Nel Cuore magazine dell’Associazione il Dono Aprile 2014 IL DONO è un’associazione onlus basata sul volontar iato. La nostra possibilità di portar e avanti i pr ogetti dipende totalmente da donazioni e off erte libere. Aiut aci a sostenere donne in dif f icoltà, dona una speranza a mamme e bambini. Puoi ef f ettuare una donazione tramite: bonif ico bancario: intestat o a: IL DONO onlus Credito Art igiano - agenzia RM14 c/c 809 ABI: 3512 CAB: 3214 bollett ino postale: c/c/p n. 73452781 intestato a ASSO CIAZIONE IL DONO l’Associazione IL DONO è una ONLUS: ogni somma ver sata, pertanto, a suo f avore, mediante carta di credit o o mediante bonif ico bancario, a titolo di liberalità consente al donatore la detrazione d’imposta ai sensi dell’art. 13 bis, lettera ibis (se privato) e la deduzione ai sensi dell’art. 65, comma 2, lettera c-sexies (se impr esa) come previsto dal Testo Unico II.DD 917/86 m odif icato dal D.Lgs 460/97. Gli indirizzi de IL DO NO ONLUS: Sede legale: Roma via Val Trompia 56 CAP 00141 Sito internet: www. il-dono.org inf [email protected] Numero sos-mamma [attivo 24 or e su 24] 347-3786645 Ai sensi della Legge 7 marzo 2001, n. 62, il magazine “NEL CUORE” non rientra nella categoria di “inf ormazione per iodica” in quanto viene pubblicato ad inter valli non regolari. Il sito il-dono.org da cui è possibile scar icare il magazine è hostat o da ARUBA. it Hanno partecipato a questo numero: Crist iana, Serena, Narnia, Natalia, Rosa e Cir o, Paolo e Pasquale. Se hai idee suggerimenti e vuoi partecipare anche tu al prossimo numero, contattaci e proponi il tuo int er vento! Insieme il nostr o magazine diventerà sempre più bello!! Sommario Editoriale pag. 4 Oltre al danno la beffa pag. 5 Non siamo i padroni della nostra vita pag. 8 Frammenti di poesia pag. 11 In cucina pag. 12 Metodi naturali pag. 13 Bomboniere solidali pag. 14 La scultura del bambino non nato pag. 16 Il libro del mese pag. 17 On the road pag. 18 editoriale … tempo di IO!. Riusciamo a decidere quasi tutto… Il tempo quando far nascere il proprio figlio… se in primavera o estate…, ma anche quando morire, tutti… con qualche profezia, la vita è mia e decido Io!! L’uomo è padrone del proprio tempo. Sembra proprio uno di slogan pubblicitario ideato per l’uomo che nono deve chiedere mai… Il cuore che non deve soffrire e nutrirsi solo di bigliettini Perugina o film di Moccia… Non sono contemplate la sofferenza e il sacrificio, Natale lo festeggerò a marzo in quaresima, così risparmio su regali e visite dai parenti!!! Tempo e l’uomo, rivali di cosa e su cosa? Su sentimenti, sulla vita propria e degli altri. Uan grande scatola che decido io quando aprire, cosa metterci, cosa togliere. Dove spostarla, se lasciarla aperta o chiuderla. Se distruggerla e costruirne un’altra uguale. Non di basta, non avanza mai! Lo sprechiamo, il nostro tempo è il più importante! Per un giorno stacchiamo tutto. Accendiamo una candela e portiamocela dietro, vedendola consumarsi ci renderemo conto del tempo che passa e dell’importanza del viverlo a pieno. Sicuramente non lo sprecheremo, faremo tutto quello d’importante, e non di urgente, che dobbiamo fare. Ci avanzerà sicuramente… tempo, potremo così dedicarci al nostro cuore, ai nostri pensieri puri che tralasciamo e che ricordiamo solo quando tocchiamo il fondo. Riflettiamo su, il tempo è per l’uomo e non viceversa… Ciro Ciani 438 bimbi nati in questi 7 anni di lavoro! Diamo il benvenuto a: Aurora, Anita, Diego, Claudio, Francesco, Maria Emanuela e Cesare. ABBIAMO BISOGNO DI: - omogeneizzati carne e frutta pannolini misure 4-9 Kg. OLTRE AL DANNO LA BEFFA (LO SCANDALO DEL SAN FILIPPO NERI) Parliamo di donne che pur essendo biologicamente in grado di essere madri naturalmente hanno rifiutato il loro diritto ad esserlo. In contrapposizione abbiamo madri che , non essendo in grado di diventare mamme naturalmente per qualche difetto di natura desiderano un figlio ad ogni costo andando oltre il limite umano volendosi appropriare del loro diritto appunto ad ogni costo. 40 aspiranti mamme: si chiamano così, sono la parte femminile delle 40 coppie che avevano superato liste di attesa, analisi, cure invasive, effetti collaterali. Ma esse non potranno più essere mamme. A + di un anno dal guasto tecnico all’impianto di criocongelazione del Centro di procreazione medicalmente assistita dell’ospedale romano San Filippo neri, dove andarono distrutti 94 embrioni, 130 ovociti e 5 o 6 campioni di liquido seminale – il meglio del fai da te la vita. Intanto l’orologio biologico di circa quaranta potenziali neo mamme e famiglie corre e correndo affievolisce le loro speranze di rimanere incinte. L’hanno riportato alcuni quotidiani nazionali che hanno denunciato il trauma: la chiusura del Centro del suddetto Ospedale San Filippo Neri, inciderebbe sul tempo utile che le fiv-mamme perdono per ricominciare, rifare tutto daccapo. Ossia bombardarsi di estrogeni e provare, provare in quel cocktail di embrioni a farne uno, uno che duri, uno che viva e che dia finalmente la felicità a queste mamme. Ma è dura. La lotteria dell’inseminazione è dura e non risparmia questo egoismo velato di desiderio. E’ dura, signore mie. L’orologio biologico corre, il tempo passa e le vostre ovaie non funzionano più. Ma più dura ancora è per quegli esseri umani che la scienza moderna chiama materiale biologico, gli embrioni. Più dura per loro. Il “ricominciare” vuol dire possibilità di essere espulsi con parti prematuri, di morire come embrioni, con tanti altri fratellini, spesso gemellini per un calcolo eugenetico. Loro sono il “materiale” che serve per fabbricare un figlio. Possibilmente sano. E invece loro vorrebbero vivere e nascere come tutti gli altri bambini e soprattutto denunciare l’atrocità a cui hanno dovuto assistere. Intanto l’orologio biologico delle loro assatanate madri passa, il tempo passa e le ovaie non funzionano più. E adesso, a distanza di un anno dall’incidente che ha provocato il deterioramento di 94 embrioni, 130 ovociti e 5 o 6 campioni di liquido seminale, il procuratore della Repubblica chiude l’inchiesta e dichiara Responsabili della perdita del materiale biologico tre impiegati della AIR Liquide Service , tre dipendenti che aveva in appalto la gestione della struttura e sette sanitari fra i quali l’allora ex direttore sanitario e direttore generale dell’ospedale, per non aver controllato le corrette procedure per l’accesso all’impianto di crioconservazione. I dipendenti dell’Air invece sono stati condannati per danneggiamento e per aver omesso di controllare il corretto funzionamento del macchinario del reparto di fecondazione e dulcis in fundo, per non aver apportato misure di prevenzione sul serbatoio accessibile a tutti perché la serratura era difettosa e legata da un semplice fil di ferro. Tragica rievocazione dei fili spinati dei campi di sterminio. A un anno dall’incidente, la temperatura all’interno dei lager azotato arrivò a toccare i 20 gradi e sconvolgere la vita di 40 coppie. Il giudice del’’inchiesta ha dimenticato l’atto più importante: inquisire e condannare le 40 mamme che avevano affidato ad un impianto di procreazione artificiale la speranza di avere un figlio. Todina Non siamo i padroni della nostra vita Ero giovane e mi sentivo libera , avevo il mondo ai miei piedi. Quando mio padre mi disse esplicitamente che non mi avrebbe mantenuta agli studi toccai il cielo con un dito. Era ciò che volevo sentire, perché significava il passaporto per la mia libertà, la mia volontà di andarmene da quel piccolo paese per salpare verso mete “ambiziose”. Non dimenticherò mai quella sensazione appena chiusi la porta dietro mio padre, camminavo ad un palmo da terra, dritta con la schiena per darmi importanza, sicura di me, sicura che ce l’avrei fatta, sicura di arrivare dove volevo A QUALSIASI COSTO. Naturalmente da lì a poco feci subito le valigie e me ne andai dalla casa in cui ero cresciuta. Per dirla in breve , riuscii a laurearmi anche in poco tempo, ma la mia ambizione era di andare oltre..il mio padrone era il dio denaro, per il quale avrei fatto qualsiasi cosa. Provavo odio verso i miei genitori che non mi avevano dato quello che desideravo , che mi avevano fatto desiderare di avere un’altra famiglia. Vivevo assaporando la mia libertà e facendo tutto ciò che mi era stato vietato.. e pensavo a loro. Arrivai a trovarmi un amante molto più vecchio di me, più per fargli un dispetto che per colmare l’affetto di mio padre, per dimostrargli che potevo fare qualsiasi cosa, lui che per anni mi aveva proibito di uscire, di parlare al telefono… di vivere la mia gioventù. La mia più grande ambizione erano i soldi e il potere. Volevo avere il controllo di tutto e tutti. Non so per quale motivo ero ossessionata dalla paura di rimanere incinta. E’ buffo come nella vita le cose che più ci spaventano, ci piombano addosso…infatti avvenne proprio ciò che più temevo. Dovevo scegliere tra il mio bambino e la vita ipotetica che mi aspettava senza di lui. Entrammo in ospedale e appena giunti al reparto cominciai a vomitare..provavo vergogna…mi guardavano tutti …sentivo una nausea fortissima e continuavo a vomitare.. tutto si svolse in maniera automatica…nessun discorso..nessun tentativo di salvezza..buio. mi portarono dentro..mi anestetizzarono…l’ultima frase che sentì fu: “24 anni” detta in maniera schifata…non vidi il volto di quelle parole… Mi svegliai senza provare dolore o tristezza….mi dirissi verso l’uscita dell’ospedale….entrammo nell’ascensore e lui cercò di toccarmi ..mi girai schifata non so se verso di lui o verso me stessa. Ho 40 anni,mi sono laureata, ho un lavoro discreto. Non ho raggiunto quelli che credevo fossero i miei traguardi.. e……… sono madre di un figlio morto. Ho passato gli anni della mia vita a illudermi e credere che ero la padrona della mia vita, che potevo fare e disfare a mio piacimento , che potevo dettare le regole della mia esistenza, che potevo sputare su ciò che mi era stato donato. Non avevo una morale. Però qualcuno di molto in alto ha avuto pietà di me. Ho conosciuto negli ultimi otto anni persone migliori di me. Oggi sono sposata, non odio i miei genitori ma continuo ad essere madre di un figlio morto. Ciò che la vita ci riserva va aldilà della nostra umana comprensione, neanche .sforzandoci riusciremmo ad arrivarci. Dopo vari anni di tentativi di rimanere incinta, arriva la sentenza medica: la probabilità di avere figli è praticamente nulla. Se qualcuno 15 anni fa mi avesse detto: cosa stai facendo? Stai ammazzando tuo figlio…lui non ha nessuna colpa, non può difendersi, non può lottare. Senza pensare al fatto che ciò potrebbe compromettere la tua salute, ..Io che pensavo: tanto ce lo avrò il tempo di fare figli… È buffo come ci facciamo dei ragionamenti, seguiamo itinerari contorti, affolliamo la nostra mente di pensieri, programmi che non si potranno realizzare . Indietro non si torna, il passato non si può cambiare. L’aborto è qualcosa di mostruoso, è un prima perché non hai il diritto di togliere la buco nero dal quale non si esce. Si può p vita a tuo figlio e poi perché non sei la rimandare la data del matrimonio, la data di padrona della tua vita. laurea, NON SI PUO’ RIMANDARE UNA GRAVIDANZA, Todina Sostieni il DONO onlus Frammenti di Poesia Da:…."Ho salvato Nassiriya" ( di Teresa Marino) Il protagonista del libro è Rashid, un bambino che vuole essere il "segno" della nuova identità di un popolo e che attraverso piccoli gesti di pace inizia a maneggiare la libertà, contro la non-cultura del terrorismo islamico...Rashid non vuole essere uno Shaid: lui non vuole essere accolto come "martire" da Dio...ma come Uomo libero. ….Era giunto improvviso il gelo quell’inverno. Rashid a piedi nudi camminava su sogni di plastica; ad ogni passo quei sogni mutavano forma e colore. Intanto con le mani intrise di polvere e di un pezzo mal tagliato e senza decoro di Um Ali che la zia aveva appena sfornato, in quel pomeriggio senza luce, né vento, senza pioggia e senza frastuoni in cielo, si dirigeva, lento, verso il ponte che da un centinaio di anni sosta imbalsamato sul rivolo di acqua fradicia che attraversa il fianco occidentale del suo paese. Lì su quel ponte Rashid aveva un appuntamento con il suo unico vero compagno di vita:il silenzio. Da quando sua madre Anahita per l’ultima volta, abbracciandolo, con gli occhi di lacrime gli aveva sussurrato “Amore mio, continua a rincorrere la vita, sempre, senza paura…”, il silenzio era diventato il suo unico interlocutore; a quel silenzio offriva i suoi timpani ed il suo coraggio; su quel silenzio liscio ed ondulato, che aveva la forma e l’odore dei capelli di sua madre, Rashid faceva scivolare gli echi della sua anima. Erano gli echi flebili della sua voce guerriera; gli echi muti delle sue mani nude, che ogni giorno combattevano la rude battaglia di pensieri; pensieri, quelli di Rashid, che si affollavano nella sua testa come il branco affamato intorno alla preda abbattuta; e tra quei pensieri di neve irrorati da gocce scarlatte di rabbia, su quel ponte sorretto da un paio di gambe fini e sghembe, urlava con sillabe rigide e gelide più di quel freddo inverno “No! Le mie carni non diventeranno mai pezzi di carta bruciata tra le mani del vento divino. No, mamma te lo promettono questi occhi, queste mani e questo cuore…che sono e rimarranno gli stessi occhi, le stesse mani e lo stesso cuore che tu hai cullato e amato e a cui tu ogni mattina regalavi il tuo sorriso di sole…Stammi sempre vicino e regalami ogni giorno la forza della tua anima …” L’ultimo pezzo di mandorla coperto dall’odore di cannella bruciata si sfaldava tra le mani di Rashid ed insieme alla sua rabbia lo lasciava cadere nell’acqua scura del rivolo… Tortano napoletano Ingredienti per 2 persone • • • • • • • • • • • • • ingredienti e dosi per 6 – 8 persone per la pasta farina, 1 kg. lievito di birra 2 cubetti, sugna gr. 100 poco sale fino , molto pepe nero Per il ripieno 400 gr. di formaggi misti (provolone dolce e piccante, caciocavallo, fontina, pecorino ecc.) tagliati iati a cubetti di circa ½ cm. di spigolo, 300 gr. di salame napoletano (a grana grossa) tagliato a cubetti di circa ½ cm. di spigolo, 250 gr. di mortadella con pepe e pistacchio in un’unica spessa fetta poi tagliata a cubetti di circa ½ cm. di spigolo, formaggio pecorino grattugiato, gr 100 2 etti di ciccioli casarecci, 4 uova sode,o anche di piú ad libitum, sale fino e pepe nero q.s. Questa ciambella rustica, è in uso a Napoli tradizionalmente nel tempo pasquale,, ricordando con la sua caratteristica forma a corona circolare, la corona di spine imposta a Cristo durante la sua passione. Una delle presenze caratteristiche del tòrtano napoletano è la sugna o strutto, ingrediente che non può assolutamente essere sostituito sost con altri grassi (olio o burro) e i ciccioli= ciò che resta a seguito di pressatura dei tocchi di grasso del maiale dopo che siano stati fusi ad alta temperatura per ricavarne lo strutto); la voce è un derivato di ciccia; la parola a margine in napoletano oletano diventa ciculo Preparazione 1. Stemperate il lievito in acqua tiepida (che non sia troppo calda), impastatelo con un pochino di farina, fatene un panetto e lasciatelo crescere per una mezz’ora, coperto.. copert 2. Disponete la farina a fontana, ponetevi al centro lo strutto, il sale, il pepe, il panetto cresciuto, il formaggio pecorino grattugiato e, aiutandovi con acqua tiepida, mescolate tutto fino a ottenere una pasta morbida che lavorerete con forza per circa una diecina di minuti battendola sul tavolo. tavolo 3. Fatela poi crescere in una terrina coperta, in luogo tiepido, per un paio d’ore o fin quando la pasta non avrà raddoppiato di volume . 4. Tagliate tutti i formaggi ed i salumi a dadini e le uova in sei spicchi ognuno. ognuno. Mescolate tutto meno le uova . 5. Quando la pasta sarà cresciuta, sgonfiatela battendola con le mani e stendetela allo spessore di un centimetro. 6. Disponete su tutta la superficie, uniformemente, dapprima il pecorino grattugiato e poi tutto il ripieno, e disponete isponete anche le 4 o piú uova sode tagliate a spicchi a distanza regolare ed arrotolate con delicatezza la pasta, il piú strettamente possibile fino ad ottenere un tronfio rotolo di pasta farcita. farcita 7. Ungete di strutto uno stampo largo provvisto di un tronco di cono centrale, per modo che disponendovi isponendovi intorno il rotolo suddetto se ne ottenga una ciambella con buco centrale ; disposto, come ò detto, il rotolo di pasta a ciambella, unitene bene le estremità e rimettetelo a crescere in luogo tiepido coprendolo con n un panno. panno 8. Quando il tòrtano avrà lievitato (accorreranno almeno due ore) infornatelo a forno moderato (170°) per settantacinque/ottanta minuti e sformatelo quando sarà freddo, servendolo porzionato a spicchi . Vini abbinati: Greco di Tufo I metodi naturali INSEGNANTE ED UTENTI: IN CAMMINO INSIEME. di Cristiana Facchini Un aspetto bellissimo dell’insegnamento dei metodi naturali è la possibilità di incontrare e accompagnare nel loro percorso di apprendimento le diverse coppie di utenti. Nel corso degli anni ho scoperto quanto delicato sia il rapporto che si instaura tra me insegnante e loro. C’è l’aspetto professionale dell’insegnamento, necessario per infondere fiducia e sicurezza nel trasmettere le nozioni necessarie per una corretta registrazione ed un proficuo uso del metodo. Nel contempo si instaura anche un rapporto personale, se ne raccolgono le paure, le aspettative, le piccole e grandi gioie. E’ sempre meraviglioso per me, ad esempio, ricevere una telefonata che annuncia una nuova gravidanza! Essere insegnante è quindi una grande responsabilità e nel contempo una grande gioia: mi scopro umile strumento, lavoro per condividere la mia conoscenza, in modo da dare serenità alle coppie, come hanno lasciato in eredità i due ideatori del metodo, i coniugi Billings. Quando una coppia affronta momenti di difficoltà nell’apprendimento o nell’applicazione del metodo (è tranquillizzante scoprire che in fondo è successo un po’ a tutti, anche a noi insegnanti), ci si ritrova ad affidare le coppie al Signore, molto semplicemente: le coppie ci entrano nel cuore, le amiamo come Dio le ama, per quello che sono. Penso sempre che se questa è una mia ‘missione’, allora dove non riesco ad arrivare io (e sulle mie lacune dovrò lavorare e pregare) arriva una Grazia più grande che aggiunge ciò che manca. Così il Signore accompagna l’insegnante nel patimento del non riuscire a volte ad essere abbastanza ‘empatica’ e rinfranca la coppia nei momenti di difficoltà che possono capitare durante l’apprendimento . A volte questo può comportare l’accettazione umile del passare la coppia ad un’altra insegnante, magari più esperta o caratterialmente semplicemente diversa. Noi siamo strumenti, non ci importa conservare la nostra fama di brave insegnanti solo per prestigio personale: siamo al servizio del metodo, non portiamo nulla di nostro. Mi piacerebbe pensare che ogni coppia che ho incontrato possa serbare un ricordo positivo dell’esperienza fatta. Potrebbe costituire un’ottima presentazione, una sorta di pubblicità indiretta verso persone che chiederanno poi informazioni. E confesso che vedere nostre utenti, ormai autonome nella registrazione, decidere di diventare insegnanti esse stesse mi fa sempre ritornare in mente l’immagine del seminatore: noi seminiamo davvero poco, o nulla, eppure il Signore fa sempre germogliare! Scultura del bambino non nato Post n°32 pubblicato il 19 Settembre 2012 da Ilariapensieribimbi Tratto da http://blog.libero.it/EsperienzaAborto/ Il 28 ottobre 2011, nella località Bardejovska Nova Ves, in Slovacchia, è stato inaugurato il monumento del bambino non nato di un giovane scultore di questo paese: Martin Hudáček. L’artista è di Banska Bystrica, al centro della Slovacchia. Alla cerimonia di inaugurazione ha partecipato il ministro della Salute slovacco, MD. Ivan Uhliarik. Il monumento non solo esprime il rammarico e il pentimento delle madri che hanno abortito, ma anche il perdono e l’amore del bambino non nato verso sua madre. L’idea di realizzare un monumento ai bambini non nati è stata di un gruppo di giovani donne (Movimento di Preghiera delle Mamme), madri che sono consapevoli del valore di ogni vita umana e dei danni che si infliggono, non solo nella perdita irreparabile dei bimbi non nati, ma per il declino permanente della salute mentale (e a volte fisica) di ogni donna che decide, spinta da diverse situazioni, ad abortire suo figlio. Ill libro l del mese Titolo:: MICHELINO 45 ore per amare Autore: Amour Lucia – Irene B. Anno di pubblicazione: 2012 Editore: Grimbaudi Valutazione finale: 5 stelline su 5 Titolo: Le mille e una notte Autore: Nadia Terranova Anno di pubblicazione: 2013 Editore: La Nuova Frontiera Junior Valutazione finale: 4 stelline su 5 Recensione: Ho letto questo libro dopo aver ascoltato la storia di Michelino in radio. Una testimonianza unica che fa capire quanto grande sia l’amore di una maddre e di tutta la famiglia per quel bimbo che sta arrivando. Le perplessità i dubbi e le paure di fronte ad una diagnosi infausta non riescono a cancellare l’amore della mamma del papà e dei fratellini che con speranza e amore accolgono alla vita Michele. ichele. Poche ore in ospedale gli sono concesse ma bastano alla sua famiglia e a noi lettori, per realizzare attraverso l’immenso amore della mamma la grandezza unica e irripetibile della vita. E’ uno di quei libri che insegna molto perché dona la possibilità lità di sentirsi liberi di fronte a situazioni che non ci lasciano possibilità di scelta. Invece c’è sempre la possibilità di scegliere un’altra strada. Fossero stati anche pochi secondi la sua mamma lo ha amato e lei ha sentito contraccambiato il suo amore. Preparate il fazzoletto perché sarà quasi impossibile non emozionarsi e versare fiumi di lacrime liberatorie alla lettura di questa bellissima testimonianza. Buona lettura Paolo Paolo Recensione: Se avete sempre pensato che “Le mille e una notte” non fosse adatto per i bambini con il libro di Nadia Terranova dovr ete ricredervi, perché le storie narrate da lei e illustrate da Christopher Corr sono davvero belle. Originariamente le storie raccontate nel libro “Le mille e una notte”sono sono sempre apparse affascinanti, ma allo stesso tempo complesse ed enigmatiche,, forse proprio per questo non sembravano adatte a un pubblico così giovane. Però attraverso la penna di Nadia Terranova Terran e alle colorate e ricche immagini di Christopher Corr anche i bambini potranno sentirsi sedotti dalle vicende narrate. Queste storie mediorientali trascineranno i bambini in un mondo distante, popolato da principi, magie e nomi bizzarri. Con “Le mille e una notte” l’avventura è assicurata e i bambini attenderanno con trepidazione una nuova favola antica che appartiene a una realtà a loro sconosciuta. Il libro è consigliato ai bambini dai 7 anni in su. On the road IL CILENTO Scritto da: Michele Piastrella 21 novembre 2013 Il Cilento, terra di storia, mito, arte e cultura. Con i suoi scenari incontaminati, il suo mare cristallino e soleggiato, i piccoli borghi medievali arroccati sulle colline, i suoi boschi profumati di erbe e le sue montagne. E’ caratterizzato da un paesaggio assai vario tale da renderlo bello e affascinate al turista che lo visita per la prima volta. Conosciutissime sono le sue spiagge di sabbia vellutata e le sue coste contrassegnate da anfratti e baie sabbiose alternate a promontori dominati da antiche torri di guardia: Agropoli, S. Maria di Castellabate, San Marco, Acciaroli, Palinuro, Marina di Camerota, tutte mete importanti del turismo balneare nazionale ed estero e vere meraviglie della penisola italiana. Un susseguirsi continuo di piccole insenature e di arenili rendono meravigliosa tutta la costiera cilentana, da Paestum fino a Sapri. L’entroterra è altrettanto bello con le sue montagne e le sue valli dove la natura si conserva intatta e selvaggia. E’ un alternarsi di splendidi e variegati paesaggi ricchi di storia e tradizioni e di sterminati pianori calcarei. Nella parte orientale i rilievi che raggiungono le altitudini più elevate sono il Monte Cervati (1898 mt), il Monte Motola (1700 mt), i Monti Alburni (1742 mt, le Dolomiti del Mezzogiorno per il colore chiarissimo delle pareti calcaree) ed il Monte Cocuzzo (1411 mt). Nella parte occidentale il Monte Sacro o Gelbison (1705 mt, sulla cui sommità sorge il Santuario di Maria SS. del Sacro Monte, meta di numerosissimi pellegrini). Ma le più grandi sorprese le ritroviamo sotto due celebri palazzi del Corso: quello della Banca d’Italia e quello del Tribunale.Nel corso degli anni ’20 e ’30, si procedette a scavare le fondamenta di questi due nuovi monumentali palazzi della città moderna e furono rinvenuti reperti di inestimabile valore. La “Necropoli della Banca d’Italia“, fu purtroppo in parte distrutta dagli scavi delle fondamenta; oggi presso il Museo Archeologico Provinciale di Salerno sono custoditi una parte degli eccezionali ritrovamenti appartenenti ai corredi: unguentari, lucerne, coppe, boccali e tanto, tanto altro. Purtroppo, una parte di tali reperti furono venduti illecitamente, ma, peggio ancora, andò per sempre Data la natura calcarea, numerosi sono i fenomeni di carsismo che nel corso dei secoli hanno creato e modellato gole profonde, sorgenti dalle acque limpide e fresche, inghiottitoi (il più spettacolare è la Grava di Vesalo sul Monte Cervati) e grotte. Famose quelle di Castelcivita (dette del Diavolo) lunghe circa 4,8 Km. e con una profondità massima di 52 mt. e quelle di Pertosa attraversate da un fiume sottorraneo (Tanagro o Negro) e accessibili tramite mini barche. Da citare anche la più piccola ma non meno affascinante grotta di San Michele (o dell’Angelo) a Sant’Angelo a Fasanella, ricca di storia e fascino religioso. Duplice è la natura geologica delle rocce che costituiscono il Cilento: quella del “flysch del Cilento” con la sua massima diffusione in corrispondenza del bacino idrogeografico del Fiume Alento e dei principali monti del Cilento occidentale, quali il Monte Centaurino (1433 m), e quella delle “rocce calcaree” che costituiscono i complessi montuosi interni (Alburno-Cervati) e meridionali (Monte Bulgheria, Monte Cocuzzo) del Parco Nazionale del Cilento e Vallo Vallo di Diano. Flysch deriva dal dialetto svizzero e significa “terreno che scivola”; si tratta di rocce scivolose derivanti da antichissimi sedimenti accumulati sui fondali marini e poi emerse a causa delle spinte tettoniche. Nel Cilento si trovano boschi di castagni, di lecci, alberi d’ulivo secolari (il più pregiato è quello pisciottano), faggeti (i più grandi sono quelli degli Alburni e del Cervati), boschi di quercia, di pino. Nel Parco ci sono circa 1800 specie di piante autoctone spontanee, alcune delle quali molto rare. La più nota di queste specie, e forse anche la più importante, è la Primula di Palinuro (Primula palinuri), simbolo del Parco, a diffusione estremamente localizzata. Sulle spiagge, inoltre, è ancora presente il sempre più raro Giglio marino. Sopravvivono nel Cilento specie d’animali altrove scomparse: aquile reali, lupi, faine, cinghiali, volpi, tassi, scoiattoli, falchi pellegrini e lontre (il più raro predatore dei nostri fiumi). Nelle aree più prossime alle sorgenti, dove l’acqua è più fredda, vive la rara “Salamandra dagli occhiali” caratterizzata da una banda gialla e arancione tra gli occhi. Portarosa.it – Vacanze e turismo nel Cilento Rosa