APRILE 2014

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APRILE 2014
Nel Cuore
magazine dell’Associazione il Dono
Aprile 2014
IL DONO è un’associazione onlus basata sul
volontar iato.
La nostra possibilità di portar e avanti i pr ogetti
dipende totalmente da donazioni e off erte
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una speranza a mamme e bambini.
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d’imposta ai sensi dell’art. 13 bis, lettera ibis
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Ai sensi della Legge 7 marzo 2001,
n. 62, il magazine “NEL CUORE” non rientra
nella categoria di “inf ormazione per iodica”
in quanto viene pubblicato ad inter valli non
regolari.
Il sito il-dono.org da cui è possibile scar icare
il magazine è hostat o da ARUBA. it
Hanno partecipato
a questo numero:
Crist iana, Serena, Narnia, Natalia, Rosa e Cir o,
Paolo e Pasquale.
Se hai idee suggerimenti e vuoi partecipare
anche tu al prossimo numero, contattaci e
proponi il tuo int er vento! Insieme il nostr o
magazine diventerà sempre più bello!!
Sommario
Editoriale
pag. 4
Oltre al danno la beffa
pag. 5
Non siamo i padroni della nostra vita
pag. 8
Frammenti di poesia
pag. 11
In cucina
pag. 12
Metodi naturali
pag. 13
Bomboniere solidali
pag. 14
La scultura del bambino non nato
pag. 16
Il libro del mese
pag. 17
On the road
pag. 18
editoriale
… tempo di IO!. Riusciamo a decidere
quasi tutto… Il tempo quando far
nascere il proprio figlio… se in
primavera o estate…, ma anche
quando morire, tutti… con qualche
profezia, la vita è mia e decido Io!!
L’uomo è padrone del proprio tempo.
Sembra
proprio
uno
di
slogan
pubblicitario ideato per l’uomo che
nono deve chiedere mai… Il cuore che
non deve soffrire e nutrirsi solo di
bigliettini Perugina o film di Moccia…
Non sono contemplate la sofferenza e
il sacrificio, Natale lo festeggerò a
marzo in quaresima, così risparmio su
regali e visite dai parenti!!! Tempo e
l’uomo, rivali di cosa e su cosa?
Su sentimenti, sulla vita propria e
degli altri. Uan grande scatola che
decido
io
quando
aprire,
cosa
metterci, cosa togliere. Dove
spostarla, se lasciarla aperta o
chiuderla. Se distruggerla e costruirne
un’altra uguale. Non di basta, non
avanza mai! Lo sprechiamo, il nostro
tempo è il più importante! Per un
giorno stacchiamo tutto. Accendiamo
una candela e portiamocela dietro,
vedendola consumarsi ci renderemo
conto
del
tempo
che
passa
e
dell’importanza del viverlo a pieno.
Sicuramente non lo sprecheremo,
faremo tutto quello d’importante, e
non di urgente, che dobbiamo fare. Ci
avanzerà
sicuramente…
tempo,
potremo così dedicarci al nostro
cuore, ai nostri pensieri puri che
tralasciamo e che ricordiamo solo
quando tocchiamo il fondo.
Riflettiamo su, il tempo è per l’uomo e
non viceversa…
Ciro Ciani
438 bimbi nati
in questi 7 anni di lavoro!
Diamo il benvenuto a:
Aurora, Anita, Diego, Claudio,
Francesco, Maria Emanuela e
Cesare.
ABBIAMO BISOGNO DI:
-
omogeneizzati carne e
frutta
pannolini misure 4-9 Kg.
OLTRE AL DANNO LA BEFFA
(LO SCANDALO DEL SAN FILIPPO NERI)
Parliamo di donne che pur essendo
biologicamente in grado di essere madri
naturalmente hanno rifiutato il loro diritto
ad esserlo. In contrapposizione abbiamo
madri che , non essendo in grado di
diventare mamme naturalmente per
qualche difetto di natura desiderano un
figlio ad ogni costo andando oltre il limite
umano volendosi appropriare del loro diritto
appunto ad ogni costo.
40 aspiranti mamme: si chiamano così,
sono la parte femminile delle 40 coppie che
avevano superato liste di attesa, analisi,
cure invasive, effetti collaterali. Ma esse
non potranno più essere mamme. A + di un
anno dal guasto tecnico all’impianto di
criocongelazione
del
Centro
di
procreazione
medicalmente
assistita
dell’ospedale romano San Filippo neri,
dove andarono distrutti 94 embrioni, 130
ovociti e 5 o 6 campioni di liquido seminale
– il meglio del fai da te la vita. Intanto
l’orologio biologico di circa quaranta
potenziali neo mamme e famiglie corre e
correndo affievolisce le loro speranze di
rimanere incinte.
L’hanno riportato alcuni quotidiani nazionali
che hanno denunciato il trauma:
la
chiusura del Centro del suddetto Ospedale
San Filippo Neri, inciderebbe sul tempo
utile che le fiv-mamme perdono per
ricominciare, rifare tutto daccapo. Ossia
bombardarsi di estrogeni e provare,
provare in quel cocktail di embrioni a farne
uno, uno che duri, uno che viva e che dia
finalmente la felicità a queste mamme. Ma
è dura. La lotteria dell’inseminazione è dura
e non risparmia questo egoismo velato di
desiderio. E’ dura, signore mie. L’orologio
biologico corre, il tempo passa e le vostre
ovaie non funzionano più.
Ma più dura ancora è per quegli esseri
umani che la scienza moderna chiama
materiale biologico, gli embrioni. Più dura
per loro.
Il “ricominciare” vuol dire possibilità di
essere espulsi con parti prematuri, di
morire come embrioni, con tanti altri
fratellini, spesso gemellini per un calcolo
eugenetico.
Loro sono il “materiale” che serve per
fabbricare un figlio. Possibilmente sano.
E invece loro vorrebbero vivere e nascere
come tutti gli altri bambini e soprattutto
denunciare l’atrocità a cui hanno dovuto
assistere. Intanto l’orologio biologico delle
loro assatanate madri passa, il tempo
passa e le ovaie non funzionano più.
E adesso, a distanza di un anno
dall’incidente che ha provocato il
deterioramento di 94 embrioni, 130 ovociti
e 5 o 6 campioni di liquido seminale, il
procuratore della Repubblica chiude
l’inchiesta e dichiara
Responsabili della perdita del materiale
biologico tre impiegati della AIR Liquide
Service , tre dipendenti che aveva in
appalto la gestione della struttura e sette
sanitari fra i quali l’allora ex direttore
sanitario
e
direttore
generale
dell’ospedale, per non aver controllato le
corrette
procedure
per
l’accesso
all’impianto di crioconservazione.
I dipendenti dell’Air
invece sono stati
condannati per danneggiamento e per aver
omesso
di
controllare
il
corretto
funzionamento del macchinario del reparto
di fecondazione e dulcis in fundo, per non
aver apportato misure di prevenzione sul
serbatoio accessibile a tutti perché la
serratura era difettosa e legata da un
semplice fil di ferro. Tragica rievocazione
dei fili spinati dei campi di sterminio. A un
anno
dall’incidente,
la
temperatura
all’interno dei lager azotato arrivò a toccare
i 20 gradi e sconvolgere la vita di 40
coppie. Il giudice del’’inchiesta ha
dimenticato l’atto più importante: inquisire e
condannare le 40 mamme che avevano
affidato ad un impianto di procreazione
artificiale la speranza di avere un figlio.
Todina
Non siamo i padroni
della nostra vita
Ero giovane e mi sentivo libera , avevo il
mondo ai miei piedi. Quando mio padre mi
disse esplicitamente che non mi avrebbe
mantenuta agli studi toccai il cielo con un
dito. Era ciò che volevo sentire, perché
significava il passaporto per la mia libertà,
la mia volontà di andarmene da quel
piccolo paese per salpare verso mete
“ambiziose”. Non dimenticherò mai quella
sensazione appena chiusi la porta dietro
mio padre, camminavo ad un palmo da
terra, dritta con la schiena per darmi
importanza, sicura di me, sicura che ce
l’avrei fatta, sicura di arrivare dove volevo
A QUALSIASI COSTO.
Naturalmente da lì a poco feci subito le
valigie e me ne andai dalla casa in cui ero
cresciuta.
Per dirla in breve , riuscii a laurearmi anche
in poco tempo, ma la mia ambizione era di
andare oltre..il mio padrone era il dio
denaro, per il quale avrei fatto qualsiasi
cosa.
Provavo odio verso i miei genitori che non
mi avevano dato quello che desideravo ,
che mi avevano fatto desiderare di avere
un’altra famiglia. Vivevo assaporando la
mia libertà e facendo tutto ciò che mi era
stato vietato.. e pensavo a loro.
Arrivai a trovarmi un amante molto più
vecchio di me, più per fargli un dispetto che
per colmare l’affetto di mio padre, per
dimostrargli che potevo fare qualsiasi cosa,
lui che per anni mi aveva proibito di uscire,
di parlare al telefono… di vivere la mia
gioventù.
La mia più grande ambizione erano i soldi
e il potere. Volevo avere il controllo di tutto
e tutti.
Non so per quale motivo ero ossessionata
dalla paura di rimanere incinta.
E’ buffo come nella vita le cose che più ci
spaventano, ci piombano addosso…infatti
avvenne proprio ciò che più temevo.
Dovevo scegliere tra il mio bambino e la
vita ipotetica che mi aspettava senza di lui.
Entrammo in ospedale e appena giunti al
reparto cominciai a vomitare..provavo
vergogna…mi guardavano tutti …sentivo
una nausea fortissima e continuavo a
vomitare..
tutto
si
svolse
in
maniera
automatica…nessun
discorso..nessun
tentativo di salvezza..buio.
mi
portarono
dentro..mi
anestetizzarono…l’ultima frase che sentì
fu: “24 anni” detta in maniera schifata…non
vidi il volto di quelle parole…
Mi svegliai senza provare dolore
o
tristezza….mi
dirissi
verso
l’uscita
dell’ospedale….entrammo nell’ascensore e
lui cercò di toccarmi ..mi girai schifata non
so se verso di lui o verso me stessa.
Ho 40 anni,mi sono laureata, ho un lavoro
discreto.
Non ho raggiunto quelli che credevo
fossero i miei traguardi.. e……… sono
madre di un figlio morto.
Ho passato gli anni della mia vita a
illudermi e credere che ero la padrona della
mia vita, che potevo fare e disfare a mio
piacimento , che potevo dettare le regole
della mia esistenza, che potevo sputare su
ciò che mi era stato donato. Non avevo
una morale.
Però qualcuno di molto in alto ha avuto
pietà di me.
Ho conosciuto negli ultimi otto anni
persone migliori di me.
Oggi sono sposata, non odio i miei genitori
ma continuo ad essere madre di un figlio
morto.
Ciò che la vita ci riserva va aldilà della
nostra umana comprensione, neanche
.sforzandoci riusciremmo ad arrivarci. Dopo
vari anni di tentativi di rimanere incinta,
arriva la sentenza medica: la probabilità di
avere figli è praticamente nulla.
Se qualcuno 15 anni fa mi avesse detto:
cosa stai facendo? Stai ammazzando tuo
figlio…lui non ha nessuna colpa, non può
difendersi, non può lottare. Senza pensare
al fatto che ciò potrebbe compromettere la
tua salute, ..Io che pensavo: tanto ce lo
avrò il tempo di fare figli…
È buffo come ci facciamo dei ragionamenti,
seguiamo itinerari contorti, affolliamo la
nostra mente di pensieri, programmi che
non si potranno realizzare .
Indietro non si torna, il passato non si può
cambiare.
L’aborto è qualcosa di mostruoso, è un prima perché non hai il diritto di togliere la
buco nero dal quale non si esce. Si può
p
vita a tuo figlio e poi perché non sei la
rimandare la data del matrimonio, la data di padrona della tua vita.
laurea, NON SI PUO’ RIMANDARE UNA
GRAVIDANZA,
Todina
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onlus
Frammenti di Poesia
Da:…."Ho salvato Nassiriya" ( di Teresa Marino)
Il protagonista del libro è Rashid, un bambino che vuole essere il "segno" della nuova
identità di un popolo e che attraverso piccoli gesti di pace inizia a maneggiare la libertà,
contro la non-cultura del terrorismo islamico...Rashid non vuole essere uno Shaid:
lui non vuole essere accolto come "martire" da Dio...ma come Uomo libero.
….Era giunto improvviso il gelo quell’inverno. Rashid a piedi nudi camminava su sogni di plastica;
ad ogni passo quei sogni mutavano forma e colore. Intanto con le mani intrise di polvere e di un
pezzo mal tagliato e senza decoro di Um Ali che la zia aveva appena sfornato, in quel pomeriggio
senza luce, né vento, senza pioggia e senza frastuoni in cielo, si dirigeva, lento, verso il ponte che
da un centinaio di anni sosta imbalsamato sul rivolo di acqua fradicia che attraversa il fianco
occidentale del suo paese.
Lì su quel ponte Rashid aveva un appuntamento con il suo unico vero compagno di vita:il silenzio.
Da quando sua madre Anahita per l’ultima volta, abbracciandolo, con gli occhi di lacrime gli aveva
sussurrato “Amore mio, continua a rincorrere la vita, sempre, senza paura…”, il silenzio era
diventato il suo unico interlocutore; a quel silenzio offriva i suoi timpani ed il suo coraggio; su quel
silenzio liscio ed ondulato, che aveva la forma e l’odore dei capelli di sua madre, Rashid faceva
scivolare gli echi della sua anima.
Erano gli echi flebili della sua voce guerriera; gli echi muti delle sue mani nude, che ogni giorno
combattevano la rude battaglia di pensieri; pensieri, quelli di Rashid, che si affollavano nella sua
testa come il branco affamato intorno alla preda abbattuta; e tra quei pensieri di neve irrorati da
gocce scarlatte di rabbia, su quel ponte sorretto da un paio di gambe fini e sghembe, urlava con
sillabe rigide e gelide più di quel freddo inverno “No! Le mie carni non diventeranno mai pezzi di
carta bruciata tra le mani del vento divino. No, mamma te lo promettono questi occhi, queste mani
e questo cuore…che sono e rimarranno gli stessi occhi, le stesse mani e lo stesso cuore che tu hai
cullato e amato e a cui tu ogni mattina regalavi il tuo sorriso di sole…Stammi sempre vicino e
regalami ogni giorno la forza della tua anima …”
L’ultimo pezzo di mandorla coperto dall’odore di cannella bruciata si sfaldava tra le mani di Rashid
ed insieme alla sua rabbia lo lasciava cadere nell’acqua scura del rivolo…
Tortano napoletano
Ingredienti per 2 persone
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ingredienti e dosi per 6 – 8
persone
per la pasta
farina, 1 kg.
lievito di birra 2 cubetti,
sugna gr. 100
poco sale fino , molto pepe nero
Per il ripieno
400 gr. di formaggi misti
(provolone dolce e piccante,
caciocavallo, fontina, pecorino
ecc.) tagliati
iati a cubetti di circa ½
cm. di spigolo,
300 gr. di salame napoletano (a
grana grossa) tagliato a cubetti di
circa ½ cm. di spigolo,
250 gr. di mortadella con pepe e
pistacchio in un’unica spessa fetta
poi tagliata a cubetti di circa ½
cm. di spigolo, formaggio
pecorino grattugiato, gr 100
2 etti di ciccioli casarecci,
4 uova sode,o anche di piú ad
libitum,
sale fino e pepe nero q.s.
Questa ciambella rustica, è in uso a Napoli tradizionalmente
nel tempo pasquale,, ricordando con la sua caratteristica
forma a corona circolare, la corona di spine imposta a Cristo
durante la sua passione. Una delle presenze caratteristiche
del tòrtano napoletano è la sugna o strutto, ingrediente che
non può assolutamente essere sostituito
sost
con altri grassi (olio
o burro) e i ciccioli= ciò che resta a seguito di pressatura dei
tocchi di grasso del maiale dopo che siano stati fusi ad alta
temperatura per ricavarne lo strutto); la voce è un derivato di
ciccia; la parola a margine in napoletano
oletano diventa ciculo
Preparazione
1. Stemperate il lievito in acqua tiepida (che non sia troppo calda), impastatelo con un pochino di farina,
fatene un panetto e lasciatelo crescere per una mezz’ora, coperto..
copert
2. Disponete la farina a fontana, ponetevi al centro lo strutto, il sale, il pepe, il panetto cresciuto, il
formaggio pecorino grattugiato e, aiutandovi con acqua tiepida, mescolate tutto fino a ottenere una
pasta morbida che lavorerete con forza per circa una diecina di minuti battendola sul tavolo.
tavolo
3. Fatela poi crescere in una terrina coperta, in luogo tiepido, per un paio d’ore o fin quando la pasta
non avrà raddoppiato di volume .
4. Tagliate tutti i formaggi ed i salumi a dadini e le uova in sei spicchi ognuno.
ognuno. Mescolate tutto meno le
uova .
5. Quando la pasta sarà cresciuta, sgonfiatela battendola con le mani e stendetela allo spessore di un
centimetro.
6. Disponete su tutta la superficie, uniformemente, dapprima il pecorino grattugiato e poi tutto il ripieno,
e disponete
isponete anche le 4 o piú uova sode tagliate a spicchi a distanza regolare ed arrotolate con
delicatezza la pasta, il piú strettamente possibile fino ad ottenere un tronfio rotolo di pasta farcita.
farcita
7. Ungete di strutto uno stampo largo provvisto di un tronco di cono centrale, per modo che
disponendovi
isponendovi intorno il rotolo suddetto se ne ottenga una ciambella con buco centrale ; disposto,
come ò detto, il rotolo di pasta a ciambella, unitene bene le estremità e rimettetelo a crescere in
luogo tiepido coprendolo con
n un panno.
panno
8. Quando il tòrtano avrà lievitato (accorreranno almeno due ore) infornatelo a forno moderato (170°)
per settantacinque/ottanta minuti e sformatelo quando sarà freddo, servendolo porzionato a spicchi .
Vini abbinati: Greco di Tufo
I metodi naturali
INSEGNANTE ED UTENTI: IN CAMMINO INSIEME.
di Cristiana Facchini
Un aspetto bellissimo dell’insegnamento dei metodi naturali è la possibilità di
incontrare e accompagnare nel loro percorso di apprendimento le diverse coppie
di utenti.
Nel corso degli anni ho scoperto quanto delicato sia il rapporto che si instaura tra
me insegnante e loro.
C’è l’aspetto professionale dell’insegnamento, necessario per infondere fiducia e
sicurezza nel trasmettere le nozioni necessarie per una corretta registrazione ed
un proficuo uso del metodo.
Nel contempo si instaura anche un rapporto personale, se ne raccolgono le paure,
le aspettative, le piccole e grandi gioie. E’ sempre meraviglioso per me, ad
esempio, ricevere una telefonata che annuncia una nuova gravidanza!
Essere insegnante è quindi una grande responsabilità e nel contempo una grande
gioia: mi scopro umile strumento, lavoro per condividere la mia conoscenza, in
modo da dare serenità alle coppie, come hanno lasciato in eredità i due ideatori
del metodo, i coniugi Billings.
Quando una coppia affronta momenti di difficoltà nell’apprendimento o
nell’applicazione del metodo (è tranquillizzante scoprire che in fondo è successo
un po’ a tutti, anche a noi insegnanti), ci si ritrova ad affidare le coppie al Signore,
molto semplicemente: le coppie ci entrano nel cuore, le amiamo come Dio le ama,
per quello che sono. Penso sempre che se questa è una mia ‘missione’, allora dove
non riesco ad arrivare io (e sulle mie lacune dovrò lavorare e pregare) arriva una
Grazia più grande che aggiunge ciò che manca.
Così il Signore accompagna l’insegnante nel patimento del non riuscire a volte ad
essere abbastanza ‘empatica’ e rinfranca la coppia nei momenti di difficoltà che
possono capitare durante l’apprendimento .
A volte questo può comportare l’accettazione umile del passare la coppia ad
un’altra insegnante, magari più esperta o caratterialmente semplicemente diversa.
Noi siamo strumenti, non ci importa conservare la nostra fama di brave insegnanti
solo per prestigio personale: siamo al servizio del metodo, non portiamo nulla di
nostro.
Mi piacerebbe pensare che ogni coppia che ho incontrato possa serbare un ricordo
positivo dell’esperienza fatta. Potrebbe costituire un’ottima presentazione, una
sorta di pubblicità indiretta verso persone che chiederanno poi informazioni.
E confesso che vedere nostre utenti, ormai autonome nella registrazione, decidere
di diventare insegnanti esse stesse mi fa sempre ritornare in mente l’immagine del
seminatore: noi seminiamo davvero poco, o nulla, eppure il Signore fa sempre
germogliare!
Scultura del bambino non nato
Post n°32 pubblicato il 19 Settembre 2012
da Ilariapensieribimbi
Tratto da http://blog.libero.it/EsperienzaAborto/
Il 28 ottobre 2011, nella località Bardejovska Nova Ves, in Slovacchia, è stato
inaugurato il monumento del bambino non nato di un giovane scultore
di questo paese: Martin Hudáček. L’artista è di Banska Bystrica, al centro
della Slovacchia. Alla cerimonia di inaugurazione ha partecipato il ministro
della Salute slovacco, MD. Ivan Uhliarik.
Il monumento non solo esprime il rammarico e il pentimento delle madri che
hanno abortito, ma anche il perdono e l’amore del bambino non nato verso
sua madre. L’idea di realizzare un monumento ai bambini non nati è stata di
un gruppo di giovani donne (Movimento di Preghiera delle Mamme), madri
che sono consapevoli del valore di ogni vita umana e dei danni che si
infliggono, non solo nella perdita irreparabile dei bimbi non nati, ma per il
declino permanente della salute mentale (e a volte fisica) di ogni donna che
decide, spinta da diverse situazioni, ad abortire suo figlio.
Ill libro
l
del mese
Titolo:: MICHELINO 45 ore per amare
Autore: Amour Lucia – Irene B.
Anno di pubblicazione: 2012
Editore: Grimbaudi
Valutazione finale: 5 stelline su 5
Titolo: Le mille e una notte
Autore: Nadia Terranova
Anno di pubblicazione: 2013
Editore: La Nuova Frontiera Junior
Valutazione finale: 4 stelline su 5
Recensione:
Ho letto questo libro
dopo aver ascoltato
la storia di Michelino
in
radio.
Una
testimonianza unica
che fa capire quanto
grande sia l’amore di
una maddre e di
tutta la famiglia per
quel bimbo che sta
arrivando.
Le
perplessità i dubbi e
le paure di fronte ad
una diagnosi infausta
non
riescono
a
cancellare l’amore della mamma del papà e dei
fratellini che con speranza e amore accolgono alla
vita Michele.
ichele. Poche ore in ospedale gli sono
concesse ma bastano alla sua famiglia e a noi
lettori, per realizzare attraverso l’immenso amore
della mamma la grandezza unica e irripetibile
della vita.
E’ uno di quei libri che insegna molto perché dona
la possibilità
lità di sentirsi liberi di fronte a situazioni
che non ci lasciano possibilità di scelta. Invece c’è
sempre la possibilità di scegliere un’altra strada.
Fossero stati anche pochi secondi la sua mamma
lo ha amato e lei ha sentito contraccambiato il suo
amore.
Preparate il fazzoletto perché sarà quasi
impossibile non emozionarsi e versare fiumi di
lacrime liberatorie alla lettura di questa bellissima
testimonianza.
Buona lettura
Paolo
Paolo
Recensione:
Se
avete
sempre
pensato
che “Le mille e
una notte” non
fosse
adatto
per i bambini
con il libro
di Nadia
Terranova dovr
ete ricredervi,
perché le storie
narrate da lei
e illustrate da
Christopher
Corr sono davvero belle.
Originariamente le storie raccontate nel libro “Le
mille e una notte”sono
sono sempre apparse
affascinanti, ma allo stesso tempo complesse
ed enigmatiche,, forse proprio per questo non
sembravano adatte a un pubblico così giovane.
Però attraverso la penna di Nadia Terranova
Terran
e alle
colorate e ricche immagini di Christopher
Corr anche i bambini potranno sentirsi sedotti
dalle vicende narrate.
Queste storie
mediorientali trascineranno
i
bambini in un mondo distante, popolato da
principi, magie e nomi bizzarri. Con “Le mille e
una notte” l’avventura è assicurata e i bambini
attenderanno con trepidazione una nuova favola
antica che appartiene a una realtà a loro
sconosciuta.
Il libro è consigliato ai bambini dai 7 anni in su.
On the road
IL CILENTO
Scritto da: Michele Piastrella 21 novembre 2013
Il Cilento, terra di storia, mito, arte e cultura. Con i suoi scenari incontaminati, il suo mare cristallino e
soleggiato, i piccoli borghi medievali arroccati sulle colline, i suoi boschi profumati di erbe e le sue montagne.
E’ caratterizzato da un paesaggio assai vario tale da
renderlo bello e affascinate al turista che lo visita per
la prima volta. Conosciutissime sono le sue spiagge di
sabbia vellutata e le sue coste contrassegnate da
anfratti e baie sabbiose alternate a promontori
dominati da antiche torri di guardia: Agropoli, S.
Maria di Castellabate, San Marco, Acciaroli, Palinuro,
Marina di Camerota, tutte mete importanti del
turismo balneare nazionale ed estero e vere meraviglie della penisola italiana. Un susseguirsi continuo di
piccole insenature e di arenili rendono meravigliosa tutta la costiera cilentana, da Paestum fino a Sapri.
L’entroterra è altrettanto bello con le sue montagne e le sue valli dove la natura si conserva intatta e
selvaggia. E’ un alternarsi di splendidi e variegati paesaggi ricchi di storia e tradizioni e di sterminati pianori
calcarei. Nella parte orientale i rilievi che raggiungono le altitudini più elevate sono il Monte Cervati (1898 mt),
il Monte Motola (1700 mt), i Monti Alburni (1742 mt,
le Dolomiti del Mezzogiorno per il colore chiarissimo
delle pareti calcaree) ed il Monte Cocuzzo (1411 mt).
Nella parte occidentale il Monte Sacro o Gelbison
(1705 mt, sulla cui sommità sorge il Santuario di
Maria SS. del Sacro Monte, meta di numerosissimi
pellegrini).
Ma le più grandi sorprese le ritroviamo sotto due
celebri palazzi del Corso: quello della Banca d’Italia e quello del Tribunale.Nel corso degli anni ’20 e ’30, si
procedette a scavare le fondamenta di questi due nuovi monumentali palazzi della città moderna e furono
rinvenuti reperti di inestimabile valore. La “Necropoli della Banca d’Italia“, fu purtroppo in parte distrutta dagli
scavi delle fondamenta; oggi presso il Museo Archeologico Provinciale di Salerno sono custoditi una parte
degli eccezionali ritrovamenti appartenenti ai corredi: unguentari, lucerne, coppe, boccali e tanto, tanto altro.
Purtroppo, una parte di tali reperti furono venduti
illecitamente, ma, peggio ancora, andò per sempre
Data la natura calcarea, numerosi sono i fenomeni di
carsismo che nel corso dei secoli hanno creato e
modellato gole profonde, sorgenti dalle acque
limpide e fresche, inghiottitoi (il più spettacolare è la
Grava di Vesalo sul Monte Cervati) e grotte. Famose
quelle di Castelcivita (dette del Diavolo) lunghe circa
4,8 Km. e con una profondità massima di 52 mt. e quelle di Pertosa attraversate da
un fiume sottorraneo (Tanagro o Negro) e accessibili tramite mini barche. Da citare anche la più piccola ma
non meno affascinante grotta di San Michele (o dell’Angelo) a Sant’Angelo a Fasanella, ricca di storia e fascino
religioso.
Duplice è la natura geologica delle rocce che costituiscono il
Cilento: quella del “flysch del Cilento” con la sua massima
diffusione in corrispondenza del bacino idrogeografico del
Fiume Alento e dei principali monti del Cilento occidentale,
quali il Monte Centaurino (1433 m), e quella delle “rocce
calcaree” che costituiscono i complessi montuosi interni
(Alburno-Cervati) e meridionali (Monte Bulgheria, Monte
Cocuzzo) del Parco Nazionale del Cilento e Vallo
Vallo di Diano. Flysch deriva dal dialetto svizzero e significa
“terreno che scivola”; si tratta di rocce scivolose derivanti da antichissimi sedimenti accumulati sui fondali
marini e poi emerse a causa delle spinte tettoniche.
Nel Cilento si trovano boschi di castagni, di lecci,
alberi d’ulivo secolari (il più pregiato è quello
pisciottano), faggeti (i più grandi sono quelli degli
Alburni e del Cervati), boschi di quercia, di pino. Nel
Parco ci sono circa 1800 specie di piante autoctone
spontanee, alcune delle quali molto rare. La più nota
di queste specie, e forse anche la più importante, è la
Primula di Palinuro (Primula palinuri), simbolo del
Parco, a diffusione estremamente localizzata. Sulle spiagge, inoltre, è ancora presente il sempre più raro Giglio
marino.
Sopravvivono nel Cilento specie d’animali altrove scomparse: aquile reali, lupi, faine, cinghiali, volpi, tassi,
scoiattoli, falchi pellegrini e lontre (il più raro predatore dei nostri fiumi). Nelle aree più prossime alle sorgenti,
dove l’acqua è più fredda, vive la rara “Salamandra dagli occhiali” caratterizzata da una banda gialla e
arancione tra gli occhi.
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Rosa