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Viaggio-Studio BARBIANA Associazione Museo della Scuola “I Care” 2/5 settembre 2014 Diario di Bordo A cura di Vito Pirruccio Pagina 2 PARTECIPANTI Anna Maria Aversa Matilde Campanella Rosa Campanella Rita Commisso Franca Crimeni Nella Curciarello Rosa Maria De Beris Rosalba Esposito Teresa Favasulli Lucia Fazzari Marcella Ferreri Maria Giuliana Fiaschè Giuseppina Filippone Rita Franco Rocco Futia Tecla Giannini Domenico Biagio Ieranò Santa Lacopo Rosanna Logozzo Valeria Macri' Saveria Marturano Rosanna Massara Carla Maria Mazza' Maria Monteleone Mariangela Musuruca Vito Pirruccio Gabriella Reitano Francesca Emilia Roccuzzo Marilena Romeo Fortunata Scali Antonio Sergi Anna Teresa Spagnolo Giovanni Spanò Testi del Diario di Bordo VITO PIRRUCCIO Testi di riflessione RITA COMMISSO, FRANCESCA CRIMENI, NELLA CURCIARELLO, ROSA MARIA DE BERIS, ROSALBA ESPOSITO, GIULIANA FIASCHE, MARCELLA FERRERI, ROCCO FUTIA, TECLA GIANNINI, DOMENICO FABIO IERANO’, MARILENA ROMEO Grafica e impaginazione RENATO RICCIO Assistente di Redazione FRANCESCA CRIMENI Contributi fotografici FRANCESCA CRIMENI, GIUSEPPINA FILIPPONE, ROCCO FUTIA, TECLA GIANNINI, DOMENICO FABIO IERANO’, MARIANGELA MUSURUCA, MARILENA ROMEO, ANTONIO SERGI Dvd MARIANGELA MUSURUCA Diario di Bordo Pagina 3 2 settembre 2014 Ore 7,45: L’appuntamento con il gruppo (33 partecipanti: 28 docenti, 3 dirigenti scolastici - di cui 1 in pensione -, 2 ATA componenti l’ufficio di segreteria) è fissato per le ore 7,45. Con un ritardo fisiologico di 15 min. sull’orario previsto, inizia il viaggio alla volta di Ronta (FI) dov’è ubicato l’hotel che ci ospiterà durante la nostra permanenza in Toscana. A Siderno ci siamo dati appuntamento i colleghi dell’IC “M. Bello - G. Pedullà - Agnana” di Siderno e quelli dell’IC “Cinque Martiri” di Gerace. Lungo il tragitto facciamo 2 soste per far salire i partecipanti provenienti da Caulonia, Roccella Jonica, Marina di Gioiosa Jonica e Gioiosa Jonica. Allo svincolo di Pizzo sale la collega DS Giuliana. Dopo le fermate di servizio, con qualche rallentamento sul rullino di marcia, il viaggio assume la fisionomia programmata: 3 soste fino a Barberino del Mugello per sgranchirci le gambe, ristorarci e dare l’assalto ai servizi igienici. Ore 21,30: arrivo a Ronta (FI) e sistemazione presso l’Hotel Marrani. A Ronta ci accolgono Edoardo Martinelli (allievo di don Lorenzo Milani alla Scuola di Barbiana) e Nanni (il falegname di Barbiana ai tempi del Priore). Pagina 4 Dopo i saluti e le pacche sulle spalle, con l’arrivederci al giorno dopo, veniamo letteralmente consegnati alla carissima Claudia, la proprietaria dell’albergo, soprannominata Matilda per il suo piglio decisionista. Già durante il percorso di avvicinamento a Barberino del Mugello, la nostra amica Matilda si era fatta riconoscere, per telefono, per l’estrema determinazione facendoci intendere che avremmo potuto saltare la cena in caso di ritardo eccessivo rispetto ai tempi concordati. In pratica, se ne sarebbe infischiata di eventuali motivi non dipendenti dalla nostra volontà, tipo: incontinenza; dipendenza da fumo; da alcool, ecc.. Quindi, abbiamo guadagnato il “diritto al ristoro” per il rotto della cuffia: il tempo di mettere le mani sotto il rubinetto e subito a tavola. Cena come concordato. Appetito d’ordinanza, sostenuto e ampiamente previsto. Tempo di ingoiare l’ultimo boccone della cena e Matilda, col suo fare poco accomodante e lontana mille miglia dal “pensiero meridiano”, consegna ad ognuno di noi le chiavi dei padiglioni con l’invito imperioso di guadagnare la via del riposo/sonno ristoratore. L’inaspettata regola mugellana ha fatto dimenticare sui tavoli cellulari, tablet e gingilli vari prontamente recuperati e consegnati agli ospiti distratti. Diario di Bordo Pagina 5 Durante la notte non si segnalano rumori fastidiosi e qualche timida giocosa goliardia viene consumata con discrezione alla vista solo di pochi intimi. La maggioranza dei colleghi “stracquata” (vedasi Vincenzo Padula, Poesie varie e dialetti, edizione www.liberliber.it) fa pace col/nel sonno. Al mio compagno di camera Domenico Biagio (conosciuto più per titolo e cognome, ing. Ieranò) faccio presente le mie abitudine da imperterrito mattiniere e lui, a conoscenza del mio sonno leggero, mi fa cenno di approvazione/consento/nessuna preoccupazione. Dopo la doccia ristoratrice sprofondo in un sonno intenso/concentrato. 3 settembre 2014 Ore 5,15: Sveglia come al solito: mi rinfresco energicamente il viso con acqua fredda; infilo la tuta e subito fuori per la camminata rigeneratrice. Quando l’orologio segna le 6,15 e l’alba si affaccia timida dai monti circostanti, ricordo “sermonando” la SVEGLIA…! SVEGLIA…! SVEGLIA…! Le imposte si scostano leggermente accompagnate da gesti infastiditi e da qualche lamentosa benedizione all’indirizzo del penitente imperturbabile banditore. Ore 7,00: alla spicciolata (copia sbiadita del raduno dei ragazzi di don Milani in partenza per la Scala di Milano nei primi anni ‘60) guadagniamo il posto a tavola per la prima colazione e, come da cronoprogramma, sonnolenti in versione gitanti, saliamo sull’autobus per raggiungere Vicchio dove ci attende il nostro amico Edoardo Martinelli. Sosta in Piazza Giotto e, dopo il rito vociante della foto di gruppo / semigruppo sotto la statua del grande pittore/ architetto nativo di Vicchio, ha inizio il nostro corso di formazione. Pagina 6 L’incontro con Edoardo Martinelli avviene nella saletta civica Muzio Cesari, gentilmente messa a disposizione gratuitamente dal Sindaco di Vicchio. Il tema dell’incontro, come da programma, è: “La Scuola della prevenzione educativa e del disagio: il successo formativo, strategie di integrazione e di orientamento”. I partecipanti si registrano dietro l’attenta regia di Francesca, l’inappuntabile segretaria/tesoriere dell’Associazione Museo della Scuola “I Care!”, la quale ha approntato meticolosamente tutte le pratiche del viaggio. Prima dell’inizio dell’incontro consegna ad ognuno il block notes personalizzato e mette alla firma del dirigente e del formatore gli attestati del corso, predisposti da Renato collaboratore/professore/grafico dell’Associazione, che verranno consegnati a fine giornata. Ore 9,15: ha inizio il Corso di Formazione. Edoardo introduce l’incontro con un breve intervento richiamando gli aspetti salienti della tematica del corso filtrati attraverso una lettura storica dell’opera di don Lorenzo Milani e della Scuola di Barbiana. Fissa i paletti del lavoro di gruppo e, in particolare, sintetizza la consegna di due filoni di riflessione sulle dinamiche educativo-formative alla luce della didattica milaniana, oggetto del nostro studio e della nostra esperienza sul campo: Diario di Bordo Pagina 7 a) Come definire il mio tempo e spazio a scuola b) Nel nostro contesto quali sono i margini per una educazione liberatrice Edoardo in un circostanziato brainstorming riassume, dopo aver predisposto 5 gruppi di lavoro, i cardini della Scuola di Barbiana collocabili dentro il seguente spazio riflessivo: a) “Il Priore non voleva liberare il contadino dal proprio lavoro, bensì rendere il contadino libero nel senso di partecipe”. Tutta l’essenza della pedagogia di don Lorenzo Milani è racchiusa nel motto di Sant’Agostino; “VOLO UT SIS”, tradotto in forma allargata: “Voglio che tu sia te stesso, che tu esprima la tua anima, il tuo essere” b) “Il gruppo classe della scuola del Priore si muoveva nel contenitore formativo che era Barbiana attraverso la ricerca attiva”. Il luogo stesso dell’apprendimento era dinamico e il motivo occasionale diventava l’elemento chiave e di partenza di ogni agire dell’educatore Pagina 8 c) “Il motivo profondo si lega al bagaglio di conoscenze necessarie all’allievo per crescere e diventare cittadino-sovrano” Dopo la comunicazione iniziale e l’assegnazione delle 2 piste di riflessione, ci si divide in 5 gruppi e ognuno dà la propria chiave di lettura ai temi assegnati. Ore 11,15: ogni delegato di gruppo comunica all’assemblea disposta a cerchio il dibattito scaturito nel proprio ambito di discussione e vengono socializzate le analisi in un ordinato confronto. Ore 12,30: si tirano le somme della mattinata con la consegna di rivederci alle 18,00 nella Biblioteca di Vicchio - lato Museo del Beato Angelico - per ricanalizzare i temi trattati dopo la visita a Barbiana e l’incontro in canonica con Annalisa, la delegata della Fondazione Don Lorenzo Milani di cui è presidente Michele Gesualdi. Ore 13,00: al Ristorante “Casa Matta” di Vicchio consumiamo il pasto e, nel frattempo, si organizza la salita a Barbiana. Diario di Bordo Pagina 9 Questa località dista 7 km da Vicchio e dal pianoro, per raggiungere la Scuola di Barbiana, occorre arrampicarsi su un costone ripido e alberato, attraversato da una corsia carrabile asfaltata percorribile solo con pullmini tipo scuola-bus. Io propongo, anche per vivere a nostre spese il sacrificio di quei ragazzini degli anni ’50-’60 che raggiungevano Barbiana dalle case sparse sul Monte Giovi o da Vicchio lungo sentieri ripidi e sterrati, di raggiungere la scuola di Don Lorenzo Milani a piedi. La proposta, per nulla provocatoria (sic!), poggia su requisiti di partenza inconfutabili: sono presenti nel gruppo componenti camminatori assidui o semi-assidui di lunga lena; ci sono temerari per scelta e per necessità; siamo quasi tutti bisognosi di terapia movimentista del tipo digiuno/cammino. La proposta riceve una sonante bocciatura quasi unanime, sia per le condizioni atmosferiche avverse (pioggerellina insistente e minacciosa); sia per l’acume degli astanti i quali, fiutando la provocatoria imboscata, pensano bene di saltare su un pullmino messo a disposizione dalla Fondazione al costo di 5 euro a testa A/R. Quasi tutti si convertano al moto-seduto. Pazienza, ritenterò e in seguito, forse, sarò più fortunato! Il provocatore, messo sonoramente in minoranza, medita la vendetta e, nella circostanza, si fa giunco in attesa del passaggio della piena. Pagina 10 Ore 15,00: ci inerpichiamo per Barbiana su un penzolante stantuffo guidato con piglio pratico e sicuro, fra curve e pericolose scoscese che fanno tirare il fiato dopo il passaggio a occhi chiusi o semi-chiusi. Ore 15,15: la caratteristica canonica diventata famosa per via della Lettera a una professoressa si stampa davanti a nostri occhi tra goccioline sospese che non ci abbandoneranno mai nei tre giorni di permanenza. La carica goliardica di insegnanti/dirigenti/personale di segreteria in libera uscita lascia spazio all’osservazione attenta e al rispettoso, quasi, religioso silenzio. Il gruppo passa in rassegna il santuario laico che il mondo conosce come Scuola di Barbiana. La semplicità del luogo è disarmante alla luce della notorietà di un ambiente educativo diventato modello e interesse culturaleprofessionale per milioni di uomini e donne di scuola. Una stanza semplice con banchi realizzati dai ragazzi e cartine affisse ai muri autoprodotte dai piccoli montanari guidati dal carismatico Priore punito dalla gerarchia, a ben vedere, con un premio concesso solo ai grandi: “Far strada ai poveri, senza farsi strada” e con l’inconsapevole opportunità offerta al Priore di poter racchiudere il miracolo Diario di Bordo Pagina 11 di Barbiana in questi pochi tratti di educatore: “Non chiedetemi – diceva il Priore - metodi e tecniche usate, ma piuttosto chiedetemi come deve essere un educatore per poter fare scuola”. Appena giunti a Barbiana si intuisce subito dove sta il miracolo di una comunità scolastica che ha rivoluzionato secoli di pedagogia e didattica. Sta in quella frasetestamento scritta da don Lorenzo Milani all’indirizzo dei suoi ragazzi pochi giorni prima di morire, il 26 giugno 1967, e che rappresenta la vera eredità della sua breve ma intensa esistenza: “Caro Michele, caro Francuccio, cari ragazzi, non è vero che non ho debiti verso di voi. L’ho scritto per dar forza al discorso! Ho voluto più bene a voi che a Dio, ma ho la speranza che Lui non stia attento a queste sottigliezze e abbia scritto tutto al suo conto” La nostra guida Annalisa ci accoglie dentro l’aula della canonica e ci fa accomodare ai banchi dei ragazzi di don Milani per ascoltare in religioso silenzio il suo racconto. Per alcuni di noi si tratta di “repetita iuvant”, ma Barbiana non annoia mai nella sua semplice grandiosità. Annalisa si sofferma sulla vita di Don Lorenzo Milani e sulla sua missione tra i montanari del Monte Giovi (un boscaiolo-artista trasferitosi di recente dalla Pagina 12 vicina Firenze assiste all’incontro). La lezione di Barbiana sta scritta sui numerosi testi che analizzano il miracolo di quella scuola il cui messaggio sopravvive al suo stesso autore: “… Ai poveri si deve insegnare la parola, ma dai poveri si deve anche e soprattutto imparare. E da loro don Milani ha appreso: i contenuti, i tempi, lo stile e i ritmi di lavoro della Scuola di Barbiana: le 12 ore al giorno di lavoro, l’assenza di vacanze e di giorni di festa, l’esclusione anche linguistica del lessico del divertimento, la dedizione costante sono in realtà i tempi, lo stile e i ritmi di lavoro dei contadini del Mugello. Ecco la scuola di don Milani!”. Visitiamo il laboratorio al piano terra, la Chiesa, il piccolo cimitero dove è sepolto don Lorenzo Milani (il Priore appena arrivato a Barbiana si recò al Comune di Vicchio per acquistare il terreno dove sarebbe stato sepolto), la “piscina” realizzata dai montanari di Vicchio. E, a conclusione, l’immancabile foto con sullo sfondo la canonica e il caratteristico campanile. Il ritorno a valle è, quasi, un faticoso distacco. Migliaia di luoghi sono simili a Barbiana, ma quell’aria appenninica Diario di Bordo Pagina 13 sospesa nel vuoto custodisce uno spirito di servizio e una missione di riscatto che ogni persona sensibile avverte. Ore 18,00: ci lasciamo alle spalle il paesaggio di Barbiana e riprendiamo a discutere nella Biblioteca di Vicchio sul messaggio indagatore di Barbiana racchiuso nel motto che campeggia sulla parete della Scuola: “I Care!”, mi preoccupa, mi importa, mi sta a cuore, mi interessa. Riprendiamo il discorso iniziato in mattinata e, attraverso un gioco di riflessione, portiamo a valle le impressioni della giornata e del nostro peregrinare / cercare un appiglio per capire la complessità del fare scuola oggi. In biblioteca ci raggiunge Nanni, il falegname di Barbiana, che con i suoi aneddoti e l’intercalare colorito toscano ci racconta il suo don Milani, conosciuto nella bottega del babbo, e la sua osservazione educativo-formativa realizzata nella scuola del Priore. Ore 19,30: la giornata ha il suo consuntivo: soddisfazione massima per una esperienza indimenticabile. Pagina 14 Torniamo in hotel per la cena. Tina ha la felice idea di cambiare il menu interpretando il desiderio altrui sulla base dei suoi desiderata. Un po’ come avviene a scuola quando si compila l’orario ad inizio d’anno scolastico: i “propri buchi” sono voragini; quelli degli altri “crune di aghi”. A tavola, a cambio menu subito, divoro brodaglia di pastina “cutunata” (variante del cuscus ), mentre la frizzante Tina si gode il suo personalissimo “melone e prosciutto”. Prosit! … L’affamato medita la vendetta (mi perdoni don Milani, ma neanche lui la mandava a dire!). Dopo cena le donne passano con disinvoltura dalla tavola alla pista da ballo organizzata a loro richiesta da Matilda. Ancheggiano al ritmo di twist e alternano i generi musicali con grande dimestichezza. Noi maschietti impacciati con il ballo, ci mettiamo a chiacchierare nello spazio esterno coperto e, ogni tanto, sbirciamo e commentiamo le movenze. Potete immaginare il detto e il non detto! Ore 23,00: Matilda si fa sentire: stop alla musica e tutti a nanna! A notte inoltrata la vendetta colpisce come da programma: Tina paga le conseguenze dell’imboscata della sera prima. Colpita da contorsioni, degne della meditata “minditta” a distanza, passa la notte in bianco . Per la diretta Diario di Bordo Pagina 15 interessata, naturalmente, è “occhiu tostu”. Lettura interessata in chiave superstiziosa. L’importante è l’effetto non l’origine. Giustizia è fatta! 4 settembre 2014 Ore 5,20: sveglia e, indossata la tuta, la solita passeggiata mattutina. Verso le 6,00 si associa ai podisti lento pede qualche temeraria e la passeggiata da cadenzata diventa più pimpante: soli si è monotoni. Anche il footing in compagnia suggerisce una delle tante lezioni della pedagogia milaniana: “Dicesi maestro colui che non ha alcun interesse se è solo”. Ore 7,00: doccia e segue abbondante colazione. Ore 8,15: si parte alla volta di Firenze. Ore 9,00: sosta per pagare il ticket di entrare in città con l’autobus. Dopo 10 minuti si imbocca il Lungarno C. Colombo e all’altezza della Zecca si svolta sui Viali per raggiungere Fortezza da Basso. Concordato il rientro con i nostri amici autisti ci si avvia, sul passante pedonale, per la Stazione SMN. Qui inizia il tour non certo da Gabinetto Vieusseux: dal camminamento lungo il primo binario a Piazza della Repubblica (500-600 mt.) 4 soste per esigenze igienichesanitarie. La ricetta Tina ha evidentemente fatto effetto anche sugli incolpevoli compagni di viaggio. In Piazza Santa Maria Novella le prime foto con sullo sfondo la stupenda facciata portata a compimento da Leon Battista Alberti. Cento passi e siamo a Pagina 16 Palazzo Strozzi (struttura monumentale realizzata dalla grande dinastia fiorentina e storica nemica dei Medici arricchitasi con l’arte del cambio). Il tempo di una fugace visita esterna a Palazzo Strozzi e siamo in Piazza della Repubblica. I caffè letterari famosi Giubbe Rosse, Donnini, Paszkowski e Gilli vengono presi d’assalto: il caffè è una strategia per la conquista del turno al bagno. Finito il tour evacuatore siamo al Mercato del Porcellino. Il bronzo ospite dei boschi maremmani viene letteralmente acciuffato in versione portafortuna e gli attributi del cinghiale vengono palpeggiati in profondità. Con candide posture, anche le più riservate, si alternano alla foto e alla telecamera che immortalano la performance hard propiziatrice. Raccolto con fatica il gruppo, ci avviamo verso Piazza del Duomo (piccola nota personale: lancio un’occhiata a Via de’ Medici e mi tornano in mente i miei trascorsi fiorentini. Sono passati 35 anni). L’immagine del Battistero, del Campanile di Giotto, della Cupola Diario di Bordo Pagina 17 del Brunelleschi ci inducono ad immortalare il nostro passaggio davanti a questo concentrato di arte ineguagliabile brulicante di turisti. Finiamo immortalati sul tablet e sulla fotocamera digitale abilmente destreggiati da Tonino, il documentarista ufficiale della spedizione. Alla fine c’è una tale rissa di fotoreporter che il nostro Tonino, dopo una lunga esperienza nel settore, fatica a tenere testa alle news entry. Dinanzi a tale “accumulo artistico” patrimonio dell’umanità, ci si sente “piccoli, piccoli, piccoli” e la nostra dimensione educativa si prostra per rendere onore a così tanta grandezza. Ognuno cerca di cogliere i particolari intorno, ma c’è da perdersi per l’abbondanza dei particolari che la grandezza del concentrato di artisti e la fortuna hanno riservato a questa città cosmopolita e orgogliosa per aver avuto così alti e degni antenati! Ore 12,00: percorriamo il breve tratto di Via de’ Martelli e sostiamo sotto la maestosità di Palazzo Medici-Ricciardi. Riposizioniamo le lancette degli appuntamenti, per tutti un solo obbligo: ritrovarsi nello stesso punto alle 14,30 e via libera per scorazzare tra le bancarelle del Mercato di San Lorenzo e nei dintorni. Spazio e tempo per lo shopping, tasche permettendo! Pagina 18 Ore 14,30: il gruppo si ricompone alla spicciolata all’angolo di Via de’ Martelli-Piazza Duomo per riprendere la passeggiata nell’arte. Piccola sosta per osservare e fare un piccolo acquisto in Via de’ Calzaiuoli e, svoltando a sinistra all’altezza della gelateria dei 100 gusti, ci avviamo verso la Casa di Dante e la Chiesetta nella quale il Sommo Poeta incontrò Beatrice, la musa ispiratrice della Divina Commedia. Entrata veloce nel portico della Badia Fiesolana e siamo in Via del Proconsolo per la visita al Bargello. L’antica sede del Capitano del Popolo viene visitata dai docenti col pass gratuito, i 4 “non docenti” a pagamento (bella questa!). Vi rimaniamo per circa 1 h e mezza per osservare le splendide collezioni di sculture rinascimentali di Donatello, del Verrocchio, di Michelangelo e Della Robbia. Fantastiche le raccolte degli avori francesi, delle ceramiche e delle armature. Ore 17,00: ci avviamo da piazza San Firenze in Piazza delle Signorie. Invito il gruppo, in versione di cicerone, a soffermarsi nel punto in cui è stato arso vivo il Savonarola e la visita della piazza inizia dal Biancone, il monumento poco amato dai fiorentini, con osservazione in versione hard laterale. Un giro panoramico per osservare la copia del David di Michelangelo (l’originale si trova in Accademia, ma per la visita occorre fare una fila lunghissima), il Diario di Bordo Pagina 19 Davide e Golia, la Loggia dei Lanzi e le statue del Perseo di Benvenuto Cellini e del Ratto delle Sabine del Giambologna. La maestosità di Palazzo Vecchio ci sovrasta e ci incanta sia nella panoramica esterna sia in quella con vista dalla corte. Attraversiamo un tratto degli Uffizi e facciamo sosta in Via de’ Georgofili per ricordare il vile attentato mafioso nella notte tra il 26 e 27 maggio 1993. Da lì raggiungiamo il Lungarno con vista su Ponte Vecchio ed è un’immagine tante volte immortalata, ma sempre suggestiva. Le donne del gruppo prendono d’assalto, solo con gli occhi, le botteghe orafe di Ponte Vecchio e, dopo una sosta semi-ristoratrice, raggiungiamo Palazzo Pitti: foto, sedute con faticosa rialzata, sospiri di meraviglia, ma, principalmente di stanchezza. Ci attende l’ultimo chilometro per raggiungere la Zecca, il posto in cui abbiamo l’appuntamento con i nostri autisti per il rientro a Ronta. Pagina 20 Prima di lasciare Ponte Vecchio, ci salutiamo con Carla che si stacca dal gruppo per raggiungere Pisa. Sull’ultimo chilometro c’è una piccola variazione di programma: noi del gruppo con risorse in corpo facciamo un salto in Piazza Santa Croce e alla gelateria Vivoli per rinfrescare mente e palato; l’altro troncone del gruppo si pianta letteralmente sul Lungarno all’altezza della Biblioteca Nazionale imprecando contro noi temerari, lamentando un ritardo inesistente sul rullino di marcia. I nostri amici fermi sulle gambe, si trascinano negli ultimi 500 mt. come se avessero partecipato ad una maratona. I visi trasmettono stanchezza, mista a compiacimento. Verso di noi temerari, però, giungono amichevoli imprecazioni che, per cautela, rispediamo al mittente. Ore 19,00: puntualmente ci raggiungono i nostri autisti per riportarci a Ronta. Sull’autobus cala un intuibile silenzio e le voci si fanno, alquanto, fioche. A parole il grosso del gruppo dice di trovare ristoro solo sotto la doccia, ma al tavolo del ristorante sono tutti presenti e stranamente puntuali. Questa sera il ristorante dell’Hotel Marrani è al completo: turisti tedeschi, olandesi e polacchi. Italiani siamo solo noi. Diario di Bordo Pagina 21 Ore 22,00: il ballo sfrenato della sera precedente non viene neanche accennato. Ci sediamo a cerchio nella parte coperta dell’hotel che dà sul residence. I fumatori incalliti ingurgitano boccate di fumo per anestetizzare i sintomi della stanchezza. Gli altri recuperano alla chetichella le camere da letto. Ore 23,00: si va a letto. Domani puntualmente alle 7,00 dobbiamo fare colazione e partire alle 8,00, sia per arrivare in orario accettabile a casa, sia per consentire a Gabriella, Giovanni e Domenico Biagio di prendere il treno per Roma alla stazione di Borgo San Lorenzo. 5 settembre 2014 Ore 5,15: mi alzo per la solita salutare passeggiata. Tutt’intorno un silenzio interrotto solo dai rumori dei salti del ruscello che scorre a lato del residence. Alle 6,00 do fiato alla sermonante sveglia e sonnolenti i colleghi arrivano per la colazione. Con silenziosa stanchezza vengono sistemati i bagagli nella pancia dell’autobus. Ore 8,15: saluti al kapò Matilda ricambiati con sinceri complimenti per la puntualità e la correttezza del nostro agire. Francesca ritira la fattura in quanto i pagamenti sono stati effettuati prima di iniziare il viaggio (quando si dice che l’efficienza non è acqua!) Pagina 22 Ore 8,30: sosta a Borgo San Lorenzo per la scesa dei nostri 3 amici “romani” e, dopo 20 minuti, imbocchiamo l’autostrada allo svincolo di Barberino del Mugello. Il rientro è segnato solo da qualche flash e da poche battute di intrattenimento. Ognuno recupera spazio per “sbracarsi” sul sedile e guadagnare forze e sonno. Soste di ristoro: caffè, panini ed evacuazioni. Ore 16,30: all’uscita per Battipaglia l’assalto tradizionale al Caseificio Serena per acquistare le ottime mozzarelle di bufala e per effettuare l’immancabile incombenza di far visita ai servizi igienici. Il gruppo con residue forze in corpo (si fa per dire!) trova la concentrazione necessaria, con la complice consulenza del collega Rocco, per esporre richieste esentive dal lavoro per giorni non meglio precisati. Tento, sicuramente non convincendo, un’evasiva risposta di merito. Campa cavallo …! Ore 19,00: ultima fermata all’Autogrill di Tarsia. Ore 20,30: la prima a scendere è la DS Giuliana allo svincolo di Pizzo Calabro. Ore 21,40: sulla Limina arrivano i primi SMS e le e-mail di ringraziamento per la bellissima esperienza vissuta. Altra sosta a Gioiosa Jonica per far scendere gli amici del posto e quelli di Caulonia, Roccella Jonica e Marina di Gioiosa Jonica. Diario di Bordo Pagina 23 Ore 22,00: il resto del gruppo raggiunge Siderno. Non poteva mancare l’imprevisto (sic!): un automobilista nostrano con poco/nullo senso civico (che novità direte!) impedisce al nostro autobus di svoltare all’altezza di Via Turati e costringe i nostri forzuti autisti a sollevare di peso la macchina intrusa. Operazione riuscita! Davanti a scuola ci attendono i nostri “tassisti”. Un saluto frettoloso e, tra stretti di mano e abbracci, portiamo soddisfatti a casa il messaggio affisso su una parete di Barbiana: “I Care!”… e questo diario di bordo lo vuole riportare, anche, a chi non ha potuto partecipare. Alla prossima … a Torino nel 2015! Pagina 24 Riflessioni Caro Vito colgo occasione durante il seminario per rispondere al tuo invito a partecipare alla stesura del diario di bordo che tu stai facendo. Per quanto mi riguarda il viaggio a Barbiana mi ha lasciato dentro delle emozioni bellissime. Quel luogo piccolo, raccolto e nascosto tra gli Appennini toscani preserva una sua magia che ancora oggi conserva. Magia che forse ancora oggi si mantiene intatta perché l'unica via su cui è stata costruita è quella dell'amore. Amore di don Milani verso i suoi alunni e amore di coloro che ancora mantengono quel posto per essere visitato. Amore, che permette di svolgere il nostro lavoro con una marcia in più. Amore che permette di attivare i canali dell'ascolto dei nostri alunni e formarli per essere i protagonisti del loro futuro. Solo una pecca. Avrei veramente gradito che quello che si è svolto come scambio con il continuatore di don Milani si fosse realizzato in maniera più concreta come scambio reciproco di esperienza tra noi che eravamo rappresentanti di più scuole della Locride che, come mero compitino da esporre in attesa di una eventuale probabile risposta in seguito che ha appiattito il dibattito. Comunque grazie dell'occasione e alla prossima. Giuliana Diario di Bordo — Riflessioni Pagina 25 "I CARE", Mi sta a cuore, mi interessa tutto ciò che abbiamo espresso in semplici e amabili espressioni uscite da un cuore che crede in ciò che fa. Il diario è parte di Noi tutti e tu hai saputo riportare le nostre gioie, stanchezze, curiosità ed, infine, DON MILANI personalmente è entrato nella mia anima, non nel cuore, in quanto il cuore un giorno cesserà di battere, ma l'anima rimarrà sempre viva. GRAZIE PER AVERMI FATTO CONOSCERE IL NOSTRO DON LORENZO MILANI! Francesca Non è facile, nel nostro caso, fare una riflessione in forma breve. Sicuramente Don Milani, "Pedagogista per caso", è riuscito a trasferire nei “suoi ragazzi", con dedizione, impegno e a tutti i costi, la curiosità e il desiderio di conoscere e “interessarsi di tutto un po’”. Quello che auspica ogni docente. Il rapporto con i genitori dei “suoi ragazzi” è racchiuso in una frase emblematica: "i vostri figli sono anche miei figli". Il risultato è “Lettera a una Professoressa” scritta dai “suoi otto ragazzi”. A uno di questi, il prof. E. Martinelli, che ho avuto la fortuna di conoscere e apprezzare, va il mio doveroso ringraziamento. Rosa Maria Pagina 26 Le mie riflessioni sull'esperienza di Barbiana sono senz'altro positive. E’ stata una bella esperienza che ogni insegnante, che si ritenga tale, dovrebbe fare. Visitare la scuola di Barbiana, secondo me, dovrebbe essere una priorità per chi decide di fare questa professione. Rosalba Testo dell’SMS inviato durante il rientro da Barbiana a Francesca da Marilena: “La determinazione e la voglia di fare sono state le carte vincenti di questa meravigliosa esperienza. Complimenti e grazie per quello che hai fatto!!! Marilena Diario di Bordo - Riflessioni Pagina 27 E’ stata un’esperienza indimenticabile sotto il profilo culturale e sociale; simpatici compagni di viaggio, esperti relatori. Utile il confronto con il prof. Martinelli e gli esperti del centro di documentazione Don Milani. Ho avuto modo di visitare i luoghi in cui il pensiero del priore di Barbiana è nato e si è sviluppato. Ho rivissuto l’esperienza educativa proposta da don Milani come insegnante che, pur in un contesto sociale e culturale diverso, vive tutti i giorni problematiche per certi aspetti simili; anche nelle nostre scuole ci sono alunni con problemi personali, familiari, sociali, alunni stranieri ecc. Ho riflettuto su alcuni aspetti del patrimonio formativo lasciato da don Milani e sull’attualità del suo sistema educativo, in base al quale le strategie e le metodologie didattiche devono basarsi sull’apprendimento cooperativo e sulla didattica laboratoriale individualizzata, efficace perché parte dai ragazzi e dai loro bisogni e stimola le loro risorse e capacità. E’ chiaro che è impensabile far rivivere Barbiana nelle nostre scuole, ma credo che se noi docenti riuscissimo a far circolare i principi di don Milani, la scuola non potrebbe che trarne giovamento. Nella Pagina 28 Quando la guida è efficiente, si vede dal passo e... dall'alzabandiera! Come vedi, lo sciroppo... ti ha fatto abbronzare! Un abbraccio e a presto. Rocco Premesso che un viaggio di studio è sempre stimolatore di curiosità intellettuali, mi soffermo su alcuni aspetti che ritengo arricchenti (l’esperienza fatta suggerisce tante cose). 1) Barbiana: da luogo mitico a luogo reale. Il luogo che ha destato tanto fascino pedagogico e didattico, e prima ancora sociale, visitato di persona e con la guida di persone informate (oggi esperti), con i discepoli-alunni del Maestro don Milani, mi è rimasto impresso per la suggestività e asperità del paesaggio, per la quiete, per quel suo significato di mondo quasi a se stante rispetto al resto del mondo cittadino circostante. 2) Barbiana: luogo della didattica. La mente non può evitare di andare a Lettera a una professoressa, in sé una denuncia sociale, culturale molto forte: la lotta alle disuguaglianze Diario di Bordo - Riflessioni Pagina 29 non finirà mai, probabilmente. Ma a Barbiana ho visto i momenti del fare e dell’apprendere, dalla vita e dal maestro don Lorenzo Milani. La sua didattica cooperativa può essere proposta oggi, proprio nel momento in cui l’individualismo rischia di imporsi a tutti i livelli, creando nuove emarginazioni, nuove esclusioni dai processi apprenditivi e di conquista degli alfabeti e dei saperi (i famosi sistemi simbolico-culturali). 3) Barbiana: luogo della protesta sociale. La protesta sociale di fronte alle ingiustizie è affiorata in ogni momento dell’esperienza a Barbiana; le testimonianze dirette di coloro che sono stati vicino a don Milani mi hanno riportato al tempo dell’inizio di un cammino per il riscatto. Non una protesta fine a se stessa, ma veicolo di una educazione liberatrice sempre possibile, purché si sia convinti delle risorse disponibili, e delle mete che si possono raggiungere. 4) Barbiana: luogo della proposta di riscatto sociale e culturale. Don Milani volle scagliare le sue frecce alle classi alte della società del tempo. Era intollerabile la disuguaglianza delle opportunità educative. Al punto che la sua proposta di un “non metodo” può oggi essere considerata la prima mossa di una ‘ribellione’ alla cultura dominante (borghese, se si vuole). L’assunto è semplice: la cultura non deve essere privilegio di nessun. Tutti devono poter avere la possibilità (l’opportunità) di raggiungere e padroneggiare il sapere che serve per la vita. 5) Barbiana: luogo di partenza. Dalle memorie dei testimoni diretti dell’esperienza del priore di Barbiana ho Pagina 30 appreso che lui chiedeva ai suoi allievi di andare a conquistare il mondo, uscendo dal ristretto mondo del Mugello. Se penso all’impatto con i social network di oggi, una riflessione è d’obbligo: il mondo reale e il mondo virtuale vanno messi a confronto, perché il problema dell’istruzione, dell’alfabetizzazione esiste ancora e devono essere superati confini e barriere, diversità e ritardi, mancanze e povertà. 6) Barbiana: luogo di irradiazione del significato dell’istruzione e della formazione dell’uomo. Un’altra riflessione d’obbligo è quella della considerazione del piccolo mondo di Barbiana come luogo da cui don Lorenzo Milani seppe irradiare idee di equità culturale, avendo davanti agli occhi il progetto della formazione dell’uomo, un uomo libero dalla subalternità culturale, libero di costruire il proprio futuro. Barbiana viene ricordata anche per questo spirito di liberazione (attraverso l’istruzione, il sapere, la conquista dei diritti sociali...). 7) Barbiana: luogo del ritorno. Barbiana dovrebbe essere il luogo del ritorno per tutti i docenti. Nel senso che non si può avere consapevolezza del ruolo sociale della scuola se non si parte dalle differenze e dalle disuguaglianze. L’espressione racchiude il significato di un tentativo di rivivere l’esperienza di Diario di Bordo - Riflessioni Pagina 31 don Milani per realizzare un progetto simile al suo: istruire per liberare, per rendere consapevoli e giusti. 8) Barbiana: topos letterario. Barbiana, poi, è anche un topos letterario. Nessuno può evitare di considerare la testimonianza-accusa del priore di Barbiana come luogo letterario, punto di partenza di mille riflessioni sulla società, sulla cultura, sull’educazione, sulla fede, sulla didattica, sulla visione del futuro. 9) Barbiana: le radici delle ingiustizie e lo smascheramento. Barbiana rappresenta lo smascheramento delle ingiustizie e dei ritardi: non c’era la luce, né l’acqua, né la strada, né i libri, né... e lui, don Milani, ottenne ciò che era un diritto civile, e inventò la scuola, “la scuola di Barbiana”, appunto. I maestri di oggi dovrebbero fare un passo in quella direzione: inventare l’educazione (senza abusare dell’insegnamento occasione, perché ai saperi Pagina 32 metodologicamente fondati e costruiti prima o poi si deve arrivare, raggiungendo una possibile intelligente continuità educativa e didattica tra scuola prima e scuola media di primo grado, a esempio). 10) Barbiana: luogo delle fede didattica. Barbiana: la fede nella cooperazione, nello stare uniti, nel fare insieme per il progresso sociale e culturale di tutti. Un grande insegnamento davvero. La didattica cooperativa, l’apprendimento cooperativo, la liberazione delle potenzialità di tutti gli alunni... L’incontro tra docenti è fondamentale per la buona riuscita dell’insegnamento di gruppo (modulare). La didattica della cooperazione è sintomo di privilegio per tutti: alunni, docenti, famiglie, soggetti sociali; l’istruzione e il sapere “si danno” agli altri, nel modo migliore e con lo spirito migliore. Prima del viaggio a Barbiana, se mi avessero chiesto di don Milani e della scuola da lui voluta, non avrei potuto formulare le riflessioni sopra esposte. Perché vivere Barbiana, seppure per poco ed entro certi limiti, è una cosa singolare, un trasporto unico, a ritroso, verso un’esperienza di vita e di scuola impareggiabili. Diario di Bordo - Riflessioni Pagina 33 Infine, sottolineo il positivo clima umano (in alcuni momenti anche piacevolmente goliardico) vissuto con tutti i partecipanti (cosa di non poco conto). Rocco Barbiana può essere considerata, sicuramente, non un luogo del cuore ma della mente. Appartiene, infatti, a chiunque abbia, negli anni, cercato di emulare l’esperienza di Don Milani, anche attraverso le pagine del libro “Lettera ad una professoressa”. A Barbiana ho provato una profonda emozione: rimpianti di un tempo trascorso tra i banchi della scuola e voglia di dilatarlo come docente per accendere nei ragazzi l’amore per la scuola. L’esperienza di Barbiana mi ha lasciato un grande desiderio che è poi un augurio: l’Italia e il Mondo possano conoscere tanti altri DON MILANI. Marcella Pagina 34 L'impatto con la scuola di Barbiana mi ha lasciato senza parole, le panche segnate dal tempo, i cartelloni, la tabella per giocare ai verbi, il mappamondo, le carte tematiche e l’I care scritto da Don Milani su un cartellone appeso alla porta, sono testimonianze di una scuola viva che insegna a insegnare. Visitare la scuola di Barbiana, secondo il mio modesto avviso, dovrebbe far parte del tirocinio di formazione di ogni docente. Tecla Diario di Bordo - Riflessioni Pagina 35 Come ho già detto durante l'ultimo incontro tenutosi nella Biblioteca di Vicchio, è stata davvero un'esperienza proficua ed emozionante. Due i messaggi scaturiti: 1) l'umiltà nell'insegnamento (che oggi deve accompagnarsi alla professionalità). Attraverso l'umiltà, il docente impara insegnando; si pone in discussione senza problemi ma con criticità arrivando, con disinvoltura e spontaneità, a conoscere l'altro e se stesso. Ecco il dinamismo e la flessibilità dell'insegnante e dell'insegnamento, ieri come oggi, perché, se è vero che bisogna seguire un iter formativo- informativo, è anche vero che l'insegnante non può essere "statico" ma deve adattarsi con naturalezza alle nuove situazioni ed esigenze sociali, storiche, culturali che, di volta in volta, fanno capolino. 2) Se dovessimo definire il metodo della scuola di Barbiana, visto che non esiste, mi verrebbe da dire, sulla base di quanto affermato su, che potremmo parlare, in generale, di metodo induttivo...... Insegniamo ai nostri alunni a porre delle domande, ad amare il lavoro, a chiedersi il come e il perché, a trovare da soli certe risposte, a partire da un elemento della realtà per arrivare ad una conoscenza completa.... ad essere protagonisti.... Accendiamo in essi la luce della curiosità e degli stimoli... e ci lasceranno di sicuro a bocca aperta........... Rita Pagina 36 Incontro l’ing. Ieranò, l’unico docente delle superiori partecipante al viaggiostudio, in Piazza Dogana a Roccella Jonica. La riflessione, invece di scriverla, preferisce sintetizzarla oralmente. Mi offro di trascriverla come segue: “Uno dei momenti toccanti del viaggio-studio a Barbiana – dice Domenico - è stato l’incontro con Edoardo e, in particolare, il racconto del suo primo incontro con il Priore. L’educatore, che accoglie il ragazzo accompagnato dal cognato, non si limita alle frasi di circostanza, ma sottopone il nuovo arrivato a Barbiana ad un vero e proprio interrogatorio: quanti sono i componenti la famiglia; se per studiare possiede uno spazio ad hoc; se in famiglia circolano libri e/o giornali, ecc.. Alla risposta del ragazzo di non possedere nulla di quanto elencato, don Lorenzo Milani poggia letteralmente il capo sulla spalla di Edoardo e gli spuntano le lacrime. E’ una scena che dà l’idea plastica di una figura esemplare di educatore che, non a caso, adotta il motto: “I Care!”, mi interessa, mi sta a cuore … L’altro momento del viaggio è racchiuso - conclude l’ing. - nell’esclamazione di Giovanni, il collega di Gerace: “Barbiana dovrebbe essere una meta obbligata per ogni insegnante che sia tale!”. Condivido! Intervista di Vito a Domenico Fabio Diario di Bordo - Riflessioni