In America - Diocesi di Treviso

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In America - Diocesi di Treviso
In America (2002)
Titolo Originale: IN AMERICA; USA 2002; 103
Regia: Jim Sheridan; Sceneggiatura: Jim, Naomi e Kirsten Sheridan
Interpreti: PaddyConsidine (Johnny),Samantha Morton (Sarah), Djimon Hounsou
(Matteo), Sarah Bolger (Christy), Emma Bolger (Ariel)
Johnnye Sarah riescono ad emigrare clandestinamente dall’Irlanda ed a raggiungere
New York con le due piccole figlie. Sono costretti a vivere in uno squallido quartiere
del South Manhattan e ad accettare lavori di fortuna. Non è solo la povertà che
angustia questa famiglia molto unita: il ricordo del loro piccolo Frankie, morto accidentalmente, li
riempie di angoscia. Ma ora Sarah sta aspettando un altro figlio....
Valori e Disvalori:I componenti di una famiglia traggono l’uno dall’ altro la forza per superare difficoltà
materiali e dimenticare un doloroso passato
Pubblico Maggiorenni: Per una scena esplicita di amore coniugale, minacce con il
coltello e spaccio di droga
Giudizio Tecnico: Ottima la sceneggiatura e la recitazione. Qualche scivolata in un
sentimentalismo troppo privato.
“Era come entrare in un altro pianeta” ricorda Christy, la più grande delle figlie di Johnny, abbagliata
dalle luci di New York di notte, appena arrivati nella loro terra promessa. Venduta la macchina, la
famiglia riesce a pagarsi l’affitto di un appartamento fatiscente da qualche parte del South Manhattan.
Molti dei vicini di casa, negri, portoricani, tossicodipendenti, travestiti, vivono solo per sopravvivere,
sono abituati a non fidarsi di nessuno. Solo qualcuno si presta a dar loro una mano. Aspirante attore lui,
insegnante lei, accettano dei lavori di fortuna in attesa di tempi migliori ma non rinunciano a mandare le
loro figlie ad una scuola cattolica. Le due bambine non si accorgono delle difficoltà, sono piene di
entusiasmo per il nuovo mondo che stanno scoprendo giorno per giorno e vogliono ancora giocare con il
papà a “Al lupo! al lupo!” come facevano in Irlanda. Christy ed Ariel, come tutti i bambini di questo
mondo, sanno ancora poco della vita ma sono esperte di sentimenti: basta loro uno sguardo del padre per
capire che è distratto, che non riesce più a giocare come faceva una volta. Johnny ha sempre davanti a sé
l’immagine di Frankie, il loro primo ed unico figlio maschio, morto forse per una loro distrazione. “Tu
recita e basta” lo ammonisce Sarah, ma Johnny si è ritratto dal dolore, rinchiudendosi nell’indifferenza ed
perdendo, se non la fede, la speranza. Sarah reagisce a suo modo suo, recupera dal suo essere femminile
lo slancio di abbandonarsi di nuovo ad un’ amore appassionato con suo marito ed a restarne incinta.
Un burbero gigante di colore, vicino di casa, diventa loro amico. Malato di Aids, vede in loro la vita e la
speranza di cui è stato privato e non tarda a rimproverare Johnny di trascurare il bene prezioso che
possiede.
La gravidanza è difficile ma Sarah vuole portarla avanti a tutti i costi, vuole che il “nuovo Frankie” viva.
Così, tempo dopo, mentre Tomaso sta portando a termine la sua esistenza, il neonato inizia la sua lotta per
vivere .
Johnny e le due bambine ora sono sul davanzale di casa, guardando la luna piena. Altre volte si sono
immaginati che Frankie stia a guardarli da lassù , come ET quando volava con la bicicletta. . Adesso sono
loro, Christy ed Ariel, che vogliono aiutare il padre a liberarsi delle ombre del passato: “Papà, di’ addio a
Frankie. Ma dillo forte, che non ti sente!”.
Il film è sceneggiato dalle stesse figlie del regista che hanno realmente vissuto da piccole una storia di
immigrazione molto simile. Lo si vede per la sensibilità con cui riescono a descriverci particolari che solo
chi ha li ha vissuti realmente poteva annotare. La bellezza del film è proprio nella forza di coesione di
questa famiglia dove tutti, grandi e piccoli danno e ricevono allo stesso tempo. C’é anche un forte senso
di speranza, a dispetto di tutte le difficoltà. Natalia Aspesi non ha potuto fare a meno di osservare che “il
film riesce a trasmettere il senso misterioso della Grazia”. Si nota volte un eccesso di sentimentalismo,
dell’intimità di una storia privata che non è riuscita a diventare una storia di tutti. La fede religiosa
sicuramente presente rischia di sfociare, in quei momenti dove la morte lascia il passo alla vita, in un
miracolismo di stile New Age. Il film è proiettato in Italia nella versione integrale . Per questo motivo si è
proposta la visione ai maggiorenni per via di una scena di amore esplicito e la rappresentazione di un
ambiente violento e degradato (tossicodipendenti in cerca di droga, una minaccia con il coltello)
Franco Olearo