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Tre partite
Ci sono tre partite nelle urne di oggi e domani, diversissime per l’impatto che avranno sulla nostra vita futura.
La prima, apparentemente, sembrerebbe la più importante: che volto avrà, lunedì, l’Europa, di che colore si
tingeranno I seggi del parlamento di Strasburgo? Dopo tutto sarebbe questa, ufficialmente, la principale posta in
gioco. Nei diversi stati nazionali si vota per uno stesso parlamento, e per partiti che – più o meno chiaramente –
sono collegati tra loro. Insomma, dalle urne dovrebbe uscire una coalizione vincitrice, un nuovo equilibrio nei
rapporti tra destra, sinistra e centro. In realtà, proprio questo risultato interessa poco alla gente. L’elettore
medio è pochissimo e male informato su quello che concretamente si decide ogni giorno a Strasburgo. Si tratta
di scelte che hanno un enorme impatto sulle nostre economie, ma restano lontane, tecnocraticamente distanti
dalla percezione comune. Per due giorni I giornali ci daranno resoconti dettagliatissimi, tabelline, raffronti. E
certamente ci sarà qualche commento sul vento che soffia, se le difficoltà in cui versa la sinistra in Francia come
in Inghilterra e in Italia usciranno confermate e l’Europa si sveglierà ancora più a destra. Poi però, rapidamente,
l’attenzione si sposterà sulla seconda partita, l’analisi dei rapporti di forza tra centrodestra e centrosinistra in
casa nostra.
I numeri che si staglieranno più nitidi nella testa dell’elettorato riguardano le percentuali conquistate dai due
partiti maggiori. Dove si fermerà l’emorragia del partito che fu di Veltroni e che oggi Franceschini cerca di
tenere disperatamente a galla? E il Pdl che Berlusconi ha varato dichiarando di volerlo portare rapidamente oltre
il 50% riuscirà davvero a fare il pieno di cui il Cavaliere continua a dirsi arciconvinto? Sul piano istituzionale,
questa conta è del tutto virtuale. Ma in politica I numeri seguono, spesso, una logica diversa. E su questo
secondo fronte la logica è fin troppo chiara. Il Pd teme di implodere, di non reggere a un risultato che lo collochi
troppo lontano dalla sconfitta dignitosa di un anno fa. Dividersi all’indomani del voto sarebbe un clamoroso
suicidio. Ma non è chiaro se il gruppo dirigente è in condizione di reggere all’urto di una nuova disfatta.
Molto dipenderà dalla terza, e più importante, partita. Il confronto tra PD e Pdl ha soprattutto un impatto
simbolico, potenzialmente deflagrante ma, sul piano del potere reale, ininfluente. Ma le migliaia di sfide che si
giocano a livello amministrativo cambieranno, per I prossimi cinque anni, la geografia del potere locale. Con tre
scenari diversi nelle tre aree territoriali del paese. Nelle regioni che furono rosse e che sono, fino ad oggi,
rimaste un baluardo del centosinistra, per la prima volta Berlusconi sta provando a dare la spallata. Se
cadessero Firenze e Bologna, l’Italia non sarebbe più la stessa e la sinistra sarebbe costretta a ripartire da zero.
Meno drammatica ma molto muscolare è la competizione interna al centrodestra che contrappone la Lega al
Pdl. Il cavaliere ha avuto, fino a ieri, tutte le strade spianate. Ma le sue mire espansionistiche urtano contro
l’indipendenza di Bossi. Che non ha nessuna intenzione di farsi annettere e anzi punta, a sua volta, a crescere
per aggiudicarsi almeno una delle due regioni chiave che oggi Berlusconi controlla. Manca soltanto un anno per
decidere I presidenti di Lombardia e Veneto, e il Senatur non vuole certo restare alla finestra.
Infine, c’è il voto al Sud. Il fattore più anomalo negli ultimi quindici anni di elezioni in Italia è stata la tenuta
costante del centrosinistra in tutto il Mezzogiorno continentale. A cominciare dalla conquista di Napoli, difesa
con successo ad ogni tornata elettorale: comunale, regionale, provinciale. Nell’equilibrio tra destra e sinistra, il
Sud riveste un ruolo chiave. E’ probabile che l’armata berlusconiana non riuscirà a sfondare le linee difensive in
Toscana e Emilia. E, tra il Po e il Piave, dovrà guardarsi le spalle e I fianchi dalle insidie di Bossi. E’ al di sotto del
Garigliano che la destra cercherà l’affondo decisivo. Con quale esito, saranno gli elettori a deciderlo
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