Il Pdl scopre le primarie, e diventa subito una farsa

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Il Pdl scopre le primarie, e diventa subito una farsa
POSTE ITALIANE S.P.A. - SPED. IN ABB. POST. 353/2003 (CONV. IN L. 27.02.2004, N.46)
ART.1, COMMA 1, DCB ROMA
SABATO 4 GIUGNO 2011
seven
S TA M P A
BLOG
TV
Calcio, sesso
e politica:
il triangolo
perfetto del potere
Pirati informatici
all’attacco,
in Italia
e all’estero
Il racconto
di Twitter
non funziona
in televisione
Tuttii all’inseguimento
ll i
i
del
d l Pd.
d Berlusconi
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i mette lle manii avanti:
i attentii aii bbrogli
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A
GRAN BRETAGNA
Il Pdl scopre le primarie,
e diventa subito una farsa
La manovra
la facciano
da soli
Appena nominato, Alfano già travolto da sondaggi e concorrenti
U
P
er il momento, la democrazia
per il Pdl è solo un giochino
su Internet. Un divertissement come gli ottomila gazebo che servirono a scegliere il nome dell’unico
partito nato su un predellino: tre
milioni i voti proclamati, nonostante non se ne ricordi traccia. Un
giochino che però ha già provocato
il caos nella compagine berlusconiana, al centro come in periferia,
fino a dilagare sui giornali “amici”
e su siti e blog. La nomina di Angelino Alfano a segretario politico,
La sinistra in blu
tra Picasso e Miles
Davis. Parla Maurice
Glasman, ideologo
di Ed Miliband
FILIPPO SENSI
A PAGINA
5
insomma, è servita a ben poco, se
non ad aprire la caccia contro di lui
da parte dei numerosi contendenti, che già si contendono il trono a
suon di clic, in attesa di avere in
mano armi più efficaci. Ma soprattutto, in attesa che ci sia realmente un trono da contendersi. Il Cavaliere non ha intenzione di schiodare, anche se ormai la situazione
gli è chiaramente sfuggita di mano. Garantisce un aggiornamento
dello Statuto del Pdl «per tener
conto dell’integrazione delle varie
NEWS ANALYSIS
Rabat,
la repressione
del governo
non paga
LAPO
PISTELLI
È
difficile per un dirigente politico dover scegliere se affrontare la tragedia dell’affondamento
del barcone di migranti al largo di
Kerkennah con il realismo pessimista di chi analizza una sequenza di fatti o con la determinazione
ideale di chi intende cambiare la
realtà. È difficile soprattutto trovare la chiave per legare la durezza
dell’oggi alle condizioni per un
domani diverso.
Il canale di Sicilia inghiotte da
anni un tributo assurdo di vite
umane che cercano in Europa un
futuro che è impossibile costruire
nei paesi di origine. Barconi improvvisati, manovre maldestre,
gesti inumani degli scafisti hanno
alimentato questa tomba d’acqua
anche prima delle rivoluzione arabe, spesso nella indifferenza dei
media e nello scarico di responsabilità fra i paesi rivieraschi.
Una situazione insostenibile
che i fatti del 2011 hanno moltiplicato. Da un lato, il collasso delle
autorità preposte al controllo delle
frontiere, dall’altro la gestione cinica di una pressione migratoria
usata come strumento di ricatto e
di conflitto hanno intensificato
una pressione verso la quale l’Europa, la politica restano ostinatamente sorde e cieche.
Ogni strage genera una discussione fatua, un fiorire di dichiarazioni e di editoriali, che restano
però lettera morta rispetto alla necessità di approntare in tempi certi e rapidi gli strumenti adatti per
gestire questa pagina della storia.
Poi la discussione cala d’intensità,
l’attenzione volge altrove in attesa
della prossima strage degli innocenti.
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TIZIANA BARRUCCI
Ormai anche
Pechino
pensa al dopo
Gheddafi
LORENZO BIONDI
Ferito il presidente Ali Saleh
Assad risponde
col sangue
al fronte
di Antalia
nel corso di un assalto
contro i suoi palazzi nella capitale dello Yemen, Sana’a. Il presidente «sta
bene» – ha detto un portavoce del governo – ma è stato ricoverato in ospedale. Negli ultimi dieci giorni gli scontri in Yemen hanno fatto almeno 135
LORENZO TROMBETTA
morti.
A PAGINA
Il segretario
deciso dall’alto
FEDERICO ORLANDO
Quella strana
febbre del Pdl
FRANCESCO LO SARDO
ALLE PAGINE
2E6
Un paese
che studia poco
LUIGI
BERLINGUER
L
a recente indagine Istat non va
superficialmente archiviata.
Sono d’accordo con coloro che definiscono quei numeri «una lezione per la politica» perché rivelano
moti e patologie profonde della
nostra società.
SEGUE A PAGINA
Cetriolo
Il ministro dell’agricoltura qui è
uno dei Responsabili. Garantito
che il cetriolo lo rifila a qualcun
altro.
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❱❱ UN SAGGIO DI CARLO FORMENTI ❰❰
Un ciellino a Milano
Proletari digitali
O
rmai per Milano è praticamente fatta. Il giudizio è unanime. Sia nel palazzo apostolico
vaticano sia nella curia ambrosiana
si dà per certo che il successore di
Dionigi Tettamanzi sarà l’attuale
patriarca di Venezia, Angelo Scola.
Ufficialmente, per rispettare il criterio della terna da sottoporre al
papa, accanto al suo nome ne resistono altri due, ma Benedetto XVI
ha deciso. E ha deciso come suo
solito: puntando sulla conoscenza
personale. Joseph Ratzinger stima
Angelo Scola dai tempi di Communio, la rivista teologica internazionale che l’attuale papa fondò nel
1972 con Hans Urs von Balthasar
e Henri de Lubac e della quale Scola è stato collaboratore fin dall’inizio. Lo stesso cardinale canadese
Marc Ouellet, attuale prefetto della
congregazione per i vescovi (cioè
colui che, in base al protocollo,
dovrà formalmente presentare al
papa il nome prescelto per Milano)
è stato a sua volta collocato da Benedetto XVI in un ruolo tanto delicato anche in virtù dei meriti acquisiti come collaboratore di Communio.
SEGUE A PAGINA 6
MASSIMILIANO
PANARARI
E
6
ROBIN
❱❱ SCOLA DOPO TETTAMANZI: UN AZZARDO? ❰❰
ALDO MARIA
VALLI
STEFANO
MENICHINI
CENTRODESTRA
anime politiche», promette l’avvio
dei congressi e non si dice contrario alle primarie, «purché si arrivi
a essere certi che i votanti non
siano infiltrati della sinistra». Scajola frena («Non sono un assertore»), ma Alfano sembra essere
lanciato: «Comincerò a lavorare
immediatamente per trovare le
regole giuste». Sempre ammesso
che possa farlo, perché, ci tiene a
ricordare Berlusconi, lui «avrà tutti i poteri che gli verranno delegati dal presidente».
A PAGINA 2
LA RIVOLTA NELLO YEMEN
Le stragi
dimenticate
SEGUE A PAGINA
ANNO IX • N°110 • € 1,00
D.L.
se, accanto ai “felici e sfruttati”
(in verità, sempre più consapevoli delle condizioni cui vengono sottoposti, e, dunque, piuttosto
infelici), ci fossero anche, non pochi, “felici e realizzati”?
Carlo Formenti, studioso acuto
e di lunga data della sociologia
della rete e delle nuove tecnologie
nelle loro implicazioni sociopolitiche (professore di Teoria e tecnica dei nuovi media all’Università
del Salento), ha pubblicato un libro che suona come un manifesto,
senza appello (e colmo di rimorsi),
sulle sorti funeste e regressive della Rivoluzione digitale. Il senso del
suo Felici e sfruttati (Egea, pp. 150,
euro 18), infatti, è tutto racchiuso
nel sottotitolo “Capitalismo digitale ed eclissi del lavoro”, che ci induce a inserirlo – l’autore non ce
ne voglia… – nella categoria dei
“neoapocalittici” della rivoluzione
digitale, dopo essere stato annoverabile, per un lungo periodo, tra i
neointegrati della stessa (seppur
in una versione via via sempre più
critica, fino al suo penultimo libro,
Cybersoviet, uscito da Cortina nel
2008).
SEGUE A PAGINA 10
n fantasma si aggira per
l’Italia. È la manovra da 40
miliardi che l’Europa ci chiede,
che Draghi ha severamente
rammentato al governo, e che
rimane rigorosamente fuori dallo scoppiettante dibattito nel
centrodestra su primarie sì, primarie no, primarie dove.
A noi, che ci siamo passati, fa
perfino tenerezza l’entusiasmo
da neofiti dei pretoriani che si
sentono liberi solo perché pronunciano frasi fino a ieri proibite. Sembrano bambini che godono a dire le parolacce. Primarie.
Candidati. Competizione. Quando le primarie le faceva il Pd, per
la destra erano solo la prova delle
divisioni
interne del
Aiutarli? No, centrosinistra. Ora,
è un prezzo
per vie mitroppo alto da s t e r i o s e ,
pagare anche dovrebbero servire a
per liberarsi
salvare la
di Berlusconi leadership
di Berlusconi stile
’94, cioè la più autocratica che si
conosca (il nesso fra lo strumento e l’effetto desiderato non è
chiaro, ma per una volta non dovete chiederne conto a noi).
Torniamo alla manovra, però.
Dovrebbe essere l’argomento
principe del dibattito pubblico,
invece è come se potessimo farne
a meno. E quando Tremonti la
tirerà fuori, anch’essa sarà triturata nelle polemiche sul ruolo di
La Russa, i poteri di Alfano e le
ambizioni di Alemanno.
Stia bene attento, per parte
sua, il Pd. Il senso di responsabilità è cosa buona e giusta e il
centrosinistra, si sa, ne è pervaso come nessun altro. Ma qualche perplessità sorge quando
leggiamo la disponibilità di
D’Alema a farsi carico di una
parte dell’onere di dare dispiaceri agli italiani. Si tratterebbe, in
volgare, di pagare l’allontanamento di Berlusconi da palazzo
Chigi con una compartecipazione alla stangata d’estate.
Ora, a parte che stiamo parlando di nulla (visto che nessuno a destra raccoglie simili offerte), siamo sicuri di volerci
prendere questa rogna nella parte di legislatura che rimane,
consentendo per di più a Berlusconi di liberarsene e quindi di
rimettersi a girare l’Italia per
denunciare non solo l’ennesimo
ribaltone ma anche il ritorno al
potere dei dracula fiscali?
Chiuso in redazione alle 20,30