Leggi l`articolo - Linda Lanzillotta
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Linda Lanzillotta ad Affari:“Il Pdl mostri responsabilità” Di Marco Scotti “Per me può anche andare bene che il Pdl si prenda 24 ore di riflessione per capire al meglio come gestire la propria esperienza di governo. Purché poi, però, mostri senso di responsabilità”. A dirlo è Linda Lanzillotta, vice presidente del Senato e senatrice eletta nelle liste di Scelta Civica. Senatrice, il Pdl ha chiesto a gran voce lo stop di un giorno ai lavori del Parlamento La vicenda sta precipitando. È da ieri sera che si susseguono queste voci che stanno disorientando un po’ tutte le forze politiche. È legittimo che il Pdl si dedichi a una riflessione nelle prossime 24 ore, ma non trovo legittimo che ci si blocchi di fronte alla vicenda di Berlusconi. Abbiamo una situazione molto complessa dal punto di vista economico e sociale, non possiamo dare il segno di un paese preso dal panico. Anche il Pdl deve farsi carico delle responsabilità del Governo di cui fa parte, in un momento di grande difficoltà come quello che stiamo vivendo. Lei pensa che se, al posto di Silvio Berlusconi, ci fosse un qualsiasi altro cittadino la Cassazione avrebbe aspettato il “ritorno dalle vacanze”? Mi attengo a quello che ha detto la Cassazione: è prassi fissare l’udienza per evitare la prescrizione. Dal momento che l’ultima udienza utile prima che scattasse la prescrizione del primo reato era molto ravvicinata, è stata fissata la prima udienza per il 30 luglio. Mi stupisco che i legali di Berlusconi non abbiano valutato questa possibilità che è sotto gli occhi di tutti. Non ci vedo niente di persecutorio, forse non era stato fatto bene il conto rispetto alla prescrizione dei singoli reati. Diciamo che è stato accolto da Berlusconi, dai suoi legali e dal Pdl tutto come un fulmine a ciel sereno. A questo punto si andrà a nuove elezioni? Io mi auguro che prevalga la consapevolezza di quelli che sono i problemi veri dell’Italia: bisogna affrontare l’emergenza sociale ed economica, oltre che la crescita. Nei giorni scorsi Saccomanni ricordava che vi sarà un’inversione di tendenza tra la fine del 2013 e l’inizio del 2014: se non si mettono in moto le politiche giuste, la prospettiva è di perdere l’inversione del ciclo. Questa è una responsabilità che non ci possiamo assumere. Il segnale arrivato da S&P non va drammatizzato, perché si basa su dati già noti e quasi vecchi, ma mette un accento sul fatto che un paese con un alto debito, rischia di non riuscire a ripagarlo se non cresce. Mercato del lavoro, investimenti nelle infrastrutture, economia digitale: questi sono i temi portanti dell’azione di governo, non certo l’Imu e l’Iva su cui si sta dibattendo da troppo tempo. A proposito di investimenti, che cosa pensa degli F35? Io credo che bisogna andare avanti sulle decisioni prese. Una delle anomalie italiane è quella di tornare indietro sulle decisioni già prese. Un investimento di questo tipo implica una programmazione pluriennale, con tutto ciò che questo comporta. Coloro che si oppongono a questi programmi sono quelli che poi vanno a manifestare per mantenere l’occupazione in quelle aziende che sono coinvolte in questo programma. È utile ridimensionarlo, così come è stato fatto, ma è necessario mantenerlo. Naturalmente la prospettiva è quella della difesa europea, e quindi di un’ottimizzazione delle risorse pubbliche negli investimenti militari. L’Italia però deve potersi proteggere e deve poter tutelare quelle zone in cui sono ancora in corso dei conflitti. Per altro tutto quello che sta succedendo nel mediterraneo meridionale ci dimostra come gli investimenti in materia di Difesa non possano essere accantonati. Nei giorni scorsi lei ha denunciato i ritardi del progetto “Italia 2.0”, ovvero gli investimenti in banda larga e digitalizzazione del nostro paese. Che tipo di ritorno economico potrebbero avere per l’Italia? Un ritorno eccezionalmente alto, perché l’investimento nelle reti genera di per se stesso una capacità di crescita, di innovazione e di lavoro per lavoratori ad alta formazione. Noi dobbiamo affrontare le politiche su sostegni al reddito alla popolazione a bassa istruzione, ma il futuro è nelle professioni legate al digitale, che non è solo l’informatica, ma anche il manifatturiero, il turismo, la cultura. Non possiamo perdere un altro decennio, dobbiamo uniformarci all’Europa 20-20 prima che sia troppo tardi. Da questo punto di vista, come vede un eventuale scorporo della rete Telecom? Lo scorporo della rete Telecom sconta il peccato originario di non essere stato fatto precedentemente. È avvenuto tra Snam ed Eni, tra Terna ed Enel: va fatto, a patto che vi sia una cooperazione di investimenti privati e pubblici, non solo per sostenere il debito di Telecom. D’altronde, è un’azienda privata che, proprio per le politiche che ha perseguito nel passato, ha generato questo alto livello di indebitamento. Infine, una panoramica sui servizi pubblici locali e, soprattutto, sul servizio idrico Io penso che dal punto di vista normativo le regole comunitarie vanno recepite e poi bisogna fare i conti che tanto più sono scarse le risorse pubbliche, tanto più le regioni colpite da questa scarsità di fondi soffrono. Il blocco degli investimenti privati sta determinando una crisi drammatica soprattutto nel Mezzogiorno, dove le infrastrutture di questo tipo sono veicoli di sviluppo. Penso che anche qui l’approccio molto demagogico, a seguito del referendum del 2011, sul regime delle infrastrutture di adduzione e distribuzione, che devono coinvolgere investimenti privati, si sta rivelando un boomerang per il paese. Senza capitali privati, non si può pensare di invertire la rotta.