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Il ritorno dello zar
DOSSIER
l sole picchia forte, sulle pietre levigate dal tempo. Dopo un inverno anomalo, lungo e piovoso, a Gerusalemme è sbocciata la primavera: caldo, sole e un clima secco,
ai margini del deserto. Ammassati sulla piazza del Santo
Sepolcro, i pellegrini si affrettano a entrare nella frescura del tempio come fossero sciami d’api, che a ranghi sempre più serrati s’incanalano nel portone che immette nel
luogo forse più rappresentativo del culto cristiano. Le
donne indossano tutte un fazzoletto annodato sotto il collo, quasi sempre di colore chiaro e di cotonina, retaggio
della tradizione ortodossa, russa ortodossa. Perché sono
loro, i russi ortodossi, i protagonisti del caldo e secco aprile di Gerusalemme. Fanno la parte del leone nei numeri
del turismo religioso, in aumento costante da anni, e che
Israele cura con particolare attenzione, visto il peso che
ha sulla bilancia economica del Paese.
I pellegrini russi si accalcano attorno alla prima tappa
del percorso devozionale, la Pietra dell’unzione, una lunga pietra di forma rettangolare, reliquia della Passione, ritenuta il luogo dove avvenne la preparazione del corpo
di Gesù prima della sepoltura. Gli oggetti comprati poco
prima nei negozietti del Quartiere cristiano vengono strofinati con cura e fede sulla pietra, ormai lucida per i milioni di mani che l’hanno toccata. Mani, occhi lucidi, candele sottili di cera scura: i gesti e i volti della venerazione ortodossa sono la plastica rappresentazione della pre-
liana e vuole assumere un ruolo sempre più rilevante. Attraverso l’azione del partito nazionalista
Yisrael Beitenu sta spostando ancora più a destra
l’asse della politica. Una storia fatta di ondate migratorie, dall’Urss prima e dalle sue macerie poi,
che sta cambiando in parte il volto di un Paese che
dell’assimilazione aveva fatto uno dei pilastri della costruzione sionista.
25
0
ISRAELE
25
0
100 km
Indicatori politici
LIBANO
50
Haifa
Nazareth
M ar
M editerran eo
AREA
20.770 km
POPOLAZIONE
7.590.758 (stima 2012)
ETÀ MEDIA
29,4 anni
RELIGIONE
Hadera
Netanya
Tel Aviv
Ebrei 75,6%, musulmani 16,9%,
Getty Images / I. Yefimovich
Repubblica parlamentare
SUFFRAGIO
Universale (18 anni)
CAPO DI STATO
Shimon Peres (luglio 2007)
CAPO DI GOVERNO
Binyamin Netanyahu (marzo 2009)
PIL
(nominale) $ 239 mld (stima 2012)
INFLAZIONE
1,9% (stima 2012)
Pellegrini russi al Santo Sepolcro.
100
L ago
di T ib eriade
massimo
rischio
CISGIORDANIA
Ramalla
GERUSALEMME
Gericho
Ascalona
Deserto
Gaza della
Striscia
Giudea
di Gaza
M ar
M orto
cristiani 2%, drusi 1,7%, altre 3,8 %
FORMA DI GOVERNO
50
46
minimo
rischio
Dimona
GIORDANIA
EGITTO
Golf o Eilat
di A q ab a
45
39
ISRAELE
Deserto
del Negev
Political Risk & Country Analysis - UniCredit
SIRIA
Galilea
2
100 km
50
Sicurezza
una componente di primo piano nella società israe-
Efficacia governativa
La comunità di origine russa rappresenta ormai
Stabilità politica
di Paola Caridi
Ap Photo / T. Todras-Whitehill
Mosca-Gerusalemme, I
andata e ritorno
ARABIA SAUDITA
La stabilità della coalizione
di governo, continua
ad essere minacciata
dalla frammentazione interna.
Le turbolenze regionali
e la situazione politica
nei Territori palestinesi pongono
crescenti sfide per il Paese.
Valori di riferimento: primo paese
Norvegia, ultimo paese Somalia
0
Corruzione
Indipendenza
della giustizia
36
12
su 183 Paesi
su 142 Paesi
Qualità
della burocrazia
minimo
rischio
1
massimo
rischio
Eiu, Onu, Wb, Wef, Heritage Foundation, Transparency International, Global Peace Index
A FRONTE Turisti russi nella Città Vecchia di Gerusalemme.
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east . rivista europea di geopolitica
numero 42 . giugno 2012
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Il ritorno dello zar
DOSSIER
Sicurezza
Efficacia governativa
Stabilità politica
senza russa a Gerusalemme, che è andata ben oltre, nella
chitettonico fuori dalle antiche mura cinquecentesche di
storia della città “tre volte santa”,
il fenomeno
Solimano. Un ruolo minacciato solo dalla grandeur franIndicatori
politicidell’emiPolitical Risk & Country Analysis - UniCredit
grazione dall’Unione Sovietica verso Israele. A Gerusacese, che non a caso si mise a costruire il suo ostello per i
100
lemme non ci sono dunque solo
russi ebrei.
proprio tra il compound russo e le mura.
massimo
La pellegrini,
stabilità della coalizione
rischio
di governo,
continua
Consideriamo, ad esempio, il cuore della città moderLe potenze
europee, insomma, volevano dividersi le
ad essere minacciata
na: un complesso architettonico imponente, di cui si vespoglie
di uninterna.
impero, quello ottomano, che tutti pensavadalla
frammentazione
Le no
turbolenze
regionali
dono ancora tracce consistenti appena fuori dalle possenagonizzante.
La storia andò in modo molto diverso da
e la situazione politica
50
45quelle che
46abti mura ottomane di Solimano il Grande,
che avevano
neiquello
Territori palestinesi
pongono immaginato le diplomazie dell’epo39
crescenti
sfide
per il Paese.
bracciano la Città Vecchia. Appena oltre la Porta Nuova,
ca. La
Rivoluzione
russa e la Prima guerra mondiale dein direzione della strada più commerciale
di
Gerusalemcretarono
un
netto
ridimensionamento
del ruolo di Mominimo
Valori
primo paese Mentre la storia di Israele avrebbe in
rischio
me – la via Jaffa – emerge un insieme
di edifici singolari
scadiariferimento:
Gerusalemme.
Norvegia, ultimo paese Somalia
0
che convergono tutti verso una chiesa, ora semicircondaseguito riattivato la presenza russa, dal primo sionismo
Indipendenza
Qualità immigrazione della fine del Novecento.
ta da un parcheggio: la chiesa Corruzione
russa. Attualmente
hanno
alla recente
della burocrazia
della giustizia
una destinazione d’uso differente rispetto a quella origi- minimo
massimo
36di Gerusalemme,
12 del rischio 1 li europei, che
rischio
pensavano di poter mettere le mani su
naria. Si tratta di uffici del comune
su 183 Paesi
su 142 Paesi
Gerusalemme, insomma, nella città santa ci sono anMuseo della resistenza clandestina
sionista al
Mandato
Eiu, Onu, Wb, Wef, Heritage Foundation, Transparency International, Global Peace Index
cora, certo. Ma indossano i cappellini che i gruppi di pelbritannico e di un centro della
polizia israeliana per interlegrini calcano sulla testa per riconoscersi fra loro e non
rogatori e detenzione, in cui vengono condotti i palestineperdersi. Eppure, a Gerusalemme è ancora una volta l’arsi, non a caso chiamato in arabo Moscubiyya. Quando venchitettura, all’alba del terzo millennio, ad assumere un
ne costruito, nella seconda metà dell’Ottocento, il comsimbolico ruolo politico. Com’è successo con il Cortile di
pound russo ospitava ostelli per pellegrini, la residenza
Sergej. La torretta dell’ospizio per i pellegrini vip della
diplomatica, la chiesa. Doveva rappresentare la potenza
Russia zarista è nascosto, oggi, dalla Gerusalemme condella Russia zarista ed era il più imponente complesso ar-
Indicatori sociali
Business Environment
ia
No
rv
eg
ia
Disordini sociali
1°
1°
Sv
izz
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1°
Is
la
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1°
1°
Fin
la
nd
minimo
rischio
17
63
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2
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massimo
rischio
Si registrano proteste negli ultimi mesi. Le principali
cause: malcontento per la non equa distribuzione
della ricchezza e per l’inefficienza parlamentare.
35
Popolazione in carcere
55
molto
basso
molto
alto
2,5
Facilità nel
concludere affari
su 183 Paesi (1° Singapore, 183° Chad)
Maggiori difficoltà
nella “gestione dei permessi
di costruzione”,
“registrazione delle proprietà”
e “esecuzione dei contratti”.
22
Competitività
globale
(ogni 100.000 abitanti)
su 142 Paesi (1° Svizzera, 142° Chad)
Distribuzione
della ricchezza
Tasso di
alfabetizzazione
(indice Gini)
187° Congo
179° Eritrea
135° Yemen
Sviluppo umano
Libertà di stampa
Disparità di genere
84
Ap Photo / T. Todras-Whitehill
G
%
143° Qatar
142° Haiti
di seggi
occupati da donne
nei Parlamenti nazionali
Fuga di cervelli
39,2
97,1%
Miglioramenti occorrono
per le istituzioni,
la qualità dell’istruzione
ed il contesto macroeconomico.
1° Seyshelles (19)
Ultimo Comore (64,3)
Saldo migratorio (netto)
Utenti di internet
273.635
4,98 milioni
48
Libertà
economica
su 179 Paesi
(1° Hong Kong, 179° Corea del Nord)
east . rivista europea di geopolitica
temporanea: il parcheggio attorno alla chiesa ortodossa
della Santa Trinità; il muro di cinta del centro di detenzione; e poi la recinzione di ondulato, che copre alla vista
dei passanti un cantiere mai finito, anzi interrotto, e iniziato – guarda caso – da un russo, Lev Leviev, controverso tycoon che ha fatto fortuna con i diamanti in Angola.
Voleva costruire un residence di lusso nel cuore di Gerusalemme, ma i lavori si sono fermati dopo lo scavo per
le fondamenta. Leviev ha fatto un accordo con le banche
e i soldi anticipati da chi avrebbe voluto un appartamento con vista sulla Città Vecchia sono stati restituiti. Dunque, il vecchio ospizio fatto costruire dal granduca Sergej, fratello dello zar Alessandro III, funge oggi da testimone dei mutamenti urbanistici, edilizi, di destinazione. Ed è diventato, col tempo, il simbolo di ciò che è cambiato nel rapporto tra Tel Aviv e Mosca, tra lo Stato di
Israele e la Russia di Vladimir Putin.
numero 42 . giugno 2012
Turisti russi nella chiesa del Santo Sepolcro.
Perché il cosiddetto Cortile di Sergej, che fino a pochi
mesi fa ospitava uffici ministeriali israeliani, è stato restituito circa un anno fa alla Russia, con un beau geste molto gradito a Mosca e meno ad alcuni settori della destra
israeliana, da sempre contraria alla restituzione di qualsiasi pietra di Gerusalemme.
Perché un simbolo? Di significati politici, il Cortile di
Sergej ne ha più di uno per Putin e la sua strategia per propagandare l’immagine della Russia odierna. Per Israele,
invece, rappresenta un modo per curare con attenzione
il rapporto con un Paese che negli anni è diventato l’ago
della bilancia in diversi dossier, diplomatici e geopolitici. Iran, anzitutto, ma da un anno anche Siria, invischiata in una rivoluzione (e in una repressione) senza fine.
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Per lungo tempo, prima dell’insurrezione siriana, Mosca aveva giocato una complessa partita a scacchi con Tel
Aviv, sostenendo (anche militarmente) il regime di Bashar el Assad, ma senza mai urtare eccessivamente Israele, dove la componente russa è andata assumendo un rilievo via via sempre più importante, che dapprima era
dovuto in gran parte alla presenza imperante (e a volte
imbarazzante) dei tycoon israeliani di origine russa, e che
ora invece è evidente forse più sul piano politico che su
quello economico. Il clima è senza dubbio cambiato
quando sulla scena politica israeliana si è affacciato un
nuovo attore che, programmaticamente, ha convogliato
su di sé il peso di una larga fetta dell’elettorato russo. Si
tratta di Yisrael Beitenu, il partito di Avigdor Lieberman,
che ha visto una crescente e inarrestabile ascesa negli ultimi anni, segnando un deciso spostamento a destra del
baricentro della politica israeliana. Ha anche indicato che
l’immigrazione russa non è importante negli equilibri di
governo solo per i suoi numeri, ma soprattutto perché è
finito il periodo della quarantena, quella in cui si chiudono i nuovi olim, i nuovi immigrati in cerca di integrazione. È iniziato il periodo in cui – analogamente a quanto
accaduto ai nuovi cittadini israeliani che provenivano
dalle comunità ebraiche dei Paesi arabi (i mizrahim) – gli
israeliani della grande immigrazione dall’Unione Sovietica vogliono avere voce in capitolo. E che voce!
Yisrael Beitenu ha rappresentato – soprattutto quando
è diventato il partner più importante nella coalizione di
governo, formata dal premier Benjamin Netanyahu dopo
le elezioni della primavera del 2009 – la svolta verso un
nazionalismo di destra, soprattutto in tema di rapporti
con la minoranza araba di Israele e in merito alle questioni della cultura storico-politica del Paese. Nessuna voglia
di compromesso con le diverse componenti di Israele indirizza le proposte della pattuglia di deputati di Yisrael
Beitenu nella Knesset, da quelle sul piano educativo di
Alex Miller, ai comportamenti di Anastasia Michaeli. La
linea è una sola: l’immigrazione russa non solo vuole contare, ma vuole cambiare lo stesso modo di fare politica.
Nessun compromesso, per esempio, sulla storia della nascita di Israele, né sulla richiesta ferma da parte dei palestinesi di avere una propria narrazione sul 1948: l’indipendenza per gli israeliani, la nakba, la ‘catastrofe’, per i
palestinesi. La nakba non deve esistere, né ad Ovest, né
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– ora – a Est, così come i curriculum scolastici palestinesi nella parte occupata di Gerusalemme, Gerusalemme
Est. In compenso Israele deve riconoscere il russo, lingua
alla quale la comunità che la parla non vuole rinunciare,
affinché essa venga insegnata nelle scuole.
russi di Israele, insomma, sembrano voler infrangere
la pratica dell’assimilazione, che all’inizio dell’impresa sionista doveva rappresentare la cifra del nuovo Paese
che si andava costruendo: si dimenticava la lingua parlata nei Paesi di provenienza, a favore dell’ebraico contemporaneo, pur essendo questa una non facile impresa da
affrontare, come racconta magistralmente Amos Oz. I russi immigrati negli ultimi decenni del Novecento sono
israeliani, ma non dimenticano di essere russi. Non dimenticano la lingua, e anzi la utilizzano come strumento
di comunicazione e di riconoscimento di una precisa appartenenza culturale. Seguitano a leggerla, anche quando sul comodino trova posto un testo della letteratura
israeliana. Importano riviste russe, prodotti russi, cibo
russo: il salmone è dovunque, nei supermercati. La pratica linguistica si rafforza anche attraverso siti e canali tv
in russo, per non dire della crescita esponenziale dei “segni” in russo: segnaletica stradale, insegne dei negozi, e
da ultimo anche l’indicazione in russo sui gabbiotti del
controllo passaporti, all’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv.
I pellegrini-turisti russi sono in pratica il gruppo più
consistente ad arrivare via aereo in Israele. Perché – e non
sembra un caso – a curare il turismo russo e a farne lievitare i numeri c’è un ministro nato nella Mosca sovietica
nel 1969 e poi emigrato in Israele nel 1982. È lui, Stas Mizezhnikov, appartenente a Yisrael Beitenu, ad aver puntato il vettore del ministero del Turismo anche in direzione della Russia, sia di quella devota che di quella del tutto laica. L’importante è che i turisti affluiscano numerosi, che siano le pellegrine a Gerusalemme, coperte da un
fazzoletto di cotonina, o le belle ragazze russe sulle spiagge di Eilat, che magari sfilano per un concorso di bellezza nell’unico avamposto balneare israeliano affacciato
sul Mar Rosso. Se il confronto con le mete egiziane del Sinai – Sharm el Sheykh in testa – potrebbe sembrare perso in partenza, ecco che il ministro Mizezhnikov si inventa Miss Turista russa: semifinale a Mosca, finale a Eilat,
alla fine di aprile. Con tanto di polemiche.
I
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east . rivista europea di geopolitica