Il braccialetto della sicurezza - Unità di gestione del rischio ASL3
Transcript
Il braccialetto della sicurezza - Unità di gestione del rischio ASL3
AZIENDE/TERRITORIO 23-29 ottobre 2007 21 TOSCANA/ I risultati della campagna per la corretta identificazione del paziente Il braccialetto della sicurezza Terapie ed esami diagnostici: evitati 333 casi di errore in tre mesi G li operatori dei Dea e delle chirurgie che hanno partecipato alla campagna per la corretta identificazione del paziente affermano che l’utilizzo del braccialetto ha evitato l’errore di scambio di pazienti in 333 casi nei 3 mesi di sperimentazione. I punti in cui è più facile incorrere in errore risultano il trasferimento dei pazienti per esami diagnostici e la somministrazione della terapia. Questo è uno dei dati più critici emersi dall’analisi dei risultati della campagna per la corretta identificazione del paziente, coordinata dal Centro regionale toscano per la gestione del rischio clinico e realizzata insieme ai reparti di emergenza e chirurgia degli ospedali di sette aziende sanitarie (Firenze, Aou Careggi, Siena, Aou Siena, Empoli, Grosseto e Arezzo) e una struttura privata accreditata (Villanova). L’iniziativa ha coinvolto circa 250 operatori e 30.000 pazienti. La campagna prevede l’impiego di un braccialetto identificativo in polipropilene bianco su cui sono stampati in maniera permanente: nome, cognome, data, luogo di nascita, genere, reparto di ammissione, codice fiscale, e due “alert” per allergie e uso di farmaci salvavita. L’applicazione del braccialetto rappresenta solo una delle azioni della campagna, che ha previsto anche il rafforzamento di azioni essenziali per la corretta identificazione del paziente: chiamare il paziente con nome e cognome e farsi riconoscere come operatore. L’impatto organizzativo e il livello di gradimento dell’iniziativa sono stati valutati tramite la somministrazione di questionari ai professionisti e ai pazienti dei reparti coinvolti. In particolare, infermieri e medici sono stati interpellati sia dopo 45 giorni dall’introduzione dei braccialetti nelle loro strutture che a chiusura dei tre mesi di sperimentazione, al fine di verificare eventuali cambiamenti di percezione. I risultati (che si basano su 258 questionari restituiti dagli operatori e 2.680 questionari restituiti dai pazienti) evidenziano un impatto molto positivo dell’introduzione di questa buona pratica sulla sicurezza del paziente e sulle condizioni di lavoro. Quasi il totale degli operatori (94%) e dei pazienti (82,5%) sono d’accordo nel sostenere che il braccialetto migliora la sicurezza del paziente. I due terzi dei clinici intervistati sostengono anche che il braccialetto è uno strumento spesso o sempre utile per identificare il paziente. Nella seconda fase della sperimentazione aumenta del 14% il numero di persone che ritengono che sia sempre utile e diminuisce il numero degli scettici. In particolare, la presenza di un braccialetto contenente i dati essenziali per il riconoscimento è considerata fondamentale per la gestione del paziente non colla- Le risposte degli operatori Le risposte dei pazienti L’incident reporting corre sul sistema informativo I l Centro gestione rischio clinico e sicurezza del paziente sta implementando un sistema informativo sull’incident reporting. Questo sistema supporterà gli operatori e i professionisti delle aziende sanitarie nel difficile compito di gestire le segnalazioni spontanee di quasi-incidenti o incidenti senza danno ai pazienti, raccolte direttamente dagli operatori di prima linea. La piattaforma consentirà ai facilitatori del rischio clinico, ai clinical risk manager e ai loro staff di analizzare le criticità emergenti e di archiviare e condividere le soluzioni operative individuate per fronteggiarle. È un importante passo verso la prevenzione degli eventi avversi che muove dall’analisi di casi reali e, attraverso l’individuazione delle criticità sottostanti, permette l’intervento sui fattori di rischio latenti, insiti nelle strutture e negli ambienti, nelle modalità organizzative e procedurali, nella complessa interazione con le tecnologie e gli strumenti di lavoro. Il progetto risponde all’importanza attribuita anche dall’Oms (“Who draft guidelines for adverse event reporting and learning system”, pubblicato nel 2005) alle modalità di apprendimento dagli errori e dai fallimenti organizzativi. I presupposti per il successo di questo tipo di attività e strumenti sono la diffusione di una cultura non colpevolizzante, il rispetto della natura confidenziale della segnalazione all’interno di un ambiente non punitivo e la garanzia un ritorno di esperienza verso chi segnala. Il sistema di incident reporting promuove quindi il coinvolgimento attivo e diretto di tutti gli operatori, chiamati a contribuire alla costruzione di una Sanità più sicura. Il sistema informatico, che è già in sperimentazione e sarà a breve rilasciato alle aziende, è accessibile via web a tutti gli operatori che si occupano di rischio clinico e sfavorisce la raccolta di indicazioni importanti anche per la definizione delle politiche e delle linee di indirizzo regionali. Matteo Fiorani Centro gestione rischio clinico Regione Toscana borante. Nella valutazione ex post aumentano gli operatori che ritengono il braccialetto utile per il trasferimento, per gli esami diagnostici e per la somministrazione della terapia. Per quanto riguarda poi l’impatto dell’introduzione del braccialetto sull’attività lavorativa degli operatori, il 94% degli intervistati sostiene che la nuova pratica rende il proprio lavoro più sicuro. I pazienti confermano: il 75% degli intervistati dichiara di aver notato che gli operatori utilizzano il braccialetto per l’identificazione. Inoltre, più del 70% dei pazienti dichiara di essere stato chiamato per nome e cognome durante la propria permanenza in ospedale. Risulta quindi buona l’aderenza alla procedura organizzativa che accompagna l’introduzione del braccialetto e che prevede, seguendo le linee guida internazionali, il doppio controllo dell’identità del paziente, chiamare per nome e cognome e controllare i dati sul braccialetto, per le operazioni più critiche. Il presentarsi al paziente è sicuramente pratica meno diffusa tra i clinici rispetto al chiedere il nome e cognome. Difatti, i pazienti dichiarano che solo nel 50% dei casi gli operatori che li hanno in cura si presentano prima di effettuare prestazioni assistenziali importanti. La sensazione di imbarazzo scompare rispetto invece alla sensazione di maggiore sicurezza che i pazienti proverebbero. L’82% dei pazienti dichiara di non aver mai provato disagio nell’indossare il braccialetto recante i propri dati identificativi. Le informazioni maggiormente considerate utili sono il nome e il cognome, in entrambe le valutazioni gli operatori ritengono estremamente importanti gli “alert” relativi a condizioni specifiche del paziente. Il successo della sperimentazione e l’importanza della corretta identificazione del paziente per evitare errori legati allo scambio di persona hanno spinto le aziende partecipanti, e altre che si sono accodate, a estendere il progetto a tutte le aree critiche e chirurgiche in prima istanza e poi all’intero ospedale. La sperimentazione ha messo anche in evidenza che il braccialetto è fondamentale non solo a identificare il paziente ma ad avere, attraverso l’introduzione del codice a barre, una modalità efficiente, di presa in carico lungo tutto il suo percorso di cura. Per questo in futuro si prevede di introdurre un sistema “barcode” e la certificazione in ciascuna azienda della corretta identificazione del paziente come buona pratica per la sicurezza del paziente. Sara Albolino Coordinatrice campagna identificazione paziente Francesco Ranzani Centro gestione rischio clinico Regione Toscana