Furti d`arte: facile e poco rischioso rubare, assai più difficile ritrovare
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Furti d`arte: facile e poco rischioso rubare, assai più difficile ritrovare
APRILE 2000 pagina 4 LA PATATA BOLLENTE Furti d’arte: facile e poco rischioso rubare, assai più difficile ritrovare L eggiamo su ”Libertà” (quotidiano di Piacenza) del 18 febbraio 2000: ”Piacenza capitale dei furti d’arte. Rubate 1.600 opere in un anno. Piacenza é la città dell’Emilia Romagna che l’anno scorso ha subito il maggior numero di furti d’arte. E’ quanto emerge dal bilancio su truffe e furti illustrato ieri a Bologna dal vicecomandante del Nucleo tutela patrimonio artistico dei carabinieri, Giovanni Pastore. I furti sono in crescita: nel 1998 ne furono denunciati 162; sono stati 184 l’anno successivo. A Bologna, nel ‘99, ci sono stati 39 furti di ben 435 opere, prevalentemente pittoriche; 12 rubate da chiese, 26 in residenze private, e una in un ufficio pubblico. Ma in testa alla ”hit parade” regionale dei furti c’é Piacenza: 1664 gli oggetti rubati in 56 colpi. Dopo Bologna, seguono Parma con 37, Modena con 15, Reggio Emilia con 14, Ravenna con 12, Forlì con 7. Fanalini di coda Rimini e Ferrara con 2 furti. Per quanto riguarda la contraffazione delle opere, i laboratori, per Pastore, tendono a concentrarsi nella zona appenninica di San Benedetto Val di Sambro.” Quasi a riprova di quanto appena detto, su ”Libertà” del 25 febbraio leggiamo: ”Rubato in Duomo un prezioso calice. Il ladro lo ha fatto sparire prima della celebrazione della messa.” L’articolo descriveva il prezioso calice scomparso come opera d’argento cesellato del 1700 e raccontava come i ladri avessero forzato il cancello di ferro che proteggeva la cripta da cui il calice é stato sottratto. Su ”Libertà” del 26 febbraio si legge ancora: ”Cresce l’allarme per i furti d’arte nelle chiese. In San Giovanni in Canale é sparito un antico leggio. Mons. Ponzini: ”Dobbiamo correre ai ripari”. Prosegue nelle parrocchie il censimento iniziato nel 1998: ma é a quota 10mila schede contro le 60mila previste.” Ancora sul giornale del 29 febbraio: ”Nuovo colpo del ladro delle chiese: ... domenica lo sconosciuto si é appropriato di un altro leggio, che era posato sull’altare della chiesa di S.Pietro ... A Villanova Valperino sono state rubate le cornici dei quadri della Via Crucis ...” Ancora su ”Libertà” del 3 marzo: ”Il ladro delle chiese salvato dal telefonino: Tenta di rubare al cimitero, un complice lo avvisa dell’arrivo del diacono ...” e ancora, lo stesso giorno: ”Lunghe indagini dei carabinieri di Bobbio. Denunciate tre persone (tra loro anche un piacentino). Ritrovati mobili antichi rubati in quattro paesi. Scoperti a Novara e nella nostra provincia ...” Ancora il 16 marzo si legge di un furto sventato nella chiesa di San Savino dal provvidenziale arrivo del parroco, e il 18 marzo finalmente leggiamo quello che ci auguravamo da tempo: ”Preso il ladro delle chiese”, ma solo poche pagine più avanti leggiamo: ”Spariti mobili e tappeti antichi: Biana, il furto scoperto in una seconda casa chiusa da mesi”. Queste notizie si Torciera di fine ‘700 sottratta nell’Oratorio di San Rocco a Piacenza aggiungono ad altre - purtroppo numerose - di furti sacrileghi e di opere d’arte asportate in numerose chiese, in ville ed abitazioni private della città e della provincia. Tante che non ci sembra qui il caso di elencare. Né sta a noi indagare sulla fondatezza delle accuse rivolte al presunto ladro, né giudicare il fatto che, dopo il pagamento di una multa, sia stato rimesso in libertà, per poi essere nuovamente arrestato pochi giorni dopo ... quasi una telenovela. Nessun commento ci pare adeguato. Finalmente qualche notizia confortante alla fine di marzo: prima é stato scoperto in provincia un capannone stipato di pezzi sottratti da chiese e case private, poi sono stati bloccati due furgoni pieni di mobili e quadri rubati, anche di notevole valore. Nonostante le indagini e gli sforzi, sono comunque piuttosto rare le notizie di ritrovamenti. E, ben al di là del valore commerciale o storico degli oggetti sottratti, si può immaginare il sentimento che prova chi si sente violato nella sua intimità. Possiamo suggerire un primo elementare consiglio: ove non sia possibile ricorrere, per motivi logistici o economici, a stanze blindate, a caveaux, ad allarmi o a controlli con telecamere, é indispensabile procedere almeno ad un’accurata catalogazione e schedatura, corredata da foto, dei beni a rischio. Non dimentichiamoci del Klimt scomparso, ormai da oltre tre anni, dalla Galleria Ricci Oddi. E’ intenzione della nostra associazione promuovere un convegno, rivolto ai soci, ma anche ai responsabili dei musei, dell’Ufficio Beni culturali della diocesi e ai collezionisti privati, per lo studio di adeguate misure a difesa di un patrimonio artistico, storico e culturale che, al di là del valore venale, é da considerare bene comune.