“Accontentarsi di poco per vivere meglio”

Transcript

“Accontentarsi di poco per vivere meglio”
BOLERO TELETUTTO – 31 OTTOBRE 1971
Accontentarsi di poco per vivere meglio
Questa è la morale contenuta nell’ultimo 33 giri che il noto cantautore genovese sta
realizzando e che è ispirato alla famosa “Antologia di Spoon River”.
Fabrizio De André ha lasciato moglie e figlio a Genova e si è trasferito a Roma. Fa vita
da scapolo in un piccolo appartamento affittato in corso Francia. Vivendo solo soletto,
cucina da sé anche i pasti.
Come mai questa separazione?
«Nessuna crisi coniugale, per carità!» risponde il cantante. «Lo so che darò un
dispiacere ai ricercatori di scandaletti a tutti i costi, ma io e mia moglie andiamo
perfettamente d'accordo. La ragione del mio trasferimento a Roma è dovuta
unicamente al fatto che sto lavorando alla realizzazione del mio ultimo 33 giri. Un
lavoro che mi assorbe giorno e notte, senza un attimo di tregua. Mia moglie mi
raggiunge ogni tanto e si ferma solo per un paio di giorni, non di più».
Forse l'aria di Roma ti ispira più di quella di Genova, dove sei nato e dove
risiedi abitualmente?
«No, si tratta di ragioni puramente tecniche. L'ispirazione non c'entra... Sai, il mio
"arrangiatore" e di Roma, così come è di Roma un ragazzo che solitamente mi da una
mano a ritoccare e a limare i testi. Così, per evitare continui spostamenti e viaggi da
Genova a Roma, e viceversa, ho preferito stabilirmi qui per qualche mese».
E qual è questo microsolco che ti tiene tanto impegnato?
«Non al denaro, non all'amore, né al cielo. Dalla famosa Antologia di Spoon River di
Lee Masters ho tratto nove poesie, le più significative e a mio avviso le più attuali, e
sto facendone altrettante canzoni che formeranno appunto il mio prossimo LP. Tu sai
che nella sua Antologia il poeta americano fa parlare i morti, nel corso della notte,
facendo confessare loro qualcosa della propria vita: gli episodi più oscuri, i tratti più
scabrosi del carattere, cose che non avrebbero mai osato rivelare in vita. Ecco, ogni
canzone del mio disco sarà dedicata ad un personaggio diverso. È, chiaro che
attraverso questi esempi cercherò di mostrare alcuni aspetti della vita, quali: l'invidia,
l'amore, il fallimento della scienza nei confronti dell'uomo... »
Ma non pensi che sarà un 33 giri con una eccessiva dose di pessimismo?
«No. Io credo sempre nell'uomo e nelle sue risorse. Infatti ci sarà un personaggio,
Jones il suonatore, che farà da contrappeso agli altri; sarà lui a indicare la vera via alla
felicità. Vive in campagna, lontano da tutto e da tutti, assaporando la meravigliosa
musicalità che si esprime dalla natura. La morale del "mio" Spoon River è quindi
"contentarsi di poco per vivere felici". Proprio come dice Jones il suonatore... ».
Ma come ti è venuto in mente di fare un disco ispirato alla Antologia di Spoon
River?
« Vedi, l'opera di Lee Masters è di quelle che si leggono a 18 anni a scuola, senza
capirci molto. L'anno scorso l'ho riletta, scoprendone nuovi e più profondi significati.
Ecco come o nata l'idea di farne un microsolco ».
E per quanto riguarda la tua temporanea vita da scapolo come te la cavi?
«Be', non c'è male. Gli sforzi più terribili debbo compierli alla mattina, per alzarmi; poi
bene o male so prepararmi le tazzine di caffè, bevibile, di cui ho sempre bisogno.
Anche per i pasti so arrangiarmi. Non mi piace andare nei ristoranti, incontrare gente,
parlare con questo e con quello, ma in compenso sono un cuoco abbastanza esperto.
Qui, da solo, ne approfitto oltretutto per far scorpacciate di trippa alla fiorentina. A
casa non posso mangiarla quasi mai perché non piace a nessuno, ma qui... Ho anche
scoperto una macelleria che vende della trippa eccezionale! Per quanto riguarda gli
spaghetti al pesto, che per me, da buon genovese, sono fondamentali, mi affido al
pesto che porto da casa: quando vado a Genova me ne faccio sempre preparare un
bel vaso da mia moglie... L'unico inconveniente è che si sta spargendo in giro la voce
che ho il pesto. E così Paolo Villaggio, genovese purosangue anche lui, continua a
piombarmi in casa a farsi epiche mangiate di spaghetti al pesto».
Nostalgia della famiglia?
«Eh, quella sì. In questo periodo, poi, penso sempre più spesso a mio figlio Cristiano
che ha otto anni e fa la quarta elementare. È una assenza che si fa sentire... Va be',
comunque adesso è meglio che mi metta a lavorare... Se no che cosa ci sto a fare a
Roma? A cucinare spaghetti al pesto per Paolo Villaggio?».
Ruggero Bossi