io smarrito nella vita 2d

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io smarrito nella vita 2d
IO, SMARRITO NELLA VITA
Il diario di Edward e della sua incredibile avventura
NOTA: IL TESTO E’ STATO SCRITTO DALLA CLASSE 2 D,
COAUDIUVATA DALLA PROF.SSA CRISTINA CAMPANI, DURANTE LE
ORE DI POTENZIAMENTO DI ITALIANO
IL PROTAGONISTA: Edward Mc Cartey ha 12 anni ed è un tipo
molto originale. Fondamentalmente è uno simpatico ma è un po’
introverso e non ama molto stare con gli altri, specie da quando è
morto suo nonno.
Vive ad Amarillo, una cittadina americana del Texas famosa per le
sue bistecche giganti, con i suoi genitori che gestiscono un piccolo
ranch, è figlio unico e i suoi migliori amici sono il criceto Max e il
cuginetto Maicol, di due anni più piccolo.
I suoi passatempi preferiti sono il baseball, andare a cavallo (come
tutti dalle sue parti) e guardare i vecchi western alla tv.
Non ama molto la scuola ma se la cava.
Ancora non lo sa ma quello che
sta per cominciare è destinato
ad essere l’anno più incredibile
della sua vita. Un anno che lo
cambierà per sempre, e tutto
grazie ad un suo coetaneo che
gli assomiglia come una goccia
d’acqua……..buona lettura!
IL TEXAS
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15 settembre
Caro diario, oggi è il primo giorno di scuola! Finalmente dopo sei anni mollo quella
noiosissima scuola primaria e incomincio la High school!
Esteticamente, non è che sia un gran bell’edificio, anzi ha tutta l’aria di essere una
catapecchia, con le pareti marroni e quella strana forma di cubo.
Però mi hanno detto che si fanno un sacco di laboratori e che c’è una squadra di
baseball molto forte! Infatti, non a caso, anche se la scuola è bruttissima, la
palestra e il campo da baseball sono molto belli, con gli spogliatoi piastrellati di blu
e le panche e le cornici delle finestre rosse.
Gli esercizi si fanno in un perimetro pavimentato con del legno morbido che
attutisce le cadute, circondato tutt’intorno da enormi finestre.
Come da copione, sono agitatissimo, e curioso di scoprire quali saranno i miei
nuovi compagni di classe. Ti racconto tutto dopo, sono le 8.30 e devo
andare…..ciao!
Ore 17.00 Eccomi di ritorno! Sei curioso di sapere com’è andata eh?
Già all’ingresso del cubo mi sentivo in soggezione a causa dell’enorme arcata e
della scritta a caratteri cubitali “Washington high school”. Intorno a me c’erano
tantissimi ragazzi e nessuno portava il grembiulino! Che soddisfazione!
Mi sono diretto subito in segreteria dove mi è stato consegnato un foglio con la
piantina delle aule, l’orario dei miei corsi, il numero e l’ubicazione del mio
armadietto e il buono per la mensa. Mi stupisco che non ci sia un vigile a dirigere il
traffico!
Comunque, dopo soli venticinque minuti di giri a vuoto (per fortuna che mi ero
recato a scuola con un anticipo mostruoso) sono riuscito a trovare l’armadietto e
l’aula di arte per la prima ora.
L’armadietto è il 520 ed è in una posizione del cavolo dietro una colonna ma
almeno è vicino al distributore delle merendine!
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Il prof. di arte mi ha fatto una buona impressione, almeno fino al momento in cui
non ci ha fissato una verifica per la settimana prossima. Già devo incominciare a
studiare?
Tutto il giorno è stato un correre da un’aula all’altra con una finta aria di persona
completamente a suo agio in volto. A pranzo però ho mangiato tutto solo (se si
esclude un tizio che dopo cinque minuti se n’è andato e altri due che sono arrivati
quando io ero già al dolce e mi hanno dato le spalle tutto il tempo). Ma cosa vuoi
farci? Noi ragazzi della high school amiamo trascorrere del tempo da soli per
riflettere! (Maicol arriva tra due anni ciò vuol dire che mangerò da solo ancora
per soli 730 giorni, festivi esclusi!)
Nel pomeriggio stavo andando in bagno e un tale del primo anno mi ha fatto lo
sgambetto. Sono caduto e mi si sono sporcato i pantaloni. I bidelli avevano appena
lavato e tutti (anche quello grasso) si sono messi a ridere. Allora mi sono
incavolato e ho buttato contro il muro quel prepotente. Nella foga può darsi che
mi sia scappato qualche ceffone e, non so bene come, al tipo si sono rotti gli
occhiali proprio mentre passava il prof. di matematica, così malleabile che da
alcuni è ribattezzato Severus Piton. Mi ha fatto mandare in presidenza con una
nota firmata. Primo giorno di scuola: ho già fatto la figura del bullo senza avere
colpa, mia mamma si è arrabbiata e mia ha messo in punizione fino a mercoledì e
inoltre dovrò ripagare gli occhiali del tizio con la mia paghetta. Uffa uffa uffa!
Comunque quel tizio lo avevo già notato alla seconda ora perché frequentiamo lo
stesso corso di storia. Hai presente quei tipi che si danno un sacco di arie e
vestono con pantaloni finto sdrucidi, maglietta, cardigan largo e berrettino? Beh,
lui è uno di quelli. Guarda tutti con quell’aria di superiorità che io proprio non
sopporto e si da delle arie perché viene da Boston. Tutto questo ce l’ha spiegato il
professor Stevenson, un attimo prima di ammorbarci con la sua odiosa spiegazione
sulla seconda guerra mondiale (faccio storia da un’ora e già vorrei bruciare il
libro!)
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SCHEDA TECNICA
L'ordinamento scolastico negli Stati Uniti prevede un corso di studio di 12 anni di istruzione, articolati
in 4 possibili schemi:
1.
sei anni di scuola elementare, seguiti da tre anni di junior high school e tre anni di senior high
school l (6-3-3); è lo schema più diffuso.
2.
cinque anni di scuola elementare, seguiti da tre anni di middle school e quattro anni di high
school (5-3-4);
3.
4.
sei anni di scuola elementare e sei anni di high school (6-6);
otto anni di scuola elementare, seguiti da quattro di high school (8-4).
L'istruzione secondaria superiore
Gli obiettivi della high school americana sono di assicurare gli studenti una buona educazione e una
formazione generale. In genere, le high schools americane offrono una preparazione di base in tutte le
materie in modo che gli studenti siano preparati a proseguire gli studi all'università, se scegliono questa
strada di higher education. Particolare rilievo viene dato ai college preparatory courses quali lingue
straniere, scienze, matematica, inglese, discipline sociali, la musica e le belle arti.
Il programma di studio (curriculum) dello studente americano comprende corsi sia obbligatori che
facoltativi. La Guidance Counselor, figura presente in ogni scuola pubblica e privata, indirizza gli
studenti verso la scelta dei corsi più consona alle loro reali attitudini, capacità e aspirazioni, e serve
come un punto di riferimento per qualsiasi questione, anche di ordine psicologico. La Guidance
Counselor è anche responsabile per la preparazione degli studenti per l'iter di iscrizione e la scelta
personalizzata di un'università adatta alle esigenze dello studente.
Generalmente, i corsi obbligatori sono di cultura generale (lingua e letteratura inglese, matematica,
scienze, scienze sociali, educazione fisica). I corsi facoltativi permettono allo studente di approfondire
i propri interessi (musica, arte, lingue straniere, informatica, falegnameria, cucina).
Il diploma di high school, rilasciato al termine del ciclo completo di 12 anni di studio, viene conseguito
in base all'ottenimento di un certo numero di credits da parte dello studente. Il credit corrisponde ad
un'ora di lezione al giorno per una settimana di cinque giorni e per la durata di 36 settimane. Il
rendimento scolastico degli studenti viene valutato in base a compiti a casa, partecipazione alle
discussioni in classe, tests, relazioni scritte, esame scritto a fine anno (raramente lo studente
americano deve affrontare un esame o un'interrogazione orale durante l'anno).
22 settembre
Caro diario, certe volte non ne posso proprio più!
Mi mancano tanto il nonno e le nostre risate!
Ogni giorno sento la sua mancanza e certe volte vorrei proprio sapere perché tra
tanta persone sulla terra proprio lui doveva andarsene in cielo….
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Scusa ma a volte le lacrime proprio non riesco a trattenerle, anche se so che è
meglio non farsi vedere….
Come se non bastasse oggi ho litigato con Maicol a proposito non so più di
cosa….ah sì!
Ora ricordo: la peste domenica mi ha messo a soqquadro la stanza e quando ti ha
visto si è illuminato perché lui adora costruire areoplanini con fogli di carta di
qualsiasi genere. Io però sono stato più veloce e ti ho nascosto nel porta scarpe
col risultato che ora sai di calzino ammuffito e Maicol mi ha distrutto il quaderno
di matematica. In ogni caso gliene ho cantate quattro a quello stupido: non può
assolutamente permettersi di trattare le mie cose come se fossero di sua
proprietà!!!
Come se non bastasse sono anche dovuto andare con mamma a casa del tizio degli
occhiali.
Ho scoperto che si chiama Jordan (come il giocatore di basket?!!!? Lo trovo un
nome ridicolo!) e che è nuovo di queste parti. L’anno scorso abitava in New
England. Sta facendo delle ricerche o simili sulla sua famiglia e ha convinto i suoi
genitori a trasferirsi (lo dicevo io che è un tipo strano!). Suo padre viaggia sempre
per lavoro, fa l’imprenditore o simili, e sua madre fa la casalinga. Sono molto ricchi
e vivono in un grande palazzo appena fuori Amarillo. I genitori di Jordan sono
molto anziani e pare che avessero anche un altro figlio molto più grande, morto da
piccolo.
Tutte queste cose le so non perché me le abbia detto Jordan (con lui non parlo)
ma perché le ha sussurrate a mia mamma la donna di servizio, che è anche una
lontana cugina del veterinario da cui vanno sempre i miei.
Siamo stati solo pochi minuti. La casa mi metteva soggezione e poi la mamma di
Jordan mi guardava in modo strano……….
Fatto sta che le due mamme hanno preteso di parlare da sole e a lungo. Entrambe
devono avere l’animo da boy scout, perché hanno deciso che chiederci scusa a
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vicenda non è sufficiente, ma che dobbiamo socializzare e domani Jordan viene
da noi.
Che fregatura!
23 settembre
Jordan è appena andato via. Devo dire che non è così cretino come pensavo, solo
un po’.
Nel corso del pomeriggio mi ha detto qual è il suo sport preferito, i suoi
passatempi, il suo colore, cosa vorrebbe fare da grande. In molte cose ci
assomigliamo e abbiamo le stesse passioni come se…..come se fossimo una sola
persona, come fratelli. Anche fisicamente ci assomigliamo proprio tanto…cioè ad
essere del tutto sinceri io sono molto più carino, ma c’è un qualcosa che ci
accomuna…boh non so, forse è solo una sensazione…………magari è un sosia spia
che il governo ha mandato per spiarmi, emulare il mio modo di vita e costruire
tanti miei piccoli cloni da inviare su Marte, oppure è un mio cugino di terzo
grado…
Comunque si è presentato puntualissimo alle tre su una macchina con autista che
poi lo ha aspettato per tutte e due le ore. Appena sceso si è guardato intorno e
mi ha detto “Ah, quindi questo è un ranch?”
E io ho pensato “Andiamo bene……..”
Lui poi mi ha spiegato che viveva in una grande città del New England, tutta
palazzoni di cemento e macchine. E di avere visto spazi come quello solo in
cartolina.
Per non parlare dell’abbigliamento: si è presentato vestito con, nell’ordine:
•
Camicetta bianca inamidata;
•
Pantaloni lunghi neri di velluto;
•
Scarpe di marca, anche quelle nere;
•
Foulard di seta rosso.
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Inorridito gli ho detto che il suo abbigliamento non era assolutamente adatto e
lui, un po’ riluttante, ha accettato di mettersi una vecchia tuta di mio padre con
la scritta “I’m a cowboy”.
Superato questo momento di difficoltà, ci siamo divertiti un mondo a dar da
mangiare ai vitellini e a giocare con il nuovo puledrino.
Mi ha anche raccontato un sacco di cose interessanti, tipo che i suoi genitori
dopo la morte di suo fratello non potevano più avere figli e allora lo hanno
adottato. Ma adottato per davvero da un orfanotrofio e cose così.
Wow fantastico! Io non ho mai conosciuto un ragazzo che è stato adottato, ma
lui è proprio un tipo simpatico! Eppure dopo lo sgambetto (che mi ha detto di
avermi fatto perché mi vedeva troppo serio) non lo avrei mai detto. Mah, staremo
a vedere!
26 settembre
Oggi a scuola è successo un fatto sgradevole: io e Jordan ci siamo picchiati.
Adesso ti racconto com’è andata. Dopo l’episodio del pomeriggio al ranch non
abbiamo più avuto occasione di parlarci, per incompatibilità di orari, finchè l’altro
giorno non l’ho sorpreso in corridoio a chiacchierare con quell’antipatico di John
Mac Pearson. Ridevano e guardavano nella mia direzione e quando sono passato
davanti a loro si sono messi a dire a voce alta “Ecco il cow-boy”. Non ci ho visto
più, mi sono voltato verso Jordan e gli ho tirato un pugno.
Jordan è rimasto come pietrificato e non ha reagito, ma sfortunatamente in
corridoio c’era anche il preside: l’ho visto avvicinarsi con una faccia buia che non
prometteva niente di buono.
Nel frattempo il naso di Jordan si stava gonfiando come un palloncino e Mac
Pearson, fiutando guai, si era prontamente dileguato.
Il preside ci ha chiesto spiegazioni ma, dal momento che sia io che Jordan ce ne
stavamo zitti e muti come mummie, ha deciso di punirci entrambi con un richiamo
scritto sul registro e di obbligarci a tre giorni di lavori socialmente utili a scuola.
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Che schifo di vita, non vedo l’ora di avere 18 anni e andare a vivere per conto mio.
Ogni volta che incontrerò qualche prepotente tipo Mac Pearson o qualche
voltafaccia tipo Jordan cambierò casa, anzi obbligherò loro a cambiarla a forza di
scherzi telefonici nel cuore della notte!
30 settembre
La settimana prossima iniziano i lavori socialmente utili ma nel frattempo devo
impegnarmi a scuola se non voglio che mia madre, già altamente infastidita, si
alteri ancora di più.
Oggi pomeriggio devo fare un tema dal titolo “Le tue origini”.
Vuoi sapere qualcosa di mio nonno? Beh, lui era un grande! E’ mancato tre anni fa
e ancora oggi se penso a lui mi si riempiono gli occhi di lacrime (beh, meglio non
dirlo in giro).
Era di origine napoletane, ma a vent’anni, da solo e senza un dollaro in tasca (o
una lira, come si diceva dalle sue parti) si è imbarcato per gli USA. In Italia aveva
lasciato Maria, una bella guagliona, come la chiamava lui, promettendole che
sarebbe tornato a prenderla una volta fatta fortuna in America.
Vuoi sapere com’è andata a finire?
Devi sapere che a lui non piaceva molto parlare di questa storia, ma ora che non
c’è più mi sembra giusto ricordarla così più avanti la sapranno anche i miei figli e
loro a loro volta la racconteranno ai loro figli che la racconteranno ai figli dei loro
figli e via dicendo…….
Allora ti dicevo: il nonno arrivò in America e si trovò quasi per caso su un
autobus diretto in Texas. Qui trovò quasi subito lavoro in un ranch: il suo
compito era quello di coltivare i campi e allevare i cavalli. Il suo padrone era un
brav’uomo e, vedendo come questo ragazzo italiano lavorava sodo, alla sua morte
gli lasciò in eredità alcuni cavalli e un pezzetto di terra vicino al fiume.
Il nonno usò la terra per costruirci una piccola casetta e iniziò ad allevare cavalli
per conto suo.
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Grazie agli insegnamenti del suo padrone e al suo fiuto per gli affari ben presto il
suo allevamento fu conosciuto anche fuori dai confini del Texas.
Molti allevatori venivano dal Montana o anche dal Colorado a comprare le sue
bestie o anche semplicemente a chiedergli consigli.
Nel frattempo non aveva mai perso i contatti con la sua amata Maria, anche se
con il tempo lei aveva incominciato a mandargli lettere sempre più brevi e
sporadiche. Il nonno era così preso dai suoi progetti che imputò la colpa al
peggioramento delle condizioni di salute di Luigi, il padre di Maria, e alle
conseguenti preoccupazioni della ragazza.
Quando fu abbastanza ricco da poter convertire la casetta in cui abitava
inizialmente a capanno degli attrezzi, si decise a fare una sorpresa alla sua amata e
a tornare a prenderla. Erano passati quasi cinque anni.
Purtroppo arrivò nel bel mezzo dei preparativi di un matrimonio; puoi immaginare
quale fu il suo sconcerto quando si accorse che si trattava del matrimonio di
Maria con Giulio, uno dei suoi amici di infanzia!
Quel giorno il nonno disse per sempre addio all’Italia.
Tale fu la sua delusione che per dieci anni non volle più saperne di donne e si
sposò molto tardi, con quella che era mia nonna e che gli ha dato una figlia, mia
madre. Mia nonna è morta piuttosto giovane ma quello con mio nonno fu tutto
sommato un matrimonio felice. (Anche se il nonno mi ha confidato una volta che
il primo amore non si scorda mai!)
Non ha mai saputo più niente di Maria.
Una volta però, circa due mesi fa, il custode del cimitero, che è mio amico perché
va sempre a pescare con papà, mi ha confidato di essersi molto sorpreso perché
sulla tomba del nonno ha visto una bella signora, di circa ottant’anni, insieme ad
un uomo più giovane. Parlava con accento straniero, italiano o spagnolo, ed è
stata raccolta in preghiera a lungo. Mi piace pensare che fosse Maria e che anche
lei, sotto sotto, il nonno non l’ avesse mai dimenticato.
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SCHEDA TECNICA
L'emigrazione americana
La simbolica data d'inizio dell'emigrazione italiana
nelle Americhe può essere considerata il 4 ottobre
1852, quando venne fondata a Genova la Compagnia
Transatlantica per la navigazione a vapore con le
Americhe.
L'emigrazione nelle Americhe fu enorme nella
seconda metà dell'Ottocento e nei primi decenni del
Novecento. Quasi si esaurì durante il Fascismo, ma
ebbe una piccola ripresa subito dopo la fine della
seconda guerra mondiale.
Le nazioni dove più si diressero gli emigranti italiani
furono gli Stati Uniti nel Nordamerica, ed il Brasile e
l' Argentina nel Sudamerica. In questi tre Stati
attualmente vi sono circa 65 milioni di discendenti di emigrati italiani.
Praticamente l'emigrazione massiccia italiana nelle Americhe si esaurì negli anni sessanta, dopo il
miracolo economico italiano, anche se continuò fino agli anni ottanta in Canada e Stati Uniti.
“Mamma mia dammi cento lire che in America voglio andar / cento lire io te le do ma in America no
no no..." Queste erano le parole iniziali di una delle tante canzoni popolari del primo
Novecento che narravano la dolorosa esperienza dell'emigrazione.
Si trattava infatti di abbandonare il luogo dove si era nati e vissuti, i familiari, gli amici, tutto ciò che si
conosceva ed a cui si era abituati, per andare verso l'ignoto, in luoghi dove si parlava una lingua diversa,
fidando solo sulle proprie braccia e sulla propria volontà. Occorreva coraggio, spirito di adattamento,
enorme capacità di sacrificio. Generalmente si viaggiava su navi malandate e sovraffollate, che
trasportavano insieme persone, merci, spesso bestiame, in condizioni igieniche pessime.
Coloro che sbarcavano negli Stati Uniti erano posti in quarantena (cioè segregati in appositi locali,
come i malati contagios ) e attendevano una visita medica prima di essere accolti nel Nuovo
Mondo.
Alcuni erano respinti e costretti a ritornare indietro. Ellis Island, un'isoletta di fronte a New York,
divenne famosa proprio perché vi venivano concentrati gli immigrati in attesa del permesso di entrata.
Una volta ammessi, i nuovi arrivati dovevano accettare i lavori più umili e peggio pagati.
L'unico modesto aiuto potevano riceverlo dagli italiani che li avevano preceduti e che avevano stabilito
i primi contatti con lo sconosciuto mondo americano.
Molti, anche se non tutti, riuscirono a migliorare le loro condizioni. Alcuni fecero fortuna ( "trovare l’
America" divenne un proverbiale modo di dire). Per tutti l'America fu una terra di grandi speranze e di
grandissimi sacrifici, talvolta, ma non sempre, ben ricompensati.
Molti riuscirono a integrarsi nella società americana : a New York esiste tuttora un quartiere
chiamato Little Italy ( Piccola Italia ), e in diversi Stati esistono cittadine chiamate Florence, Milan,
Rome, Venice.
Altri rientrarono poi in Italia portando con sé il denaro messo da parte, ma anche nuove
conoscenze tecniche e professionali. Moltissimi inviarono alle famiglie rimaste in patria i loro
risparmi, le cosiddette rimesse degli emigranti, che rappresentarono un reddito prezioso per i
familiari e una notevole fonte di ricchezza per lo Stato italiano.
(NELLA FOTO: QUARTIERE DI LITTLE ITALY, NEW YORK, PRIMI DEL 900)
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5 ottobre
Sicuramente la mai buona stella è miseramente naufragata con la fine delle scuole
medie oppure si deve essere sparsa la voce che io e il signorino alla moda non
andiamo d’accordo e i professori vogliono redimerci…..fatto sta che oggi nell’ora
di scienze a me e Jordan è stata assegnata un’odiosissima ricerca da svolgere in
coppia.
Tanto so già come fare: svolgeremo le nostre parti separatamente e poi ci
invieremo i risultati per e-mail. Magari ci incontreremo giusto una volta per
ripetere tutto ma non voglio assolutamente che metta piede nel ranch: quello solo
perché viene da una grande città si crede il più cool della scuola. Da un po’ di
giorni si è messo a girare con Thomas Geller e il suo gruppo. A me non piacciono
molto perché è tutta gente che gioca a football, (siamo meglio noi giocatori di
baseball!!!), si dà un sacco di arie e prende in giro i ragazzi più piccoli. Anche
Jordan ha fatto i provini per entrare nella squadra e gira voce che sia stato preso.
Faccia quello che vuole: con me ha chiuso.
6 ottobre
Oggi primo giorno di lavori socialmente utili!
Arrivati a scuola i bidelli ci hanno messo in mano una ramazza e un bidone e ci
hanno incaricato di pulire tutto il perimetro del cortile intorno alla palestra dove
ieri c’è stata un partita.
In mezzo a tutti i rifiuti e allo schifo dei marciapiedi ho trovato pure un cellulare
spappolato, tantissimi escrementi di cane e tutta una serie di monetine che a casa
ho contato e ammontavano a circa 10 dollari. Non male come mancia! Io e Jordan
non ci siamo parlati per tutto il tempo anche perché con noi c’era il terribile
bidello Smith, una specie di macchina da lavoro, che si metteva a urlare appena
qualcuno di noi cercava di fare una pausa.
11
7 ottobre
E’ ufficiale: odio tagliare l’erba. Quando mio padre lo fa nel ranch io fingo sempre
qualche malanno tropicale! Ma a Smith non si possono raccontare balle! Quello mi
ha messo addosso quei suoi occhietti maligni e mi ha incaricato, dato che il
tosaerba è pericoloso, di alleggerire i cespugli con delle forbici enormi dalle punte
arrotondate.
Ci ho messo tutto il giorno. Quel Jordan deve avere un talento naturale per la
potatura invece, perché ha liquidato i suoi cespugli molto più in fretta dei miei e
così è stato spedito a fare assistenza in mensa e non l’ho più visto per il resto della
giornata.
8 ottobre
Oggi ultimo giorno di lavori socialmente utili. Sia io che Jordan siamo dovuti
andare a casa di due anziani seguiti dai servizi sociali per aiutarli nelle loro
incombenze domestiche. A me è capitata la signora Wilson, che apparentemente
sembrava la più angelicata delle vecchiette ma che in realtà mi ha fatto pulire
tutta casa (e vive con otto gatti che fanno tutti i loro bisogni in un’unica lettiera!)
e poi mi ha imposto di accompagnarla al centro commerciale a comprare provviste
sufficienti per un allarme nucleare e vestiti che sembravano quelli dell’età della
pietra. A Jordan chiaramente è capitato il signor Albright, vecchio amico di mio
nonno, che gli ha raccontato tutto il giorno i suoi ricordi di gioventù (ha viaggiato
per tre continenti, è un tipo interessante!) con l’unica incombenza di stare seduto
e di sorseggiare un the coi pasticcini. Questo lo so non per averlo chiesto
direttamente a Jordan ma perché nel viaggio in pulmino verso la scuola
l’insopportabile si vantava a voce alta della sua riposante giornata.
Sono stanco morto e sempre più inviperito con quell’antipatico, ma devo rigare
dritto se non voglio avere ancora a che fare col terribile bidello Smith o l’esigente
signora Wilson!
12
10 ottobre
Caro diario, sarà tutto quel lavoro socialmente utile ma oggi mi sento
inaspettatamente buono e desideroso di fare una buona azione. Ora ti spiego.
Oggi sono andato alla tomba del nonno e davanti al cimitero ho visto Jordan
insieme a Mac Pearson, Geller e ad altri del gruppo che ridevano e facevano gli
sciocchi. Mac Pearson dava dei calci ai bidoni della spazzatura e, quando una
donna gli ha detto qualcosa, lui le ha fatto il verso. Non mi sono fermato molto a
osservarli perché non volevo altri guai e loro probabilmente devono aver pensato
la stessa cosa, anche se con la coda dell’occhio ho visto Jordan che faceva una
faccia triste e Mac Pearson che lo canzonava a proposito di non so più che cosa.
Sono entrato e sono andato davanti alla tomba del nonno. La sua foto era sempre
lì che mi guardava e sembrava volermi dire qualcosa. All’improvviso mi sono
ritrovato in lacrime senza sapere bene il perché.
Mentre ero lì in piedi che singhiozzavo silenziosamente è iniziato anche a piovere
e così alle mie lacrime si sono mescolate delle piccole gocce di pioggia con un
flusso lento e costante.
Per un istante non ho sentito altro che silenzio, puro e semplice silenzio, così
puro e così vero che avrei voluto durasse per sempre. Poi, non so come spiegarti,
ma ho percepito una sensazione strana. La foto era sempre lì che mi guardava e io
non facevo che sovrapporre quella foto all’immagine di quello stupido di Jordan.
Era appena arrivato e si era messo a uscire con un gruppo di teppistelli da quattro
soldi che si divertono a fare i bulli e gli spacconi con chi è meno forte di loro.
Dovevo avvertirlo, dirgli di cercarsi altri amici….era importante e non sapevo
perché. Sono uscito con passo deciso, mi sono asciugato le lacrime col dorso della
giacca e sono andato dritto verso Jordan che stava ancora lì con gli altri anche se
nel frattempo si erano riparati sotto un portico.
“Ti devo parlare” gli ho detto
“Dimmi” ha risposto lui senza traccia di astio nella sua voce.
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“No, non qui, ti aspetto al parco dietro la scuola domani alle 17. E non portare gli
avvocati” ho aggiunto deciso.
Me ne sono andato senza girarmi mentre quelli continuavano a farsi beffe di me.
11 ottobre
Caro diario, come previsto dopo i compiti sono andato al parco ma di Jordan
nessuna traccia. Ho aspettato un’ora abbondante e finalmente eccolo arrivare
con Mac Pearson alle calcagna. Gli ho detto che volevo venisse solo e a quel
punto Mac Pearson mi ha chiesto se avevo paura. Gli ho risposto che non ho
paura di chi vale meno di zero e allora lui ha iniziato a spintonarmi. A quel punto
Jordan, che era sempre stato zitto, invece di prendere le parti di Mac Pearson si
è messo tra me e lui e gli ha detto di andarsene e che la violenza a lui non piaceva
e ne aveva già vista troppa da quando era in quella scuola.
Mac gli ha detto che senza il suo appoggio sarebbe tornato ad essere una nullità
al liceo ma Jordan ha fatto spallucce e gli ha ripetuto di andarsene. Siccome
eravamo due contro uno saggiamente se ne è andato.
Mentre tornavamo a casa, Jordan mi ha detto che la notte precedente si è
sognato un anziano sconosciuto che gli diceva di smetterla di perdere tempo con
le cattive compagnie e di far pace con me perché ero una persona
importante….quel sogno lo aveva turbato per tutto il giorno.
Anch’io a quel punto mi sono un po’ inquietato. Che ci fosse ancora una volta lo
zampino del nonno?
20 ottobre
caro diario, com’è che si dice? “Solo gli sciocchi non cambiano mai idea”.
Sì, lo so che ti ho detto che non voglio avere niente a che fare con Jordan ecc.
ecc. ma in questa settimana sono successe un sacco di cose!
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Prima fra tutte: la ricerca di scienze è venuta benissimo e l’insegnante ci ha dato il
massimo dei voti! Presi dall’impulso di festeggiare, io e J
siamo andati nella
caffetteria all’angolo della scuola e lì abbiamo chiacchierato un po’.
Sì forse è un po’ snob, col fatto che viene dalla città e tutto, ma quando vuole sa
essere davvero divertente! Abbiamo chiacchierato e riso per due ore e finalmente
ci siamo raccontati le nostre reciproche avventure, come quella volta al ranch.
J mi ha detto che lo aveva sempre saputo che io ero uno a posto ma che quando
si arriva negli ambienti nuovi a volte è facile fare errori di valutazione. Tra le altre
cose abbiamo scoperto di essere entrambi nel toro e di essere nati ad un giorno di
distanza, lui il 23 aprile ed io il 24. Ecco perché tutti quegli scontri all’inizio: i tori
sono tosti e se ne metti due insieme….beh….le conseguenze sono facilmente
immaginabili.
Jordan mi ha poi raccontato di avere una cotta per Susan Smith (carina ma io
preferisco la sua amica Tessa) e, soprattutto, che la vera ragione per cui è venuto
a vivere qui da Boston è che deve risolvere il mistero delle sue origini.
“Ti ho detto che sono stato adottato no? Beh, i miei genitori mi hanno confidato
che la pratica di adozione è stata fatta qui ad Amarillo e che la mia vera madre è
sicuramente del posto anche se loro non hanno idea di chi possa essere”.
Mi ha anche chiesto se sono disposto a dargli una mano nelle ricerche, dato che
in città conosco tutti. Io ho accettato. Tra l’altro questa cosa di investigare mi
piace un sacco!
SCHEDA TECNICA
Adozione
L'adozione
adozione è un istituto giuridico che permette a un soggetto detto adottante di trattare
ufficialmente un altro soggetto detto adottato come figlio, dandogli il cognome.
Storia dell'adozione
Una delle prime evidenze storiche dell'adozione risale al II millennio a.C.: il Codice di Hammurabi,
una tra le più antiche raccolte di leggi conosciute, normava i diritti e doveri degli adottandi e degli
adottati
Nella legislazione della Roma antica la finalità prioritaria dell'adozione era quella di assicurare, a
chi non aveva figli legittimi o naturali, un successore nel culto religioso degli antenati. Quando ciò
accadeva, secondo le convenzioni utilizzate, il nome dell'adottato diveniva quello completo del
padre adottivo più il suo nome di famiglia.
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Il Codice napoleonico, normava l'adozione, ma tranne, casi specifici, non prevedeva l'adozione di
minori.
Il primo codice civile italiano (1865) prevede l'adozione di maggiorenni, specialmente per motivi di
merito, mentre per i minorenni regolamenta l'istituto della tutela, grazie al quale individui
caritatevoli possono curarsi di bambini abbandonati e meritevoli.
Un notevole cambiamento legislativo in materia si ha nel 1967 quando l'aspetto caritatevole della
tutela viene trasferito direttamente all'adozione, che diventa specialmente uno strumento per
soccorrere l'interesse del bambino in stato di abbandono, trascurando la questione del merito a
vantaggio di un generico diritto ad avere una famiglia ritenuta idonea e stabile.
Per ciò che concerne il diritto nobiliare Italiano i figli adottivi ereditano il cognome ma non
possono ereditare i predicati e i titoli nobiliari, fatta salva una nuova investitura da parte del Re.
Il 29 maggio 1993, viene redatta la Convenzione per la tutela dei minori e la cooperazione in materia
di adozione internazionale nota come Convenzione dell'Aja, ratificata dal Parlamento italiano il 31
dicembre 1998 con la L. 476. Al centro della convenzione c'è il minore e i suoi diritti fondamentali,
compreso quello di avere una famiglia. La convenzione prevede che gli stati aderenti applichino
misure prioritarie perché i minori, ove sia possibile, restino con la famiglia di origine, altrimenti
ricorrano all'adozione. L'adozione internazionale viene così normata a livello sovranazionale,
riconoscendola come un'«opportunità di dare una famiglia permanente a quei minori per i quali
non può essere trovata una famiglia idonea nel loro Stato di origine» e viene resa più trasparente e
controllata. Non tutti gli stati hanno ratificato questa convenzione, e, alcuni Paesi ratificanti,
hanno sospeso le adozioni internazionali verso i Paesi non ratificanti (ad esempio in Bolivia non è
più consentita l'adozione internazionale da parte di cittadini statunitensi, salvo casi eccezionali, in
quanto gli USA, a differenza della Bolivia, non hanno ratificato la Convenzione[6]). Altri Paesi
ratificanti hanno invece firmato accordi bilaterali con Paesi non ratificanti in modo da mantenere
comunque garantiti i principi di trasparenza e sussidiarietà ispirati alla Convenzione dell'Aja.
Legislazione italiana attuale
La Legge 4 maggio 1983 n. 184, art. 27 dispone che «l'adozione fa assumere, al minore adottato, lo
stato di figlio legittimo degli adottanti, dei quali porta anche il cognome».
La stessa legge prevede la possibilità di adottare un minore sul territorio nazionale (adozione
nazionale) o in uno stato estero (adozione internazionale) aderente alla Convenzione dell'Aja per la
tutela dei minori e la cooperazione in materia di adozione internazionale oppure con un paese col
quale l'Italia abbia stabilito un patto bilaterale in materia di adozione. Gli aspiranti possono dare
disponibilità sia per l'adozione nazionale che per quella internazionale per un paese straniero
specifico. Generalmente, al verificarsi di un abbinamento coppia-minore in una delle due distinte
procedure (nazionale ed internazionale) viene sospesa l'altra, ma in alcuni casi il Tribunale per i
minorenni di competenza potrebbe anche permettere alla coppia di concludere l'adozione con
entrambe le procedure, qualora vengano proposti ed accettati dalla coppia due distinti
abbinamenti.
Requisiti degli adottanti
•
•
La Legge 4 maggio 1983, n.184 regolamenta i requisiti sia per l'adozione nazionale che per quella
internazionale. Nel caso di adozione internazionale lo stato estero potrebbe porre criteri
restrittivi rispetto alla legge italiana.
I requisiti fondamentali stabiliti dalla legge italiana, in sintesi, sono i seguenti:
Gli adottanti devono essere uniti in matrimonio da almeno 3 anni, non deve sussistere
separazione personale neppure di fatto e devono essere idonei ad educare, istruire ed in grado di
mantenere i minori che intendano adottare. Il periodo dei 3 anni può essere raggiunto computando
anche eventuale periodo di convivenza pre-matrimoniale more uxorio.
La differenza di età tra gli adottanti e l'adottato deve essere compresa dai 18 ai 45 anni.
Uno dei due coniugi può avere una differenza superiore ai 45 anni a patto che sia comunque
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•
inferiore ai 55. Inoltre potrebbe essere derogato tale limite a patto che i coniugi adottino due o
più fratelli assieme o se hanno un altro figlio minorenne.
Gli adottanti devono essere idonei ad educare ed istruire, e in grado di mantenere i minori
che intendono adottare. Questo punto viene verificato dal Tribunale per i minorenni di
competenza tramite i servizi socio-assistenziali degli Enti locali.
Procedura per intraprendere un'adozione
Le coppie italiane che decidono di adottare, devono seguire una procedura di adozione
particolarmente complessa, volta a garantire l'interesse del minore a vivere in una famiglia
adeguata alle sue caratteristiche e necessità.
L'interesse dei coniugi, quello di costituire una famiglia, è considerato secondario rispetto
all'interesse del minore.
La procedura per l'adozione nazionale e quella per l'adozione internazionale, differiscono
essenzialmente perché nella seconda attore preponderante è l'autorità del paese straniero del
minore, rispetto al quale operano gli Enti Autorizzati, che svolgono una doppia funzione; fornitore
di servizi per la coppia italiana che intende adottare, garante dell'applicazione delle disposizioni
dell'autorità estera in Italia.
Adozioni illegali
I termini adozione illegale e racket delle adozioni sono spesso usati dai mass media per indicare
alcuni fenomeni criminali legati al commercio dei bambini.
Nel settembre del 2007, in un'inchiesta del settimanale L'espresso, è stata segnalata l'esistenza di
un racket in Nepal dove, secondo il settimanale, molti orfanotrofi privati a fini di lucro
toglierebbero i bambini ai genitori naturali con l'inganno per farli dichiarare adottabili. Comunque
già dall'11 giugno 2007, la Commissione per le Adozioni Internazionali italiana aveva annunciato il
blocco delle adozioni dal Nepal per consentire la modifica della normativa in modo da renderla più
trasparente, arginare il fenomeno dell'illegalità e renderla così conforme ai principi della
Convenzione dell'Aja.
Negli USA……
USA…….
…….
Rispetto ai criteri italiani di adottabilità negli Usa ci sono alcune differenze:
1. possono adottare anche i single
2. possono adottare anche le coppie omosessuali
3. è possibile che un genitore non in grado di accudire il proprio bambino scelga
autonomamente la famiglia cui darlo in adozione. La famiglia scelta deve essere in grado di
pagare subito una somma per gestire le pratiche burocratiche.
21 ottobre
Oggi mi è successa una cosa strana proprio mentre stavo subendo un terzo grado
da parte di mia madre (e questo non è strano) su come era andata la mia
settimana, i voti presi a scuola ecc. ecc.
E’ un rito che si consuma ogni martedì e venerdì, giorni in cui papà va al mercato
del bestiame e lei ha più tempo per occuparsi della casa e di me (leggi: starmi
addosso tanto da farmi mancare l’aria). Comunque sia è saltata fuori la storia di J
e lei all’inizio si è dimostrata contenta della nostra ritrovata armonia ma poi
quando le ho raccontato delle indagini per l’adozione si è rabbuiata e mi ha detto
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in modo molto secco che io non devo avere niente a che fare con queste cose,
che non mi riguardano e che rischio di cacciarmi nei guai.
Ho provato debolmente a protestare ma lei mi ha fatto promettere di non andare
a curiosare in giro. Era così categorica e ferma che mi ha spaventato e così ho
promesso.
Poco dopo l’ho sentita bisbigliare al telefono con papà e diceva cose tipo
“preoccupata” o “la gente lo sai che parla” ecc. ecc. Vai a capire cosa le passa per
la testa!
24 ottobre
Ok….. io ho promesso di non fare domande in giro ma non è colpa mia se le
persone che trovo in giro mi mettono la pulce nell’orecchio con frasi
assolutamente raggelanti.
Non ho certo promesso di starmene chiuso in casa a guardare la tv, quindi
quando oggi mi trovavo nella ferramenta della vecchia signora Conwold a
comprare una fune per papà e lei mi ha visto in compagnia di J e se ne è uscita
con la frase: “Io lo dicevo, assomigliate tutti e due a Becki” mi sono
comprensibilmente un po’ inquietato.
Ma alla mia domanda “Becki chi scusi signora?” lei ha prontamente cambiato
discorso e si è messa a parlare delle condizioni del tempo con l’abilità di un
meteorologo della tv.
J mi ha guardato strano: “ Senti passi la nostra inquietante somiglianza ma se
adesso la gente in paese ci affibbia anche una madre comune c’è qualcosa di
strano, ti pare?”
“Pare anche a me e conosco la persona che può aiutarci”.
Così ho detto a J di tornare dentro e di comprare dei chiodi perdendo tempo
prima di effettuare l’acquisto, poi ho fatto il giro dell’edificio e mi sono ritrovato
nel retrobottega. Sono stato fortunato perché seduto al sole che sonnecchiava
ho trovato proprio l’oggetto della mia ricerca: il vecchio Peter Conwold, padre
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della signora Conwold nonché ottuagenario e maggiore esperto di gossip nella
città.
Me lo sono lavorato un po’ parlando del più e del meno e poi, ad un tratto, ho
sferrato il mio attacco a sorpresa: “Anche lei crede che io assomigli a mamma
Becki signor Conwold?”
Il vecchio uomo è rimasto un po’ perplesso e poi ha detto: “Benedetto ragazzo, me
la ricordo molto poco, sono anni che è partita.”
Sempre più incuriosito ma anche inquietato ho continuato: “Beh, magari c’è
qualcuno che ha delle vecchie foto….lei dove andrebbe a cercare?”
“Mmm…fammi pensare. Ma certo! Vai dalla cugina Victoria! E’ l’unica della
famiglia ad essere ancora in città!!
“Giusto per essere sicuro come faccio a trovare la cugina Victoria? E il cognome è
lo stesso di mia madre?”
“Sicuro! E’ una Withman. Abita di là dal fiume non puoi sbagliare.”
A quel punto avevo tutte le informazioni che mi servivano. Ho salutato il vecchio
signore, recuperato Jordan che era impegnato in una disquisizione dotta sul
chiodo migliore per appendere una natura morta in sala da pranzo, e informato i
suddetto su quanto avevo scoperto! Il mistero era sempre più fitto e, cosa ancor
più strana, non coinvolgeva solo Jordan ma anche me e aveva a che fare con
l’inquietante somiglianza di cui eravamo consci già dal primo momento del nostro
incontro. Mi sono sentito come in quel film….com’è che si chiama? Se non sbaglio
“Il cowboy col velo da sposa” ovvero la storia di due sorelle che non sapevano di
esserlo e che si incontrano per caso in un campo giochi estivo. Anche loro
all’inizio non andavano tanto d’accordo….
25 ottobre
Quella di oggi è stata la giornata più strana della mia vita! Sono ancora un po’
sotto choc! Davvero, quasi faccio fatica a scrivere e mi sto sforzando
enormemente per mantenere la concentrazione ma tu, caro diario, devi sapere.
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Tanto per cominciare ho affrontato i miei in cucina e senza giri di parole ho detto
loro cosa ho scoperto dai Conwold. Sapevo che correvo il rischio di incorrere in
qualche punizione ma ormai la mia curiosità aveva completamente preso il
sopravvento! I miei sono dapprima impalliditi e poi, dopo un rapido consulto fatto
di sguardi e parole sussurrate, mio papà ha assunto l’espressione grave delle grandi
occasioni (matrimoni e funerali in genere) e mi ha detto che era giunto il momento
di dirmi una cosa importante ma che lo avrebbe fatto solo davanti a Jordan e alla
sua famiglia perché anche loro erano coinvolti. Poi è andato a telefonare. Mia
mamma è rimasta in cucina, pallida e silenziosa e allora io ho provato ad estorcerle
qualche informazione in anteprima ma lei mi ha spedito di corsa a lavarmi. Fa
sempre così quando è tesa! Se mi manda a fare la doccia più di due volte al giorno
vuol dire che c’è qualche problema. Se poi mi fa anche riordinare la camera è
sicuramente in arrivo una qualche catastrofe (l’ultima volta un uragano che ha
semi-distrutto il ranch).
Comunque, tornando a noi, dopo un’oretta davanti al cancello si è presentata la
solita auto con autista da cui sono usciti gli Smithson (genitori di Jordan) al gran
completo e con una faccia pallida e tesa che ricordava quella dei miei. J è sceso
per ultimo e sembrava stare molto sulle spine.
Insomma, per farla breve, papà ci ha riunito in salotto e, parlando a quattro voci
con la mamma e i genitori di J, ci ha detto che dodici anni prima una tale Becki
Withman, figlia di un amico fraterno del nonno, si era ritrovata nei guai perché
era rimasta incinta a soli diciotto anni del suo fidanzato, un tipo un po’ sbandato
e senza arte né parte. Becki non se la sentiva di crescere il figlio e aveva preso
contatto con un’agenzia di adozioni del paese che l’aveva a sua volta messa in
contatto con gli Smithson, coppia benestante e non più giovanissima che voleva
superare il dolore per la morte dell’unico figlio adottandone un altro. Non so se
conosci il film Juno ma se lo hai visto sai che qui negli Usa la mamma che decide
di dare un bimbo in adozione può personalmente scegliere a chi darlo. Nel
frattempo, i miei genitori, che tentavano già senza successo e da molti anni di
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avere un bimbo loro, avevano saputo di Becki e tramite il nonno si erano
interessati per adottare il bambino a loro volta. Becki non sapeva che fare: da un
lato gli Smithson avrebbero garantito stabilità e benessere al suo bambino, ma
dall’altro avrebbe reso felice una coppia di bravissime persone amiche di famiglia.
Quando Becki aveva scoperto che il figlio non era uno bensì due, aveva trovato la
risposta ai suoi dubbi: i gemelli sarebbero stati divisi e affidati uno ad una famiglia
e uno all’altra. Per non creare problemi gli Smithson avevano deciso di trasferirsi a
Boston subito dopo il parto. Becki si era riconciliata col fidanzato e insieme erano
partiti per Malta, isoletta del mar Mediterraneo, e di loro non si era più saputo
nulla. A questo punto avrai capito che quei due bambini eravamo io e Jordan,
cresciuti ignari delle nostre origini fino a dodici anni. Se non ci si fosse messo
Jordan, complici la sua curiosità e alcuni strani documenti trovati in casa,
probabilmente saremmo ancora ignari di tutto!!!
Ti chiederai a questo punto perché pur essendo gemelli siamo nati ad un giorno di
distanza. E’ semplice: J è nato alle 23.57 e io a mezzanotte e tre minuti!
Comunque, come potrai facilmente intuire, le rivelazioni dei nostri genitori hanno
lasciato me e Jordan senza fiato. J ha anche chiesto ai suoi perché, quando lui ha
espresso la volontà di trasferirsi in Texas per riscoprire le sue origini, lo hanno
assecondato ma non gli hanno rivelato quello che già sapevano. Loro si sono difesi
dicendo di aver iniziato a fare collegamenti tra me e Jordan solo una volta arrivati
qua e di essere troppo scioccati per parlargliene subito.
Mamma invece mi ha detto che lei e papà hanno sempre cercato di proteggermi e
che di comune accordo avevano deciso che mi avrebbero rivelato le mie vere
origini solo a diciotto anni compiuti.
Per il resto della serata abbiamo parlato per ore con un atteggiamento tra la
choccato e l’euforico, sovrapponendo a più riprese le nostre voci.
21
30 ottobre
Caro diario, è deciso! Dopo quello che abbiamo saputo vogliamo andare fino in
fondo e rintracciare i nostri veri genitori! Per questo motivo dobbiamo recarci a
Malta, ovvero nel luogo dove loro sono andati a vivere subito dopo la nostra
nascita. Non sei eccitato? Sarà una vera e propria avventura!!!! Abbiamo
pochissimi indizi con noi ovvero un vecchio indirizzo su una cartolina reperito
dalla famosa cugina Victoria.
Le nostre mamme, naturalmente, verranno con noi perché si tratta di un viaggio
molto lungo! Non so se avrò molto tempo di scriverti in questo periodo perché
ogni attimo libero lo dedicherò alla pianificazione del viaggio.
Oggi i nostri genitori vanno a parlare col preside per spiegare la situazione e il
motivo della nostra assenza da scuola per così tanti giorni e poi, se tutto andrà
bene, la settimana prossima partiremo! Incrocia le dita per noi!
7 novembre
Caro diario, oggi è stato il grande giorno. Sveglia alle 4 e partenza verso
l’aeroporto di Dallas, destinazione New York, da cui poi prendere la coincidenza
per l’aeroporto di Malta La Valletta. Ecco qualche informazione su Malta (le ho
trovate facendo copia e incolla da Wikipedia!!!)
Malta
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Dati amministrativi
Nome completo
Repubblica di
Malta
Nome ufficiale
Repubblika ta'
Malta
Republic of Malta
Lingue ufficiali
maltese, inglese[1]
italiano (parlato dal
66% della
popolazione)
Altre lingue
La Valletta
Capitale
(7.084 ab. / 2000)
Politica
Forma di
governo
repubblica
parlamentare
Presidente
George Abela
Primo Ministro
Lawrence Gonzi
Indipendenza
21 settembre 1964
dal Regno Unito
Ingresso
nell'ONU
1º dicembre 1964
Ingresso nell'UE 1º maggio 2004
23
Superficie
316 km² (184º)
Totale
% delle acque
%
Popolazione
410.209
Totale
ab. (2007) (166º)
1.297 ab./km²
Densità
Geografia
Europa
Continente
UTC+1
Fuso orario
UTC+2 in ora legale
Economia
Euro
Valuta
PIL (PPA)
9.806 milioni di $
(143º)
PIL pro capite
(PPA)
23.971 $ (2008)
(38º)
ISU (2007)
0,902 (alto) (38º)
Varie
TLD
.mt, .eu
Prefisso tel.
+356
Sigla autom.
M
Inno nazionale
L-Innu Malti
24
Festa nazionale
21 settembre
Il viaggio nel complesso è durato 12 ore ma c’è stata circa un’ora e mezza di attesa
a New York.
Siam arrivati alle cinque del mattino e ci siamo subito diretti nell’hotel a tre stelle
prenotato per l’occasione su Internet. Esausti io, mia madre e Jordan ci siamo
buttati sul letto (avevamo una camera con 4 letti), mentre la mamma di Edward, da
vera signora qual è, ha prima disfatto tutte le valigie.
8 novembre
L’adrenalina comunque ci ha fatto dormire molto poco e infatti alle otto e mezza
eravamo già di nuovo tutti in piedi e, dopo un’abbondante colazione, ci siamo
diretti in esplorazione dei dintorni.
Dalla nostra avevamo solo un vecchio indirizzo, il primo dei nostri genitori a
Malta, peraltro senza numero civico, e una foto della nostra vera madre. Abbiamo
preso un taxi e ci siamo fatti portare nella via indicata, situata in un quartiere
periferico della città. Dato che ci toccava passare in rassegna tutte le case, alla
ricerca di una traccia ancora non ben definita constatammo con sollievo che non
25
era una via enorme: c’erano infatti una ventina di case in tutto, per lo più palazzi.
Era domenica e il tempo non era dei migliori quindi contavamo di trovare un
notevole numero di persone in casa.
Comunque ci siamo divisi, io e mia madre da una parte, Jordan e sua madre
dall’altra.
A mezzogiorno ci siamo ritrovati spappolati su un muretto davanti ad una
piazzetta che avevamo adocchiato in precedenza e siamo andati a mangiarci le
“pastizzi”, frittate tipiche che si fanno a Malta.
Mentre, seduti su un muretto, consumavamo il nostro pasto, ci è passata davanti
una signora molto anziana ma molto curata
che procedeva lentamente
strascicando un po’ i piedi in compagnia di un cane minuscolo e io ho bisbigliato a
Jordan: “Se anche questa donna, che ha più o meno l’età di Matusalemme, non
conosce i nostri genitori e non era qui al loro arrivo io getto la spugna!”
Sfoderando il mio migliore sorriso mi sono avvicinato alla signora (che per fortuna
parlava inglese!) e le ho fatto vedere la foto.
Lei ha avuto un attimo di esitazione, poi ha messo a fuoco meglio la foto e mi ha
detto che non ricordava tanto la persona ma che la figlia di sua sorella viveva da
quelle parti e aveva un anello uguale a quello che nostra madre portava nella foto.
Si trattava di un anello molto particolare, di probabile fabbricazione artigianale, a
forma di fiore e con tante perline colorate. La signora ricordava chiaramente di
averlo visto al dito della nipote e di averle chiesto dove avesse comprato un
oggetto così inconsueto. La nipote aveva parlato di qualcuno che fabbricava
gioielli in casa, forse un’amica, non ricordava precisamente.
Io e Jordan ci siamo scambiati uno sguardo d’intesa: forse eravamo sulla pista
giusta!!!
La signora, con insospettabile abilità tecnologica, ha mandato un sms alla nipote
per avere conferme sulla provenienza dell’anello e questa nel giro di qualche
minuto le ha risposto che il gioiello era effettivamente artigianale e che lo aveva
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acquistato circa cinque anni prima tramite un’amica a casa di un’americana che
aveva sposato un maltese. Tombola!!!
Con trepidazione la signora digitando sui tasti ha chiesto alla nipote se per caso
ricordava l’indirizzo e questa ha risposto che doveva fare qualche ricerca.
Dopo una mezz’ora al bar in compagnia della signora, di uno Zinnie maltese (un
drink effervescente fatto dal mix di succo di arancia e un pò di Martini) per gli
adulti, di una ciotola di acqua per Finn (il cane) e di due coca cola per noi ragazzi,
è arrivato il tanto atteso messaggio con l’indirizzo.
Con un po’ di fortuna mamma sarebbe stata ancora lì o comunque qualcuno ci
avrebbe potuto dire dove trovarla!
Abbiamo salutato la signora con la promessa di rivederci per raccontarle tutto e
insieme alle nostre mamme e ad una cartina (per fortuna il posto era poco lontano)
siamo saliti su un taxi.
Questo ci ha portato davanti ad una villetta molto graziosa in stile un po’
arabeggiante come va da quelle parti.
Emozionati abbiamo suonato e dopo qualche minuto si è presentata al cancello
una donna abbastanza giovane e carina. Mia mamma ha pronunciato il suo nome
(non dimenticarti diario che lei la conosceva già) e allora la donna è rimasta come
di sale e poi ci ha guardati tutti singolarmente uno a uno e ha realizzato.
All’improvviso è calato uno strano silenzio durante il quale ho avuto modo di
verificare che la donna sembrava la copia femminile di Jordan (e forse anche la
mia, ma io sono più carino perché senza occhiali).
Poi, senza dire niente, ha aperto il cancello e ci ha fatto entrare dentro in un
piccolo patio illuminato dal sole. Ancora qualche minuto di silenzio e poi Jordan,
con la sua consueta maestria, ha rotto il ghiaccio:
“ Ehm…forse dovevamo avvisare prima ma il fatto è che passavamo da queste
parti…..”
“Devo decisamente riaggiornare le mie conoscenze informatiche perchè davvero
non sapevo che il Texas fosse da queste parti….”
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Tutti siamo scoppiati a ridere e poi all’improvviso ci siamo trovati tutti a parlare
insieme, ad aggiornarci sulle nostre vite e anche a scherzare.
Lei ha sposato uno del posto e ha avuto anche un bambino (ma non lo abbiamo
visto perché è i viaggio col padre) e continua a creare gioielli artigianali. Lei e
nostro padre si sono lasciati anni fa e purtroppo non ci sono buone notizie su di
lui: pare che sia entrato in giri strani. Comunque questo lo ha solo accennato per
non turbare l’atmosfera di festa che si era creata, credo. Ci ha anche fatto un
sacco di domande su di noi e la nostra vita e quando ha saputo come ci eravamo
incontrai a distanza di anni ha continuato a scuotere la testa e a dire “incredibile”
per cinque minuti abbondanti.
Alla fine siamo rimasti a cena da lei abbiamo mangiato una vera pizza italiana
cotta nel forno a legna.
11 novembre
Oggi, dopo tre piacevoli giorni passati con Becki, io e Jordan abbiamo deciso di
cercare anche papà!
La nostra vera mamma però ci ha avvertito di stare attenti. Da diversi anni infatti
Joseph, il papà, è entrato in un brutto giro e vive al porto dove campa facendo
qualche lavoretto sulle navi o in una baracca che vende pesce oppure cerca di
spennare i turisti con dei giochi di carte.
Il capo di Joseph si chiama Smith ed è un tipo molto pericoloso che vive di truffe
e rapine.
Tuttavia ci ha spiegato che se andiamo da Joseph durante il giorno nella
pescheria dove ogni tanto lavora per sbarcare il lunario non dovremmo correre
nessun pericolo. Ci ha consegnato anche una foto per riconoscerlo.
Di nascosto dalle mamme e con la scusa di fare un giro stamattina verso le nove
siamo andati presso la bancarella ma la abbiamo trovata stranamente chiusa.
Abbiamo fatto allora un giro attorno al perimetro della baracca e abbiamo
trovato una porta che sbatteva. Siamo entrati e davanti ai nostri occhi si è
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presentata una scena agghiacciante: un uomo giaceva privo di vita sul pavimento
del locale e il nostro vero padre, proprio lui, con una pistola ancora fumante in
mano lo guardava stravolto. Quando ha sentito il rumore della porta che si apriva
ha guardato verso di noi e ha detto “Smith, questo è Smith…..aiutatemi! Non sono
stato io, non sono stato io…………
Io e Jordan eravamo così spaventati che non siamo riusciti a muovere un
muscolo….
Tutto sembrava così chiaro: quell’uomo morto in terra, il nostro vero padre di
fianco con l’arma del delitto in mano….Jordan era più impietrito di me: il suo
sguardo passava da me al nostro vero padre (Joseph) in continuazione.
Dovevamo fare qualcosa….ma qualcosa stava già succedendo. Il nostro presunto
padre ha fatto qualche passo verso di noi ancora con in mano l’arma. Io e Jordan
lo abbiamo guardato sbalorditi, senza riuscire a pronunciare una sola parola.
Nel frattempo, qualcuno doveva aver chiamato la polizia perché all’improvviso è
avvenuta una vera e propria incursione di uomini armati che immediatamente
hanno arrestato mio padre.
Davanti a me e Jordan è arrivato un tale che si è presentato come ispettore
Gautier e ci ha chiesto di seguirlo in centrale. Siamo saliti in auto, completamente
frastornati, e siamo rimasti in silenzio per tutto il viaggio.
Arrivati in centrale, ci hanno fatto accomodare in una stanza e ci hanno detto di
aspettare lì l’arrivo dell’ispettore. Un agente grasso e cordiale ci ha chiesto se
volevamo avvisare qualcuno e noi abbiamo deciso di avvisare Becki, anche perché
avevamo paura di passare dei guai con le nostre madri adottive, che ci credevano
al mare con lei.
Lei è giunta quasi subito, con una faccia da funerale che era, se possibile,
peggiore della nostra.
Non faceva che ripetere “Lo sapevo, lo sapevo” stringendo tra le nocche un
fazzoletto di seta.
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Comunque è riuscita a farci coraggio e a dirci di rispondere con serenità alle
domande della polizia e che più tardi ci avrebbe riportato lei a casa e avrebbe
spiegato tutto alle nostre mamme.
Noi ragazzi siamo stati ben presto interrogati ma purtroppo non avevamo molto da
dire e non eravamo in grado di fornire informazioni utili per scagionare Joseph.
Papà è stato incriminato e noi ragazzi siamo stati lasciati liberi di andare.
Tornando a casa con la mamma, lei ci ha detto che non era per niente convinta di
come si erano svolti i fatti e che, come ci aveva detto, Smith era coinvolto in giri
poco raccomandabili e forse poteva essere stato ucciso da qualcuno con cui era
in affari.
Allora noi tre abbiamo deciso di scoprire qualcosa in più: siamo tornati alla
capanna e, oltrepassato con cautela il nastro giallo fissato dalla polizia, ci siamo
ritrovati sulla scena del crimine. In realtà siamo andati solo io e Jordan: mamma è
rimasta a fare il palo sulla strada.
Ci siamo guardati intorno per un po’ ma, siccome dentro al capanno non pareva
esserci nulla di utile, abbiamo deciso di dare un’occhiata al giardino.
Uscendo, Jordan è inciampato in qualcosa ed è caduto.
Rialzandosi, ha notato sul pavimento un’ asse di legno appena sollevata.
Allora mi ha chiamato subito e, insieme, aiutandoci con un’asta di ferro, abbiamo
sollevato l’asse.
Sotto il pavimento ci è apparsa una stanza completamente buia e non siamo
riusciti a vedere cosa ci potesse essere.
Abbiamo acceso il display dei nostri cellulari e con la poca luce che avevamo a
disposizione ci siamo affacciati nella stanza notando che vi erano accatastate
delle casse di legno.
Allora abbiamo deciso di controllare meglio: Jordan perciò si è calato nella stanza
e ha sollevato il coperchio di una delle casse e dentro ha visto che c’erano decine
di pacchetti avvolti in carta trasparente.
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Risalito in superficie mi ha raccontato ciò che ha visto e, risistemata l’asse, ce ne
siamo andati. Non avevamo dubbi: si trattava di droga!!!!
Quella sera, in camera, siamo arrivati a concludere che Smith era stato ucciso da
qualcuno coinvolto in un traffico di droga, probabilmente dopo aver litigato su
come spartirsi il carico.
Tutto questo ci ha anche fatto supporre che l’assassino sarebbe tornato sul luogo
del delitto per riprendersi la droga e poterla vendere.
12 novembre
Siamo tornati con Becki alla polizia per raccontare quanto avevamo scoperto.
Gli agenti hanno deciso di fare dei turni di guardia al retrobottega per controllare
eventuali movimenti sospetti.
15 novembre
Sono passati tre giorni ma ancora non è successo nulla e la polizia ha cominciato a
pensare che l’assassino abbia mangiato la foglia.
Allora ha cambiato tattica: di giorno ha messo solo due secondini di guardia, per
far credere che la sorveglianza si sia rallentata, mentre di notte un solo agente in
borghese coadiuvato da mamma Becki, che è testimone importante in quanto
conosce molta gente del giro di Smith.
18 novembre
Caro diario, ne sono successe di tutti i colori!
La quarta notte di sorveglianza un’auto a fari spenti si è avvicinata alla
costruzione e si è fermata poco distante da dove il poliziotto e Becki, nascosti nei
tubi di cemento delle fognature, aspettavano.
Da questa posizione sono riusciti a vedere bene l’uomo che scendeva dalla
macchina perché le lampade appese al porticato gli illuminavano il volto.
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Lo hanno riconosciuto subito:si trattava di Jim,il proprietario del negozio di
motociclette che c’è in città.
Jim intanto è entrato nello stabile e ne è uscito poco dopo con una cassa in
braccio che ha subito caricato sulla macchina.
Sempre in silenzio il poliziotto e Becki hanno notato che l’auto era piccola
pertanto sicuramente Jim avrebbe dovuto fare più giri per portare tutte le casse.
E di fatti, dopo aver caricato tre casse, l’uomo è risalito in macchina e se n’è
andato.
A quel punto hanno stabilito che la situazione stesse diventando un po’ troppo
pericolosa e perciò hanno deciso di chiamare i rinforzi.
La polizia ha aspettato che Jim tornasse sul luogo e mentre lui stava caricando
altre casse sono usciti allo scoperto e lo hanno arrestato. Mentre Becki ce lo
raccontava ci sembrava di essere dentro un poliziesco!
19 novembre
Caro diario, ecco come sono andate a finire le cose.
Portato al commissariato l’uomo ha confessato di essere lui l’assassino e ha
raccontato come sono andate le cose.
Lui e Smith avevano nascosto le casse con la droga nel retrobottega in attesa di
venderle ma ad un certo punto Smith aveva cominciato a dire che, poiché il posto
era suo e lui rischiava di più se qualcuno lo avesse scoperto, non era più
d’accordo di dividere a metà.
A quel punto Jim aveva cercato di farlo ragionare e i due erano arrivati alle mani;
in un attimo Jim aveva estratto la pistola e sparato a bruciapelo a Smith.
Papà Joseph è stato scagionato e rilasciato su due piedi. Ha rivisto volentieri
Becki e si è dimostrato molto contento di fare la nostra conoscenza, proclamando
di non poter credere che uno sbandato come lui avesse potuto mettere al mondo
due figli tanto in gamba.
Si è poi sorbito una ramanzina di Becki e ha promesso di cambiare finalmente vita.
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Caro diario,tutto è bene quel che finisce bene: domani ripartiamo e torniamo alla
nostra vita in Texas. Dovremo studiare un bel po’ per recuperare ma siamo sereni:
adesso che ci siamo ritrovati tutto sembra più facile!
21 novembre
Ah dimenticavo, tra sei mesi i nostri veri genitori verranno a trovarci negli USA.
Per allora prometto che studierò a fondo, aiuterò papà nel ranch e non mi farò
più sospendere!!!!! Buon anno scolastico!!!!
FINE
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