Jordan, l`uomo che cambiò per sempre il basket

Transcript

Jordan, l`uomo che cambiò per sempre il basket
13-10-2015
Data
Pagina
1 / 3
Foglio
Su questo sito utilizziamo cookie tecnici e, previo tuo consenso, cookie di profilazione, nostri e di terze parti, per proporti pubblicità in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di
più o prestare il consenso solo ad alcuni utilizzi clicca qui. Cliccando in un punto qualsiasi dello schermo, effettuando un’azione di scroll o chiudendo questo banner, invece, presti il
consenso all’uso di tutti i cookie OK
NETWORK
LAVORO ANNUNCI ASTE
×
Accedi
Rubriche
Home
Politica
Economia
Sport
Spettacoli
Tecnologia
Motori
Jordan, l'uomo che cambiò per
sempre il basket
Roland Lazenby scava nelle conoscenze, nelle amicizie e nei fantasmi
di un uomo che ha riscritto la storia dello sport, restituendone
un'immagine a tratti mistica e a tratti brutalmente terrena
Tutte le sezioni
I PIÙ
I PIÙ
LETTI CONDIVISI
Turchia, strage alla marcia pacifista: 95 morti.
Due esplosioni alla stazione di Ankara
Nell'ospedale dove iniziò il chirurgo Marino:
"Così chiudemmo ogni rapporto"
Roma, Renzi ha già deciso: "Niente primarie
per il dopo-Marino. Il nome lo scelgo io"
di MARCO GAETANI
Arrestati gli assassini di Cocò, il bimbo ucciso
e bruciato insieme al nonno
13 ottobre 2015
Turchia in piazza dopo la strage. Ankara: "L'Is
dietro l'attentato"
Mongolfiera precipita nel materano. Morti due
studenti, ferito il pilota
Palenzona indagato dalla Direzione antimafia
per reati finanziari aggravati
Siria, scontro Turchia-Russia. Media:
"Trafficanti di nucleare hanno cercato contatti
con Is"
la Repubblica
Seguici su
STASERA IN TV
20:30 - 23:10
21:15 - 23:35
099500
Italia - Norvegia
Stasera tutto è possibile
Un "Dio del basket nato perdendo sangue dal naso", capace di trasformare il
volto di una lega, la NBA, che si era già rilanciata con il duello Bird-Johnson ma
che con Jordan è entrata nelle case degli appassionati di tutto il mondo,
anticipando quella che sarebbe stata la pallacanestro globale del futuro. Un
21:10 - 23:20
Titanic - 2a parte
Codice abbonamento:
Notifiche
Un'opera minuziosa,
monumentale, per certi versi
maniacale. Non poteva essere
altrimenti. Raccontare la vita di
uno sportivo non è mai impresa
semplice, trasmettere tutto quello
che è stato Michael Jordan, non
solo per il basket ma a livello
globale, è qualcosa di
praticamente impossibile. La
"missione" di Roland Lazenby si
rivela invece come perfettamente
compiuta. La biografia di quello
che da tutti (o quasi) viene ritenuto
(reuters)
il miglior cestista di sempre, edita
da 66thand2nd nella collana "Vite Inattese", va ben oltre la fredda cronaca di
un'esistenza leggendaria. L'autore scava nelle conoscenze, nelle amicizie e nei
fantasmi di un uomo che ha riscritto la storia dello sport, restituendone
un'immagine a tratti mistica e a tratti brutalmente terrena.
13-10-2015
Data
Pagina
2 / 3
Foglio
fuoriclasse in campo e un'icona anche per il mondo della pubblicità: dal "Be like
Mike", celebre slogan di uno spot Gatorade, al contratto milionario che lo ha
legato indissolubilmente alla Nike con il marchio "Jordan", una partnership
impensabile ai tempi del suo sbarco in NBA dal college, fortemente voluta
dall'intuito di Sonny Vaccaro, l'uomo che pur di legare "His Airness" all'azienda
americana mise sul piatto il suo stesso posto di lavoro. Una vera e propria
visione, considerando che nel suo periodo a North Carolina Jordan aveva sì
regalato a coach Dean Smith il suo primo titolo nell'anno da rookie, con il tiro
decisivo contro Georgetown, ma aveva visto il proprio talento "mascherato" da
un sistema che non lo lasciava libero di sprigionare il suo atletismo quasi
selvaggio.
21:10 - 22:55
I fantastici viaggi di
Gulliver
Guida Tv completa »
CLASSIFICA TVZAP SOCIALSCORE
1. X Factor
82/100
Mi piace
ILMIOLIBRO
EBOOK
TOP EBOOK
Scrivere un best-seller
di Gianni Lorenzi
LIBRI E EBOOK
Manuale di Europrogettazione
di gianluca-coppola-293232
Pubblicare un libro
Concorso di Poesia
Concorso saggistica
"Keywords"
La copertina della biografia
Condividi Codice abbonamento:
Grazie alle testimonianze dirette di chi per anni ha condiviso il parquet con
Jordan, emerge la figura di un leader alle soglie del tiranno, pronto a snervare i
suoi compagni di squadra a suon di insulti e "trash talking" pur di testarli ad alti
livelli. "Dovevi fare qualcosa che gli permettesse di avere fiducia in te come
giocatore - confessa John Paxson -. Era duro con i compagni, pretendeva che
giocassimo forte. Era la cosa più difficile per gli ultimi arrivati, alcuni di loro non
riuscivano a gestirla". Una sfacciataggine mostrata già nei suoi primi anni che gli
costò il boicottaggio delle altre stelle NBA nel primo All Star Game della sua
carriera.
Una leadership verbale e fisica, come racconta Steve Kerr, che "conquistò" MJ
al punto di farsi affidare il tiro decisivo per il titolo del '97. Non prima di una rissa
storica. "Difendeva su di me e credo di aver usato l'altra mano per assestargli
una gomitata o qualcosa del genere, lui continuava a insultarmi. Allora sciolsi la
lingua e alla giocata successiva, mentre attraverso l'area, lui mi rifila un mezzo
cazzotto e io glielo restituisco. Così, sostanzialmente, lui inizia a inseguirmi. Era
una specie di velociraptor, io ero il ragazzino di Jurassic Park che viene
attaccato, non avevo speranze, fu un macello. Ci urlavamo addosso, i compagni
si misero in mezzo e ci divisero. Ma io alla fine mi ritrovai con un occhio nero".
099500
Ma Jordan aveva già stregato tutti gli scout, finendo nell'elenco di quelli che
vengono ribattezzati "giocatori da un possesso": bastava un'azione per
innamorarsene. Nonostante tutto, il draft del 1984 lo vide scelto soltanto alla terza
chiamata, dopo Hakeem Olajuwon e Sam Bowie: se il lungo di origine nigeriana
fu una scelta impeccabile da parte di Houston, a Portland per anni hanno
maledetto la decisione di non selezionare MJ, chiuso nel ruolo da un'altra stella
come Drexler.
Data
13-10-2015
Pagina
Foglio
3 / 3
Il racconto di Lazenby segue passo dopo passo la leggenda di Jordan, dai
mancati successi iniziali alle vittorie con Phil Jackson in panchina e Scottie
Pippen al suo fianco, dal Dream Team di Barcellona '92 alla decisione del primo
ritiro, maturata in occasione della morte del padre James, una figura amata e
controversa. I demoni di Jordan vengono analizzati nei dettagli: un uomo forte e
allo stesso tempo preda di alcuni vizi a tratti incontrollabili, come quello delle
scommesse sul golf. Non mancano i riferimenti alle indiscrezioni post ritiro,
secondo alcuni dovuto proprio a un'inchiesta della NBA nei suoi confronti. Un
tunnel che rischiava di non finire mai, tra mostruosi debiti contratti e non saldati e
assegni finiti in mani sbagliate.
Dalle stelle dei tre titoli consecutivi con i Bulls alle stalle delle leghe minori di
baseball, pur di provare ad assecondare il sogno di suo padre, che lo voleva
protagonista anche sul diamante: Michael Jordan decise di abbandonare il
basket nel suo momento migliore, gettandosi da signor nessuno nel mondo del
baseball. Per poi tornare, dominare ancora, vincere altri tre titoli con i Bulls,
sfornando partite leggendarie - il famoso "Nausea Game" contro Utah ne è solo
un esempio - e innescando un altro vortice di incomprensioni all'interno di una
franchigia letteralmente implosa al momento del suo secondo addio, dovuto al
mancato rinnovo di Phil Jackson, il coach che meglio di tutti ha saputo incanalare
il talento e la furia agonistica di MJ.
L'ultimo ritorno, alle soglie dei 40 anni e con la maglia dei Washington Wizards,
fu in parte malinconico e in parte stupefacente. "Se cado, cado - disse alla
stampa -. Ci si rialza e si va avanti. Se c'è una cosa che cerco di insegnare ai
miei figli è di avere un sogno e provare a realizzarlo. Se ce la faccio, sarà
bellissimo. Se non ce la faccio, è una cosa che posso accettare". Un sogno
inseguito nonostante un fisico ormai in declino, con le ginocchia doloranti e un
gruppo di compagni di squadra inevitabilmente non all'altezza dei vari Pippen,
Harper, Rodman, Grant, Kukoc. È stato il punto di riferimento per diverse
generazioni di bambini, l'icona di un altro mito come Kobe Bryant, cresciuto con
le sue giocate negli occhi, assorbite dallo schermo e riprodotte poi in NBA. Il "be
like Mike" all'ennesima potenza. Ammesso che sia davvero possibile, per
qualcuno, essere come Michael Jordan.
basket basket nba la storia
michael jordan
© Riproduzione riservata
13 ottobre 2015
Mappa del sito
Redazione
Granfondo Roma,
è la vera festa
della bicicletta
Scriveteci
Per inviare foto e video
L'irriducibile
Howe: "La tv mi
attrae, ma il mio
obbiettivo è Rio"
Servizio Clienti
Pubblicità
Privacy
Divisione Stampa Nazionale — Gruppo Editoriale L’Espresso Spa - P.Iva 00906801006 — Società soggetta all’attività di direzione e coordinamento di CIR SpA
099500
Fai di Repubblica la tua homepage
Jordan, l'uomo
che cambiò per
sempre il basket
Codice abbonamento:
Altri articoli dalla
categoria »