LA CASSATA DI OPLONTIS
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LA CASSATA DI OPLONTIS
LA CASSATA DI OPLONTIS Cassata di Oplontis. Affresco di un triclinio della Villa di Oplontis, 79 d.C. Torre Annunziata, Napoli. L’OPERA Oplontis (talora indicata come Oplonti) era una zona suburbana della vicina Pompei, corrispondente all'attuale Torre Annunziata, in Campania, sepolta dall'eruzione del Vesuvio del 79 a. C. Il particolare dell’affresco proveniente da una villa termale di Oplontis mostra un tavolino su cui è adagiato un dolce, che nella forma ricorda molto le attuali cassate siciliane, tonda con allegre decorazioni colorate realizzate con frutta. Tanto che l’immagine è diventata famosa con il nome di “Cassata di Oplontis”. Già nel 79 a. C. si faceva uso di dolci a base di ricotta, ma certamente la cassata di Oplontis non aveva ancora l’ingrediente fondamentale tipico dell’attuale dolce siciliano, la mandorla, portata dagli arabi in Sicilia nei secoli successivi. L'antica Oplontis compare per la prima volta durante il medioevo nella Tabula Peutingeriana. Secondo le indicazioni della mappa più che una vera e propria città, si tratterebbe di un insediamento suburbano della vicina Pompei dove erano presenti alcune ville di villeggiatura, diverse fattorie, saline e complessi termali, vista la ricchezza di acque della zona. Tutta l'area venne seppellita sotto una coltre di cenere durante l'eruzione del Vesuvio nel 79 d.C. fino al XVII secolo, quando gli scavi archeologici condotti a Pompei riportarono alla luce anche l’immagine di questo antico dolce conservato nella Villa di Oplonti. LA CASSATA SICILIANA La cassata siciliana (dall'arabo qas'at, "bacinella" o dal latino caseum, "formaggio") è una torta tradizionale siciliana a base di ricotta zuccherata (tradizionalmente di pecora), pan di Spagna, pasta reale e frutta candita. Nonostante l'apparente semplicità della ricetta, esistono innumerevoli varianti locali. Specialmente l'aspetto esteriore può variare da una scarna decorazione di glassa e un po' di scorza d'arancia candita fino a una opulenta costruzione baroccheggiante con perline colorate e una mezza dozzina di frutti canditi diversi. Le radici della cassata risalgono alla dominazione araba in Sicilia (IX-XI secolo). Gli arabi avevano introdotto a Palermo la canna da zucchero, il limone, il cedro, l'arancia amara, il mandarino, la mandorla. Insieme alla ricotta di pecora, che si produceva in Sicilia da tempi preistorici, erano così riuniti tutti gli ingredienti base della cassata, che all'inizio non era che un involucro di pasta frolla farcito di ricotta zuccherata e poi infornato. Nel periodo normanno, a Palermo presso il convento della Martorana, fu creata la pasta reale o Martorana, un impasto di farina di mandorle e zucchero, che, colorato di verde con estratti di erbe, sostituì la pasta frolla come involucro. Si passò così dalla cassata al forno a quella composta a freddo. Gli spagnoli introdussero in Sicilia il cioccolato e il pan di Spagna. Durante il barocco si aggiungono infine i canditi. L'introduzione della glassa di zucchero coperta di frutta candita che avvolge tutto il dolce come un vetro opaco potrebbe ricondurre il nome all'inglese glass, vetro da cui glassata - classata cassata. Inizialmente la cassata era un prodotto della grande tradizione dolciaria delle monache siciliane ed era riservata al periodo pasquale. Un proverbio siciliano recita "Tintu è cu nun mancia a cassata a matina ri Pasqua" ("Meschino chi non mangia cassata la mattina di Pasqua"). La decorazione caratteristica della cassata siciliana con la zuccata fu introdotta nel 1873 (in occasione di una manifestazione che si tenne a Vienna) dal pasticciere palermitano cav. Salvatore Gulì, il quale aveva un laboratorio nel centralissimo corso Vittorio Emanuele a Palermo. FONTI IMMAGINI http://www.stabiachannel.it/public/News/Immagini/cassataOplontis.jpg BIBLIOGRAFIA http://it.wikipedia.org/wiki/Oplontis http://it.wikipedia.org/wiki/Cassata_siciliana
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