Gli utenti STP-ENI del DSB 33. L`intervista ei risultati

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Gli utenti STP-ENI del DSB 33. L`intervista ei risultati
U.O. Attività Sociosanitarie Cittadini Immigrati e SFD - REPORT 2015
GLI UTENTI STP/ENI DEL DSB 33
L’intervista e i risultati
Flavia Dell’Aversano – Assistente Sociale volontaria
L’esperienza
Negli ultimi anni stiamo assistendo ad un significativo incremento del numero di migranti che
raggiungono il nostro paese. Quotidianamente veniamo aggiornati sull’ingente numero di persone
che, dalle coste del nord Africa, partono con mezzi di fortuna nella speranza di una vita migliore.
Spesso sono proprio le tragiche e preoccupanti notizie dei mezzi di informazione a creare allarme
nella popolazione (vengono a toglierci il lavoro, non abbiamo risorse sufficienti, etc) e a favorire
forme di pregiudizio nei confronti degli stranieri che vengono accusati di aumentare il già elevato
tasso di criminalità (molti sono delinquenti, c’è il rischio che arrivino terroristi, etc.)
Per comprendere meglio, nell’ambito del Distretto Sanitario di Base 33, (quartieri Poggioreale,
S.Lorenzo, Zona Industriale, Vicaria) che da solo assiste il 43% degli STP assistiti dalla ASL Napoli
1 Centro (1.711 STP in anagrafe al 31 marzo 2015) - come è composta questa popolazione di
assistiti stranieri e quali sono i loro bisogni è stata avviata un’indagine che ha visto coinvolti 200
utenti afferenti all’’Ambulatorio Dedicato STP/ENI
Con il convinto supporto della Direzione del Distretto e in collaborazione l’U.O. Attività
Sociosanitarie Cittadini Immigrati e SFD, ho con interesse accettato di effettuare, nel ruolo di
intervistatrice, tale indagine che ha rappresentato per me, oltre che un interessante percorso di
conoscenza, anche, e soprattutto uno speciale viaggio di crescita professionale e personale, carico
a volte di emozioni, altre volte di frustrazioni. Nel corso della mia attività di volontariato mi sono,
spesso, trovata ad affrontare temi e situazioni difficili e particolari ma con gli immigrati/stranieri ero
alla mia prima esperienza. Ammetto di essere stata, almeno inizialmente, un po’ a disagio, per la
paura di commettere errori, di essere invadente o ricevere rifiuti.
Mi sono sentita spesso impotente per non poter offrire alcun aiuto materiale ma pian piano,
procedendo, mi sono accorta che l’intervista diventava un’occasione di scambio e di dialogo che,
per molti, ha significato la possibilità di raccontarsi, di esprimere liberamente il disagio e le difficoltà
che vivono.
Mi sono resa conto che, prestando loro ascolto, facevo di più di quanto credessi. Si sono sentiti
presi in considerazione, importanti perché qualcuno s’interessava alla loro storia, era disposto ad
ascoltarli, gli faceva domande sulle loro condizioni di vita.. Molti, non limitandosi a rispondere, si
sono trattenuti a lungo e mi hanno voluto raccontare la loro storia. Qualcuno mi ha persino
ringraziato, Più andavo avanti con le interviste e più cresceva in me l’interesse e il bisogno di
saperne di più su questo mondo dei migranti. Per il coinvolgimento, lo stupore, la curiosità che tale
esperienza di contatto con percorsi di vita così diversi e difficili ha suscitato in me sento, anch’io, di
doverli ringraziare.
L’analisi dei questionari
Nell’arco di sei mesi, dal settembre 2014 al marzo 2015, sono stati intervistati 200 utenti – 182
Stranieri Temporaneamente Presenti-STP e 18 Europei Non Iscritti-ENI1 - afferenti all’Ambulatorio
Dedicato del Distretto Sanitario di Base 33. L’indagine - con l’utilizzo di un questionario semistrutturato - ha interessato unicamente gli utenti con una sufficiente conoscenza della lingua italiana
o inglese che, in forma del tutto volontaria - si sono resi disponibili all’intervista.
Nelle pagine seguenti è riportata l’elaborazione dei dati più significativi e delle informazioni raccolte
attraverso i questionari.
Seppure il contingente di intervistati non costituisca un campione significativo dell’utenza che
afferisce all’Ambulatorio Dedicato del Distretto 33 - la competenza linguistica e la singolare
disponibilità sono stati, con ogni certezza, elementi di selezione non casuale – le informazioni
raccolte nel corso dell’indagine presentano aspetti di sicuro interesse e, quantomeno, offrono
spunti di riflessione e di possibile approfondimento.
1
STP: cittadini extracomunitari indigenti sprovvisti di titolo di soggiorno. ENI: cittadini della Comunità Europea sprovvisti dei requisiti per
ottenere la residenza in Italia/indigenti.
1
U.O. Attività Sociosanitarie Cittadini Immigrati e SFD - REPORT 2015
CONTINGENTE DI INTERVISTATI - dati anagrafici
graf.1
Genere
Maschi
Femmine
graf.2
Fascia d'età
18-29
30-49
50-69
> 69
53
88
58
1
graf.3
Provenienza
ASIA
EUROPA
AFRICA
AMERICA
OCEANIA
46
90
55
8
1
graf.4
Stato civile
NUBILE/CELIBE
CONIUGATO/A
SEPARATO/A
DIVORZIATO/A
VEDOVO/A
CONVIVENTE
ALTRO specificare
65
84
5
23
17
6
0
graf.5
Religione
MUSULMANI
CATTOLICI
BUDDISTI
ORTODOSSI
ALTRE
69
39
3
78
11
graf.6
Anni di scolarità
NESSUNO
9
63
80
48
FINO A 10 ANNI
DA 11 A 15 ANNI
PIU' DI 16 ANNI
Graf. 1
2
89
111
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Graf 2
Graf. 3
PROVENIENZA DEGLI INTERVISTATI
FASCIA D'ETA' DEGLI INTERVISTATI
AMERICA
4%
>69
1%
18-29
26%
50-69
29%
ASIA
23%
AFRICA
27%
30-49
44%
Graf 4
OCEANIA
1%
EUROPA
45%
Graf.5
STATO CIVILE
RELIGIONE DEGLI INTERVISTATI
ALTRE
6%
CONVIVENTE
VEDOVO/A
3%
9%
NUBILE/CELIBE
32%
ORTODOSSI
39%
DIVORZIATO/A
12%
MUSULMA
NI
34%
SEPARATO/A
2%
BUDDISTI
2%
CONIUGATO/A
42%
CATTOLICI
19%
Graf. 6
SCOLARITA' DEGLI INTERVISTATI
90
40%
80
70
32%
60
24%
50
40
30
20
5%
10
0
0
fino a10 anni
da 11 a 15 anni
3
più di 16 anni
U.O. Attività Sociosanitarie Cittadini Immigrati e SFD - REPORT 2015
Nel contingente di utenti coinvolti nell’indagine è possibile rilevare:
• che il 56% è costituito da donne
• la significativa componente di giovani (il 44% ha una fascia d’età compresa tra i 30 e
i 49 anni)
•
•
•
•
•
che il 45% proviene da paesi dell’Europa.
che negli ucraini (25%) le donne sono assolutamente prevalenti (35 su 13)
che i coniugati sono il 42% e i celibi/nubili il 32%
la discreta rappresentanza di persone di religione ortodossa (39%) e musulmana (34%)
la consistente quota (40%) di persone con 11-15 anni di scolarità
Alla domanda Lavori? Che tipo di lavoro fai per mantenerti? 45 hanno risposto di essere in cerca di
lavoro e 37 di non avere nessun lavoro. La quota più significativa (54) ha riferito di essere
impegnata nei servizi domestici/di cura della persona, 21 di essere venditori ambulanti.
È interessante, in merito all’attività lavorativa, il confronto – illustrato nella tabella che segue - tra il
lavoro che svolgevano nel paese di origine e quello che hanno riferito svolgere in Italia:
LAVORO NEL PAESE
LAVORO
DI ORIGINE
IN ITALIA
IN CERCA DI LAVORO
0
45
NESSUN LAVORO
31
37
AMBULANTE
0
21
BADANTE CONVIVENTE
0
21
DOMESTICO
0
20
ALTRO
72
14
BADANTE
0
13
OPERAIO
27
11
COMMERCIANTE
26
8
BRACIANTE AGRICOLO
3
3
ELEMOSINA
0
3
CUOCA
7
2
COMMESSO
0
1
IMPIEGATO
34
1
E logico domandarsi per quali motivi queste persone abbiano lasciato la loro terra e i propri affetti venendo in Italia, sacrificandosi, svolgendo lavori umili e saltuari - quando nel loro paese avevano
un’occupazione migliore e a tempo pieno. Perché andare in un altro paese in crisi, dove i giovani
non trovano lavoro?
Qualche risposta è venuta da quanto è emerso procedendo nell’intervista. Alla domanda:
Perché hai lasciato il tuo Paese d’origine? il 61% ha affermato per motivi economici, il 26%
per altri motivi, l’8% a causa della guerra, il 4 per motivi politici e l’1% per conflitti in famiglia.
La tua vita in Italia, com’è rispetto al tuo Paese d’origine? l’1% ha risposto molto peggiore, il
20% peggiore, il 17% uguale, il 41% migliore, il 20% significativamente migliore e l’1% non
sa.
L’intervista mi ha dato modo di ascoltare numerose storie di vita, rintracciando - in percorsi singolari
e diversissimi - molte analogie.
4
U.O. Attività Sociosanitarie Cittadini Immigrati e SFD - REPORT 2015
Una donna ucraina, che nel suo paese faceva il medico di pronto soccorso in ospedale, percepiva,
nonostante facesse anche turni notturni, circa 280 euro mensili; ha dunque scelto di lasciare tutto e
venire in Italia dove, facendo la domestica, ha la possibilità di pagare ai figli gli studi universitari.
Una donna incinta del Kirghizistan, che faceva l’avvocato presso uno studio legale, guadagnava
mensilmente circa 200 euro, non riuscendo nemmeno a pagare l’affitto di casa di 400 euro.
Ho ascoltato anche il racconto di un uomo del Sudan che era andato per lavoro in Libia ma, allo
scoppiare della guerra, avendo ideologie politiche differenti è dovuto fuggire. E’ approdato a
Lampedusa su di un barcone con altre 700 persone, restando in mare per 15 giorni, di cui gli ultimi
cinque senza cibo né acqua; ora mangia quando capita perché non ha un lavoro e non parla bene la
nostra lingua.
Ognuno di loro ha una sua storia da raccontare e un sogno nel cassetto. Si lasciano tutto alle spalle,
affrontano viaggi terribili e pericolosi avendo come unica meta un paese sconosciuto, di cui hanno
solo sentito parlare; non conoscono la lingua, sono spesso privi di documenti e partono alla
ventura, con la sola speranza di assicurare alle loro famiglie e a se stessi una vita migliore.
La maggior parte decide di intraprendere il viaggio da solo (75%), e solo il 16% parte con la famiglia;
il rimanente 9% con amici/conoscenti.
Il viaggio è costoso, organizzato da agenzie non meglio identificate o da singole persone. Alla
domanda Dove hai trovato i soldi per partire? Il 22% afferma di essere stato aiutato dalla famiglia, il
53% con soldi propri e il restante 25% dichiara di aver chiesto i soldi in prestito o di aver venduto la
propria casa.
Il 44% degli intervistati è riuscito a ricongiungersi con la famiglia; del rimanente 56%, che afferma di
essere solo e senza parenti, molti hanno confessato di sentirsi soli, di non avere amici e di avere
nostalgia dei propri figli e parenti, in particolare a Natale.
Alla domanda Hai amici che possono aiutarti? il 70% mi ha risposto di si, tenendo però a precisare
che non si trattava mai di aiuti materiali, in quanto molti dei loro compagni si trovano in uguali, se
non peggiori condizioni; il 30% ha invece affermato di non avere amici, alcuni confessandomi di non
potersi fidare di nessuno.
In riferimento alla sistemazione alloggiativa (Dove vivi a Napoli?) il 48% vive ha una casa, il 36% è
ospitato da parenti o amici, il 7% abita nella casa dove lavora come badante, il 9% in hotel (rifugiati
di recente arrivo) e l’1% in centri di accoglienza.
Analizzando le risposte alla domanda Quali sono i problemi più importanti che hai/hai avuto in Italia?
tra i primi troviamo menzionati la lingua (147 la segnalano come problema), il lavoro (59) e la
mancanza documenti (36 ); 20 hanno riferito di non aver avuto nessun problema.
Dalla tabella che segue, dove sono riassunti gli anni di permanenza in Italia (in risposta alla
domanda Da quanto anni sei in Italia?), si evince una significativa stabilità del contingente di
intervistati: solo il 14% riferisce di una permanenza inferiore all’anno e ben il 45% superiore ai 5.
ANNI
N
%
<1 anno
28
14%
1-5 anni
82
41%
6-10 anni
49
25%
11-15 anni
28
14%
16-20 anni
6
3%
>20 anni
7
4%
Ma quali sono le loro aspettative per il futuro? Sono davvero felici di trovarsi nel nostro Paese? Alla
domanda Vorresti tornare nel tuo paese? il 65% ha risposto di si, il 17% di non voler tornare
affatto; il rimanente 18% è indeciso (non so, forse in futuro).
L’analisi della parte del questionario che intendeva indagare sulla condizione di salute/benessere ha
evidenziato alcuni aspetti che è utile riportare.
Il ricorso all’Ambulatorio Dedicato del Distretto 33 è avvenuto attraverso la
segnalazione/informazione ottenute in vario modo ed evidenziate nel grafico 7:
5
U.O. Attività Sociosanitarie Cittadini Immigrati e SFD - REPORT 2015
Graf.7
Invio/ricorso all'Ambulatorio Dedicato del DSB
33
altro
3
2%
conoscenza
diretta
53
27%
parenti
8
4%
operatori sociosanitari
5
3%
passaparola
25
12%
amici
97
48%
organizzazioni
9
4%
Alla domanda In genere, com’è la tua salute? il 5% ha risposto molto buona, il 48% buona, il
23% normale, 20% non buona; 2% cattiva e il 2% molto cattiva.
Dei 75 che hanno riferito di avere problemi importanti di salute 49 hanno riferito di essersi
ammalati dopo l’arrivo in Italia e 26 prima di emigrare.
Alla domanda finalizzata a indagare sul benessere/disagio psicologico (Di solito come è il tuo
umore, stato d’animo?) il 34% ha riferito calmo e sereno, il 42% normale (con alti e bassi), il
24% scoraggiato e triste.
Cosa fanno per combattere gli stati d’ansia, l’insonnia, lo scoraggiamento (era una domanda a
risposta aperta) l’89% ha affermato di non fare nulla e aspettare semplicemente che quel
momento passi, il 6% di svolgere attività ricreative (fare sport, ascoltare musica, leggere o
navigare in internet), il 2% di fare uso di psicofarmaci; solo l’1% ha dichiarato, nei momenti
difficili, di fare uso di alcolici.
Per quanto riguarda le abitudini alimentari (frequenza dell’assunzione e luogo) il 3% ha
affermato di mangiare una volta al giorno, il 27% due volte, il 61% tre volte al giorno, il 6% più di
tre volte; il 3% ha dichiarato di mangiare quando capita
In basso viene riportata la tabella che riassume quanto riferito in merito a modalità/luogo di
assunzione dei pasti, dalla quale si evince che in massima parte (75%) i cibi vengono comprati e
cucinati di persona.
Cibi cotti e comprati
3%
Cucinati personalmente
75%
Da amici/parenti
2%
Mensa
6%
Altro
14%
6
U.O. Attività Sociosanitarie Cittadini Immigrati e SFD - REPORT 2015
Le risposte fornite in merito al consumo di alcolici sono riassunte nella tabella che segue dalla quale
si evince una sostanziale omogeneità, nei 2 generi, nell’abitudine di assumere alcol.
Consumo riferito di alcolici
MASCHI 89
%
FEMMINE 111
%
NO
69%
NO
73%
Tutti i giorni
2%
Tutti i giorni
5%
2/3 volte la settimana
10%
2/3 volte la settimana
4%
Saltuariamente
19%
Saltuariamente
19%
Per quanto riguarda l’utilizzo di sostanze stupefacenti solo 4 utenti hanno riferito di di fumare
hashish e marijuana e il 97% di non farne uso; l’1% ha preferito non rispondere.
Il 24% (22 maschi e 26 donne) riferisce abitudine al fumo di sigaretta.
Il questionario si è concluso con la domanda: “Cosa vorresti più di tutto? Esprimi un desiderio.”
Questa domanda li ha colti un po’ di sorpresa e le risposte - molto spesso delle vere e proprie
riflessioni - sono state molto diverse.
47 persone hanno parlato, con nostalgia e intento di tornarci, del loro paese di origine.
La famiglia, il legame con i figli e, anche, il desiderio di legami parentali è stato variamente
mensionato da 54 persone, sia in termini di aspirazione personale (stare con la famiglia,
ricongiungersi con i figli, avere un figlio, diventare nonna, costruire una famiglia) sia in termini di
attenzione/preoccupazione per i congiunti (sistemare la famiglia, aiutare i figli) .
27 hanno parlato di lavoro come bisogno (avere/trovare un lavoro, necessità di guadagnare) e solo
3 di lavoro come possibile realizzazione (vorrei aprire una fabbrica, diventare magistrato, chef,
grande calciatore).
Sono state solo 13 - evidentemente con significativi e reali problemi di salute – coloro che hanno
menzionato la voglia di stare bene in salute, guarire.
Tra le rimanenti risposte – molto diversificate e poco aggregabili - colpiscono quelle (19) in cui
viene espresso - e vissuto quasi come irrealizzabile - il desiderio di una vita tranquilla, serena,
normale.
Vanno segnalati , in ultimo, i 10 utenti giovani - proprio quelli che non dovrebbero mai smettere di
sognare e di sperare in un foturo migliore - che, interrogati sul proprio desiderio, non sono riusciti
ad esprimerne alcuno (non so, non ci ho pensato, non ho nessun desiderio, preferisco non
rispondere).
7