Integrazione sociosanitaria e immigrazione
Transcript
Integrazione sociosanitaria e immigrazione
U.O. Attività Sociosanitarie Cittadini Immigrati e SFD - REPORT 2013 DALLA PARTE DEGLI UTENTI Indagine rivolta agli STP Maria Ferraro - Sociologa PREMESSA Maria Ferraro è una sociologa che, in qualità di volontaria, ha frequentato nel 2012 l’U.O. Attività Sociosanitarie Cittadini Immigrati e SFD e il Centro per la Tutela della Salute degli ImmigratiCTSI che opera presso l’ospedale Ascalesi. Nel corso del periodo di volontariato ha svolto un’indagine rivolta a 100 utenti stranieri che si sono rivolti al CTSI e si sono dichiarati disponibili a rispondere a un questionario/intervista semistrutturato. Maria voleva fortemente fare un’esperienza che le permettesse di avvicinare le persone immigrate ed era molto interessata a svolgere un lavoro di indagine e di approfondimento sulla condizione degli Stranieri Temporaneamente Presenti che, tra l’utenza immigrata assistita dalla ASL Napoli 1 Centro, costituiscono un contingente particolarmente fragile ed esposto a rischi di salute e di emarginazione. Maria era mossa, anche, da una particolare sensibilità ai problemi degli stranieri e, più in generale, delle persone in difficoltà e, nelle pagine che seguono, riporta l’esperienza da lei condotta, unitamente a qualche dato riferito al contingente di STP che è stato coinvolto nell’indagine. Va precisato che le persone immigrate che hanno partecipato non costituiscono un campione significativo dell’utenza STP che si rivolge ai nostri servizi in quanto trattasi di 100 utenti, tutti afferenti al CTSI dove – ed è questa una peculiarità - si concentra la domanda sanitaria di un’utenza straniera proveniente, in massima parte, dal Africa settentrionale. Inoltre, gli intervistati – che si era predefinito dovessero essere almeno 100 – sono stati arruolati, nell’arco del secondo semestre dell’anno 2012, secondo la spontanea affluenza e la disponibilità a partecipare all’indagine, escludendo coloro che, per scarsa conoscenza della lingua italiana, non avrebbero compreso le domande o fornito risposte poco attendibili. Maria - con i succitati limiti che rendono le risultanze dell’indagine riferibili solo all’utenza del CTSI con una discreta conoscenza della lingua italiana e con una personale disponibilità a essere coinvolti in un’intervista - ha svolto il lavoro con costanza e precisione ed ha, con il nostro supporto, elaborato i dati raccolti. Ha cercato inoltre, a mio avviso con grande sensibilità, di riportatore alcuni aspetti riguardanti i percorsi singolari di alcuni e di sintetizzare gli aspetti e le problematiche emerse nel dialogo scaturito nelle domande aperte. Ritengo, dunque, utile rendere disponibile le risultanze del lavoro svolto da questa nostra volontaria rilevando che, talvolta, solo uno sguardo di prossimità consente di intercettare bisogni e problematiche che, altrimenti, non trovano spazio e parola per dirsi. Rossella Buondonno Responsabile U.O. Attività Sociosanitarie Cittadini Immigrati e SFD – ASL Napoli 1 Centro Molto spesso si ha la convinzione, certa e assoluta, che l’STP - ovvero lo straniero temporaneamente presente (sprovvisto di titolo di soggiorno perché irregolare o clandestino) che vive in Italia - venga qui per scelta e per toglierci il lavoro. In molte occasioni ho sentito espressioni del tipo: ” Stanno meglio di noi!”, “Ci rubano il lavoro!” e frasi simili. Ho dunque pensato: posso io contribuire a sapere di più, a raccogliere notizie su queste persone che, di fatto, ci sono accanto. Chi sono questi stranieri? Sono felici e sereni 1 U.O. Attività Sociosanitarie Cittadini Immigrati e SFD - REPORT 2013 nel nostro paese? Quanto sono integrati? Lavorano? Quali sono i loro sogni e i loro desideri? Che difficoltà hanno incontrato in Italia? Da questa personale curiosità e interesse è nato un piccolo percorso conoscitivo che vado a raccontare. Si è trattato di un lavoro di indagine statistica che mi ha consentito, anche, di fare un’esperienza umana di grande interesse. In collaborazione e con il supporto dell’Unità Operativa Attività Sociosanitarie Cittadini Immigrati e Senza Fissa Dimora della ASL Napoli 1 Centro e in qualità di Sociologa Volontaria ho somministrato agli utenti STP del Centro per la Tutela della Salute degli Immigrati - che opera presso l’ospedale Ascalesi di Napoli - un questionario semistrutturato finalizzato a raccogliere alcuni dati anagrafici ed informazioni sul loro percorso migratorio e sullo loro stato di salute/benessere (pag. 9-10). Nonostante le iniziali titubanze, nel corso del colloquio-intervista gli intervistati si sono mostrati, praticamente tutti, molto disponibili e partecipi. Ho avuto la sensazione che essere ascoltati sia stato una forma di riconoscimento del loro esistere secondo il paradigma: se qualcuno mi ascolta, è interessato a me allora io esisto. Credo sia stata questa forma di restituzione che ha trasformato una semplice intervista in un vero e proprio dialogo: la maggior parte di loro si è trattenuta più a lungo del previsto, a conversare e a raccontare….. Ho intervistato – nell’anno 2012 e nell’arco di 3 mesi - 100 pazienti STP che si sono rivolti CTSI e che avevano una minima conoscenza della lingua italiana. L’elaborazione dei dati raccolti è riportata nella pagine che seguono. Come evidenziato nel grafico seguente, dei 100 utenti coinvolti nell’indagine, 53 sono donne. Il CTSI, infatti, è uno dei pochi presidi sanitari della ASL Napoli 1 Centro dove non si registra una significativa prevalenza di donne e, per alcune nazionalità, l’utenza maschile prevale su quella femminile (es. nei senegalesi). STP COINVOLTI NELL'INDAGINE PER GENERE F 52% M 48% Come si evince dai grafici che seguono: circa la metà degli intervistati proviene dall’Africa. trattasi di un contingente composto, in assoluta prevalenza, da persone giovani (solo 7 avevano più di 55 anni) il 70% riferisce una scolarità superiore a 8 anni 2 U.O. Attività Sociosanitarie Cittadini Immigrati e SFD - REPORT 2013 PROVENIENZA DEGLI INTERVISTATI RUSSIA 7 AMERICA CENTRALE 4 ISRAELE 1 UCRAINA 12 AFRICA 54 ASIA 22 FASCIA D'ETA' DEGLI INTERVISTATI 46-55 10 > 55 7 < 26 21 36-45 23 26-35 39 ANNI DI SCOLARITA' più di 15 anni 15% fino a 7 anni 30% da 8 a 15 anni 55% 3 U.O. Attività Sociosanitarie Cittadini Immigrati e SFD - REPORT 2013 Per quanto attiene l’attività lavorativa, il 18% riferisce che nel suo paese non svolgeva alcuna attività mentre, in Italia, è il 33% dichiara di non avere un lavoro. Nel complesso, le tabelle e i grafici che seguono evidenziano che le attività svolte nel nostro paese, a fronte di quelle svolte nel paese di provenienza, sono meno qualificate (ambulante, lavoro domestico, badante). LAVORO NEL PAESE DI ORIGINE Nessuno Impiegato Commerciante Operaio Bracc.te agricolo Ambulante Lav. domestico Altro In cerca di lavoro Badante LAVORO A NAPOLI M F TOT M F TOT 5 13 18 11 22 33 0 6 6 0 0 0 5 3 8 2 1 3 12 2 14 6 0 6 5 0 5 0 0 0 1 0 1 13 3 16 0 1 1 1 5 6 20 27 47 12 11 23 0 1 0 1 0 2 10 12 100 100 Badante 0% LAVORO NEL PAESE DI ORIGINE Nessuno 18% In cerca di lavoro 0% Impiegato 6% Altro 47% Commerciante 8% Operaio 14% Lav. domestico 1% Ambulante 1% LAVORO IN ITALIA Bracc.te agricolo 5% Impiegato 0% Badante 12% Bracc.te agricolo 0% In cerca di lavoro 1% Nessuno 33% Altro 23% Commerciante 3% Operaio 6% Lav. domestico 6% Ambulante 16% 4 U.O. Attività Sociosanitarie Cittadini Immigrati e SFD - REPORT 2013 Sulla questione lavoro – visto il complessivo peggioramento in termini di rapporto qualificazione/tipologia di attività - è utile qualche considerazione. Chi in Ucraina faceva l’infermiera, qui si ritrova a fare la badante e anche coloro in possesso diploma o laurea svolgono in Italia lavori poco qualificati. Allora, perché restano nel nostro paese? Perché non ritornano a casa, considerato che la loro situazione lavorativa a Napoli è più precaria e talvolta peggiore? Vanno, in proposito, viste le loro altre risposte. Alla domanda: ”La tua vita in Italia, com’è rispetto al tuo paese di origine?” sorprendentemente il 14% ha risposto che è “Molto Migliore”, il 41% ha risposto che è “Migliore”, Il 25 % che è “Uguale”, IL 13% che è ”Peggiore” e solo il 6% che è “Molto peggiore”. Quindi, nonostante 33 persone riferiscano di non avere, a Napoli , alcuna occupazione , 55 sostengono che la loro situazione, qui da noi, sia molto migliore/migliore. Com’è possibile? La spiegazione si trova analizzando le altre risposte attraverso le quali si riesce a capire meglio i loro percorsi e le loro ragioni. Alla domanda: ” Perché hai lasciato il tuo paese?” Il 4% ha risposto per “Motivi di guerra”, il 72% per “Motivi economici”, l’8% per “Motivi politici”, 8% per curiosità e fare esperienza, 1% per studio e il restante 7% per ricongiungimento familiare. Quindi la maggior parte di STP intervistati ha lasciato il proprio paese per motivi economici in quanto, seppure l’82% lavorava, percepiva uno stipendio molto basso, per nulla comparabile a quello che riesce a guadagnare da noi, pur svolgendo attività più umili e spesso saltuarie. Basti pensare, ad esempio, che una donna del Kirghizistan, che lì lavorava come manager nella Telecom, guadagnava 180 euro al mese e a Napoli guadagna il triplo facendo un lavoro domestico. Una donna russa, che lavorava come maestra percependo 80 euro al mese, ha riferito che qui, facendo la badante riceve uno stipendio di circa 800 euro al mese. C’è, inoltre chi, anche se è attualmente disoccupato, preferisce l’Italia perché dal punto di vista politico il nostro è un paese libero (o quantomeno più tollerante). Un uomo ha raccontato che ha dovuto lasciare la sua Terra perché si è rifiutato di combattere ed è scappato prima in Libia e poi è venuto in Italia. Molti altri arrivano a seguito della “leggenda” che in Italia ci sia tutto e si stia bene e, inevitabilmente, quando arrivano, restano delusi. Un esempio, tra le tante storie difficili che ho avuto occasione di ascoltare e che mi ha colpito molto, è quella di un ragazzo tossicodipendente di anni 36 che in Marocco faceva Il meccanico; è stato tre anni in Libia, ha pagato 2500 euro in oro a dei signori della Libia per venire qua come clandestino (per mare facendo tappa a Lampedusa) perché gli avevano raccontato che in Italia c’era tutto e che avrebbe fatto la bella vita e, invece, sono nove anni che è a Napoli e la sua situazione è addirittura peggiorata: è finito in strada, dorme in un centro di accoglienza notturno e se in Marocco usava droghe leggere qua ha finito per fare uso di droghe più pesanti e di alcool. Mi ha detto che nei momenti di sconforto chiama la madre al telefono e piange ma sua madre gli ripete, sempre, che non deve piangere perché lui è grande. Il suo sogno? “Trovare una compagna che cammina con lui e avere dei figli”. Riguardo alle prospettive future il 39% degli intervistati ha riferito di avere Il desiderio di tornare nel paese di origine e il 36% di voler rimanere in Italia; il rimanente 25 % “Non lo sa” e ha grande indecisione sul futuro. Sono, nel complesso, persone che hanno nel cuore la loro terra di origine e i loro figli (che hanno lasciato là), la consapevolezza di una lunga lontananza e il rischio di non riuscire più a tornare indietro. Più che altro il loro desiderio di ritornare resta un sogno. Infatti, la maggior parte di loro arriva da noi in condizioni difficili, prostrati sia fisicamente sia emotivamente. Arrivano da soli, senza amici o parenti su cui fare affidamento, potendo contare solo su se stessi, con l’illusione di cambiare vita e trovare delle condizioni lavorative migliori per sé stessi e per i loro figli. Si lasciano tutto alle spalle, nutrendo l’illusione di potere tornare, un giorno, nel loro paese e chissà, magari arricchiti. In questo percorso l’82% è emigrato da solo da solo ed è rimasto da solo (38 maschi e 44 donne), il 15 % è partito con la famiglia (9 sono maschi e 6 donne) e un 3% che è 5 U.O. Attività Sociosanitarie Cittadini Immigrati e SFD - REPORT 2013 arrivato qui in gruppo o accompagnato con qualche amico. Il 47% ha riferito di avere figli ma di averli lasciati nel paese di provenienza. Molti mi hanno raccontato della loro malinconia e nostalgia, mostrandomi le foto dei figli, di solito piccoli, che hanno portato con se o mostrandomele sul cellulare. Il 50 % mi ha riferito di essere completamente solo. Alla domanda ” Hai amici che ti possono aiutare?” 48 hanno risposto “No” e 52 “Si” ma hanno tenuto a precisare che l’aiuto dell’amico non è economico (un prestito? No, mai) ma solo di conforto e di ascolto. Come si evince dalla tabella che segue, il 45% di loro è presente in Italia da più di 5 anni. Anni di permanenza in Italia ANNI 0-5 6-10 11-15 >15 % 55% 26% 14% 5% Il 52 % del contingente mi ha riferito di essere di religione musulmana (36 maschi e 16 femmine), Il 27 % di religione cattolica (8 maschi e 19 sono femmine); il 7 % di religione buddista e il rimanente 1% di altra religione. Lo stato civile del contingente degli intervistati è evidenziato nel grafico che segue. STATO CIVILE Altro 5% vedovo/a 6% convive 6% coniugato/a 46% divorziato/a 10% celibe/nubile 27% Quello che mi hanno raccontato conferma che la condizione di immigrato, soprattutto all’inizio, è molto dura. Arrivano senza documenti, senza conoscere la nostra lingua, senza lavoro e quindi, almeno all’inizio, si sentono spaesati. Questo è quello che mi hanno riferito in merito ai primi 3 problemi incontrati in Italia: Il 48% ha avuto problemi con la lingua; Il 35% ha avuto problemi a trovare lavoro; Il 25% non ha avuto nessun tipo di problema; Il 13% ha avuto problemi con gli italiani; Il 3% ha avuto problemi di integrazione; Il 3% ha avuto problemi con i documenti, permesso di soggiorno, di residenza; Il 2% ha avuto problemi di salute; L’1% ha avuto problemi con la polizia e per trovare un posto dove dormire. E’ dunque perfettamente comprensibile il loro disagio iniziale che, per molti, diventa una condizione stabile nel tempo in quanto le difficoltà nel trovare lavoro e la fatica per essere accettati persistono. Non avendo alcun tipo di relazione e non parlando bene la lingua rimangono, almeno all’inizio, all’oscuro anche dei diritti sanitari - che in Italia 6 U.O. Attività Sociosanitarie Cittadini Immigrati e SFD - REPORT 2013 sono comunque riconosciuti anche agli irregolari e ai clandestini - ma presto e solo lentamente finiscono per orientarsi. Alla domanda: “Come sei arrivato (attraverso chi) a questo ambulatorio?” il 56% riferisce di esserci arrivato attraverso gli amici, il 10% attraverso i parenti e il 18% attraverso il passaparola e Il rimanente 27% per altre vie (associazioni, pronto soccorso dell’ospedale ecc). Le ultime domande del questionario miravano a ottenere informazioni sulle condizioni di salute percepita e su alcuni comportamenti/abitudini. Alla domanda “Come è di solito il tuo umore, stato d’animo” il 34 % (13 maschi e 21 donne) ha riferito di sentirsi “calmo e sereno”, il 30% (19 maschi e 11 donne) “normale”, il 32 % “scoraggiato e triste” (15 maschi e 17 donne) e 4 hanno voluto precisare di sentirsi nervosi (3 maschi e 1 donna). La cosa rilevante da notare è che alla domanda “cosa fai per superare ansiadepressione-insonnia-scoraggiamento” solo 4 hanno riferito di ricorrere a farmaci; tutti gli altri cercano di distrarsi facendo le cose più disparate. Le loro risposte – di un certo interesse - sono state queste: Il 40 % non fa nulla e aspetta che la tristezza, l’ansia, lo scoraggiamento passino da soli il 7% esce con gli amici il 6% che si distrae su internet, facebook, parla con i figli su skype o semplicemente pensa ai figli il 5% prende un caffè con gli amici e fuma qualche sigaretta il 4% va al mare; il 4 % piange in solitudine o a telefono parlando con i parenti il 4% prega, legge la Bibbia o recita il Corano (a seconda della propria religione) il 4% ascolta musica il 2% gioca con il figlio, Il rimanente 20% ha fornito risposte molto diversificate: va al cinema, si fa una doccia calda, compra il biglietto e ritorna per un po’ a casa, va all’ambulatorio e parla con il dottore, lavora e cerca di non pensare, fa sport, parla con gli amici, gioca al computer, picchia qualcuno, Il 60% sostiene che l’assunzione di farmaci è utile ma li prende solo quando è malato o non riesce a sopportare dolori fisici (mal di testa, di denti, etc); il 40 % si dice convinto che i farmaci non servono a nulla. Alla domanda “In generale come è la tua salute?” il 39% risponde molto buona/buona, il 29% normale, Il 17 % non buona, l’11% cattiva/molto cattiva e il 4% così e così. Per quanto attiene alle domande sulla frequenza e la tipologia di alimentazione il 6 % ha riferito di mangiare una sola volta al giorno, Il 36 % due volte, il 44 % tre volte al giorno, il 10% più di tre volte al giorno e il 4% quando capita 70 su 100 hanno riferito di cucinare il cibo che consumano ma – come si evidenziato nella tabella che segue – il comportamento differisce molto in base al genere TIPO DI ALIMENTAZIONE Maschi Femmine Cibi cotti 3% Cibi cotti Cucinati da lui 26% Cucinati da lei Amici-parenti 12% Amici-parenti Mensa 1% Mensa Altro 2% Altro Dipende 4% Dipende 7 0 44% 5% 2% 0 1% U.O. Attività Sociosanitarie Cittadini Immigrati e SFD - REPORT 2013 Le risposte alla domanda ”Bevi vino,birra,alcolici in genere?” sono riassunte nella tabella che segue dalla quale si evince che 78 persone (di cui 52 di religione musulmana) riferiscono di non bere alcol; quelli che ne riferiscono il consumo sostengono di aver cominciato quando sono arrivati in Italia. CONSUMO DI ALCOL Maschi Femmine No 38% No Tutti i giorni 2% Tutti i giorni 2/3 settimana 3% 2/3 settimana Saltuariamente 5% Saltuariamente 40% 0 1% 11% Alla delicata domanda “prendi droghe?” 91 hanno risposto no, 8 non hanno voluto rispondere e 1 solo si è dichiarato tossicodipendente. Dei 4 che hanno voluto rispondere (di cui 3 maschi) alla domanda “Cosa pensi ti sarebbe utile per smettere di prendere alcol e droghe?” 2 hanno detto lavorare e 2 sposarsi/avere un compagno/a. La domanda aperta che li ha più disorientati e sollecitati ad aprirsi è stata l’ultima: “Cosa vorresti più di tutto? Esprimi un desiderio.” Seppure per alcuni sia stato difficile comprendere bene il senso di questa domanda, per la maggior parte di loro è stata un modo per dare spazio e parola ai loro desideri. Si tratta di desideri che, seppure riguardano beni materiali, hanno sempre presenti gli affetti. Sono i desideri di chi ha la lontananza nel cuore, di chi anche se ha un cellulare o un cappotto, desidera rivedere i propri figli, i propri genitori, il proprio paese e, anche quando desidera soldi, è sempre per un sogno che coinvolge gli affetti (es. comprare una casa per i figli). Come è facile intuire, le risposte sono state molto diversificate e i dialoghi, talvolta, ricchi e intensi; ho cercato, di seguito, di riassumere quanto di più interessante e significativo è emerso in questo spazio di parola e di ascolto. 22 mi hanno detto che desiderano e sognano fortemente di rivedere o portare qui in Italia la famiglia ma mentre le donne vorrebbero portare qua solo i figli, gli uomini l’intero nucleo familiare; 20 hanno come principale desiderio “avere un lavoro”; 14 desiderano e sognano una vita diversa (viaggiare, diventare un’ insegnante, vivere in un’altra città, aiutare gli altri,..); 12 aspirano alla serenità, vorrebbero star bene e vivere in pace; 8 vorrebbero ardentemente una famiglia, un compagno/a che si prenda cura di loro essi, perché, dicono, di sentirsi soli; 7 vorrebbero tornare nel loro paese, a casa; 5 mi dicono di non desiderare nulla; 3 vorrebbero dei soldi per comprare una casa ai figli o per vivere più serenamente; 4 vorrebbero possedere una macchina o una casa; 4 vorrebbero il permesso di soggiorno; 4 non mi hanno risposto perché, forse, non sono riusciti a capire la domanda; 1 desidera rimanere a Napoli 1 che la dittatura nel proprio paese finisca. Mi hanno parlato dei loro desideri sempre con il sorriso e una vena di malinconia, come se fossero davvero dei grandi sogni o dei grandi desideri. Molti di questi desideri sono anche i nostri, con la sola differenza che per noi la speranza che si realizzino è più concreta mentre per loro restano sogni impossibili. L’avere il permesso di soggiorno, ritornare in Patria, rivedere i figli sono vissuti come desideri irrealizzabili. Tutti sono stati incuriositi dalle mie domande e volevano capire perché fossi tanto interessata ai loro sogni, alla loro vita. Superata la diffidenza iniziale, non si sono mai mostrati duri o maleducati ma, al contrario, mi hanno dispensato sorrisi e, volentieri, raccontato di sé. 8 U.O. Attività Sociosanitarie Cittadini Immigrati e SFD - REPORT 2013 Alcuni, che si sono aperti con fiducia, mi hanno toccato l’anima e, quantunque abbia cercato di non coinvolgermi troppo, l’impatto emotivo è stato per me molto forte. Come nel caso di una ragazza nigeriana di soli 24 anni, molto bella e ben curata, che durante tutta la somministrazione del questionario ha avuto uno sguardo malinconico e assente. Non ho mai visto degli occhi così vuoti e addolorati. Parlava a voce molto bassa, metà in inglese e metà in italiano, come se temesse qualcosa e non ha mai accennato a un sorriso. In Nigeria, ha frequentato la scuola per 10 anni e faceva la parrucchiera. E’ di religione cattolica e ha lasciato il suo paese per motivi economici. E’ qui a Napoli da tre anni, ed è emigrata da sola come clandestina. Le ho chiesto che lavoro facesse e lei mi ha risposto, sempre a bassa voce come se temesse qualcosa, “In the street”, nella strada (ovvero, fa la prostituta). Il suo problema in Italia è stato quello di non riuscire a trovare un vero lavoro. Quando le ho chiesto se la sua vita in Italia era migliore mi ha risposto “uguale”, che non era cambiato nulla e alla mia domanda “vorresti tornare in Nigeria” ha risposto “No”. All’apparenza era molto tranquilla e serena ma è difficile capire se si trattasse di calma o di rassegnazione. Mi dice che quando è triste non fa nulla, non prende medicine, non beve, non fuma e non si droga. Mangia due volte al giorno. Alla domanda finale: “Cosa vorresti più di tutto? Hai un sogno? Un desiderio?”. Mi ha guardata con quei suoi occhi, vuoti, come se fosse altrove, e mi ha risposto, in maniera secca e decisa: “Non ho desideri”: ha 24 anni e ha già smesso di sognare. Oppure come un uomo di 32anni, senegalese che ha frequentato la scuola per 13 anni e in Senegal faceva l’operaio e aveva un contratto di lavoro (con la CO.GE che è una ditta che costruisce strade). Non appena il padre è andato in pensione le cose hanno incominciato ad andar male e lui è stato costretto a lasciare gli studi. Poi, nonostante il padre non fosse d’accordo, ha deciso di venire in Italia per cercar fortuna ed è a Napoli da 12 anni. Si è pentito di essere emigrato e vorrebbe ritornare nel suo paese, ma con qualche soldo messo da parte. Qui fa l’ambulante. Mi dice che quando ha momenti di sconforto prega ma ribadisce di essere un uomo forte che difficilmente si scoraggia. E’ rimasto tanto a parlare con me. L’unico vizio che ha è il fumo di tabacco. Il suo desiderio è quello di vivere in pace e aiutare la sua famiglia. E, ancora, tante di storie tristi e di coraggio. Una donna, durante la somministrazione del questionario, ha cominciato a piangere e mi ha detto che sono 13 anni che non torna al suo paese e non vede la sua famiglia. Un’altra donna mi ha raccontato che era stata due anni e mezzo in carcere perché la famiglia dove viveva e presso la quale faceva la domestica spacciava droga e lei ne è rimasta coinvolta. C’è chi è stata licenziata e non ha ricevuto i soldi che le spettavano ma c’è anche chi, sposando un italiano, si è integrata completamente. Da questa ricerca è emerso che accanto al disagio sopravvive, in molti e molte, tanta speranza e la convinzione di poter migliorare. Paradossalmente, coesistono lo scoraggiamento e la speranza, il bisogno di raccontare il disagio e una grande dignità. Non sono mancate, infine, parole di gratitudine verso il C.T.S.I. dove tutti, dicono, di essere curati e di ricevere attenzioni. In una grande città come Napoli, che tanto poco offre, le persone immigrate non hanno altra scelta se non quella di continuare a sperare perché, spesso, scegliere un futuro migliore significa semplicemente riuscire a sognarlo. 9 U.O. Attività Sociosanitarie Cittadini Immigrati e SFD - REPORT 2013 N. _______ Questionario sullo stato di salute/benessere degli STP e percorso migratorio. Con queste domande cerchiamo di capire perché hai scelto di emigrare in Italia e come questa scelta ha influito sul tuo stato di salute fisica e mentale. Io sono volontaria in questo ospedale e ti chiedo di dedicarmi po’ del tuo tempo per aiutarci a capire IL QUESTIONARIO E’ ASSOLUTAMENTE ANONIMO A1 A2 A3 A4 A5 A6 A7 A8 A9 P1 P2 P3 P4 P5 P6 P7 P8 P9 A=ANAGRAFICA M=1 F=2 Da quale paesi vieni? Lista 1 Quanti anni hai? N. Quanti anni hai studiato (scuola,università, ecc)? 0=Non ha studiato N. Che lavoro facevi nel tuo paese? Lista 2 Sei sposato? Solo? Convivi con qualcuno? Stato civile Lista 3 Hai figli? Quanti? 0=NO N._________ INCINTA Dove vivi a Napoli? S.F.D.=1 Con dimora=2 Lista 4 (DSB) quart. Di che religione sei? Musulmano=1 Cattolico=2 Buddista=3 Ortodosso=4 Altro__________=5 P=PERCORSO MIGRATORIO Perché hai lasciato il tuo paese? Motivi politici=1 Motivi economici=2 Altro__________________=4 Da quanti anni hai lasciato il tuo paese di origine? 0=meno di 1 anno N. Hai deciso tu da solo di emigrare? E con chi lo hai deciso? 1.Da solo; 2.Con la famiglia; 3.Gruppo Allargato; 4.Altro: Dove hai trovato i soldi per partire? 1. Colletta familiare; 2.Colletta del villaggio; 3.Propri fondi; 4.Altro: Da quanti anni sei in Italia? 0= meno di 1 anno N. Lavori? Che tipo di lavoro fai per mantenerti? Lista 2 Hai parenti con te? SI=1 NO=2 Hai amici che possono aiutarti? SI=1 NO=2 Quali sono i primi (max 3) problemi che hai/o hai avuto in Italia? Testo libero P10 La tua vita in Italia com'è rispetto al tuo paese di origine? 1.Molto peggiore; 2.Peggiore; 3.Uguale; 4.Migliore; 5.Molto migliore P11 Vorresti tornare nel tuo paese? SI=1 NO=2 FORSE=3 NON SA=4 B=BENESSERE SALUTE 10 Guerra=3 U.O. Attività Sociosanitarie Cittadini Immigrati e SFD - REPORT 2013 B1 B2 B3 B4 B5 B6 B7 B8 B9 B10 B11 B12 B13 B14 Come sei arrivato(attraverso chi) a questo ambulatorio? 1.Parenti; 2.Amici; 3.Organizzazioni; 4.Passaparola. 5 Altro In generale, com'è la tua salute? 1.Molto buona; 2.Buona; 3.Normale; 4.Non buona; 5.Cattiva; 6.Molto cattiva. Di solito il tuo umore, stato d’animo è? 1.Calmo e sereno; 2.Normale; 3.Scoraggiato e triste Cosa fai/prendi per superare ansia/depressione/insonnia/scoraggiamento Testo Libero: Prendi normalmente le medicine per superare le tue difficoltà di ansia,depressione o insonnia? SI=1 NO=2 Pensi che le medicine ti facciano stare meglio? SI=1 NO=2 In genere, quante volte mangi al giorno? 1.una volta; 2 due volte; 3 tre volte; 4.più di 3 volte. Normalmente 1.Cibi cotti comprati 2.Cucinati da te? 3. Da parenti/amici? 4. Mensa 5.Altro Bevi birra, vino, alcolici in genere? NO=1 Se si: 2=Normalmente/tutti i giorni; 3=Due-tre volte a settimana; 4=Saltuariamente. Hai cominciato a usare alcol e droghe in Italia? SI=1 NO=2 Fumi tabacco? SI=1 NO=2 Prendi droghe? Se sì, per quale via?: 1=NON RISP. 2=NO 3=Per bocca 4=Spinello 5=Per fumo; 6=Per naso/sniffando; 7=Endovena Con che frequenza 1.Normalmente(tutti i giorni); 2.Due-tre volte a settimana; 3.Saltuariamente. Vorresti smettere? SI=1 NO=2 Che cosa PENSI ti sarebbe utile per smettere di prendere alcol e droghe? Testo libero Cosa vorresti più di tutto? Esprimi un desiderio. DATA / / / / / / Anno________ Sezione libera per note….. 11