il complesso sportivo del cus lecce

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il complesso sportivo del cus lecce
Notiziario
IL COMPLESSO SPORTIVO DEL C.U.S. LECCE
L'Università di Lecce, sorta dopo aver superato le difficoltà a tutti note, non
ha sino ad oggi potuto effettuare alcuna attività sportiva. E quanto il desiderio
di fare dello sport sia sentito dai nostri universitari si è visto dal favore con il
quale è stata accolta la notizia che l'ing. Mario Stasi è stato nominato Commissario
Straordinario per la costituzione del C.U.S. Lecce.
C.U.S. è la sigla del Centro Universitario Sportivo che ha il compito di organizzare l'attività sportiva degli universitari per dar modo a tutti gli studenti di
praticare i giochi e le discipline a loro più congeniali.
L'ing. Mario Stasi, noto e dinamico organizzatore sportivo, si è messo subito
al lavoro e per prima cosa ha affrontato il problema più importante, quello delle
attrezzature sportive. Proprio ai primi di agosto la Gazzetta Ufficiale ha pubblicato il testo della Legge 28-7-1967, n. 641, contenente le « Nuove nonne per
l'edilizia scolastica e universitaria per il quinquennio 1967-1971 », che prevede
lo stanziamento sino ad un miliardo all'anno per cinque anni, esclusivamente per
impianti sportivi universitari. Il 30 ottobre u.s. è scaduto il termine per l'invio
al Ministero della Pubblica Istruzione delle richieste per il programma relativo
al primo biennio 67-68, e l'Università di Lecce ha presentato per il finanziamento il progetto di costruzione di un complesso sportivo per un ammontare di
L. 200.000.000. Il progetto, redatto dallo stesso Ing. Stasi, prevede la costruzione
di una piscina coperta con vasca di m. 25 x 10, naturalmente riscaldata per il periodo invernale, di una piscina scoperta di m. 50 x 15, idonea anche per la pallanuoto, di una palestra per la scherma, di una palestra più piccola per la lotta e
lo judò, di tre campi da tennis, due in terra rossa e uno in asfalto brevetto americano, di due campi di pallacanestro e di due di pallavolo, tutti in asfalto americano. Tutti i campi sono forniti di illuminazione per l'attività serale, di tribune
per il pubblico e sono stati progettati, oltre gli spogliatoi per le piscine, idonei
spogliatoi, con i relativi servizi, per queste altre attività all'aperto.
Il complesso è stato previsto debba sorgere sull'area del vecchio stadio Carlo Pranzo » e raggiunge anche lo scopo di sistemare nella migliore maniera quella
zona che tanta importanza acquisterà non appena sarà aperta la superstrada
Brindisi-Lecce. Infatti la superstrada sbocca alla fine del viale degli Studenti: chi
arriva a Lecce si trova perciò proprio d i fronte ai bastioni che racchiudono l'arca
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Pianta della piscina coperta, degli spogliatoi e dei servizi per i campi all'aperto.
e che attualmente sono quasi interamente coperti dalle strutture delle tribune del
campo di calcio. Il progetto dell'ing. Stasi prevede invece una recinzione di siepe
alta solo un metro e dà così la possibilità di abbracciare con un solo colpo d'occhio
tutta la cinta delle mura, in quel tratto perfettamente conservate, dato che vi è
solo un edificio che si sviluppa in altezza, quello della piscina coperta, mentre
tutti gli altri impianti, campi di pallacanestro, pallavolo e tennis, non tolgono alcuna visuale.
L'ubicazione della zona, a poche centinaia di metri dalla sede dell'Università,
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darà poi la possibilità a tutti gli universitari di frequentare gli impianti con
grande facilità, approfittando, se occorre di una sola ora di intervallo, tra una
lezione e l'altra, per fare una nuotata in piscina o per disputare una partita di
pallavolo, pallacanestro o tennis. Inoltre bisogna tener presente che il leccese,
per natura, è, purtroppo, piuttosto pigro e quindi è utilissimo rendergli quanto più
agevole possibile la pratica degli sport.
Infine un altro vantaggio che la posizione centrale della zona offre è dato
dalla facilità di accedervi per il pubblico per assistere agli incontri dei vari sport
che saranno in gran numero organizzati dal CUS Lecce e che saranno sempre ad
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ingresso libero. Ma la vicinanza al centro è importantissima non soltanto per il
pubblico degli spettatori, ma particolarmente per facilitare la frequenza ai giovanissimi leccesi che, dall'età di 7 anni in su, saranno chiamati a frequentare i
corsi collettivi di nuoto, tennis, scherma, che saranno organizzati dal CUS Lecce.
E' una necessità infatti dei Centri Sportivi Universitari di fare questa propaganda
tra i giovanissimi, per crearsi gradualmente gli atleti che giunti all'Università
potranno difendere validamente i loro colori. Per gli sport su indicati infatti
l'età degli universitari, che va dai 18-19 anni, è troppo alta perchè possano apprenderli in maniera da poter eccellere nelle competizioni agonistiche con i colleghi delle altre università italiane.
Per tutte queste ragioni la scelta dell'area è stata indovinatissima per il
complesso sportivo del CUS e il Magnifico Rettore dell'Università di Lecce,
On. Prof. Giuseppe Codacci Pisanelli, ha chiesto al Dott. Adriano Monarca che
l'area suddetta sia ceduta all'Università per potervi costruire, a totale carico dello Stato, gli impianti sportivi progettati.
Il Commissario Prefettizio ha compreso l'importanza che riveste, non solo
per l'Università, ma per la città stessa di Lecce, il potenziamento dell'Ateneo salentino con la possibilità che viene offerta agli studenti di tutte le scuole di praticare agevolmente il nuoto e gli altri sport ed ha accolto in parte la richiesta,
cedendo cioè l'area non occupata dal progettato Palazzetto dello Sport, che l'amministrazione precedente aveva ivi deliberato di costruire.
Il finanziamento da parte del Credito Sportivo non è stato però ancora ottenuto, anche se l'Amministrazione Provinciale ha deliberato di garantire il
mutuo, in quanto il Comune di Lecce ha esaurito tutti i cespiti impegnabili.
L'area residua non è però sufficiente per la costruzione di tutti gli impianti,
potendosi realizzare soltanto le due piscine. Ora una disposizione precisa del Ministero della Pubblica Istruzione, che finanzia le opere, giustamente impone che
i vari impianti siano progettati tutti insieme per evidenti ragioni di economia di
costruzione e di gestione ( unici spogliatoi con relativi impianti di riscaldamento,
più agevole sorveglianza e un solo custode ).
Se quindi non si potrà realizzare il complesso come progettato c'è il grave
rischio che il finanziamento, che lo stesso Ministro, On. Gui, ha assicurato integralmente al Rettore dell'Università, sia limitato alle sole piscine, e sarebbe un
delitto perdere la possibilità di ottenere, a totale carico dello Stato, ben tre campi
da tennis, due di pallacanestro e due di pallavolo.
Il Palazzetto dello Sport è però pure importante, anche se assolve a compiti
notevolmente diversi, in quanto esso serve principalmente a permettere di effettuare manifestazioni a pagamento durante il periodo invernale, e anche se ha una
capacità piuttosto limitata di spettatori, 800 a sedere. Infatti possono giocare solo
due squadre di pallacanestro, o di pallavolo, o, sempre al massimo, quattro giocatori di tennis, se disputano un doppio. Non risolve quindi il problema degli impianti per far praticare lo sport al maggior numero di giovani, come si potrebbe
ottenere con i sette campi complessivi, invece di uno solo, del progetto del complesso sportivo del CUS.
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Ma una soluzione c'è per non sacrificare alcuna iniziativa ed è quella di
spostare la costruzione del Palazzetto dello Sport a un centinaio di metri di distanza, sul suolo dell'Ex Foro Boario, sempre di proprietà comunale che per la
sua forma e per la sua ubicazione, anche meglio si presta per il parcheggio delle
macchine.
In tal modo si creerebbe una zona sportiva organica, che senza alcun dubbio,
ci sarebbe invidiata da tutte le altre città pugliesi, Bari compresa.
Ai nuovi amministratori il compito di realizzare questo stupendo programma.
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PARLANDO Al CARABINIERI
1. - Qui riuniti, celebriamo, oggi, il CLIII annuale della fondazione
dell'Arma.
Una celebrazione che, con segni esterni dell'omaggio, dell'ammirazione e della gratitudine, intende degnamente esaltare la gloria che
ogni anno che passa circonda di luce adamantina il nome della « Fedelissima »; un rito che, nell'austera solennità della festa dell'Arma, riconduce i pensieri alla coscienza di sé, rievoca quei compiti istituzionali di
garanzia dell'ordine pubblico e della privata sicurtà che la fedeltà vostra
allo Stato e la difesa alle sue leggi quotidianamente assicurano al culto
della Patria, alla libertà dei cittadini e al benessere sociale, glorifica la
perenne vostra giovinezza; una celebrazione che sia anche un giusto
attestato di rispetto pel vostro silenzioso servizio; un segno del plauso
che rinnovi a quanti di voi della religione del dovere hanno fatto il credo della vita un riconoscimento pubblico del geloso vostro eroismo, ma
anche, e soprattutto per me, un incontro lieto di amici, un'intima testimonianza d'affetto ed una sincera espressione di riconoscenza.
2. - A nessuno è ignoto che l'esemplarità con cui i Carabinieri servirono la Patria, in guerra tutelandone la vita, in pace difendendone gli
ordinamenti, meritò all'Arma il titolo di « Benemerita », nome che Roma
e l'Italia diedero ai Grandi cui molto esse dovettero, come ad Augusto,
fondatore dell'Impero, a Traiano, che l'Impero rinnovò nella giustizia,
a Vittorio Emanuele II che l'Italia unita ricondusse a Roma.
Tutti sanno, poi, che l'Arma dei Carabinieri è la prima dell'Esercito,
una primogenitura di prestigio che onora col motto di « selecti inter
electos » gli eredi di quel « personale di buon governo » che Vittorio
Emanuele I istituì il 1814; che, per le prove di lealismo e di fedeltà
date durante i moti del 1821 e 1831 e nelle campagne della prima guerra
d'indipendenza, ebbe l'appellativo di « Fedelissima »; che ad un carabiniere, a Giov. Battista Scapaccino appunto, toccò l'onore della prima,
aurea decorazione.
Se ci domandiamo quale fu la forza, quale il moto, quale il favore
che diede allo spirito del Corpo la tempra di un organismo che è insostituibile alla vita del Paese, che alle azioni dei singoli impresse la vigoria di comportamenti così pregnanti di effetti, che offrì al Popolo la
cosciente fiducia di sapersi, in ogni caso, difeso dai suoi carabinieri, sarà
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nel senso dello Stato, dai carabinieri posseduto con limpida coscienza,
onorato con intrepida fedeltà, animato da virile passione, fatto austero
e solenne da un'intransigente fermezza e reso lirico da un epico entusiasmo, che noi ritroveremo le radici della fortuna, le fonti dell'efficienza, il segreto dell'eterna vitalità dell'Arma; sarà a quella scaturigine prima di vita ideale che la sua storia troverà adeguato risalto e sarà, finalmente, da lì che trarremo gli auspici per la maggior gloria di quest'Arma che, nata quando ancora l'Italia non era, ha saputo diventare, per
la costante presenza alle vicende della Patria, l'orgoglio del suo Esercito, la scolta armata dei suoi confini, la difesa vigile delle sue leggi,
la tutela di ogni libertà, il presidio della vita ordinata.
3. - Già la conservazione ed il mantenimento di siffatti valori sono
compiti di onerevole impegno e di laboriosa esplicazione che da se soli
trascendono i più ambiziosi progetti di un corpo militare di polizia, ma
resterebbero essi mestieri di pratica esperienza, meri incombenti programmatici se non fossero illuminati da uno spirito eroico di fedeltà al
dovere, di un mirabile oblio di sé che quotidianamente si offre, per
vocazione d'amore, al servizio del corpo sociale, dal culto, che in Voi
è vivissimo, della Legge e della Giustizia.
Giacché è dato di comune esperienza che un corpo armato non
potrebbe, per secoli, conservare e trasmettere un patrimonio di tali
ideali se, per secoli, a quelli non avesse aderito per intimo, morale convincimento, se quei valori non possedesse come ignea materia di base,
se, quotidianamente, non li illustrasse con l'esercizio delle umane virtù
di una onesta serenità, di un integro, genuino diniego all'assalto della
natura e all'aggressione dei malvagi, di una stupenda fiducia nella vita,
di una cosciente santità dell'avvenire.
Per questo, per questa vostra vocazione d'amore vi siete scelti geni
e simboli di fede immacolata, di sublime coerenza, di vivida luce: la
protezione della « Virgo Fidelis » ché, come la Madre del Redentore voi
intervenite nei rapporti più vari per le più impensate ragioni a permeare
di Giustizia e di pace le sociali relazioni, dirimendo questioni, risolvendo
conflitti, componendo gli accordi; il motto « Nei secoli fedele », che è
specchio di un galantomismo mai rinnegato; la fiamma che arde visibile
sul cappello, quella lucerna, quella bandoliera, quel gusto che è soltanto
vostro di vestire l'uniforme con un'intrepida dignità, con uno stile che,
onorando la bellezza, rende nobile ed austero il volto della Patria in
armi.
La fedeltà è la virtù del dovere ed è la madre dell'obbedienza e passione agli ideali, coscienza del dovere, spirito di sacrificio sono le componenti di quell'eroismo silenzioso, di quella dedizione assoluta, di quella lealtà fiduciosa che dell'Arma continua a fare il segnacolo necessario
e l'intervento primo dell'autorità dello Stato, di quella mirabile civiltà
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del dovere che l'Arma fa stare sempre in primissimo piano quando la
sventura si abbatte sul la comunità, per lenire il dolore, per salvare
spesso col sacrificio di sé la vita ed i beni degli altri, quando l'attacco
alla Legge reclama pronta ed inesorabile la restaurazione dell'ordine,
quando il prevenire l'attacco è la misura saggia dell'alacre sagacia di
chi comanda, del solerte eseguire di chi dell'esterna obbedienza ha saputo fare canone di governo a se medesimo.
Così ai confini sacri della Patria, in veglia alle Alpi sia che il vento
della notte senza luna sferzi la minaccia di occulte insidie e il sole
brilli come una benedizione sui picchi d'argento, come nelle città, che
il vivere di oggi ha fatto convulse di una rete di rapporti in cui il disprezzo della legge sa insinuarsi con subdola manovra, sul mare e nel
cielo, nelle campagne e nelle borgate, Voi, carabinieri, provate ogni
giorno quanto grave e complessa sia la responsabilità dei compiti vostri.
Garanti, come è ministero delle Forze Armate, della sicurezza dello
Stato, Voi siete la difesa avanzata della sua personalità; tutori della
Legge, siete all'assalto, più che nella trincea, contro il delitto; poiché
siete il freno costante alle idee disperate, siete l'indispensabile strumento di ordine; poiché siete vigilanti e presenti, siete i fattori di pace;
poiché siete esempio specchiato di onestà e di intemerata coscienza,
siete, nella vita del Popolo come lo specchio di vita etica e fermenti di
nuove energie.
4. - Per questi meriti grandissimi, vincendo il ritegno che non
ama vestire di parole i sentimenti più profondi e più cari, superando la
schiva modestia di Voi che, operando a questo modo, sentite di fare
soltanto il vostro dovere, ho desiderato essere con Voi, stamane, in
questa città, tanto più amata quanto più torturata dalla violenza, e se
la pochezza che è mia non è capace di dire in tono appropriato per tutti
il rispetto e la gratitudine che l'intera Nazione vi porta, vi dica almeno
la commozione sincera, la stima affettuosa, il ricordo reverente a quelli
di Voi i cui nomi sono nei fasti della storia dell'Arma.
No, non parlo di Scapaccino, di Bergia, di Cimarrusti, di Salvo
d'Acquisto, di Ugolini, dei tanti che hanno una targa di bronzo nelle
città d'Italia ed una pagina d'oro nella storia dell'Arma: essi sono stati
già celebrati, degnamente onorati, no, non parlo di loro.
Il ricordo vola, invece, ai volti conosciuti, ai nomi obliati dei tanti
carabinieri incontrati, come tanti, anche da me lungo il cammino di
questi anni corso con passione al servizio della Giustizia: collaboratori
ideali, sempre pronti, magnifici nella generosità come nello sprezzo del
pericolo e nell'obbedienza senza domande.
Costoro io celebro oggi: costoro intendo additare alla riconoscenza
di quanti hanno a cuore l'amore della Patria, la coscienza del dovere,
il progresso nell'ordine.
Mit
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Quante volte il pensiero è corso a voi, alla vostra vita, alle caserme
che abitate, alla disciplina cui siete soggetti, agli affetti che sapete custodire con virile pudore s'accendevano alla mente ed al cuore lumi
sereni di presenza operosa, battiti generosi di probità antica che non
offuscavano o spegnevano i conosciuti rapporti del quotidiano vostro
contatto con i tanti che non hanno amore per la Giustizia, che insidiano
la vita e la pace, che odiano la luce, che nella nequizia e nell'errore trascinano la vita disonorando, col nome, quel dono santo di Dio.
Quante volte vi ho veduto all'azione perché un'offesa avesse termine e fosse ristabilita la pace nel diritto, perché fosse opposta una salda
reazione alla violenza della natura, perché fossero tutelati i beni della
vita, onorati i diritti della personalità, rispettati i beni economici, perché la società non avesse detrimento e fosse, anzi, da voi tutelata e difesa!
Celebro quelli di voi che nella più remota stazione di questa più
nordica provincia della Patria sanno essere agli occhi degli umili la luce della Giustizia, la forza della Legge, la sicura espressione dell'ordine.
Costoro io celebro oggi per l'umile contributo offerto alla causa
della civiltà.
Celebro questi eroi silenziosi ed oscuri, eroi di una misura che
può sembrare minore rispetto a quella che, nell'impeto di un ideale, fa
sacrificio della vita, ma che è più umana, più paziente; più diffiicile,
perché, non solo ha il coraggio di voler restare probi e di resistere alle
tentazioni e di dire la verità, ma tende a dilatare, con l'esempio delle
virtù, la professione dei meriti.
Questi eroi silenziosi del quotidiano, oscuro dovere io celebro oggi,
questi militi dei quali il nostro tempo ha più che mai urgente bisogno;
celebro le vite di quelli che, cadendo, hanno portato con sé il rimpianto
dell'intera Nazione, giacché i lutti dell'Arma sono il cordoglio di tutto
il Popolo.
5. - Il pensiero corre alle vite dei nostri morti, di Tiralongo, di
Ariu, di De Gennaro, che, in questa stupenda valle Busterese, fecero di
sé olocausto sublime alla Patria amatissima, giacché essi caddero unicamente perché ne rappresentavano il decoro della fiorente giovinezza
armata.
Caddero vittime innocenti di un odio che attendiamo di punire
con inflessibile giustizia, com'è nel diritto sovrano di uno Stato nei
confronti di ribelli sciagurati, di disperati pronti ad ogni empietà, di
assassini feroci che la nefandezza dei loro crimini ha posto fuori della
difesa di ogni legge e di ogni salvezza.
Caddero e la morte fu ai nostri carabinieri l'inizio di una memoria
senza fine perché ha segnato un impegno di civiltà che l'Italia deve
salvaguardare sul baluardo alpino e difendere contro la risorgente bar515
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barie nazista: un impegno che di nuovo è la squillante devozione alla
religione della Patria, al culto del dovere, alla garanzia dell'ordine nella libertà.
6. - A nome della società che, come magistrato del Pubblico Ministero, io tengo di rappresentare, celebrandovi, dico il grazie sincero
per quello che avete fatto, per quello che fate, per quanto ancora farete.
Abbiate coscienza che l'Italia è fiera di voi; sappiate che la Magistratura altoatesina è orgogliosa di voi e che quest'atto di fede e di
omaggio, mentre pubblicamente vi onora, vi chiede di continuare a
fare risplendere innanzi ai nostri occhi la luce del vostro fulgido esempio.
Noi ascoltiamo fieri e commossi la vostra voce che è motivo stupendo di onore e di gloria e col cuore traboccante di plauso, di riconoscenza e di affetto gridiamo:
W l'Italia, W l'Arma dei Carabinieri.
Brunico, 5 giugno 1967.
DR. MICHELE PAONE
Sost. Procuratore della Repubblica
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