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Cineteatro Stella
via Pezzotti 53 - 20141 Milano
MOLIÈRE IN BICICLETTA
Francia 2012
Alceste à bicyclette
Regia:
Philippe Le Guay
Scenegg.:
Philippe Le Guay, Emmanuel Carrère
Fotografia:
Jean-Claude Larrieu
Costumi:
Elisabeth Tavernier
Scenografia:
Pierre-François Limbosch
Montaggio:
Musica:
Durata:
Monica Coleman
Jorge Arriagada
104’
INTERPRETI: Fabrice Luchini (Serge Tanneur) Lambert Wilson (Gauthier Valence) Maya
Sansa (Francesca) Laurie Bordesoules (Zoé) Camille Japì (Christine) Anne Mercier
(Tamara) Ged Marlon (Meynard) Sréphane Wojtowicz (tassista) Patrick Bonnel (Roussel)
IL REGISTA Philippe le Guay (Parigi, 22/10/1956), barone, studi cinematografici
all'IDHEC, poi docente di cinema a La Fémis, realizza il suo primo lungometraggio Les Deux
Fragonard nel 1989. La sua carriera si divide fra sceneggiature (Un weekend su due – 1990,
Lapse of Memory – 1992), film tv e lungometraggi: Il costo della vita (2003), Le donne del
6° piano (2012). È apparso come attore nella pellicola Nudisti per caso (2003).
IL FILM Filinto e Alceste e il Misantropo di Molière a pedali sull'Ile de Ré, tra realtà e
recitazione che si mischiano e si confondono, e una bella italiana scorbutica a far da
guastafeste...
LA CRITICA “Il film di Le Guay è una commedia amara quanto sottile ( e di clamoroso
successo in patria) che usa il Misantropo di Moliere per tuffarci in quel groviglio di sentimenti
e risentimenti, rimossi o taciuti, che chiamiamo carattere e che spesso avvelena le nostre vite,
oggi come ai tempi di Moliere. E lo fa contrapponendo due figure opposte in tutto.(…) Un
soggetto simile, nato quasi per caso dall'incontro fra Le Guay e Luchini, che ha eletto davvero
l’Ile de Ré a buen retiro, poteva scivolare nella commedia di costume un po’ facile. Magari
giocando brillantemente, sul contrasto fra i caratteri. Le Guay e i suoi eccellenti attori schivano
il pericolo andando fino in fondo. Cioè affidandosi al testo di Moliere, che con i suoi versi
integra e commenta alla perfezione quanto accade. E non negandosi un pizzico di
indispensabile crudeltà”.
(F. Ferzetti – Il Messaggero)
“Nato dalla vera esperienza del regista Philippe Le Guay andato a trovare Luchini in esilio
atlantico, il film rispecchia le nevrosi da popolarità trash e anche della sua mancanza e , sotto la
finzione del teatro classico, mette in scena un eterno pezzo di vita vissuta in cui Fabrice
Luchini, grandissimo del cinema francese di rohmeriana memoria, dà un suo contributo
autobiografico e una sottilissima, perfida ironia che s’addice ad Alceste, secondo lui un
ridicolo egocentrico e non un ribelle sociale. Le Guay è abilissimo nella confezione di una
commedia intelligente che nasconde un doppio fondo dove la storia di un’amicizia si trasforma
in svendita di rancori covati sotto i riflettori”.
(M. Porro – Corriere della Sera)
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