moliere in bicicletta

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moliere in bicicletta
MOLIERE IN BICICLETTA
di Philippe Le Guay
(Alceste à bicyclette) REGIA: Philippe Le Guay. SCENEGGIATURA: Philippe Le Guay. INTERPRETI: Fabrice Luchini,
Lambert Wilson, Maya Sansa, Laurie Bordesoules, Camille Japy. FOTOGRAFIA: Jean Claude Larrieu (Formato:
Panoramico/Colore). MUSICA: Jorge Arriagada. PRODUZIONE: Anne Dominique Toussaint. DISTRIBUZIONE:
Teodora. GENERE: Commedia. ORIGINE: Francia. ANNO: 2013. DURATA: 104’.
Serge ha abbandonato la carriera d'attore per ritirarsi in una casetta sull'ile de Ré, dove conduce una
vita solitaria. A interrompere il suo isolamento arriva Gauthier, amico e collega sulla cresta dell'onda
grazie ad una serie televisiva, che gli propone di recitare insieme a teatro "Il misantropo" di Molière.
All'inizio molto scettico, Serge chiede a Gauthier di restare per provare entrambi la parte del
protagonista Alceste. Dopo qualche giorno i due trovano una buona sintonia, e anche l'incontro
imprevisto con l'italiana Francesca sembra rimettere Serge di buon umore. Qualcosa però senza volerlo
si guasta, arrivano litigi e sospetti, e Gauthier è costretto a rinunciare…. Dice il regista: "Il personaggio
di Serge si ispira a Fabrice Luchini, al suo amore per i testi, alla sua tendenza alla misantropia; quello di
Lambert Wilson rappresenta invece il mio punto di vista: nessuna illusione sulla qualità di quello che si
fa in tv, ma proprio per questo grande amore per Alceste e Moliere...". Già autore del notevole "Le
donne del 6° piano", Le Guay scrive insieme a Luchini un copione di irresistibile leggerezza e di
impalpabile serietà. Dentro la cornice del film si incontrano (si scontrano) teatro e televisione, il livello
alto e quello basso della comunicazione, l'intensità del pensiero e la superficialità del 'divertimento' usa
e getta. Sono scintille coinvolgenti per gli umori che trasmettono, gli scatti caratteriali, le sfumature
interiori: i due attori affidano a sguardi affilati e a gestualità enigmatica un duello fatto di cinismo,
furbizia, amicizia. Ad un certo punto i passaggi tra realtà e finzione diventano impossibili da seguire e il
gioco mimetico trionfa. Servo/padrone, dominatore/ dominato, libertà/prigione: l'attore domina, ben
sapendo di poter essere dominato. Così è l'arte, così è la vita. Temi forse impossibili da risolvere ma
raccontati con invidiabile freschezza.
* Il teatro e la vita, pronti a intrecciarsi fino a confondersi, come in un gioco di specchi. L'idea l'ha avuta
l'attore francese Fabrice Luchini dopo anni di collaborazione creativa con il regista Philippe Le Guay
per il quale aveva già recitato in tre film. La nuova recita, adesso, ha alla base addirittura il grande
Molière. Un film finissimo; del resto, di recente, Le Guay aveva convinto senza riserve con “Le donne
del 6° piano”. Qui, però, quello scambio abilissimo e intelligente fra la finzione e la realtà arriva a
convincere ulteriormente anche perché quel Molière sulla bocca dei protagonisti, con i suoi rotondi e
splendenti alessandrini, ha sfumature che quasi non fanno rimpiangere, come potevamo aspettarci, la
versione originale francese: per merito sia di un doppiaggio a due voci che va citato, una voce è di Luca
Biagini, l'altra di Marco Mete, sia della ricostruzione di un testo il cui schema, rimescolando il vero con
la recita, esalta ogni momento del film.