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Pagina inziale » Spettacoli » Articolo n. 6631 del 5 maggio 2008
Iron Man: l’uomo che vorremmo
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Ma guardatelo un po’, una star hollywoodiana grande e grossa come Robert Downey junior con il suo ruolo
nuovo di pacca e con la sua doppia personalità, miliardario, playboy, un po’ spaccone ma anche debole, indifeso,
per un attimo persino “senza cuore”, e che proprio per questo decide di consacrare la sua vita alla salvezza dei
più deboli.
E chi l’avrebbe detto anche solo un anno fa, che la parte sarebbe stata la sua.
Reso famoso e consacrato come uno dei migliori attori della sua generazione per il ruolo da protagonista in
Chaplin, il nostro è passato negli ultimi cinque anni attraverso una tremenda via crucis costellata di arresti e
conseguenti rilasci a causa di una grave tossicodipendenza.
D’altronde come non pensare anche ad una dualità effettiva, quella tra il drop out e l’attore ferocemente
ambizioso, vedendolo recitare nel ruolo duale ed ambiguo di Iron Man, edonista impenitente da un lato e generoso
filantropo dall’altro?
E davvero per gli investitori scegliere Downey non dev’essere stata una passeggiata: se devi produrre un film da
più di cento milioni di dollari (e il film ne è costati alla fine ben 130) come non circondarti di attori così affidabili, che
più affidabili non si può? E, diciamocela tutta, Downey junior, ultimamente non l’avreste definito proprio affidabile…
Amante di potenti superarmamenti e di donne “veloci” e che non pongono problemi Tony Stark è un miliardario, che sembra aver scordato di
aver mai posseduto una coscienza, poi un incidente, il fatto di giungere vicino alla morte, l’intervento disinteressato di qualcuno che gli salva la
vita: per Tony, e probabilmente anche per Robert, il momento topico è giunto: è ora di darsi da fare.
Non si può chiedere al destino di essere ancor più generoso.
Ed è lo stesso Jeff Bridges, che nel film interpreta benissimo la parte del cattivo che a Downey si contrappone, a chiarire ancor meglio la
questione: “ Ci sono cose che sappiamo soltanto perché abbiamo letto i giornali, lui non ha fatto nulla per farle succedere. Ora però il pubblico può
capire meglio questa storia vedendolo recitare la parte più oscura della sua vita, proprio sul set di questo film. Questo spirito e questa capacità di
improvvisazione non possono che venire da qualcuno che ha provato certe cose…”.
E Jon Favreau, che dirige il film e che abbiamo così tanto amato già in Elf o alla sceneggiatura di Swingers, completa il quadro con la sua paura,
quando gli hanno offerto il ruolo, di girare un film mediocre. Certo, i soldi c’erano, ma l’afflato, la fuga dall’ovvietà, il pericolo di girare un popcorn movie solo per ragazzini decerebrati?
Nessuno va a vedere Pirati dei Caraibi per l’atmosfera da Disneyland, tutti sono attratti dal carisma di Johnny Depp ed ecco allora la scelta più
coerente, anche se non la più facile forse, nello scegliere Downey junior: “ … il panorama dei film disupereroi è già piuttosto inflazionato, come
non giovarsi dell’indubbio salto in avanti che avrebbe impresso al film la performance di Robert? ".
Roberto Figazzolo
Pavia, 05/05/2008 (6631)
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