Giuseppe De Matteis, Vincenzo Cardarelli

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Giuseppe De Matteis, Vincenzo Cardarelli
Grazia Stella Elia
Giuseppe De Matteis, Vincenzo Cardarelli - un sogno:
lo stile assoluto*
di Grazia Stella Elia
Ancora una fatica, ancora un lavoro di analisi poetica, di scandaglio letterario, dopo circa venti pubblicazioni di questo infaticabile esegeta, Giuseppe De
Matteis, che divide la sua vita tra l’insegnamento universitario e attività di scrittura e promozione culturale. Il volume Vincenzo Cardarelli un sogno: lo stile assoluto, il terzo sullo stesso Cardarelli, vuol essere una vera e propria “radiografia”
cardarelliana e il titolo è un eloquente preannuncio al lettore, che vi troverà pagine riguardanti lo “stile” del poeta di Tarquinia: uno “stile assoluto”, un sogno
realizzato.
Ma procediamo per gradi. Nella prefazione l’Autore chiarisce al lettore cosa
intende fare: “riguardare l’opera omnia cardarelliana, anche quella concernente il
‘critico’; considerare la ‘disordinata’ formazione intellettuale e letteraria di Cardarelli”, autodidatta sui generis e, dulcis in fundo, “assegnare a Cardarelli il posto che
gli compete nella letteratura italiana della prima metà del Novecento”.
Il volume è suddiviso in cinque capitoli: 1) Fortuna critica di Vincenzo
Cardarelli; 2) Formazione intellettuale e letteraria di Cardarelli; 3) L’esperienza
rondista e la concezione della lingua in Cardarelli; 4) Il prosatore e il critico; 5) Il
poeta. Aspetti della lingua e dello stile di Cardarelli nel contesto della lirica italiana
del Novecento.
Nel primo capitolo ci s’imbatte in una serie di opinioni e giudizi quasi tutti
positivi, qualcuno negativo, sulle opere poetiche e in prosa, espressi da notevoli
critici: dal Debenedetti al De Robertis, dal Contini al Falqui, dal Solmi al Piovene,
dal Ferrata al Macrì, dal Bigongiari al Mucci, dal Luzi al Sapegno e, dopo la morte,
avvenuta nel 1959, le critiche di Montale, Raimondi, Anceschi, Solmi, Cecchi, Falqui,
Baldini, Petroni, Bartolini, e poi ancora il pensiero di Gramsci, Montanaro, Ulivi,
Pozzi, Landolfi e Moravia. Il tutto seguito dalla rassegna, sulla tanto varia opera
cardarelliana, dei lavori monografici del Romani, della Risi, della Parra Cristadoro,
del Fuselli e infine del Grasso.
Il secondo capitolo, Formazione intellettuale e letteraria di Cardarelli, partendo dalla difficile infanzia alla stazione ferroviaria, sede di lavoro del padre di
*Giuseppe DE MATTEIS, Vincenzo Cardarelli - un sogno: lo stile assoluto, Foggia, Leone Editrice, 2004.
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Giuseppe De Matteis, Vincenzo Cardarelli - un sogno: lo stile assoluto
Cardarelli, prosegue attraverso la non meno difficile adolescenza e la iniziale formazione da autodidatta, l’attenzione rivolta al teatro, l’entrata negli ambienti letterari di Roma. Notevole incidenza ebbero, nel processo formativo del poeta, le letture di Nietzsche, Baudelaire, Rimbaud, Joice e Proust, da cui potè ricavare utili
insegnamenti stilistici.
Molto incideranno anche Pascal e Leopardi e, dopo la composizione dei Prologhi, sarà letterato di professione e si stabilirà a Roma.
L’impegno va di pari passo con il progresso e i suoi libri vanno inseriti “nel
repertorio delle prose liriche”.
Gli anni della senilità coincidevano con “una solitudine uggiosa, ‘compatta’ e
amara”.
Si passa al terzo capitolo con l’esperienza de «La Ronda», che ebbe una parte
decisiva “nello svolgimento dell’arte cardarelliana”. Cardarelli, con gli altri rondiani,
dileggiava Pascoli, esaltando Leopardi e Manzoni. È lo Zibaldone a fargli intendere
che “eleganza” è “sinonimo di personalità e originalità”.
Il quarto capitolo, Il prosatore ed il critico, passa in rassegna le opere del
Cardarelli, dai Prologhi ai Viaggi, ad Addio, Liguria, alle Favole della Genesi, a Il
sonno di Noè, a Le memorie della mia infanzia, in cui si riscontra già la prosa più
alta del Cardarelli, con un “classicismo” che sa di leopardiano.
Il Sole a picco (1929) è l’opera della “raggiunta fermezza di linguaggio e di
stile”, come afferma il De Robertis; qui si leggono pagine autenticamente autobiografiche, come pure in Lettere mai spedite: autobiografia e confessione.
Quelle di Viaggio d’un poeta in Russia (giornalista dell’ “Avanti”) sono pagine, come dice il Falcui, di “una prosa altamente virile nella dolcezza stessa della sua
malinconia”.
Passando al Cardarelli critico (aspetto scarsamente considerato da altri critici), il De Matteis esplicita chiaramente l’intento cardarelliano di vedere, in ogni
opera, l’uomo più che l’artista, esprimendo il giudizio con oggettiva “incorruttibilità”.
Egli fu, inoltre, vero, autentico critico teatrale, lui che credeva nella “malattia” del teatro.
E siamo al quinto ed ultimo capitolo: Il poeta. Aspetti della lingua e dello stile
di Cardarelli nel contesto della lirica italiana del Novecento. Cardarelli non appartiene alla corrente ermetica; egli “rimane integro, con tendenza al discorsivo e al
prosastico”.
Il poeta descrive, racconta e intanto, scavando in sé, si ritrova a raccontarsi,
come nei versi che incontriamo nelle pagine di questo volume, intelligentemente
scelti a dimostrazione della bellezza profonda della poesia cardarelliana, nata da
un’appassionata attenzione alla poetica leopardiana, mutatasi in lezione di stile.
Secondo Cardarelli “scrivere bene è scrivere trasparente”.
Cardarelli amava i dialetti, rammaricandosi di non averne uno tutto proprio.
L’anelito alla precisione fu una sua prerogativa costante: non cessava, infatti,
di rivedere le proprie composizioni, al fine di effettuare cambiamenti utili alla mag300
Grazia Stella Elia
giore “evidenza e chiarezza espressiva” oltre che ad una maggiore essenzialità e
immediatezza.
Il nostro Autore fa un’attenta disamina del lavoro letterario di Cardarelli,
tirando in ballo, per confronto e differenze, Montale, Saba, Pavese e Tomasi di
Lampedusa, per giungere ad affermare che il poeta di Tarquinia è “classico” per la
sua “preziosa ed elegante dignità” ed è “moderno” nel desiderio, comune ai poeti
nuovi, di “confessare, attraverso il dialogo e la comprensione degli uomini”.
Un valido, importante tassello - questo lavoro del De Matteis - da inserire a
buon diritto nel mosaico sempre incompiuto degli studi cardarelliani.
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