È così facile scadere nella retorica quando si parla di Tv che fa del

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È così facile scadere nella retorica quando si parla di Tv che fa del
È così facile scadere nella retorica quando si parla di Tv che fa del bene. È così facile scadere nei luoghi comuni. Che dire? Si
potrebbe citare la Fabbrica del Sorriso che si occupa di bambini disabili. O Storie di confine, il programma che documenta le
opere di solidarietà realizzate in Senegal, Sierra Leone o Guinea Bissau. Si potrebbe annunciare che presto arriverà il nuovo
libro di Natale o ricordare che l’anno scorso con i proventi di quell’opera sono stati aiutati i piccoli di un orfanotrofio in Pakistan.
È tutto vero, per carità, ma è così difficile da raccontare senza suscitare il sospetto di qualche scettico. “La Tv che fa del bene?
Ma quando mai…”
In fondo lo sappiamo: oggi va di moda parlare male della televisione. Fa persino chic. Non c’è salotto elegante che non porga
sui vassoi, accanto a tartine e champagne, una bella discussione sulla degenerazione dei programmi televisivi. “Ah signora mia”,
“Ma ricordate quei bei tempi…”, “Come siamo caduti in basso…”. Ragionamenti che spesso hanno un fondamento di verità,
ma che ormai vengono declinati come un obbligo sociale, quasi un biglietto d’entrata per essere ammessi nei circoli vip.
Per contro, si dimentica facilmente il ruolo positivo che i media, a cominciare dalla Tv, hanno avuto e continuano ad avere nella
società di oggi. E pensare che non è un ruolo da poco: fare circolare le idee, tener compagnia a giovani e anziani, creare nuove
comunità, far circolare informazioni sempre più rapidamente e preparare i grandi cambiamenti del mondo. Da Tirana a piazza
Tahir, in effetti, tutte le grandi rivoluzioni che hanno accompagnato la nostra storia recente sono passate anche dentro il tubo
catodico, dentro le immagini e le notizie che raccontavano la possibilità di un mondo diverso.
Ma di tutto questo non si parla nei circoli chic, di tutto questo non si parla sui quotidiani. È più facile criticare la televisione, va
più di moda, non è nemmeno difficile perché a volte la Tv si presta benissimo ad essere criticata. E allora? Allora ci resta questa
newsletter per concentrare le notizie diverse, per dimostrare a noi stessi e agli altri che una televisione dal volto umano non
solo è possibile, ma dà buoni risultati, sotto tutti i punti di vista. La Fabbrica del Sorriso? Le opere di solidarietà in Senegal o
Guinea Bissau? L’orfanotrofio in Pakistan? Tutto questo e altro ancora. Cercheremo di raccontarvelo qui, ma soprattutto cercheremo di farvelo vedere sempre di più: parlare di Tv sociale, come dicevamo, è molto difficile. Per questo preferiamo farla.
| Mauro Crippa |
Direttore Generale Informazione