Maggio - Lidu Onlus
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SESSIONE DI MAGGIO 2015 LA SALVAGUARDIA DEI DIRITTI UMANI IN GUINEA BISSAU La situazione dei Diritti Umani in Guinea Bissau vide un peggioramento a partire dal colpo di Stato militare del 12 aprile 2012 ed infatti il rapporto di Amnesty International per quell’anno denunciò numerose violazioni commesse con l’impunità delle forze armate, arresti e detenzioni arbitrarie, punizioni corporali, esecuzioni extragiudiziarie, restrizioni alla libertà di parola, di riunione e di stampa. Tutte le dimostrazioni furono visitate, e quella spontanee e pacifiche disperse con l’uso della forza. Le stazioni radio private vennero strettamente censurate, e dei giornalisti furono oggetto di vessazioni e arrestati. Preoccupato per un cosiffatto stato di cose, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha affrontato la questione mediante una serie di risoluzioni, l’ultima delle quali, la n.2203, è stata approvata il 18 Febbraio di quest’anno. Con essa il mandato dell’UNIOGBIS (UN Integrated Peace Building Mission in Guinea Bissau) è stato prorogato fino al 29 Febbraio 2015; tale missione dovrà coordinare gli sforzi internazionali tesi al rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali. L’UNIOGBIS dovrà pure assistere le autorità nazionali nella promozione e protezione dei Diritti Umani, nonché svolgere al riguardo attività di monitoraggio e di redazione di rapporti. Nel par. 6 della risoluzione il Consiglio di Sicurezza sollecita le autorità della Guinea Bissau ad adottare tutte le misure necessarie per proteggere i diritti umani, mettere fine all’impunità iniziare indagini includendo gli atti compiuti contro le donne e i fanciulli. Tali autori dovranno essere sottoposti a giudizio, ed i testimoni adeguatamente protetti, onde assicurare giusti processi. Il 23 Marzo il Presidente della Guinea Bissau, Josè Mario Vaz, ha rivolto un appello agli Stati membri dell’ECOWAS (Economic Community of West States) affinché contribuiscano alla creazione, in quella regione, di un ambiente “di tolleranza zero” per le violazioni dei diritti Umani. “L’Africa Occidentale - ha proseguito - potrà esorcizzare gli spettri della guerra, instabilità, dittature, oppressione, tortura e discriminazione, sviluppando ed applicando un regime di diritti umani fondato su principi di giustizia, onestà ed uguaglianza.” Una tale iniziativa, secondo il Presidente, dovrebbe essere basata sui principali strumenti internazionali, come la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, e sui principi di libertà, fraternità ed equità, al fine di assicurare la libertà di pensiero, opinione, coscienza ed espressione. “I diritti umani vanno rispettati dovunque, senza considerazioni di nazionalità.” IL SAN SALVADOR SOTTO IL PROFILO DEI DIRITTI UMANI Per affrontare questo argomento è bene preliminarmente ricordare che il San Salvador è al centro dell’attualità a causa della guerra civile che vi si svolse per parecchi anni a partire dal 1970, e che vide tra i suoi episodi più noti quello dell’assassinio dell’Arcivescovo Oscar Romero, avvenuto il 24 marzo 1980; questo nome non va confuso con quello del Generale Carlos Humberto Romero, il corrotto e tirannico Presidente del San Salvador, contro il quale si sollevò una rivoluzione popolare nel 1989; per soffocarla, una Giunta Militare si installò al potere nell’Ottobre di quell’anno, e vi rimase fino al 1992. In un Paese traumatizzato da tali eventi, la situazione dei Diritti Umani non è delle migliori. Secondo un recente rapporto (9 aprile 2015) del “Congressional Research Service” degli Usa, la criminalità organizzata spadroneggia nel Salvador, e nel 2014 la percentuale degli omicidi è stata di 61,1 su 100.000, con un aumento del 57 % rispetto al 2013. In questo clima di violenza è inevitabile la reazione delle forze di polizia e di sicurezza, che a volte si concreta in uccisioni illegali e torture. Il rapporto auspica che la polizia e i militari non commettano abusi dei diritti umani, ora che sono stati legalmente autorizzati a reagire col fuoco in caso di attacchi da parte di bande armate. Anche il rapporto 2014/15 di “Amnesty International” contiene notizie preoccupanti. Esso nota che continua ad essere in vigore la legge di Amnistia del 1993, che da più di un ventennio ha assicurato l’impunità dei responsabili di violazioni dei diritti umani perpetrate nel periodo della guerra civile. Tali violazioni sono catalogate e documentate da “Tutela legal”, ufficio dei diritti umani gestito dall’Arcivescovo cattolico; orbene, questo ufficio è stato chiuso senza preavviso nel settembre 2013, e vi sono forti timori per la conservazione del suo vasto archivio di prove di violazioni dei diritti umani commesse durante la guerra civile. Alcuni sopravvissuti e familiari delle vittime, desiderando accedere a quell’archivio, hanno presentato ricorso alla Corte Suprema, la quale però non si è ancora pronunciata. Il Parlamento Europeo segue con attenzione la situazione dei Diritti Umani in America Centrale. Nella risoluzione n. 0478 del 2012 si sottolinea che il rispetto dei diritti umani è una condizione essenziale per il dialogo politico, e che qualunque accordo di associazione può venire sospeso se tale condizione viene a mancare. L’infanzia salvadoregna ebbe molto a soffrire durante la guerra civile. Se ne occupò particolarmente il Comitato delle Nazioni Unite sui Diritti del fanciullo, che nel suo rapporto del 17 Febbraio 2010 notò positivamente che proseguivano nel Salvador le ricerche dei bambini scomparsi all’epoca del Conflitto armato interno.