Colpo di testa
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Colpo di testa
"Colpo di testa" Dell'epica sfida Italia-Francia del 27 Luglio 2006, resterà un giorno il ricordo nell'Albo d'oro delle finali mondiali di calcio e l'immagine da corrida di un toro dalle corna spuntate, il "Re Brocco" Zidane, che cadendo nelle provocazioni di Materazzi, lascia sullo sterno del rivale la seconda probabile corona mondiale: con lui in campo Trezeguet non avrebbe tirato il rigore fatale. Gli uomini grandi dei moderni miti hanno di grande l’infinita folla che li sbandiera ai delusi appetiti senza natura o senza le midolla, hanno l’immenso mucchio di detriti che rimpiazzano il monte che li scrolla: come nel niente cieco abbaglia un lampo enfatizzano piedi a fior di campo. 1 E i piedi, che talvolta hanno la testa, ragionano più spesso senza mente, soprattutto i più bravi, con la cresta, che se qualcuno sfiora impropriamente esprime cordialmente la protesta con un colpo di genio prepotente! Come accadde alla rabbia del Galletto che spinse la corona contro il petto. 2 1 5 10 15 I “grandi uomini” moderni, quelli che oggi vengono mitizzati, di grande hanno l’immensa folla che ne fa una bandiera per le proprie deluse aspirazioni (che li sbandiera ai delusi appetiti), per i sogni irrealizzabili a causa della mancanza di doti naturali o di carattere (senza natura o senza le midolla); essi non hanno spessore: la loro statura è solo nel mucchio di detriti che supplisce un’altezza precipitata (che rimpiazzano il monte che li scrolla). Come nella più profonda e cieca oscurità un lampo abbaglia, così i calciatori danno enfasi a piedi che non poggiano certo sulle vette, ma appena a fior di terra (piedi, non teste, fior di campo, piana e piatta superficie, non “vetta”; ma le parole piedi e campo introducono contemporaneamente il mito del calciatore e l’argomento che viene trattato). 2 E i calciatori (i piedi), che a volte colpiscono anche di testa (che talvolta hanno la testa; si gioca naturalmente con i termini piedi e testa, stupidità e cervello), più di frequente non usano il cervello (ragionano più spesso senza mente), soprattutto quelli più bravi, che ostentano la loro cresta da galli, la loro boria; corona che se qualcuno si permette di sfiorare in modo inopportuno, esprime la sua protesta in maniera cordiale, con un colpo di genio di pura arroganza (come quello di Zidane, il Galletto, a Materazzi nel corso della finale dei Campionati Mondiali di Calcio del 2006, in Germania; anche qui il doppio senso: il prepotente colpo di testa, nel gioco del calcio, è un colpo ben assestato al pallone, portato con il capo da parte di chi lo ha conquistato con forza ed energia, ma qui diventa l’aggressiva e tracotante reazione per un’offesa verbale subita; altro gioco di parole è quello che si riferisce al termine galletto, Lo stesso mite gesto un vile pollo avrebbe condannato alla galera, ma la stirpe regale ha un altro collo per cui la toga non è mai severa, o il tribunale è già sempre satollo, o legge la denuncia con la cera. Così, con il nomignolo da latte, Zi Zou conserva le fedine intatte. 3 Era l’epico giorno della sfida e il tricolore avverso, sui gradini, ondeggia per il vento e per le grida: Mameli e la Bastiglia hanno gli uncini7 qualcuno piangerà che l’altro rida quando saranno limpidi i destini. La bolgia inghiotte il segno del fischietto, il Fato ha i “materazzi” già nel letto. 4 Infatti l’interista ha troppo cuore e all’Italia la sorte dà le scale per il precoce calcio di rigore: colpisce dal dischetto chi più vale, irridendo l’amico ed il pudore. Chi prima regalò, poi si rivale: salta ed incorna e rende la pariglia alla cresta, che quasi si scompiglia. 5 20 25 30 35 40 Séguita l’ansia con il piede alterno, che solo per un piede avrà conforto e alterna il paradiso con l’inferno. Nell’oltretempo, perché il tempo è corto, simbolo della nazionale francese e sinonimo, nella lingua italiana, di ostentazione e di impertinenza). Il colpo di genio di Zidane non fu altro che una testata da “re” contro lo sterno dell’avversario (la corona contro il petto), per rabbiosa ed incontrollata reazione. 3 Lo stesso mite gesto (con ironia), se anziché da un regale gallo fosse stato compiuto da un vile pollo, da una persona comune, avrebbe portato l’autore in galera: ma il collo dei re ha un altro valore, per cui nei confronti della “nobiltà” la giustizia non esprime mai la sua severità, o si dimostra sazia, o legge la denuncia del reato a lume di candela (legge la denuncia con la cera), e in tal modo non vede bene o fa finta di non vedere. Così, insieme con quel suo ridicolo nomignolo da lattante (Zi Zou), Zidane conserva pure la fedina intatta! 4 Era l’eroico, leggendario giorno della sfida Italia-Francia, finale dei campionati mondiali del 2006, che si poneva come una grande rivincita per gli Italiani, dopo le sconfitte patite nelle ultime precedenti occasioni con i Francesi, e i tricolori contrapposti, quello d’Italia e quello di Francia, ondeggiavano sulle gradinate assiepate, mossi dal vento e dai tifosi festanti. I calciatori in campo sono tesi ed agonisticamente aggressivi fin dall’esecuzione degli inni nazionali (Mameli e la Bastiglia hanno gli uncini…): quando la sorte dell’incontro sarà chiara (quando saranno limpidi i destini) uno fra i due contendenti, gli Italiani o i Francesi, piangerà nel vedere l’altro trionfare (qualcuno piangerà che l’altro rida). Il segnale d’inizio dell’arbitro (il segno del fischietto) è inghiottito dalla bolgia, il destino ha già messo nel suo letto i “materazzi” (ironica allusione al ruolo determinante del difensore italiano Materazzi che sarà responsabile del rigore assegnato ai francesi, autore del gol del pareggio, causa dell’espulsione di Zidane che toglierà alla Francia un rigorista importante). 5 Il difensore interista, infatti, dimostra troppa animosità (ha troppo cuore) e così la sorte dà all’Italia un percorso in salita, visto che al quinto minuto del primo tempo deve subire un rigore, per quanto dubbio (e all’Italia la sorte dà le scale): dal dischetto batte Zidane (che più vale, anche con ironia), che spudoratamente sceglie di irridere l’ex compagno di squadra Buffon, infliggendogli un “cucchiaio” (colpo dato dal basso al pallone in modo da imprimergli una particolare traiettoria a spiovente). Chi elargì il regalo agli avversari, cioè Materazzi, non molto tempo dopo, con un prepotente colpo di testa (questa volta con senso proprio) rende la pariglia, ricambia ai Francesi il “torto” del gol, pareggia. La cresta dei Galletti quasi si scompiglia: i Francesi sembrano per un attimo smarriti. batte però l’istante dello sterno per il re delle palle, a capo morto! Nessuno mai saprà come fu lesa la maestà che perse la contesa. 6 Perfino un libro scriverà, l’oltraggio, senza chiarire - per regìa furbesca quale fu il testo del lesivo omaggio: per avere più tardi ancora un’esca per il topo che muore di formaggio, lascia l’astuzia che la fame cresca. E finalmente il torto è sulla sella7 più che la maglia chiese la sorella! 7 Se per ogni puttana che trafigge poi si portasse una mortale pena, più di qualunque morbo che ci frigge la morte con la falce avrebbe lena che morirebbe perché non affligge, mentre la vita avrebbe eterna vena! Quale dono più grande da uno scettro che liberi per sempre dallo spettro? 8 6 45 50 55 60 Sèguita l’ansia con il piede alterno, la partita continua a lungo con alterne vicende, tenendo in ansia calciatori e pubblico, ansia che soltanto per una parte, per i vincitori, troverà conforto, e che nel susseguirsi delle azioni provoca ora emozioni piacevoli, ora paure (alterna il paradiso con l’inferno). Il tempo è corto, i tempi regolamentari non bastano ed è necessario fare ricorso ai tempi supplementari (oltretempo): e nell’oltretempo scocca l’istante dello sterno, il momento del colpo allo sterno da parte di Zidane, il re delle palle (re del pallone, ma naturalmente anche dei… testicoli), che si lancia contro il petto di Materazzi a “testa morta” (espressione ricalcata su “corpo morto”, quindi con tutto il peso della testa). Quale fu l’offesa di lesa maestà? Nessuno riuscirà mai a sapere quali parole abbiano tanto irritato il “re” da indurlo a un gesto così sconsiderato e così dannoso in un momento cruciale della partita, al punto da comprometterne l’esito. 7 L’oltraggio scriverà perfino un libro (Materazzi, o chi per lui, dopo l’avventura mondiale pubblicherà naturalmente un libro sulla vicenda…), il quale tuttavia, evidentemente con uno scaltro criterio (per regìa furbesca), non chiarirà le gentili parole dette dall’autore (il testo del lesivo omaggio): lascia l’astuzia che la fame cresca, la furbizia fa in modo che cresca la voglia di sapere, per avere più tardi un’altra opportunità di vendita attraverso i giornali (per avere più tardi ancora un’esca), un nuovo allettamento per i topi, i lettori, che con facilità si lasciano attirare dalle trappole e muoiono di formaggio. Circa un anno dopo, infatti, finalmente Materazzi rivelerà le parole offensive rivolte all’avversario (ma saranno state proprio quelle?): la notizia che chiarisce l’ingiuria dunque cavalca libera (il torto è sulla sella…)… A Zidane, trattenuto per la maglia dall’avversario e che aveva ironicamente promesso al difensore di consegnargliela come trofeo alla fine della partita, Materazzi aveva risposto che preferiva la… di sua sorella (più che la maglia chiese la sorella!). 8 Se per tutte le volte che viene usata l’espressione offensiva “la puttana di tua sorella” (la puttana che trafigge, che offende) si dovesse infliggere una punizione mortale (il gesto di Zidane avrebbe potuto avere anche conseguenze fatali!), più che per qualunque grave malattia che ci uccide (ci frigge è espressione tratta, per ironizzare, dal parlare familiare: sono fritto! diciamo), la morte, con la sua falce, avrebbe un tale daffare (avrebbe lena), che morirebbe perché non farebbe in tempo ad ammazzare (perché non affligge), mentre la vita avrebbe sangue per l’eternità (avrebbe eterna vena!). Quale dono più grande può essere elargito da un re (da uno scettro), come quello che ci ha indicato Zidane con il suo comportamento, capace di liberare per sempre l’umanità dallo spettro della morte?