ZIDANE Militante della verità
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ZIDANE Militante della verità
Vediamo ancora la sequenza fotografica del colpo di testa – di testa! – di Zidane. Nulla di casuale: Zidane mi piaceva per questo nel suo gioco. Ma questa volta non ha più giocato: vorrei che lo capissero anche gli psicologi, che non si gioca mai, nemmeno da bambini. Il suo non è stato un colpo da saloon western, o da Apache vendicativo che in un istante scalpa il vile uomo bianco, violenza bruta, istintiva, reattività incontrollata, rapporto di causa e effetto o chissà quale passaggio all’atto “inconscio”. C’è chi ha paragonato Zidane a Maradona, un altro giocatore impareggiabile. Non è così. Maradona era un peccatore, Zidane è un militante. Maradona era fuori di testa, Zidane ci ha messo la testa. Non testata bensì colpo di… testa, rivelazione, premeditazione da sfoderare quando si presenta l’occasione (per esempio un ipotetico se non pretestuoso e comunque inverificabile insulto). Non si è trattato di una semplice azione ma di un gesto, un potente messaggio mondiale di un uomo intelligente, all’occorrenza fino al rischio del sacrificio personale (ma non credo sia il caso di Zidane). Eroe se non santo. Che non si gioca mai neanche nel “gioco” è la lezione della psicoanalisi. Vediamo anche meglio. La tecnica era proprio quella, raffinata e violenta a un tempo, del colpo di testa al pallone per andare a meta, con applausi. Salvo la luminosa differenza data dal fatto che qui il punto di applicazione non era il pallone, oggetto intermedio tra gli avversari, bensì l’avversario stesso. É la differenza tra gioco e guerra, nella quale non si va a meta: tolto l’avversario la meta è a portata. Zidane ha frantumato l’illusione sportiva della “sportività” super partes: magari un po’ di pedate e spintoni, ma riscattati dal superiore universale e pacifico spirito sportivo (modello del pacifismo), con i suoi nazionalismi sì ma dati per compatibili con la pace universale perché, si sa, sono cose da bravi ragazzi che, per definizione, non fanno male a nessuno salvo sportive zuffe. Il suo gesto gratuito – significa non causato – ha tolto la violenza del calcio da 1 © Opera Omnia di Giacomo B. Contri Weblog BED & BOARD L' idea di giornalismo freudiano è della prima ora: si tratta sempre e comunque di vita giornaliera. ZIDANE Militante della verità quella parentesi in cui per tacito patto avrebbe dovuto restare chiusa per sempre. “Finalmente” la violenza in libertà. Mi consento un ricordo personale d’infanzia. Da bambino all’Oratorio volevano convincermi a giocare a pallone, e quasi quasi a credere che il calcio era una virtù cristiana, ma avevo qualche incipiente benché timida e silenziosa obiezione. Forse anche per questo sono poi diventato psicoanalista: cominciavo alla lontana a sentire la “formazione reattiva” (faccio il buono perché sono sadico). Tra gli sport è più mite la boxe come guerra esplicita, non gioco, salvo ovvi limiti. Neppure la corsa è gioco, né il lancio del giavellotto, il salto e altro ancora. Né il tennis, in cui la palla non ha meta: si vince non per il colpo ma perché lo si è tolto all’avversario. Il gesto di Zidane merita il titolo erasmiano “Elogio della violenza”. Non dico dunque che Zidane è sadico: ha illuminato il sadismo. La violenza non deriva da un’area e epoca culturale. Ma la violenza camuffata dalla formazione reattiva, Circo Massimo con pallone, è occidentale almeno prevalentemente. Così come è l’Occidente ad avere inventato la violenza militante, anzitutto come violenza intellettuale, di “testa”. Zidane non ha tolto la violenza: ha tolto la mistificazione della violenza operata dalla formazione reattiva. La formazione reattiva ha abbondato come zizzania nell’era cristiana: è l’errore sull’amore come innamoramento, istinto umano finito o istinto divino infinito. Zidane non è stato uno sportivo ma un militante della verità – non è casuale neppure la giacca militare portata con nonchalance come una seconda pelle –, un intellettuale (una “bella testa”) e un politico. Suppongo che abbia un futuro davanti, supranazionale. Quanto al futuro di Materazzi, gli auguro che non gli venga imposto l’invocato sacrificio di Origene. 19 Luglio 2006 2 © Opera Omnia di Giacomo B. Contri