Poesia di Katia Colica L`attesa del tempo (o Canto delle ragazze

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Poesia di Katia Colica L`attesa del tempo (o Canto delle ragazze
Poesia di Katia Colica
L’attesa del tempo (o Canto delle ragazze vendute)
Se non volete vederci imbrattare il decoro delle vostre città
augurateci tempo. Augurateci di aspettare il vostro ritorno
come donne qualunque, non con la paura sorda degli ultimi.
Siamo le vostre ombre fruscianti che hanno corrotto la luce
portiamo le schegge del vetro dei santi dentro le scarpe
vegliamo ricordi imprecisi di baci guasti misti a sangue
la nostra infanzia è impastata con la vostra foga di padroni.
Se non volete le nostre caviglie sottili coi braccialetti pendenti
a richiamare voglie e sguardi di maschio con suoni di lutto
augurateci, allora, di riavere presto il nostro tempo razziato.
Siamo state quelle bambine esposte alla vista dei lupi
appese addosso ai tacchi sottili che ulcerano i marciapiedi
e le bambole con cui si giocava siamo state noi stesse.
Tra poco farà buio, il giorno è calato:
ora saremo le regine dei topi e dei fuochi accesi
annoderemo le nostre radici ai pali dei lampioni
per poter ritornarci veloci, per tornarci da vive.
Deporremo con cura uova di abbagli e miraggi,
scalderemo speranze e illusioni in pentole usate
scaveremo, unghie e sangue, fosse per piantarci ore di latta.
Qualche volta confonderemo le carezze con le spinte del vento,
il vento con la cenere, la cenere con la cipria stesa sul viso
e spesso piangeremo per ogni briciola di pane andata perduta
per ogni macchia di rossetto sulla guancia sbagliata.
La sera ci verrete a spiare come coi cardellini in gabbia
e ci lascerete in pegno, a scelta, una manciata di soldi,
un morso sul cuore o un sogno di meno per ogni giorno che passa.
Siamo le figlie peggiori, le peccatrici senza tasche per il perdono
contiamo il denaro che ci spetta per poi sfamarci i vostri vizi
le terre dei nostri Paesi non hanno più strade per il ritorno:
il sentiero si è sbriciolato assieme alla vergogna,
ma le nostre madri sanno ancora piangerci da lontano
le nostre figlie sanno ancora addormentarsi senza il nostro canto.
Se non sapete contare per noi le giornate vendute, le notti bruciate
dentro i nostri recinti fabbricati dal calvario di schiave,
se non sapete vedere il grano tra i nostri capelli, se non vi fermate,
se non vi sapete fermare a capire, augurateci almeno del tempo.
Un tempo dove cresca il sambuco, dove spiova,
un tempo di tuniche bianche e trecce annodate
un tempo di abiti nuovi comprati al mercato
di acqua che lava la faccia alle figlie
di vino che lava l’orrore ai ricordi.
Un tempo diverso da questo di ore e sedili
di ore e rottami, di ore e sutura.
Un tempo inventato per noi come un pacco regalo
un tempo da ragazze che non abbiamo più.
----------Katia Colica, giornalista e scrittrice, vive a Reggio Calabria. Pubblica regolarmente racconti sulla
rivista letteraria Unonove. Dal 2002 conduce ricerche sulle dinamiche urbane per il centro studi
Club Ausonia.
Ha fatto parte dell’antologia poetica “Saper leggere il libro del mondo” – Vol. II, pubblicata dalla
Fondazione De Andrè e che vede come Presidente onorario Dori Ghezzi. Ha pubblicato una
narrazione per Oscar Mondadori, Col mare dentro.
Ha sviluppato la stesura di molte sceneggiature teatrali, cortometraggi e documentari.
È socia fondatrice dell’Agenzia di Ufficio Stampa Adexo.it e cofondatrice dell’agenzia letteraria
Disversi. Per Città del Sole Edizioni ha già pubblicato Il tacco di Dio, Arghillà e la politica dei
ghetti, e Ancora una scusa per restare, raccontando l’estrema alchimia di relazioni tra territorio e
umanità.