Il seme più piccolo della storia

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Il seme più piccolo della storia
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L’OSSERVATORE ROMANO
POLITICO RELIGIOSO
GIORNALE QUOTIDIANO
Non praevalebunt
Unicuique suum
Anno CLI n. 168 (45.813)
Città del Vaticano
sabato 23 luglio 2011
.
Lo scandalo intercettazioni
Raggiunto a Bruxelles un accordo per salvare la Grecia
Risurrezione e fede cristiana
Non solo
Murdoch
L’Europa fa quadrato
Il seme più piccolo
della storia
LONDRA, 22. Non solo il gruppo
Murdoch: lo scandalo intercettazioni che sta scuotendo la Gran Bretagna rischia ora di allargarsi ad altri
giornali. Scotland Yard, i cui vertici
sono stati travolti dal tabloid gate, è
adesso intenzionata a indagare a
360 gradi e ha chiesto di acquisire i
documenti relativi a un’inchiesta
del British Information Commissioner, autorità indipendente che tutela i diritti d’informazione.
L’indagine, risalente al 2006, mise nero su bianco, riferisce l’agenzia
Agi, nomi e testate e giornalisti (si
parla di trecento reporter e di trentuno pubblicazioni) che si rivolsero
a un detective privato per ottenere
informazioni ritenute «riservate e illegali»: fra questi figurano il «Daily
Mail» e il «Sunday Mail», il «Daily Mirror» e il «Sunday People». Il
numero di agenti impegnati nelle
indagini, inoltre, è stato portato da
quarantacinque a sessanta. Intanto,
stando ad alcune indiscrezioni filtrate dalla stampa, il nuovo capo di
Scotland Yard potrebbe essere Bill
Bratton, 64 anni, superpoliziotto
ormai in pensione, nato e cresciuto
in un quartiere povero di Boston.
Se così fosse, verrebbe infranto un
tabù che vuole un «purosangue inglese» alla guida della storica polizia di Londra. È stato lo stesso premier David Cameron, durante l’audizione ai Comuni, a suggerire che
a capo della Met arrivi «qualcuno
che ha già raccolto successi oltreoceano». Sullo scandalo delle intercettazioni è intervenuto il vice premier, il liberaldemocratico Nick
Clegg: nessuna accusa diretta a Cameron, dal quale ha tuttavia preso
le distanze sul caso di Andy Coulson (l’ex direttore di «News of the
World» poi divenuto portavoce del
premier).
BRUXELLES, 22. Nel momento della
verità l’Europa ritrova la strada della coesione e invia ai mercati un segnale rassicurante. Il vertice dei leader dell’Eurozona, ieri, ha raggiunto un accordo per salvare la Grecia:
una cura da complessivi 160 miliardi. L’intesa Parigi-Berlino ha dettato i tempi di un’accordo più politico che economico. Ma la mossa decisiva non c’è stata: la proposta degli Eurobond — quella che tanti
economisti considerano il principale
passo verso un’autentica unione fiscale — è rimasta sul tavolo.
I leader della zona dell’euro hanno siglato un’intesa su un mix di
misure per evitare il contagio della
crisi del debito. Oltre al prestito di
110 miliardi di euro concesso ad
Atene lo scorso anno da Ue e Fmi,
è stato varato un nuovo piano di
aiuti per 109 miliardi di euro. Previsto il coinvolgimento dei privati,
come chiesto dal Governo tedesco:
ciò significa che anche il settore
bancario (fondi assicurativi e fondi
di pensione) parteciperà agli sforzi
di salvataggio su base volontaria.
L’importo totale di una simile operazione dovrebbe aggirarsi sui 37
miliardi di euro entro il 2014. Entro
il 2020, il totale stimato è di 135 miliardi.
La partecipazione dei privati è la
parte del piano che potrebbe fare
scattare il giudizio di «default selettivo e parziale» da parte delle agenzie di rating: viene infatti modificato il contratto stipulato provocando
una perdita. Per eludere tale possibilità, l’accordo prevede che siano
gli Stati membri a dare alla Banca
centrale europea (Bce) le garanzie
necessarie, attraverso il fondo salvaStati (Efsf) creato nel 2010 per prestare soldi a Irlanda e Portogallo.
Per alcuni giorni di default selettivo
si stimano necessarie garanzie tra i
venti e i trenta miliardi di euro.
Un’altra importante misura approvata nel vertice di Bruxelles è
l’aumento della flessibilità del fondo salva-Stati, che potrà intervenire
per finanziare la ricapitalizzazione
delle istituzioni finanziarie con prestiti ai Governi, anche non coperti
da programma di aiuti, e acquistare
il debito dei Paesi in difficoltà sul
mercato. Ciò potrà essere fatto solo
se la Bce considererà l’esistenza di
circostanze eccezionali e con l’unanimità dei Governi. L’intervento
dell’Efsf sul mercato (per il quale
sarà necessario una modifica dello
statuto del fondo stesso) consentirà
di dare sollievo alle banche che
hanno in portafoglio titoli deprez-
zati dei Paesi in crisi. Secondo gli
osservatori, si tratta di un primo
passo verso la creazione di Eurobond.
I leader dell’Eurozona hanno
inoltre stabilito che la durata dei
prestiti ai Paesi in difficoltà, come la
Grecia, il Portogallo e l’Irlanda, sarà portata da 7,5 a quindici anni.
Contemporaneamente, il tasso d’interesse richiesto sarà ridotto dal 4,55,8 per cento attuale a circa il 3,5
per cento. L’obiettivo è di favorire
la crescita della Grecia attraverso un
uso rivisto dei fondi strutturali europei per un miliardo di euro. Tutto
questo, in vista di una grande riforma della governance economica Ue.
Il presidente francese e il cancelliere tedesco al vertice di Bruxelles (Reuters)
Diplomazia al lavoro mentre continuano gli intensi bombardamenti della Nato sulla Libia
Il nodo del futuro di Gheddafi
TRIPOLI, 22. La situazione in Libia
resta sul terreno estremamente fluida
e la diplomazia si muove su vari
fronti intorno al nodo di Gheddafi,
che deve lasciare il potere (su questo
insistono alcuni Paesi della comunità internazionale) ma che non è detto debba per forza andarsene dal
suo Paese. In questo senso si è
espresso, dopo la Francia e gli Stati
Uniti, anche il ministro degli Esteri
italiano, Franco Frattini, che oggi a
Roma riceverà il vicepresidente del
Consiglio nazionale di transizione di
Bengasi, Ali Al Issawi. La posizione
italiana, con qualche sfumatura, è
stata abbracciata a Madrid anche
dal ministro degli Esteri spagnolo,
Trinidad Jiménez. Il presidente cinese, Hu Jintao, ha detto al suo omologo sudafricano, Jacob Zuma, che
la Cina «lavorerà con l’Unione africana» per risolvere il conflitto in Libia. Secondo Pechino la crisi in corso in Libia può essere risolta soltanto attraverso la diplomazia.
Intanto, però, il colonnello ha inviato un messaggio a una folla di
sostenitori radunata a Sirte, sua città
natale, e proclamato che non tratterà con gli insorti: «Non ci saranno
negoziati tra me e i ribelli», ha detto, aggiungendo che la battaglia è
«già decisa» in favore «delle masse
e del popolo». Rivolto alla Nato ha
affermato: «Non potere affrontare
un esercito forte di milioni di persone. Per la prima volta vi trovate di
fronte un popolo in armi».
La situazione militare resta fluida.
I ribelli hanno riferito di combattimenti intorno al porto petrolifero di
Brega (sudest del Golfo di Sirte),
che speravano di conquistare una
settimana fa. Gli stessi insorti da
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Presidenziali
in Russia
a marzo 2012
Un militare libico a un posto di blocco sulla strada per Sirte (Reuters)
MOSCA, 22. Le elezioni presidenziali del prossimo anno in Russia
si terranno il 4 marzo. A renderlo
noto è stata Maya Grishina, della
Commissione elettorale centrale,
citata dall’agenzia Ria Novosti,
precisando che in origine il giorno
per andare alle urne sarebbe dovuto essere l’11 dello stesso mese.
Ambedue le date cadranno di domenica, ma l’11 dovrebbe diventare
giorno feriale lavorativo, per supplire alla prevista proclamazione
del 9 marzo come festività nazionale, così da allungare le celebrazioni per la festa della donna di 24
ore prima. La riforma del calendario deve comunque ancora essere
approvata dal Governo. Sulla consultazione pende tuttora l’incertezza su chi, tra il presidente in carica
Dmitri Medvedev e il suo predecessore e attuale premier Vladimir
Putin, si ricandiderà: nessuno dei
due ha finora sciolto la riserva.
Zliten (sulla costa, a 160 chilometri
da Tripoli), hanno ammesso un violento contrattacco dei soldati lealisti,
supportati da carri armati e blindati,
che avrebbe creato una situazione di
stallo. La Nato, dal canto suo, ha
intensificato ieri i suoi bombardamenti sulla città. La televisione libica ha annunciato che i raid della
Nato hanno colpito un deposito di
prodotti alimentari e avrebbero fatto
diverse vittime tra i civili.
di FRANCESCO VENTORINO
a fede cristiana — scrive
Benedetto XVI in Gesù di
Nazaret — sta o cade con
la verità della testimonianza secondo cui Cristo è risorto dai morti. Se
si toglie questo, si può, certo, raccogliere dalla tradizione cristiana
ancora una serie di idee degne di
nota su Dio e sull’uomo, sull’essere
dell’uomo e sul suo dover essere —
una sorta di concezione religiosa
del mondo —, ma la fede cristiana è
morta». Il messaggio cristiano in
questa prospettiva sarebbe abbandonato totalmente alla nostra interpretazione soggettiva e risulterebbe
valido solo nella misura in cui ci
convince. A questo è stato ridotto
oggi il cristianesimo, e non meno
dai cristiani che dai laici, volendolo
rendere conforme alle esigenze della ragione.
Ma solo se Gesù è risorto «è avvenuto qualcosa di veramente nuovo che cambia il mondo e la situazione dell’uomo». Infatti nella risurrezione di Gesù non si è trattato
solo del miracolo di un cadavere
rianimato, come nella risurrezione
del giovane di Nain, della figlia di
Giairo o di Lazzaro: essa ci interesserebbe solo fino a un certo punto.
La risurrezione di Gesù — secondo
le testimonianze neotestamentarie —
è stata invece «l’evasione verso un
genere di vita totalmente nuovo,
verso una vita non più soggetta alla
legge del morire e del divenire, ma
posta al di là di ciò — una vita che
ha inaugurato una nuova dimensione dell’essere uomini». Non è, dunque, un fatto che appartiene solo al
passato: è una «mutazione decisiva», un «salto di qualità» dell’umano. «Nella risurrezione di Gesù è
stata raggiunta una nuova possibilità
di essere uomini, una possibilità che
interessa tutti e apre (...) un nuovo
genere di futuro per gli uomini».
Con essa accade un avvenimento
che riempie di significato la vita degli uomini, inizia una presenza in
cui l’esistere comincia ad avere il
suo compimento, anche se tale presenza, «condizione definitiva e differente», si pone ancora «nel bel
mezzo del mondo vecchio che continua ad esistere». Si spiega così
l’iniziale difficoltà a comprendere
dei discepoli. Ma infine essi furono
sopraffatti dalla realtà: «è veramente
Lui; Egli vive e ci ha parlato, ci ha
concesso di toccarlo, anche se non
appartiene più al mondo di ciò che
è normalmente è toccabile». Una
esperienza del tutto incontestabile.
Nei Dialoghi con Leucò di Cesare
Pavese, il vecchio Tiresia insegna al
«L
La scomparsa del fratello del segretario di Stato
Cordoglio del Papa
per la morte di Paolo Bertone
Paolo Bertone, fratello del cardinale Tarcisio, segretario di Stato, è morto
stamane, venerdì 22 luglio, all’età di 81 anni, in seguito a una lunga malattia.
Proprio ieri, prima di partire per Les Combes di Introd, il porporato era passato
a salutarlo alla Casa di cura Monsignor Luigi Novarese, dei Silenziosi operai
della Croce, presso il santuario di Trompone a Moncrivello, nel Vercellese, dove
era stato ricoverato in questi ultimi giorni. La malattia lo aveva colpito nel
marzo 2009. Nella sua casa di Romano Canavese (dove aveva sostato
Benedetto XVI il 19 luglio 2009) era stato amorevolmente assistito e confortato
dall’affetto della moglie Pina, dei figli Cristiano e Stefania, dei fratelli Valeriano
e Mariuccia — oltre al cardinale Tarcisio — e dei nipoti. La lunga sofferenza lo
aveva provato, ma ne aveva anche plasmato l’anima per il cielo. Terzo di otto
figli, Paolo Bertone era un ex allievo di don Bosco. La sua vita è stata
caratterizzata da una fede ardente e da una filiale devozione mariana, espressa
soprattutto nella preghiera frequente del rosario. Padre generoso e sposo altruista,
era un uomo che amava coltivare le relazioni umane, sempre di buon umore. Le
esequie saranno celebrate lunedì mattina, 25 luglio, alle ore 11.30, nella chiesa
parrocchiale dei Santi Pietro e Solutore, a Romano Canavese. Di seguito
pubblichiamo il messaggio di cordoglio di Benedetto XVI.
Al venerato fratello
il Sig. Cardinale Tarcisio Bertone
Segretario di Stato
Appresa la dolorosa notizia della morte del Suo amato fratello Paolo, desidero manifestare l’espressione della mia vicinanza e del mio sentito cordoglio a Lei e a tutti i familiari, in particolare alla moglie Sig.ra Pina, ai figli
Cristiano e Stefania con le loro famiglie, ai fratelli Valeriano e Mariuccia.
Mentre assicuro la mia partecipazione spirituale alla liturgia funebre, elevo fervide preghiere affinché il caro defunto possa condividere con il Signore Risorto la gioia e la pace senza fine. Con tali sentimenti, di vero
cuore imparto a Lei, venerato fratello e a tutti coloro che ne piangono la
dipartita, la confortatrice Benedizione Apostolica.
Da Castel Gandolfo, 22 luglio 2011
BENEDICTUS
PP XVI
giovane Edipo che «essere cieco
non è una disgrazia diversa dall’essere vivo», perché nel mondo non
accade nulla di significativo, che
valga la pena vedere, nulla a cui si
possa dare il nome di bene o di
male. «Tutte le cose sono un urto,
non altro».
La risurrezione di Gesù si pone
dentro il mondo come l’evento in
cui ogni altro è riscattato dal non
senso, trova consistenza e speranza
di salvezza. Ma può veramente essere stato così? Possiamo noi moderni dar credito a una testimonianza del genere? Non è in contrasto
con la scienza? La risposta del Papa
sovverte queste domande: «Può veramente esserci solo ciò che esiste
da sempre? Non può esserci la cosa
inaspettata, inimmaginabile, la cosa
nuova?». È come se sfidasse la ragione dell’uomo ad accogliere la suprema categoria del pensare, cioè
l’apertura incondizionata alla realtà
e a ogni possibilità: «Se Dio esiste,
non può Egli creare anche una dimensione nuova della realtà umana?». E non è la creazione stessa,
in fondo, attesa di questa ultima e
più alta «mutazione», di questo definitivo «salto di qualità»? Ed essa
non attende forse «l’unificazione
del finito con l’infinito, l’unificazione tra l’uomo e Dio, il superamento
della morte?».
Solo per una ragione in grado di
aprirsi veramente — disponibile a riconoscere anche ciò che non aveva
previsto né poteva prevedere — si
compie la sua più intima attesa di
un significato esauriente dell’esistenza. Certo, la risurrezione di Gesù è entrata nel mondo come qualcosa di «poco appariscente»: a prima vista, «è il seme più piccolo della storia». Reca tuttavia in sé le potenzialità infinite di Dio. E si giova
della forza convincente della testimonianza cristiana che, con «coraggio assolutamente nuovo», dopo
duemila anni si ripete: in essa albeggia quella condizione umana
«definitiva e differente» iniziata nel
Risorto. Così la risurrezione del Signore accade oggi.
NOSTRE
INFORMAZIONI
Il Santo Padre ha nominato
Nunzio Apostolico in Uzbekistan Sua Eccellenza Reverendissima Monsignor Ivan
Jurkovič, Arcivescovo titolare
di Corbavia, Nunzio Apostolico nella Federazione Russa.
Il Santo Padre ha accettato
la rinuncia al governo pastorale
della Diocesi di Jelgava (Lettonia) presentata da Sua Eccellenza Reverendissima Monsignor Antons Justs in conformità al canone 401 § 1 del Codice
di Diritto Canonico.
Provviste di Chiese
Il Santo Padre ha nominato
Vescovo
di
Saint-Claude
(Francia) Sua Eccellenza Reverendissima Monsignor Vincent Jordy, finora Vescovo titolare di Idassa e Ausiliare
dell’Arcidiocesi di Strasbourg.
Il Santo Padre ha nominato
Vescovo di Jelgava, il Reverendo Eduards Pavlovskis, del
clero dell’Arcidiocesi di Riga
(Lettonia), finora parroco della parrocchia di Cristo Re.
Gli scritti liturgici
di Giovanni Battista
Montini
INOS BIFFI
A PAGINA
4
Gerusalemme
in Acquapendente
MORDECHAY LEWY
A PAGINA
5