2013 XXXII Domenica

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2013 XXXII Domenica
2 Mc 7,1-2.9-14 Sal 16/17,1.5-6.8.15 XXXII domenica del tempo ordinario
2 Ts 2,16-3,5
Lc 20,27-38
9 novembre 2013
Le parole dei martiri sono particolarmente chiare;
coloro che muoiono uccisi a motivo della loro fedeltà a Dio e all’umanità,
in qualsiasi tempo e luogo ciò accada,
ci consegnano parole densissime,
come quelle dei fratelli di cui parla la prima lettura di oggi:
“Il re dell’universo, dopo che saremo morti per le sue leggi,
ci risusciterà a vita nuova ed eterna”.
Sono parole cariche di “risurrezione”.
(Ho letto che c’è chi sta raccogliendo le frasi scritte su fogli occasionali
di coloro che, per trovare salvezza per i propri cari e per sé,
attraversano deserti e mari cercando benessere nel nord del mondo;
immagino che, quando le avremo tra le mani,
saranno per noi come presagi di risurrezione).
Quelle dei martiri sono parole trasparenti e bellissime,
ma, quanto a “risurrezione”, non “sanno” fino in fondo quello che dicono;
sono parole apertissime al mistero di luce a cui tale parola allude,
ma ciò che Dio prepara per noi fin dalla fondazione del mondo
è bellezza più grande di qualsiasi intuizione del cuore umano.
Anche le parole di coloro che “dicono che non c’è risurrezione”,
paiono a coloro che le pronunciano particolarmente chiare;
è il caso di quegli “alcuni sadducei” di cui parla il Vangelo di oggi,
così convinti che “tutto finisce qui” (come talvolta si dice oggi…)
al punto da costruire una storiella ironica e inverosimile
per mettere in difficoltà Gesù e mostrare a tutti l’assurdità di tale attesa.
Parole di questo tipo sono anche di intellettuali dei nostri giorni
che scrivono saggi – sprezzanti o acutamente pensosi –
sulla ragionevolezza di chi, come noi, ogni domenica dichiara:
“Aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà”.
Anche chi nega la “risurrezione” non “sa” fino in fondo ciò che nega
e non è affatto detto che sia chiuso
a ciò che Dio prepara per noi fin dalla fondazione del mondo,
bellezza non afferrabile appieno dal cuore umano
e dunque irraggiungibile da qualsiasi sua negazione.
Anche noi, noi che cantiamo “annunciamo la tua morte Signore,
proclamiamo la tua risurrezione nell’attesa della tua venuta” –
nemmeno noi siamo padroni del senso pieno di queste parole;
anche noi non le “sappiamo” fino in fondo:
le riceviamo come un dono dallo “stesso Signore nostro Gesù Cristo
e Dio, Padre nostro, che ci ha amati e ci ha dato, per sua grazia,
una consolazione eterna e una buona speranza”.
Sono parole che ci sovrastano, ci abbracciano;
parole dalle quali siamo contenuti come bimbi in grembo alla madre.
Le balbettiamo, per impararne e custodirne il senso,
riprendendole dalle labbra di Gesù che ce le insegna, che ci ripete:
“Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe.
Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui”.
Chi “sa” e “conosce” appieno ciò che queste parole affermano
è Gesù, primogenito di coloro che risorgono dai morti,
e – in Lui – coloro che ci hanno preceduto sulla soglia della morte.
E’ per questo che veniamo a Messa ogni domenica,
per vivere ciò di cui hanno fatto esperienza
le donne che hanno trovato il sepolcro vuoto
al mattino del primo giorno dopo il sabato,
per cantare il “gloria” e il “santo” insieme ai nostri cari in cielo:
noi dai banchi di questo mondo, loro da quelli dei “figli della risurrezione”.
PREGHIERA DEI FEDELI
Dio è fedele, fedele per sempre!
Dio dei viventi,
vivono in te i nostri cari che sono morti,
facci camminare con loro nella comunione dei santi
Dio dei viventi,
vivano abbracciati a te le loro fatiche
coloro che attraversano malattia e sofferenze.
Dio dei viventi,
stia saldo nella speranza della vita futura
chi vive disprezzo o persecuzione a motivo della fede e della giustizia.
Dio dei viventi,
sperimentino solidarietà e vicinanza fraterna
coloro che cercano, giorno dopo giorno, il necessario per vivere.
Dio dei viventi,
la forza dei non violenti tocchi il cuore e cambi la vita
di chi semina violenza e morte.
Dio dei viventi,
fa’ che non capiti mai alla tua chiesa,
di credersi viva e di essere – invece – morta perché vuota d’amore.
Dio dei viventi,
la tua Parola corra e sia glorificata
nelle vie del quartiere, nell’intimità delle case, nei luoghi di lavoro
anche attraverso la vita e le opere di ciascuno di noi
che ogni domenica ci nutriamo dell’annuncio della Risurrezione.
PROFESSIONE DI FEDE
(ispirata a una preghiera di M.Teresa usata dai ragazzi di 1^ media oggi)
Credo, Signore, amen!
Crediamo in te, Dio padre di tutti!
Tu custodisci in cuore un disegno di vita e di amore
per ciascuno di noi,
e hai creato ognuno di noi,
capace e desideroso di scriverlo con te
come docile matita stretta nell’abbraccio delle tue mani.
Crediamo in te, Signore Gesù!
Tu sei passato tra noi tracciando con parole e gesti
i lineamenti del volto di Dio,
e, risorto da morte, accompagni ciascuno di noi a vivere
come docile matita stretta nell’abbraccio della mani del Padre.
Crediamo in te, Spirito Santo!
Tu infiammi la vita dei profeti,
doni forza di pace ai martiri ,
animi di tenerezza gli sposi e di speranza gli affaticati,
e parli al cuore di ciascuno di noi affinchè viva ogni giorno
come docile matita stretta nel tuo abbraccio d’amore.
Crediamo la Chiesa,
famiglia dei figli della risurrezione,
che segue la corsa della Parola del suo Signore,
come docile matita desiderosa di imprimere in tutti e in tutto
la gioia dell’abbraccio delle mani di Dio.