Quando imprendere nel Vino significa rispettare e

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Quando imprendere nel Vino significa rispettare e
Quando imprendere nel Vino significa rispettare e valorizzare
un intero territorio: Cantina Siddura
Pubblicato da Wine Blog Roll - Francesco Saverio Russo
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Dato che giorni fa scrissi tramite uno dei miei profili social qualcosa
riguardo la differenza fra chi fa Vino solo per mero guadagno e chi
invece lo fa per vocazione, spesso non arrivando mai ad una soglia di
introito tale da garantirgli una certa sicurezza, a confutare la totale
assenza di pregiudizi di sorta in me, oggi voglio parlarvi di un'azienda
che nasce da un positivo mix di passione e capacità imprenditoriale: la
Cantina Siddura.
La Cantina Siddura si trova nel territorio comunale di Luogosanto,
Comune ubicato nel nord della Sardegna, in Gallura. Il nome deriva
della Cantina deriva dalla zona su cui sorge l’azienda. Siddura è nata per
volontà di due persone: il noto imprenditore tedescoNathan
Gottesdiener e l’imprenditore sardo Massimo Ruggero. Sono i due
soci della Cantina Siddura. Gottesdiener opera nel settore della
moda, Ruggero era un imprenditore edile. Due mondi differenti e due
persone differenti, con in comune un'incondizionata passione per il
Vino, che li ha spinti a creare un sodalizio e a lanciarsi in una nuova
avventura che non rappresenta soltanto un freddo investimento
economico, bensì la realizzazione di un sogno, portato avanti con la
volontà di lasciare il segno nella storia presente e futura dell'enologia
Sarda.
Siddura è una realtà giovane, nata nata nel 2008, ma che imbottiglia
dal 2011, eppure ha già saputo distinguersi per qualità ed innovazione.
Produrre in purezza, alla ricerca della qualità, dell’eccellenza, sembra
essere questa la mission dell'azienda e da quello che ho avuto modo di
assaggiare posso assicurarvi che sia così! Sicuramente la notevole
estensione dell’azienda potrebbe essere fuorviante, ma la Cantina ha
pensato bene di contenere la produzione a discapito della quantità, ma a
favore della qualità. Lo slogan dell’azienda è “Sardegna in purezza” e
l'obiettivo di ogni membro coinvolto nella produzione sembra proprio
essere quello di onorarlo.
Sette etichette, tra le quali le 3 dei bianchi risultano essere tutte base
Vermentino, mentre per i Rossi andiamo dal blend di vitigni autoctoni,
al Cannonau, passando per miticoCagnulari, oltre ad un extra, ovvero
un Vino dal respiro più continentale, ovvero un Sangiovese con un saldo
di Cabernet.
La filosofia Siddura prevede l’integrazione totale con il territorio e il
rispetto assoluto della Natura, tanto da aver citato durante la mia breve
intervista, molto spesso il proprio agronomo, al quale devo la massima
“E’ la pianta che comanda la produzione, e non il contrario”.
Ciò che mi piace di aziende come Siddura, nonostante possano risultare
più imponenti e strutturate, delle realtà che sono solito raccontare, è
che, nonostante le dimensioni e la forza economica, non operano per la
mera realizzazione individuale, bensì mirano a fare ricerca, a sviluppare
un territorio che ha bisogno di investimenti importanti per la sua
valorizzazione ed ancora per promuovere quello stesso territorio.
L'identificazione della Cantina con la propria Regione e non solo con il
proprio Brand, porta Siddura a fungere da riferimento in eventi
nazionali ed internazionali.
E' vitale per una Regione stupenda come la Sardegna, avere il sostegno
di realtà produttive come le Aziende Vitivinicole nella promozione
turistica ed il Vino è un ottimo catalizzatore in tal senso.
Tornando al Vino, che è ciò che ci interessa maggiormente, mi ha fatto
molto piacere rilevare in un'azienda che avrebbe potuto votare tutto ai
numeri ed alle vendite di Vini “pronti”, la volontà di dare al Vermentino
una dimensione diversa e più nobile, legata alla sua longevità.
“Trattiamo i nostri bianchi come fossero rossi”... questa è la filosofia
che stanno cercando di portare avanti con dedizione e fiducia nei
confronti del vitigno a bacca bianca principe della Sardegna.
Inoltre, Siddura sta sperimentando in Sardegna il progetto
denominato “Piante che parlano”, importato da Israele. Attraverso
l’inserimento di alcuni sensori nella pianta e nel suolo, si cerca di
stabilire una comunicazione diretta tra pianta e agronomo, al fine di
contrastare efficacemente la secchezza dei terreni dovuta al costante
aumento della temperatura e aggravato da scarsa piovosità, in un'area
dove è davvero difficile ipotizzare una coltivazione non irrigua a priori.
Per quanto riguarda i miei assaggi ho avuto modo di apprezzare 2
"Vermentini" di Gallura, ovvero Maia e Spera, e i due rossi autoctoni
in purezza ovvero Fola (Cannonau 100%) e Bacco (Cagnulari
100%).
Tutti e 4 si sono dimostrati molto territoriali e davvero interessanti in
termini di sfumature, ma quelli che mi hanno colpito di più sono i
seguenti:
Maia 2014 - Vermentino di Gallura DOCG Superiore: la piccola
parte di Vermentino passata in Barrique, dona al Vino una vena davvero
romantica ed a suo modo intrigante... se il Vermentino è il Sole della
Sardegna, questo Maia è un bellissimo tramonto, denso di sfumature
dall'arancio degli agrumi, al giallo dell'ananas al rosa chiaro della
pesca... il tutto reso più originale ed interessante da una nota di
zafferano e menta piperita.
In bocca il richiamo al mare ed ai suoi fru
tti è palese, nella sua minerale sapidità è facile intuire un sentore tipico
della bottarga. La nota finale di mandorla amara è ciò che mi piace di
più, in quanto lo accomuna ad un Vitigno che amo particolarmente,
come il Verdicchio. Buona la persistenza ed intenso il trasporto
emozionale che questo Vino sa donare. Sorseggiandolo in una fresca
sera d'estate, purtroppo distante dalle meravigliose spiagge Sarde,
sembra prenderti per mano e teletrasportarti in quelle terre.
Fola 2013 - Cannonau di Sardegna DOC: il Re incontrastato dei
vitigni autoctoni di Sardegna, questo Cannonau offre un naso di grande
spessore, dal frutto rosso e nero bello maturo, succoso, con una velata
nota di ciliege sottospirito, per condire il tutto con spezie dolci prima e
piccanti poi, che vengono sferzate dalla balsamica menta piperita che
torna anche in questo rosso. Il sorso è ben strutturato, importante, ma
grazie ad una buona vena acida si fa bere con grande piacevolezza. Mai
aggressivo e molto educato, sa essere giustamente persistente.
Un Vino che anche d'estate si fa apprezzare per la sua dinamica vitalità,
nascosta solo inizialmente da una compostezza stilisticamente
inoppugnabile.
Bella interpretazione del Cannonau che non mancherò di riassaggiare
fra 3 o 4 anni per valutarne al meglio l'evoluzione, che sono certo non
deluderà, date le premesse.
In conclusione la realtà che ho condiviso con Voi oggi, è sicuramente
particolare e può sembrare fuori dai canoni di quelle di cui parlo di
solito, ma solo nell'approccio, in quanto il risultato è più che
interessante e se è vero che alla fine ciò che conta è e sarà sempre e solo
ciò che troviamo nel nostro bicchiere, vi consiglio di provare questi Vini
e di farmi sapere che ne pensate! Inoltre, la Cantina è davvero un
gioiello di architettura integrata nel contesto naturale e paesaggistico e
se capitate da quelle parti vi consiglio davvero di farci una capatina! ;-)