Come il vento spinge le nuvole - Liceo Classico Ugo Foscolo di

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Come il vento spinge le nuvole - Liceo Classico Ugo Foscolo di
Come il vento spinge le nuvole in cielo,
così le passioni spingono gli uomini in terra
Introduzione
“Finalmente seppe che il suo amante non era più lì, l’avevano condotto via, di là del mare, ammanettato e
colla sporta al collo. Che poteva fare? Rimase dov’era, a buscarsi il pane rendendo qualche servizio ai soldati,
ai carcerieri, come facesse parte ella stessa di quel gran fabbricato tetro e silenzioso. Verso i carabinieri poi,
che le avevano preso Gramigna nel folto dei fichidindia, sentiva una specie di tenerezza rispettosa, come
l’ammirazione bruta della forza, ed era sempre per la caserma, spazzando i cameroni e lustrando gli stivali,
tanto che la chiamavano lo strofinaccio della caserma. Soltanto quando partivano per qualche spedizione
rischiosa, e li vedeva caricare le armi, diventava pallida e pensava a Gramigna”.
Ci ha colpito molto la parte finale della novella ‘L’amante di Gramigna’ perché mette in evidenza un destino
oscuro e misterioso che certo neanche Peppa avrebbe potuto lontanamente immaginare e – in effetti –
neanche noi lettori avremmo mai potuto pensare come esito di un racconto davvero sui generis. Ma proprio
questa imprevedibilità dell’esito della novella ci ha suscitato delle domande.
Che altro poteva fare, Peppa, se non sottostare a un destino così terribile? Non c’è speranza di cambiamento
per gli oppressi, per quelli che cadono lungo la strada, per i vinti, che rinunciano a inutili ribellioni e sopportano
il proprio destino con dignità umile e eroica. Il pessimismo e l’assenza di speranza caratterizzano i veristi e
Verga, che dipinge la realtà dei poveri popolani così come è veramente, senza abbellimenti. Il popolo diventa
protagonista, come il mondo della vita materiale e contadina, le loro passioni e sconfitte: Verga rappresenta il
mondo primitivo in cui gli uomini provano passioni violente e hanno caratteri forti come la terra in cui vivono,
come se fossero parte della natura che li circonda
“[…] come facesse parte ella stessa di quel gran fabbricato tetro e silenzioso.”1.
L’ambiente è rappresentato come elemento necessario alla narrazione psicologica dei singoli individui, che
non vengono descritti, ma direttamente calati nell’azione: in questo modo, il loro animo viene svelato
attraverso il comportamento. Il punto di vista narrativo, quindi, coincide con quello dei personaggi stessi e non
è più onnisciente come quello adottato dal Manzoni; l’autore non manifesta più i suoi sentimenti direttamente e
l’opera non viene influenzata, così, da ideologie e dai valori morali personali.
1
G. Verga, L’amante di Gramigna
“Lo strano della vita è che, sebbene la natura di essa sia stata chiara a ognuno per centinaia d'anni, nessuno
ne ha steso un adeguato resoconto. Mentre le strade di Londra hanno una loro carta, le nostre passioni
rimangono non descritte. Chi mai incontreremo se voltiamo quest'angolo?”2
Verga analizza le passioni e lo fa perché:
“IN UNA PAROLA, DOBBIAMO OPERARE SUI CARATTERI, SULLE PASSIONI, SUI FATTI UMANI
E SOCIALI COME IL FISICO ED IL CHIMICO OPERANO SUI CORPI INANIMATI E COME IL FISIOLOGO
OPERA SUGLI ORGANISMI VIVENTI.”3: È L’OBIETTIVO CHE I NATURALISTI FRANCESI SI
PREFIGGONO. QUESTA ANALISI, TUTTAVIA, NON È NUOVA ALLA LETTERATURA: GLI SCRITTORI
HANNO SEMPRE ANALIZZATO IL FATTO UMANO - PARTENDO DAL DECAMERONE, PASSANDO PER
L’ORLANDO FURIOSO E FINENDO CON I MALAVOGLIA, I GRANDI NARRATORI SONO SEMPRE STATI
ATTRATTI DALL'OGGETTO UMANO COME SUI GENERIS MA INCONFUTABILE. LA VERA E PROPRIA
NOVITÀ CHE QUESTA CORRENTE LETTERARIA RAPPRESENTA È L’IMPERSONALITÀ CON CUI VIENE
ANALIZZATO IL FATTO UMANO.
I personaggi che rappresenta provano passioni che l’autore proietta nella natura: la Lupa, emblema delle
passioni che non possono essere controllate, ne è la prova:
“UNA VOLTA LA LUPA SI INNAMORÒ DI UN BEL GIOVANE CHE ERA TORNATO DA SOLDATO, E
MIETEVA IL FIENO CON LEI NELLE CHIUSE DEL NOTARO; MA PROPRIO QUELLO CHE SI DICE
INNAMORARSI, SENTIRSENE ARDERE LE CARNI, SOTTO AL FUSTAGNO DEL CORPETTO, E
PROVARE, FISSANDOLO NEGLI OCCHI, LA SETE CHE SI HA NELLE ORE CALDE DI GIUGNO, IN
FONDO ALLA PIANURA.”4.
I sentimenti della donna sono violenti, niente di romantico. E’ interessante come Verga rappresenti una donna
che spolpava i lor figluoli come una disperata: quello che la spinge ad insistere è proprio il rifiuto di Nanni, è
l’ostacolo che la separa dal desiderio di piacere infinito che la spinge ad andare avanti. Desidera così
2
3
4
Virginia Woolf, La camera di Jacob
Zola, Il romanzo sperimentale
G. Verga, La Lupa.
ardentemente il giovane che si sente ardere le carni, è un desiderio primitivo e quasi animale. E' una
necessità, un bisogno che va appagato, come va appagata la sete che si ha nelle ore calde di giugno. I suoi
sentimenti si traducono in sensazioni fisiche – ricorda G. Flaubert quando in Madame Bovary dice “Ma
vedendosi nello specchio, si stupì del suo viso. Mai aveva avuto gli occhi così grandi, così neri e profondi.
Qualcosa d’inafferrabile, diffuso nella sua persona, la trasfigurava” – e il suo istinto le dice di rischiare la sua
proprietà, il rapporto con sua figlia, la sua vita.. dare tutto pur di raggiungere quell’unico scopo. Quindi lei non
può sottrarsi all’istinto - “La Lupa lo vide venire pallido e stralunato, colla scure che luccicava al sole, e non si
arretrò di un sol passo, non chinò gli occhi, seguitò ad andargli incontro con le mani piene di manipoli di
papaveri rossi, e mangiandoselo con gli occhi neri.”5- come Nanni non può resistere alla tentazione che lei
rappresenta - “Ed avrebbe voluto strapparsi gli occhi per non vedere quelli della Lupa, che quando gli si
ficcavano ne’ suoi gli facevano perdere l’anima ed il corpo. Non sapeva più che fare per svincolarsi
dall’incantesimo.”6.
Nell’analisi delle passioni c’è una sottile critica alla società del tempo e alla sua ipocrisia:
“IT IS A TRUTH UNIVERSALLY AKNOWLEDGED THAT A SINGLE MAN IN POSSESSION F A
GOOD FORTUNE MUST BE IN WANT OF A WIFE”7. E' UNA FRASE DA ORGOGLIO E PREGIUDIZIO,
OPERA PUBBLICATA NELLO STESSO DECENNIO IN CUI È NATO VERGA, CHE FOTOGRAFA, PUR SE
IN UNA NAZIONE DIFFERENTE, LA STESSA SITUAZIONE SOCIALE; UN UOMO AVEVA IL DIRITTO DI
SPOSARE UNA DONNA DELLA STESSA CLASSE SOCIALE SENZA GUARDARE AI SENTIMENTI MA
SOLO AL DENARO E ALLA REPUTAZIONE. SI PARLA DI IPOCRISIA PROPRIO PERCHÉ A CAUSA
DELLA REGOLA, SI VIVEVA UNA DOPPIA VITA: UNA RISPETTABILE AGLI OCCHI DELLA SOCIETÀ ED
UNA PIENA DEI PIACERI CHE LA STESSA NEGAVA ALLA GENTE COMUNE.
Rispettando questa sorta di schema di vita, Verga fa vedere come la regola valga per tutti: in Di là del mare i
due giovani ricchi scappano per un’avventura amorosa lontana dal matrimonio di lei, ma poi sono costretti a
tornare; in Mastro-Don Gesualdo la baronessa Rubiera, pur di mantenere alto il nome della famiglia, combina
il matrimonio di Bianca Trao con Gesualdo e quest’ultimo, pur di scalare di classe sociale, acconsente
all’unione anche se Bianca di nobile ha solo il nome – perché non ha il becco di un quattrino – e, di fatto,
Gesualdo prova un affetto incondizionato, ricambiato, – quasi amore – nei confronti della sua serva, Diodata;
5
Idem
Idem nota 4
7
“È una verità universalmente riconosciuta che uno scapolo in possesso di un solido patrimonio debba essere in cerca
6
di moglie” , J. Austen, Orgoglio e Pregiudizio
“ – Sai? Vogliono che prenda moglie.
La ragazza non rispose; egli non badandoci, seguitò:
-
PER AVERE UN APPOGGIO…PER FAR LEGA COI PEZZI GROSSI DEL PAESE…SENZA DI LORO
NON SI FA NULLA! …VOGLIONO FARMI IMPARENTARE CON LORO…PER L’APPOGGIO DEL
PARENTADO, CAPISCI?…PER NON AVERLI TUTTI CONTRO, ALL’OCCASIONE…EH? CHE TE
NE PARE?
ELLA TACQUE ANCORA UN MOMENTO COL VISO NELLE MANI. POI RISPOSE, CON UN TONO
DI VOCE CHE ANDÒ A RIMESCOLARGLI IL SANGUE A LUI PURE:
- VOSSIGNORIA SIETE IL PADRONE…” 8
Diodata deve ribadire la sua posizione sociale perché lui non la tratta come una serva, ma come fosse sua
moglie. Ad esempio, quando torna a casa dopo ventiquattr’ore di digiuno, Gesualdo non pensa solo per sé,
ma anche a lei dicendole di mangiare e di non stare lì ferma a guardarlo. Anche di fronte alla morte, Gesualdo
viene preso dai rimorsi nei confronti di Diodata e dei figli avuti da lei, e pensa a loro, la famiglia che non ha
accettato di avere e non a quella che di fatto ha avuto – Bianca e Isabellina.
“ Come Dio volle finalmente, dopo un digiuno di ventiquattr’ore, Don Gesualdo potè mettersi a tavola.
[…] Gesualdo posando il fiasco mise un sospirone, e appoggiò i gomiti sul deschetto:
-
TU NON MANGI? …COS’HAI?
[…]
– MANGIA, MANGIA. DEVI ESSERE STANCA TU PURE! …
ELLA SORRISE, TUTTA CONTENTA, SENZA ALZARE GLI OCCHI. IL PADRONE LE PORSE ANCHE IL
FIASCO:
-
TÈ, BEVI! NON AVER SUGGEZIONE!
DIODATA, ANCORA UN PO’ ESITANTE, SI PULÌ LA BOCCA COL DORSO DELLA MANO, E S’ATTACCÒ
AL FIASCO ARROVESCIANDO IL CAPO QUASI A OGNI SORSO NELLA GOLA COLOR D’AMBRA; IL
SENO ANCORA GIOVANE E FERMO SEMBRAVA GONFIARSI. IL PADRONE ALLORA SI MISE A
RIDERE.”9
Queste passioni sono violente, come la natura. Ad esempio, in Tentazione!, che è una novella incentrata su
un episodio di terribile violenza sessuale. Inizialmente i tre ragazzi non hanno alcuna intenzione di commettere
atti scellerati, anzi “Dopo, al cellulare, quando ripensava al come era successo quel precipizio, gli pareva
8
9
G. Verga, Mastro-Don Gesualdo
Idem
d’impazzire”10.
SEMBRA QUASI INVECE CHE SIA STATA LA RAGAZZA A SCATENARE IL TUTTO, A FAR
VENIRE LORO LA TENTAZIONE: I RAGAZZI L’AVREBBERO LASCIATA STARE, SE LEI AVESSE RIGATO
DRITTO; L’AVREBBERO LASCIATA STARE SE LEI NON FOSSE STATA AL GIOCO, RIDENDO E, DOPO
LA VIOLENZA CARNALE, L’AVREBBERO LASCIATA ANDARE SE LEI NON AVESSE GRIDATO “AIUTO,
ALL’ASSASSINO!” COME A SUGGERIRE COSA AVREBBERO DOVUTO FARE. COSÌ, UBBRIACHI DI
DONNA COMMETTONO IL SECONDO INSPIEGABILE CRIMINE. ED È AL CELLULARE CHE SI PONGONO
LA DOMANDA, QUELLA CHE SI PONE ANCHE IL LETTORE ALLA QUALE VERGA, COME SUA
CONSUETUDINE, NON DÀ RISPOSTA:
“Ma quando ripensavano poi al cellulare com’era stato il guaio, gli pareva d’impazzire, una cosa dopo
l’altra, e come si può arrivare ad avere il sangue nelle mani cominciando dallo scherzare”11.
Riguardo la violenza delle passioni, è evidente il riferimento a Zola
“LE ROVESCIÒ INDIETRO LA TESTA , SCHIACCIANDOLE LE LABBRA CONTRO LE SUE.
THÉRÈSE EBBE UN MOTO DI RIVOLTA, SELVAGGIO, IMPETUOSO, POI, DI COLPO, SI ABBANDONÒ,
SCIVOLANDO A TERRA, SUL PAVIMENTO. NON SI SCAMBIARONO UNA SOLA PAROLA. FU UN ATTO
SILENZIOSO E BRUTALE”: IN THÉRÈSE RAQUIN I VERI PROTAGONISTI NON SONO I DUE AMANTI, MA
GLI ISTINTI PRIMORDIALI REPRESSI DALL’IPOCRISIA DELLA SOCIETÀ.
In tutti i casi analizzati fino ad ora, le passioni non sembrano poter essere vinte:
“Avevo la febbre di uno strano desiderio; divoravo con gli occhi tutti i dòmino bianchi, tutte le vesti che
avessero ondulazioni graziose.”12
E TORMENTANO L’UOMO, COME FOSSE UNA MALATTIA
“SOGNAI TUTTA LA NOTTE, SENZA CHIUDERE GLI OCCHI, QUEL VISO CHE NON
CONOSCEVO; SENTIVAMI IN CUORE UN SOLCO LUMINOSO LASCIATOVI DA QUELLO SGUARDO;
L’IMPOSSIBILITÀ DI RINTRACCIARLA DAVA ALL’APPARIZIONE DI QUELLA SCONOSCIUTA UN
PRESTIGIO DI COSA STRAORDINARIA; NEL SORRISO DI LEI IO POTEVA IMMAGINARE UN POEMA
D’AMORE, CHE RICEVEVA TUTTO L’INTERESSE DALL’ESSERE TRONCATO SUL FIORE E PER
10
G. Verga, Tentazione!
Idem nota 10
12
G. Verga, X
11
SEMPRE. PER SEMPRE!”13
Il cercare il ‘per sempre’ è un fatto che non ci aspettiamo da Verga, dato che rappresenta un uomo vero che
vive secondo una natura apparentemente materialistica.. ed allora come può questo stesso uomo volere
l’eternità?
“L’anima umana (e così tutti gli esseri viventi ) desidera sempre essenzialmente, e mira unicamente
benché sotto mille aspetti, al piacere, ossia alla felicità, che considerandola bene, è tutt’uno col piacere […]
l’uomo non esisterebbe se non provasse questo desiderio”.14
La teoria del piacere di Leopardi nasce proprio dall’analisi del sentimento di insoddisfazione – infatti nessuno
cerca il piacere se non è insoddisfatto – e in generale dalla naturale inclinazione dell’uomo all’infinito, ma
questo contrasta con la finitezza dell’essere umano: è una non accettazione della propria condizione, un rifiuto
della realtà, quello che fanno i personaggi di Verga. Quando Leopardi non riesce a spiegare l’insoddisfazione
con la ragione, ricorre a mezzi più misteriosi, come la fortuna o il fato e lo stesso accade in Verga: i
personaggi sono sottoposti a un destino immutabile che genera sofferenza.
“L’immaginazione - dice Leopardi - è il primo fonte della felicità umana […] Lo vediamo nei fanciulli.
Ma questa non può regnare senza l’ignoranza.”15
Con la poetica dell’indefinito e del vago stimola l’immaginazione; la mente apre le porte ad un’infinita varietà di
cose, argomenti, sensazioni che il poeta non dice.
IL PROTAGONISTA DI X ARDE DAL DESIDERIO DI CONOSCERE QUELLA FIGURA VAGA E INDEFINITA
CHE È LA RAGAZZA E NON SI DÀ PACE, FINO A CHE NON RIESCE A VEDERLA IN VISO;
“[…]sembravamo che il mio pensiero si fosse impoverito trovandosi costretto nei limiti della realtà”16
TUTTAVIA QUANDO LA VEDE NON NE È PIÙ ATTRATTO, PERCHÉ NON È PIÙ UN MISTERO E ANZI È
DELUSO PERCHÉ HA APPAGATO UN PICCOLO PIACERE, FINITO, MENTRE TENDEVA A QUALCOSA DI
PIÙ CHE VERGA NON DICE.
“La speranza propria dell’uomo, degli antichi, dei fanciulli, ignoranti, è quasi annullata per il moderno
13
14
Idem
G. Leopardi, Lo Zibaldone
Idem nota 14
16
Vedi nota 12
15
sapiente”17
L’UOMO MODERNO A DIFFERENZA DELL’ANTICO, DEL FANCIULLO O DELL’IGNORANTE, SA
BENISSIMO DI ESSERE UN ESSERE FINITO E DUNQUE DI NON AVERE LA POSSIBILITÀ DI
RAGGIUNGERE L’INFINITO A CUI TENDE E QUESTA CONSAPEVOLEZZA GLI INFONDE UN
SENTIMENTO DI ANGOSCIA: SA DI ESSERE VINTO.
“C’è una legge […] cui bisogna ubbidire”18
Secondo Charles Darwin, il mondo come lo vediamo è il risultato di una serie di eventi e si può
dedurre quali siano stati.
L'uomo odierno non è sempre stato sapiens, è il risultato di una evoluzione e questa evoluzione può essere
spiegata e compresa passo dopo passo.
Lo scienziato di occupa della realtà tangibile, il letterato decide di esplorare il territorio che fino ad allora era
appartenuto ai filosofi: la metafisica.
L'uomo non può raggiungere l'oggetto del suo desiderio, ha questa consapevolezza: sa di essere vinto. Il ciclo
dei Vinti aveva come tema naturalistico quello della lotta per la sopravvivenza e per il benessere narrato
attraverso le generazioni, emulando il ciclo dei Rougon-Macquart. Zola aveva illustrato le degenerazioni
ereditarie di una famiglia, in particolare l’alcolismo; in Mastro-Don Gesualdo, secondo romanzo del ciclo,
Isabellina soggiace allo stesso destino della madre.
E’ come se i personaggi dovessero sottostare ad un destino che è già scritto e in alcuni casi sembra che già
sappiano a cosa stanno per andare incontro:
“Così la Longa se lo vide partire sotto l’ombrello, accompagnato da tutto il parentado, saltando sui
ciottoli della stradicciola, ch’era tutta una pozzanghera, e il ragazzo, siccome era giudizioso quanto il nonno, si
rimboccò i calzoni sul ballatoio, sebbene non li avrebbe messi più, ora che lo vestivano da soldato.”19
Sembra che l’autore ci stia anticipando la morte di Luca dicendo che, d’ora in poi, l’unica sua veste sarebbe
stata la divisa da soldato: leggendo tra le righe è chiaro che ci sta dicendo che non tornerà a casa. E ancora lo
stesso Luca sembra sapere il suo destino
17
18
19
Vedi nota 14
Cesare Pavese, I dialoghi con Leucò
G. Verga, I Malavoglia
“’Mamma!’ disse Luca tornando indietro, perché gli piangeva il cuore di lasciarla così zitta sul ballatoio,
come la Madonna addolorata; ‘quando tornerò vi avviserò prima, e così verrete ad incontrarmi tutti alla
stazione’”20:
COME QUANDO NELLA VITA QUOTIDIANA FACCIAMO DELLE PROMESSE ED ABBIAMO IL
PRESENTIMENTO CHE NON LE MANTERREMO, COSÌ LUCA PROMETTE UN RITORNO MA SEMBRA
AVERE IL PRESENTIMENTO CHE NON TORNERÀ AFFATTO; TUTTAVIA IL SUO È UN ULTIMO ATTO
D’AMORE NEI CONFRONTI DELLA MADRE, UN TENTATIVO DI NON RECARE DISPIACERE MA
SPERANZA. ANCHE IL SOLO PARAGONARE LA LONGA ALLA MADONNA ADDOLORATA FA
PRESAGIRE L’IMMINENTE DISGRAZIA: ENFATIZZA IL DOLORE DI UNA MADRE CHE VEDE PARTIRE IL
PROPRIO FIGLIO E SA CHE HA UNA BUONA PERCENTUALE DI POSSIBILITÀ DI NON RIVEDERLO MAI
PIÙ.
NON SONO SOLO LE CLASSI SOCIALI INFERIORI CHE RISENTONO DEL PESO DEL DESTINO, MA
ANCHE QUELLE PIÙ ABBIENTI: IN DI LÀ DEL MARE I DUE AMANTI SCAPPANO DALLA REALTÀ E DAL
MATRIMONIO DI LEI; SONO GIOVANI E RICCHI EPPURE SONO INFELICI. QUANDO ERANO IN FUGA,
CREDEVANO DI AVER TROVATO IL MODO PER ESSERE FELICI, DI AVER TROVATO IL ‘PER SEMPRE’
EPPURE, QUANDO SBARCANO IN SICILIA, SENTONO DI ESSERE DI NUOVO DIVISI. AVEVANO
FANTASTICATO SU UNA VITA INSIEME ED AVEVANO ASSAPORATO LA FELICITÀ, MA ORA LA REALTÀ
LI RIPORTA ALLA LORO CONDIZIONE INIZIALE, ALLA RASSEGNAZIONE. A SEPARARLI NON È LA
NECESSITÀ PERCHÉ SONO RICCHI, NÉ LA GELOSIA DEL MARITO DI LEI; ERA LA VITA IN CUI
VIVEVANO E DI CUI ERANO FATTI, COME SE RIBELLARSI A QUESTO STATUS FOSSE ANDARE
CONTRO NATURA, COMMETTERE UN ATTO DI YBRIS AL QUALE POI SAREBBE SEGUITA UNA
PUNIZIONE E, PER PAURA DI QUESTO, FANNO UN PASSO INDIETRO. VERGA NON DICE QUALE SIA
STATA LA PAROLA DI QUELL’UOMO CHE LI HA DIVISI E CI LASCIA CON UN ALTRO INTERROGATIVO,
COME SUA CONSUETUDINE.
“Era bastata una parola, di un uomo lontano, di cui ella non poteva parlare senza impallidire e piegare
il capo. Innamorati, giovani, ricchi tutti e due, tutti e due che s’erano detti di voler restare uniti per sempre, era
bastata una parola di quell’uomo per separarli. Non era il bisogno del pane, com’era accaduto a Pino il Tomo,
né il coltellaccio del geloso che li divideva. Era qualcosa di più sottile e di più forte che li separava. Era la vita
in cui vivevano e di cui erano fatti. Gli amanti ammutolivano e chinavano il capo dinnanzi alla volontà del
20
Idem
marito.”21
AI PERSONAGGI CHE PROVANO A RIBELLARSI AL PROPRIO DESTINO – E, QUINDI, ALLE LEGGI
DELLA NATURA – TOCCA UNA SORTA DI PUNIZIONE: I MALAVOGLIA SONO TENTATI DALLA
RICCHEZZA E VENGONO PUNITI DAL NAUFRAGIO DELLA PROVVIDENZA; GESUALDO NON SI
ACCONTENTA DEL SUO TITOLO DI MASTRO ED ASPIRA AL DON ACCUMULANDO RICCHEZZE
DURANTE IL CORSO DELLA SUA VITA E QUESTO SUO ATTEGGIAMENTO GLI COSTA GLI AFFETTI DEI
FAMILIARI. ALLA SUA MORTE COMPRENDE GLI ERRORI COMMESSI E DI ESSERE RIMASTO SOLO
CON LA SUA ROBA A CAUSA DI QUESTI, PROPRIO COME MAZZARÒ.
“IL MONDO ANDAVA ANCORA PEL SUO VERSO, MENTRE NON C'ERA PIÙ SPERANZA PER LUI,
ROSO DAL BACO AL PARI DI UNA MELA FRADICIA CHE DEVE CASCARE DAL RAMO, SENZA FORZA DI
MUOVERE UN PASSO SULLA SUA TERRA, SENZA VOGLIA DI MANDAR GIÙ UN UOVO. ALLORA,
DISPERATO DI DOVER MORIRE, SI MISE A BASTONARE ANATRE E TACCHINI, A STRAPPAR GEMME E
SEMENTI. AVREBBE VOLUTO DISTRUGGERE D'UN COLPO TUTTO QUEL BEN DI DIO CHE AVEVA
ACCUMULATO A POCO A POCO. VOLEVA CHE LA SUA ROBA SE NE ANDASSE CON LUI, DISPERATA
COME LUI. MASTRO NARDO E IL GARZONE DOVETTERO PORTARLO DI NUOVO IN PAESE, PIÙ
MORTO CHE VIVO”.22
Traspare, attraverso la sua impersonalità, un sentimento di pietà per il destino che non muta.
Conclusione
Verga è un materialista sui generis, mostra il mondo descritto con una visione deterministica ma nel leggere
varie opere ha svelato un fondo di ricerca. Quindi i suoi personaggi sono veri perché sanno di essere costretti
in uno stato sociale, in un ruolo familiare o in un qualsiasi vincolo, ma, nonostante questo, puntano a qualcosa
di più; sono uomini che pur sapendo di essere mortali cercano il ‘per sempre’ e non rinunciano a lottare per
questo. Sono veri perché si pongono degli interrogativi - gli stessi che si pone il lettore - ai quali non c’è una
risposta e rimangono come sospesi in attesa che quella arrivi.
Lo stesso uso dei puntini di sospensione alla fine delle sue novelle implica l’attesa di qualcosa, la risposta che
aspetta anche l’autore. Questa attesa e questo mistero nascondono forse una via d’uscita che Verga non
21
G. Verga, Di là del mare
22
G. Verga, Mastro-Don Gesualdo
imbocca ma è come se rimanesse a giudizio del lettore.
Peppa può cambiare la sua vita, può tornare a casa e far finta che nulla sia successo ma non lo fa, è come se
non fosse capace di farlo; anche dopo essere entrata a far parte di quello stesso capannone, potrebbe andar
via. Tuttavia non vuole, né noi sappiamo che fine fa. Sappiamo che quando vedeva i soldati caricare le armi e
partire per una spedizione pericolosa, lei pensava a Gramigna. Non sappiamo il perché Peppa si comporti così
e sembra che nemmeno lo stesso Verga lo sappia ma, nonostante questo, non può fare a meno di parlarne
perché, d’altronde, il semplice fatto umano farà pensare sempre.
(DI SIMONA MACRÌ E GIORGIA GRANDIN)
Bibliografia
Giovanni Verga, Tutte le novelle, Newton Compton Editore, 2011
Giovanni Verga, I Malavoglia, Mondadori, 2012
Giovanni Verga, Mastro-Don Gesualdo, Mondadori, 2012
Virginia Woolf, La camera di Jacob, Mondadori, 2000
Jane Austen, Orgoglio e pregiudizio, Rizzoli, 2012
Emilè Zola, Il romanzo sperimentale, H. Grosser, Il canone letterario Vol. 5, L’Ottocento, 2010
Cesare Pavese, Dialoghi con Leucò, 1947, Einaudi