Il libro “Chiacchiere, datteri e thé. Tunisi, viaggio

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Il libro “Chiacchiere, datteri e thé. Tunisi, viaggio
Il libro “Chiacchiere, datteri e thé. Tunisi, viaggio in una società che cambia” di Ilaria Guidantoni
Guida per un viaggio intelligente: Tunisi a due anni dalla "rivoluzione dei gelsomini"
A bordo di taxi, nel traffico rumoroso e disordinato della città, a piedi o sul trenino, si attraversano
quartieri turistici come Gammarth e Sidi Bou Said
La scrittrice Ilaria Guidantoni
Il 14 gennaio 2011 Zine al-Abidine Bin ‘Ali veniva deposto dalla spinta rivoluzionaria. A due anni dalla “rivoluzione dei gelsomini” la giornalista Ilaria
Guidantoni ci accompagna in un viaggio nella Tunisia della transizione, con i suoi chiaroscuri e le sue contraddizioni, i suoi luoghi-mito e le nuove
promesse. Il libro “Chiacchiere, datteri e thé. Tunisi, viaggio in una società che cambia” è il primo della collana REvolution di Albeggi Edizioni, libri di
attualità e guide per viaggi intelligenti, mappe per capire i cambiamenti politici, sociali e culturali in corso nel mondo.
Come nasce il libro?
Quasi per gemmazione spontanea dal mio precedente lavoro e dall’interesse maturato per la storia del popolo tunisino che ho cominciato a seguire dagli
ultimi tempi della dittatura di Ben ‘Ali – i peggiori – e che penso sia interessante continuare anche per illuminare in modo nuovo quello che in una prima
fase ho analizzato a caldo. E’ un viaggio che diventa sempre più complesso per chi scrive ma anche stimolante: proprio dall’appiattimento per certi aspetti
della spinta rivoluzionaria e dall’inasprirsi delle tensioni, insieme alla disattenzione dell’informazione verso tutto quello che non ha colori abbastanza accesi,
netti e violenti da fare audience, è nata la mia voglia di provare a raccontare l’anatomia di una transizione. Il libro in quanto tale a dire il vero nasce
soprattutto dagli altri, dai miei lettori e conoscenti che mi hanno chiesto di continuare questo percorso e dall’entusiasmo di un’editrice che ho incontrato
sulla mia strada.
Cosa racconta?
Una società – quella tunisoise e tunisienne insieme – in mezzo al guado dal quale non riesce ad uscire e che può rappresentare, naturalmente con
caratteristiche uniche che ogni Paese ha come ogni persona, cosa significa vivere un periodo di transizione. In primo piano le attese e le pretese dei
giovani: aspettative deluse, indolenza, un essere acerbo di fronte alla politica di una generazione schiacciata dal modello consumistico e corrotto di una
dittatura ignorante; politici o meglio aspiranti politici: uomini con una formazione spesso solo teorica perché non hanno mai avuto la possibilità di esercitare
la politica nel senso democratico; la crisi economica che persiste; l’incertezza della meta; contraddizioni ed esasperazioni tra la spinta laica-laicista da una
parte e il ritorno alla tradizione, dall’altra con tutte le ambiguità che essa comporta.
E ancora il risveglio della vita culturale e, almeno per ora, una rinascita ancora da venire. Quello che ho cercato di trasmettere è la fluidità del sentire, in un
continuo ondeggiare che è difficile da schematizzare ma che credo sia la vera anima della transizione. Il viaggio è anche una passeggiata attraverso il
luoghi simbolo di Tunisi, i più vari, da quelli della dittatura e della rivoluzione; ai luoghi della politica e della cultura; le librerie e le gallerie d’arte, ma anche i
caffè, i ristoranti e i grandi alberghi.
A bordo di taxi, nel traffico rumoroso e disordinato della città, a piedi o sul trenino, si attraversano quartieri turistici come Gammarth e Sidi Bou Said;
residenziali e chic come el-Marsa e Cartagine; popolari e vivaci come il Kram e la Goulette, fino alle periferie dove odori e sapori cambiano nettamente; fino
al quartiere moderno degli affari Les Berges du Lac. In primo piano però sempre e comunque le voci con l’obiettivo fisso sui volti e le loro storie.
Quale messaggio vuole trasmettere? Il valore della curiosità unito all’ascolto come capacità di accoglienza e di meraviglia. Non mi interessa sostenere una
tesi ma cercare le ragioni degli altri per evidenziare la ricchezza di un mosaico con tessere molto piccole che cambiano spesso colore.
Voglio trasmettere l’idea che un’epoca storica al di là di fatti e documenti racconta un clima umano, un vissuto profondo che ci dice cosa aspettarci dal
domani: è il tentativo di recuperare il valore della storia orale, anche con le sue inesattezze e parzialità che però nel racconto in prima persona ha un
senso, diversamente da quando la forte colorazione di una notizia è dettata da strumentalizzazioni di parte. In fondo è la voglia di recuperare il dialogo tra
le persone che alimenta a sua volta la storia come il racconto: è il processo che per secoli ha tenuto insieme le famiglie e le generazioni. Il mio porre
domande spesso ha scardinato le convinzioni del mio interlocutore ed è questo che muta il corso delle cose. Insomma l’ascolto non è un’azione neutrale.
Il futuro di Tunisi quale sarà?
Fare previsioni appartiene al gioco d’azzardo ed è peccato per chi segue il Vangelo, per chi il Corano e per chi cerca da di difendersi da coloro che si
arricchiscono con i sondaggi. Forse è un po’ forte la mia presa di posizione solo che credo che guardando avanti si rischia per certi aspetti di condizionare il
presente con i pronostici: è il gioco dei sondaggi elettorali che come ho scritto libro in qualche modo ha favorito la vittoria di EnnahDa. Inoltre si perde di
vista il presente dal quale dipende il futuro. In questo momento qualcuno getta la spugna pensando che comunque non cambierà nulla perché il lavoro
promesso e cavallo di battagli a del governo in carica non arriva, almeno non nei tempi e nei modi sperati; perché si tornerà ad una dittatura anche se di
colore diverso, invece di rimboccarsi le maniche.
C’è un terzo aspetto che ci può aiutare a tracciare il futuro: il domani della Tunisia non appartiene solo ai Tunisini ma almeno direttamente a tutto il
Maghreb, all’Italia, alla Francia e a Malta. Per noi c’è in gioco un interesse economico e di stabilità politica importante rispetto al quale possiamo esercitare
un ruolo, rilanciando ad esempio il turismo in un’ottica di cooperazione e nuova. Questo è un messaggio centrale nel libro perché l’attività turistica
rappresenta nel suo esercizio lo specchio sociale.
Il regime di Ben ‘Ali ha favorito solo il nord del paese, più vicino e visibile all’Europa; il turismo di massa con formule all inclusive, basate su flussi stagionali,
concentrati in località di mare e rivolte al benessere e relax; con piccole sacche di lusso rivolto soprattutto al turista francese. Oggi il paese sta cominciando
a recuperare memoria e interesse per il proprio patrimonio, storia e cultura che torna ad aprirsi e a sperimentarsi ad esempio nel fumetto d’autore satirico e
nel rap, generi assolutamente nuovi. Elementi che potrebbero portare fasce di persone diverse e la realizzazione di manifestazioni nuove. Quanto al piano
politico da parte dell’Europa la chiusura pregiudiziale verso il ritorno alla religione in primo piano come l’entusiasmo per onde di protesta siano essere
giovanili o femministe o intellettuali tout court senza un’analisi delle loro istanze, non porta a mio modesto avviso una via aperta alla democrazia.
Il lettore sfogliando queste pagine chi incontrerà?
Amici, conoscenti e persone incontrate per la prima volta su appuntamento o per caso. Persone comuni, commessi di librerie, tassisti, massaggiatrici,
venditori, bigliettai, medici; politici, in particolare la più giovane deputata del Parlamento tunisino eletta in Italia con il partito religioso di EnnahDa;
rappresentanti istituzionali come il direttore dell’Istituto Italiano di Cultura di Tunisi, Luigi Merolla; docenti universitari come Silvia Finzi, direttore del Centro
Dante Alighieri; scrittori come Lilia Zaouali; registi come Mourad Ben Cheikh; artisti come il pittore siciliano da vent’anni a Sidi Bou Said, Saro Lo Turco;
designer come Sadika Kèskés; galleristi come Aicha Gorgi; le librerie come Mille Feuilles o al-Kitab; giornalisti come Salah Methnani, Ezio Pasero o Zohra
Abid. E ancora tutti coloro che non hanno una voce individuata ma compongono il grande affresco e dei quali si avverte forte la presenza.
Le prossime presentazioni?
Il viaggio comincia a Roma mercoledì 16 presso la Libreria L’Argonauta (via Reggio Emilia, 89 alle ore 18.00) per continuare il mercoledì 23 alla Libreria
Griot (Via Santa Cecilia 1/A, sempre alle ore 18.00); una tappa intermedia sarà a Villorba in provincia di Treviso alla Libreria Lovat. Il giovedì 31 gennaio
prima tappa milanese nella centralissima Milano Libri (Via Verdi, 2 alle ore 18.00). In via di definizione Livorno, Pisa, Pistoia e Firenze. L’8 marzo sarò
invece a Tunisi nell’Atelier di Sadika Kèskés al termine di una settimana di presentazioni in loco.
Dove possiamo leggerLa (facebook-twitter-blog-siti)?
“Chiacchiere, datteri e thé. Tunisi, viaggio in una società che cambia” è anche una pagina facebook sulla quale ci sono tutte le notizie del mio viaggio in
compagnia del libro, presentazioni, incontri, festival, articoli e foto. La rassegna stampa e gli appuntamenti, insieme a commenti e sollecitazioni saranno su
Twitter@IlariaGuidanton, sui miei blog www.ilchiasmodeilibri.blogspot.com e www.ilchiasmodelMediterraneo.blogspot.com e ancora sul mio
sitowww.ilariaguidantoni.com e sul sito www.albeggiedizioni.com (che ha anche una pagina face book).
*Ideatrice e coordinatrice di Read Mi Italia
Gloria Albanese Eliseo*
07/01/2013