Nel cuore nascosto di Tunisi

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Nel cuore nascosto di Tunisi
Nel cuore nascosto di Tunisi
Un ritratto della Tunisi di ieri, di oggi e di domani, ottenuto chiacchierando con gli interpreti di questa
società in trasformazione. Il libro di Ilaria Guidantoni “Tunisi, viaggio in una società che cambia”,
Albeggi Edizioni, descrive i sentimenti, le speranze, i sogni di tanti giovani dopo la caduta di Bin „Ali
il 14 gennaio del 2011. Mondointasca vi propone il capitolo “Nel cuore Nascosto di Tunisi”
di Ilaria Guidantoni
Sotto lo sguardo attonito di Daniela mi copro la testa con una sciarpa che annodo intorno al collo. «Pensi
che debba velarmi anch‟io?», mi dice con un tono di supplica perché le risponda che no, non ce n‟è bisogno.
Il suo sguardo si fa interrogativo. In effetti davanti a noi un gruppo di turiste si dimenano in shorts e
maglietta, non incontrando alcuna protesta. Proprio per questo mi copro. Mi infastidisce essere presa per
turista.
Non voglio mimetizzarmi da buona musulmana ma sembrare una tunisina o comunque una donna del luogo
è auspicabile e, non avendo la lingua a disposizione, uso il corpo, anche perché in compagnia di un‟italiana
è più difficile l‟effetto camaleontico.
La Medina di Tunisi, molto bella, è in leggera salita e procedendo si lasciano alle spalle negozi turistici di
ninnoli e ci si addentra nella parte storica di maggior pregio. Siamo finalmente al souQ del Bey, la zona dei
gioiellieri, dove molte donne vanno da sole per la gioia dei negozianti che danno loro l‟assalto. Sfodero una
della mie frasi di emergenza: «ma‟ zaujy “mio marito”. …pour acheter». Mi fanno cenno che posso entrare e
guardare senza impegno; sostanzialmente si ritraggono. Ha funzionato. Arriviamo di fronte alla moschea
Zeytoûna, letteralmente “oliva”, ed entrando mi rivolgo all‟uomo incaricato della biglietteria «sbarHyr. Zouz
due in tunisino».
Il signore, quasi scusandosi fa cenno alla mia amica che si sta coprendo la testa con un foulard di
nascondere anche le spalle e le indica una serie di scialli a disposizione dei viaggiatori. Mi chiede se sono di
Tunisi e lo informo che abito lì, chiedendo scusa per il mio arabo stentato, ma sono italiana, come la mia
amica del resto.
«Mouslimatoun?, letteralmente, portatore di pace».
«Lâ, missyHyatoun, cristiana», rispondo quasi dispiaciuta di averlo deluso. Gli dico però che sto
cominciando a leggere il Corano con molta fatica. «Per ora conosco a memoria solo la fâtiHah (professione
di fede) wa el-Nasa (letteralmente, “la gente”)», che più che una risposta è una constatazione. Sorride
ironico benevolmente.
Non è originale certo, ma si comincia così.
Insiste perché paghi solo un biglietto e quando sa che sto lavorando ad un reportage, mi dice che posso
fotografare all‟interno senza problemi. Mi sento a disagio per questo piccolo privilegio e decido di non
togliere il foulard fino all‟uscita dalla Medina come un modesto tributo a questa accoglienza.
Girovagare in questa parte della città è una sorpresa ogni volta; si passa da zone più popolari ad alcune
parti dove il restauro ha fatto il proprio ingresso restituendo il cuore della città in tutto il suo aspetto
pittoresco, con caffè letterari e terrazze nascoste sui tetti dove a qualsiasi ora del giorno e della notte si può
bere, mangiare e fumare.
La mia amica è incuriosita da un negozio con abiti estrosi in vetrina e fa come per entrare rispondendo al
sorriso di una ragazza sull‟uscio. Prontamente prendendola a braccetto la distraggo dall‟entrare nel bordello.
È difficile da immaginare eppure ce ne sono e chi è avvezzo al luogo li riconosce. ASousse ad esempio
esiste un vero quartiere a luci rosseal quale si accede da un‟entrata in qualche modo schermata ma
aperta a chiunque.
Vagando tra i vicoli, torniamo alla piazza centrale in cima alla Medina dove c‟è il Ministero delle Finanze e
imbocchiamo via Dar el-jeld dove c‟è l‟omonimo ristorante, forse il più elegante tra gli storici della città. A
mezzogiorno è un luogo di affari per pranzi istituzionali dove si possono incontrare ministri e personaggi di
alto lignaggio. Così approfitto per prenotare una cena per l‟IfTâr (la rottura del digiuno nel corso del
Ramadan) che Daniela non ha mai provato. Prima di uscire dal dedalo delle strade, faccio un tentativo al
telefono con Manuela Maffioli.
Costruire una rete di relazioni è relativamente facileperché la società „intellettuale‟ tunisina è talmente
circoscritta che almeno di nome le persone più note o del proprio ambiente, professionale, ad esempio, si
conoscono tutte. Una considerazione che impone parallelamente grande prudenza e disciplina nella
gestione dei contatti. Manuela è una fotografa italiana che da sette anni vive nella Medina di Tunisi e sta per
inaugurare una mostra fotografica. Al telefono è sbrigativa. Parla poco o meglio mi dice che non ha tempo di
rispondere alle mie domande presa com‟è dall‟allestimento della sua mostra: «sarebbe meglio incontrarci di
persona ma non oggi». Sfortunatamente le nostre disponibilità non coincidono e mi accontento di una
telefonata nella quale mi dice di essere «immersa in un mondo visuale. A tal fine utilizzo le mie energie
migliori. In ogni caso, sono convinta che non ci troviamo in un periodo post-rivoluzionario e tanto meno ci
stiamo avviando verso una democrazia: a causa del governo in carica di ispirazione islamista, della
corruzione diffusa e di una mentalità retrograda che non accenna a cambiare, ci troviamo nel mirino di una
nuova dittatura». Il suo tono secco non lascia spazio a repliche.
Penso già alla prossima volta che sarò a Tunisi, per inoltrarmi attraverso i suoi occhi nel dedalo della
Medina.
(13/03/2015)
Maggiori Informazioni:
Il libro “Tunisi, viaggio in una società che cambia” è dipsonibile in versione cartacea in tutte le libreirie
principali nazionali e in versione ebook online.