Voci da Tunisi - Ilaria Guidantoni

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Voci da Tunisi - Ilaria Guidantoni
Voci da Tunisi
Di New Media Topics di Alfredo Cafasso Vitale
– lunedì 17 dicembre 2012
Oggi, nel secondo anniversario, dal gesto dimostrativo del giovane tunisino, Mohamed Bouazizi
che ha dato inizio a quella che qualcuno definisce la sola vera rivoluzione araba, riporto qui nel blog
uno scritto di Ilaria Guidantoni, collega ed amica, che di Tunisia si occupa da anni.
Qui il link al suo blog: http://ilchiasmodelleidee.blogspot.it/
Una rivoluzione sul filo del virtuale
Voci da Tunisi
di Ilaria Guidantoni
Le rivoluzioni oggi come le guerre si vivono in presa diretta, anche se virtualmente, anzi proprio
grazie alla virtualità. L’effetto rete amplifica perché espande e accelera, abbattendo le distanze e
quindi aumentando la massa critica dei partecipanti, ma nello stesso tempo diluisce, annacqua il
fatto, l’emozione proprio perché distribuita potenzialmente all’infinito e così a portata di mano da
ridursi spesso a finzione cinematografica. E’ indubbio però il potere della rete: occorre solo capire
quale sia realmente e quale sia la portata. Per quanto concerne le cosiddette rivoluzioni arabe –
ormai sono più propensa a chiamarle rivolte – il ruolo di Internet è stato fondamentale tanto che un
regista tunisino come Mourad Ben Cheikh parla di rivoluzione 2.0 riferendosi al rovesciamento di
Ben Ali da parte del popolo tunisino. Questo quello che scrive nella prefazione al mio romanzo
verità “Tunisi, taxi di sola andata “( NO Reply editore) del quale è anche uno dei personaggi.
Internet è un’arma a doppio taglio protegge e nasconde, come lo stesso Mourad dichiara in un
capitolo del libro. Protegge e quindi consente nel corso di una dittatura di fare squadra mettendosi al
riparo. Un regime alimenta la cultura del sospetto secondo la quale chiunque, l’altro in generale, sia
pure un parente o un vicino di casa, possono essere spie e traditori. La rete copre di anonimato e
finzione l’opinione personale. Nella prima fase, quella della pars destruens, si è pertanto rivelata
uno strumento indispensabile e se all’inizio i no in Tunisia erano pochi, si è capito che sarebbero
potuti crescere, fino a diventare la maggioranza e che, in ogni caso, sarebbero bastati. In un secondo
tempo poi Internet avrebbe potuto nascondere, ad esempio chi facilmente faceva il doppio gioco,
chi avrebbe deciso, com’è accaduto, di giocare con una doppia o tripla identità perché si sa, la
responsabilità e sempre e solo individuale. Questa è una prima considerazione da fare. Un’altra, non
meno importante, è il valore di accessibilità alla partecipazione per chi si trova altrimenti
marginalizzato: nel caso della Tunisia questo dice soprattutto donne – colte e ben alfabetizzate ma
non necessariamente introdotte nella vita sociale ordinaria – e si riferisce alla popolazione rurale,
dei piccoli villaggi dell’interno in particolare, che la rete mette facilmente in contatto in modo
rapido e a costo zero. Il mondo Internet ha avvicinato soprattutto i giovani – per latro la maggior
parte della società – del mondo arabo che si erano disaffezionati alla politica nel corso dei regimi.
E’ un linguaggio, facile, immediato, giocoso, internazionale ed è servito da acceleratore e da cassa
di risonanza. Questo è avvenuto soprattutto per l’Egitto e la Tunisia, appunto. In un capitolo si
racconta, sotto mentite spoglie, di Lina Ben Mhenni, con il nome del suo blog – Nali83 – vincitrice
nel 2011 del premio internazionale miglior blog a Berlino. E’ diventata una ragazza nota, dopo la
rivolta dei Gelsomini ed è stata ospite relativamente di recente su La7 della trasmissione di Fabio
Fazio e Roberto Saviano. Le sue dichiarazioni evidenziano l’importanza, la forza di Internet quanto
la sua ambiguità e mancanza di operatività nella pars costruens. Se Internet nel 2008, quando c’è
stata la rivolta del Bacino minerario di Gafsa, avesse contato sui numeri del 2011, la rivolta tunisina
avrebbe guadagnato tre anni. Alla domanda sulla filosofia dei Bloguer, sul loro impegno politico ed
eventuale progetto di un movimento se non di un partito, la risposta è chiara e fluida ad un tempo.
“Siamo il sistema immunitario del Paese”, senza leader, perché ognuno di noi può esserlo.
Un’affermazione forte e democratica con la quale non si governa. La rete lancia proclami, diffonde,
educa, amplifica, informa in generale, non organizza, non struttura e non genera neppure un
pensiero. Occorre quindi fare molta attenzione a sopravvalutare il ruolo della rete, al di là
dell’apparenza. Come recentemente ha detto lo scrittore e giornalista algerino Magdi Fouad Allam,
con il quale ho presentato il mio libro e anticipato il suo “Avere vent’anni a Tunisi e a’ Il Cairo” in
occasione del Festival letterario Comodamente a Vittorio Veneto, la rete di per sé non è fonte di
pensiero, è uno strumento, una tecnica. Per costruire una democrazia ci vuole ben altro.
Suggerisco di leggere anche: http://www.internazionale.it/superblog/francescaspinelli/2012/12/14/una-tunisina-a-bruxelles/# dall’Internazionale