Relazione della Missione di Studio in Spagna

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Relazione della Missione di Studio in Spagna
La Prima Commissione consiliare ha svolto una missione di studio in
Spagna nei giorni 20 e 21 novembre 2000. In particolare si è recata a
Barcellona, in visita al Parlamento e al Governo della Catalogna per un
confronto su temi collegati al federalismo nelle materie sanità, istruzione,
sicurezza e fiscalità, oggetto in quel periodo di un gran dibattito tra le forze
politiche.
La delegazione della Commissione era composta dal Presidente Carlo
Alberto Tesserin, Vicepresidente Claudio Rizzato, Segretario Paolo Scaravelli e
dai Consiglieri: Federico Caner, Renzo Marangon, Margherita Miotto,
Francesco Piccolo, Maurizio Tosi, Achille Variati, Flavio Zanonato, Barbara
Degani.
Il viaggio è stato onorato dalla presenza del Presidente del Consiglio
regionale Enrico Cavaliere, del Consigliere Segretario Elder Campion e del
Presidente della Sesta Commissione consiliare, sig.ra Nadia Qualarsa.
La delegazione era accompagnata dalla Dirigente della Segreteria,
dott.ssa Teresa Ravazzolo e dalla Dirigente della Direzione Assistenza
legislativa, dott.ssa Mirella Gallinaro.
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Barcellona
La visita è iniziata con l’incontro nella sede del Parlamento della
Catalogna con il Presidente M.H.Sr.Joan Rigol.
Il Presidente del Consiglio regionale, Enrico Cavaliere ha presentato la
delegazione sottolineando che il Consiglio regionale del Veneto intende farsi
promotore insieme ad altre Regioni Europee di un’iniziativa culturale che
valorizzi in particolare il ruolo dei Parlamenti, Consigli e Assemblee nel corso
dei secoli.
Catalogna e Veneto potrebbero avviare un’iniziativa sperimentale in tale
direzione, volto ad ipotizzare un progetto che valorizzi e confronti la storia delle
rispettive istituzioni politiche.
Il Presidente del Parlamento nel dare il benvenuto ha ricordato le varie
occasioni d’incontro delle due Assemblee, segno di un legame che si mantiene
nel tempo e che rappresenta uno stimolo per il confronto reciproco sullo stato
delle rispettive autonomie.
Barcellona – Il Presidente del Consiglio regionale, Enrico Cavaliere e il Presidente della Prima
Commissione, Carlo Alberto Tesserin con il Presidente del Parlamento della Catalogna M.H.Sr.
Joan Rigol.
Pertanto un progetto, come quello esposto trova già un percorso collaudato di
serie e costruttive collaborazioni, per poter essere attuato facilmente.
E’ seguito l’incontro della Prima Commissione con la Commissione
“Organizzazione e amministrazione della generalità e governo locale”
presieduta dalla sig.ra Maria Eugenia Cuenca.
Nel corso della riunione sono stati affrontati temi collegati all’autonomia
della Catalogna, nata da un’interpretazione della Costituzione che, come poi
sviluppato nello Statuto, riconosce la lingua, la cultura e il rispetto della
Comunità.
Viene ricordato che la Catalogna è un’autonomia giovane: il generale
Franco è morto da 25 anni e la Costituzione spagnola è stata approvata nel
1978, pertanto vi è ancora un’interpretazione evolutiva delle competenze. Ad
esempio in materia di polizia, lo Stato mantiene la competenza in materia di
pubblica sicurezza, controllo delle frontiere, lotta alla droga e al terrorismo;
mentre vi è una polizia locale che dipende da ogni Municipio. Con una legge del
1986, poi con un accordo del 1994 è stata messa in funzione la polizia
autonoma regionale con compiti di sicurezza. E’ stata delegata ad essa anche
le funzioni di polizia stradale. A tale riguardo è stata creata una scuola di polizia
regionale che forma 750/800 persone all’anno.
Nel pomeriggio si svolta una riunione al Dipartimento di Governo e
Relazioni Istituzionali con la presenza di Sr. Josep Manuel Silva, Direttore
generale per i Rapporti con il Parlamento; Sr. Antoni Bayona, Direttore
dell’Istituto per lo Studio dell’Autonomia regionale; Sr.Jaume Vilalta, membro
della Commissione mista Stato/Governo locale.
Nel corso della riunione si è approfondito il tema dell’autonomia della
Catalogna. Il modello spagnolo è diverso da quello federale, e nel 1978 non si
prevedevano delle Regioni, ma la Costituzione ha conferito solo ad alcuni
territori (Catalogna, Galizia e Paesi Baschi) condizioni di particolare autonomia.
Ora il processo si è generalizzato su tutto il territorio pertanto la Spagna oggi è
suddivisa in Comunità autonome.
Tale sistema si è rilevato positivo per l’ordinamento spagnolo, mentre è
negativo per la Catalogna che cerca, mediante l’interpretazione, di essere
riconosciuta oggi come Stato all’interno di uno Stato plurinazionale: la
Costituzione stessa fa una differenza tra nazionalità e Regioni, con riferimento
ai diversi territori spagnoli, ma in pratica alla Catalogna non è stato riconosciuto
questo status.
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La delegazione ha proseguito la propria visita al Dipartimento
dell’Economia, Finanza e Pianificazione con i Dirigenti: Sr. Lu Pijoan, Direttore
generale dei Tributi, Sr. Ignacio Goytisolo, Ispettore Tributario; Sra. Natalia
Cava, Capo del Servizio de Règim Juridic.
Nel corso dell’incontro è stato messo in luce il sistema delle fonti di
finanziamento stabilito dalla Costituzione spagnola per le Comunità autonome.
L’ art. 157 stabilisce che le entrate sono costituite da:
a) imposte cedute in tutto o in parte dallo Stato; le addizionali su imposte
statali ed altre forme di partecipazione alle entrate dello Stato;
b) imposte, tasse e contributi speciali propri;
c) trasferimenti in un fondo di compensazione interritoriale ed altre
assegnazioni a carico dei bilanci generali dello Stato;
d) gli utili derivanti dal loro patrimonio ed entrate di diritto privato;
e) il prodotto delle operazioni di credito.
Da ciò si è concluso che il costituente per un verso ha previsto un
sistema misto di finanziamento, integrato dalle risorse proprie delle Comunità
autonome e da quelle statali, peraltro non si è pronunciato sul peso relativo che
dovranno avere le une e le altre.
E’ stato sottolineato che la trasformazione nella distribuzione territoriale
in Spagna ha portato come conseguenza un forte decentramento della spesa.
Infatti se nel 1979 l’amministrazione centrale gestiva l’88% della spesa
pubblica, nel 1999 la sua quota si è ridotta al 57,1% a tutto beneficio della
Comunità autonoma che nello stesso anno ha speso il 29, 5%.