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CON IL PDL
ANNO LXI N.196
Via libera al pacchetto PA
ma i venti di crisi restano
Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23/2/76
Galli della Loggia violenta
la storia politica italiana
e cancella dai libri
Alleanza nazionale
Corrado Vitale
Il professor Ernesto Galli della Loggia vede nero nel futuro del centrodestra italiano e, in generale, in
quello dei cosiddetti “moderati” . La
qual cosa, sia detto per inciso, non
è una novità. È notorio infatti che
gli editoriali dellʼillustre studioso sul
Corriere della Sera non sono molto
consigliabili a chi soffre di depressione. Lʼeffetto che producono è
lʼesatto opposto di quello del caffé
Lavazza: più li mandi giù e meno di
tirano su. Se poi lʼautorevole editorialista parla della destra e dei
suoi dintorni, allora, per dirla con
il povero Troisi, non ci resta che
piangere. Galli della Loggia non ha
pressoché mutato di una virgola
quello che scrisse nel lontano
1997: “impresentabili” eravamo a
suo giudizio allora, e “impresentabili” saremmo ancora oggi.
d’Italia
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Con il suo ultimo editoriale, lo studioso ha però superato se stesso.
Dopo aver vaticinato una sorta di
“Apocalisse” per il Pdl, lʼeditorialista
del Corriere cancella con un tratto di
penna ventʼanni di storia politica:
quella di Alleanza nazionale. Si fa
fatica a ricostruire il ragionamento
gallidellaloggiano, ma per dovere di
cronaca è necessario farlo. Premesso che la crisi dellʼarea di destra
e di centro «viene da lontano», lʼautore così descrive il passato: «Se ci
si pensa con attenzione – Dc a
parte, che aveva natura e origini diverse, e a parte le formazioni monarchico fasciste ereditate dal
passato precedente – una tale area
martedì 27/8/2013
in settantʼanni non ha espresso che
due formazioni significative: lʼUomo
Qualunque (che visse un brevissima
stagione dal 1944 al 1947) e Forza
Italia». E la svolta di Fiuggi, la nascita di An, la lunga dialettica interna
al centrodestra e lo scontro finale tra
Fini e Berlusconi? È come se tutto
ciò non fosse mai esistito. Ragazzi,
dopo essere stati a lungo “impresentabili”, siamo anche degli “inesistenti”.
È una provocazione troppo sfacciata
e clamorosa per non suscitare qualche pensierino malizioso. E non si
va probabilmente molto lontano dal
vero sospettando che Galli della
Loggia esprima una posizione, non
sapremmo dire quanto condivisa
nellʼestablishment, volta a rimuovere
la cultura politica della destra dalla
scena italiana, in vista di quelle che
potranno essere le future trasformazioni della geografia politica. Ma, se
è così, lʼeditorialista avrebbe fatto
prima a dichiarare la sua simpatia
per figure come Renzi e Letta, nella
speranza che ci siano, chissà
quando, praterie sconfinate di consenso a destra. Ci rassicura però il
pensiero che, alla fine, gli intellettuali
difficilmente ne azzeccano una.
Il Cavaliere può ancora vincere lʼaltra “Guerra dei ventʼanni”
Mario Landolfi
Era ora. Ci è voluta addirittura una nota
scritta di Berlusconi per richiamare falchi, colombe e pitonesse ad un minimo
di decoro politico. Doveva essere proprio colma la misura se persino un leader tollerantissimo come lui ha sentito
il bisogno di ricorrere al comunicato diramato alle agenzie per arginare la
folle corsa dei suoi ad accaparrarsi un
posto di prima fila nella curva degli
ultrà berlusconiani. Non se ne poteva
(e non se ne può) più di questo carosello ipocrita dove si fa a gara a dire
“siamo tutti uniti nella difesa del nostro
leader” salvo due minuti dopo, a telecamere spente e a microfoni silenziati,
sparare a zero sul compagno di partito,
il collega di gruppo, ritenuto troppo tiepido o troppo focoso a seconda che
lʼaccusa parta da un falco o provenga
da una colomba. Sia come sia, il PdL è
finalmente entrato in silenzio stampa
ed ora a parlare saranno solo quelli
che avranno titolo a farlo. Almeno si
spera. E forse riusciremo a capirà
qualcosa di quel che Berlusconi ha veramente in mente di fare e, soprattutto,
quel che potrà fare.
Il problema è proprio qui, cioè nel fatto
che in questa fase volere non è potere.
Diciamocela tutta: se ha dovuto mettere il silenziatore a parlamentari e dirigenti pidiellini è perché ha capito che
il loro profluvio di esternazioni a mezzo
stampa si è rivelato un mezzo autogol.
Berlusconi sarebbe tentato dal far cadere il governo, ma il rapido calcolo
delle conseguenze gli consiglia di non
osare. E qui le colombe segnano un
punto a proprio favore. Ma nemmeno è
pensabile che dopo un ventennio di
assoluto protagonismo egli possa impunemente essere espulso dalla politica come un corpo estraneo. Sul punto
sono i falchi ad avere ragione. In poche
parole, Berlusconi teme che a breve
potrà trovarsi di fonte al bivio che ha
sempre cercato di evitare. Egli “sente”
che per la prima volta sta arrivando il
tempo della scelta, il momento in cui
sarà chiamato ad optare tra politica e
impresa, tra partito e soci azionisti, tra
la sua avvincente e controversa
ascesa di uomo pubblico e la sua effervescente e brillante vicenda di “Re
di denari” senza poter – come ha fatto
finora – sovrapporre fino a fondere i
suoi due mondi in un unico grande universo di cui egli stesso era ed è il centro.
È questo lʼeffetto vero della “guerra dei
ventʼanni”, combattuta e persa contro
le toghe attraverso una sentenza passata in giudicato.Ora, però, cʼè da non
perdere quella politica. Una partita ancora tutta da giocare, il cui esito finale
dipende in gran parte dal leader e da
quel che farà ora. Se facesse prevalere lʼimprenditore, suonerebbe come
un tradimento verso milioni e milioni di
italiani . La scelta opposta avrebbe il
pregio di sconfessare chi lo accusa di
essere entrato in politica per difendere
la “roba”, ma è difficile che accada. Ne
resta una terza, che oggi Berlusconi allontana come un fastidioso pensiero e
che invece farebbe bene a scegliere
prima di esservi costretto dagli eventi:
dimettersi prima dellʼumiliante voto
sulla sua decadenza da senatore. È
vero che il Cavaliere non è tipo da
passi indietro o di lato, ma solo così
uscirebbe imbattuto anzi vittorioso nellʼaltra “guerra dei ventʼanni”, quella
combattuta contro una sinistra che ha
nascosto il proprio nulla politico e progettuale sotto il conformismo opportunista e che non vede lʼora di brindare
alla fine per via giudiziaria dellʼodiato
nemico.Solo se questi deciderà di accomiatarsi dalle istituzioni parlamentari
con un discorso alto, severo e “visionariamente” in grado di scolpirne il profilo di statista, riuscirà a far capire di
essere ancora politicamente in campo.
Basterà questo per mandare di traverso il brindisi di festeggiamento ai
suoi vili detrattori.
Pd e Pdl ai ferri corti. Borsa in picchiata. Berlusconi:
basta divisioni, i media manipolano la realtà
Secolo
2
Redazione
Unʼintervista del segretario
del Pd Guglielmo Epifani infiamma già dalle prime ore
del mattino il clima politico.
Lʼavvertimento rilanciato da
Epifani sulle colonne di Repubblica è esplicito: “Il Pd rispetterà la legge. Ma è chiaro
che voteremo sì. Io non ho
mai avuto dubbi, né per il
voto palese in giunta né per il
voto segreto in aula. Tra di
noi non ci saranno franchi tiratori”. Esclude un salvacondotto per Berlusconi e
puntualizza:”Di fronte alla
condanna definitiva di Berlusconi, non si può chiedere a
noi ancora ʻresponsabilitàʼ. Eʼ
un problema della destra, se
ne faccia carico la destra.
Scelga quale strada vuole imboccare: quella della responsabilità e della stabilità, o
quella del tanto meglio, tanto
peggio”. Infine un ultimo appello al partito di Berlusconi:
“Non staccate la spina…”. È
Daniele Capezzone a repli-
MARTEDì 27 AGOSTO 2013
d’Italia
care con durezza al Pd: “Lui e
il suo partito vogliono la rottura e hanno scelto la strada
della provocazione aperta…”.
Le fibrillazioni politiche fanno
scivolare Piazza Affari (-2,5%)
mentre lo spread riprende a
salire e Fabrizio Cicchitto si
appella a Napolitano: “Quello
in carica doveva essere un
governo che aveva alle spalle
un retroterra fondato sulla cosiddetta pacificazione. Il bombardamento giudiziario e
quindi mediatico contro Berlusconi ha largamente minato
questo proposito. Se il Capo
dello Stato intervenisse con
un atto di grazia quale la commutazione della pena, allora
questo obiettivo della pacificazione verrebbe recuperato”.
Sulle divisioni che si sono registrate allʼinterno del Pdl tra
coloro che sono favorevoli a
una rottura immediata delle
larghe intese e coloro che invece vedono ancora spiragli
di trattativa è intervenuto lo
stesso Silvio Berlusconi per richiamare tutti allʼordine e perché non continui la nociva
contrapposizione tra falchi e
colombe: il leader Pdl mette in
guardia dalle forzature e dalle
strumentalizzazioni dei giornali: “Il dibattito allʼinterno del
Popolo della Libertà, che
nasce come chiaro segnale di
democrazia, viene sempre più
spesso alimentato, forzato e
strumentalizzato dagli organi
di stampa”. “La passione –
continua il Cavaliere – e lʼimpegno generoso dei nostri dirigenti e dei nostri militanti,
anche negli ultimi giorni, vengono riportati e descritti a
tinte forti, quasi fossero sintomi di divisione e di contrasto. Perciò, invito tutti a non
fornire con dichiarazioni e interviste altre occasioni a questa manipolazione continua
che alimenta le polemiche e
nuoce a quella coesione interna, attorno ai nostri ideali e
ai nostri valori, che è sempre
stata ed è il tratto distintivo
del nostro movimento”. Sul
tema dice la sua anche Altero
Matteoli: “La guerra tra falchi
e colombe ad Arcore io non
lʼho vista. Che ci sia qualcuno, alla ricerca di visibilità
fine a se stessa, che prova a
dividere tra vincitori e vinti,
bravi e asini, è disdicevole e
serve solo a complicare la situazione”.
Il rapporto Ue sulla competitività segna la «Caporetto del regionalismo»
Tutta colpa delle mancate riforme che sono il vero motore dello sviluppo
Silvano Moffa
Con la lodevole eccezione di Oscar Giannino, che allʼargomento ha dedicato un articolo di fondo su il Messaggero , il Rapporto
europeo sulla competitività tra Regioni dellʼUnione è stato per lo più relegato nelle pagine interne dei grandi quotidiani. Eppure,
quel Rapporto andrebbe letto con grande attenzione. Ebbene, nel quadro di insieme che
si ricava dal Rapporto, noi italiani non facciamo certo una bella figura. Nel complesso,
lʼItalia si attesa al 18° posto su 28 Paesi dellʼUnione. Fino a poco tempo fa, al 2010, eravamo al 16°. Quel che è peggio, nella scala
dei “valori”, siamo ventiquattresimi per efficienza istituzionale e scarsità di Pil realizzato,
e al 26° posto per lʼaccesso alle nuove tecnologie. Non cʼè un dato, in definitiva, che non
mostri il segno di una evidente decrescita del
nostro sistema regionale. Aggravata, tale decrescita, dal progressivo allontanamento della
parte più avanzata del nostro Paese dalla
aree più innovative, che si diffondono lungo
lʼasse che dalla Gran Bretagna meridionale
abbraccia la Scandinavia e la Germania. Il
salto, ma sarebbe meglio definirla una vora-
gine, scaraventa la Lombardia dal 95° al 128°
posto, lʼEmilia Romagna dal 121° al 141°, il
Lazio dal 133° al 143°, il Veneto dal 146° al
158°. Del Mezzogiorno dʼItalia meglio non
dire. Secondo gli indicatori del Rapporto, il nostro Sud è perfettamente allineato alle aree
più povere e arretrate della Spagna, della
Grecia e dei Balcani.
Insomma, siamo messi male. Anzi, malissimo.
Scontiamo, questo ormai è risaputo, anni di
esasperanti ingolfamenti della macchina burocratica e amministrativa. Certo, ad onor del
vero, non tutto quello che va male – e che il
Rapporto della Commissione europea mette
in risalto – è addebitabile unicamente alle Regioni. Ciò vale per la pressione fiscale, evidentemente, dove le responsabilità vanno
divise tra Stato, Regioni ed Enti Locali. E vale
pure per gli enormi ritardi infrastrutturali, dove
spesso opere pubbliche essenziali si infrangono sotto i colpi dei veti incrociati delle pubbliche amministrazioni chiamate a dire la loro,
in virtù delle rispettive e molteplici funzioni
che ad esse competono, oppure quando è la
magistratura ( il caso Ilva docet) ad interferire,
senza minimamente porsi il problema di come
mantenere separate le pur rilevanti questioni
penali da quelle che ineriscono la vita produttiva di una impresa e di una collettività.
Comunque sia, a noi pare che il Rapporto
segni la Caporetto del regionalismo nostrano.
E se fossimo davvero un Paese serio e ci
fosse una classe dirigente degna di questo
nome , non dovremmo perdere ulteriore
tempo nel mettere a fuoco i danni che ha provocato. Dovremmo emendarlo, questo tipo di
regionalismo, razionalizzarlo, spurgarlo degli
elementi corrosivi che lo hanno riempito di
metastasi, renderlo coerente con i bisogni vitali dei territori, capace di innervare sviluppo,
orientando in maniera oculata le risorse che
pure ci sono. A cominciare dalle risorse che
arrivano da Bruxelles e che, in non pochi casi,
a Bruxelles ritornano perché non riusciamo a
impiegarle correttamente. Per farlo, non ci
vorrebbe poi molto. Basterebbe riappropriarsi
della voglia di fare davvero le riforme che servono allʼItalia. Se non fosse che pigiare questo tasto mentre spirano venti di crisi di
governo, ci fa somigliare tanto al pianista che
intona le note del valzer mentre la nave sta
affondando.
Ore affannose per il governo: Letta tenta
la mediazione per superare lo scoglio dell'Imu
MARTEDì 27 AGOSTO 2013
Secolo
d’Italia
Redazione
Si stanno vivendo ore drammatiche e cruciali per la sorte del governo. La giornata politica di
lunedì è stata contrassegnata
dall'affannoso tentativo di Enrico
Letta di cercare un punto d'accordo sul Pdl su quello che si potrebbe rivelare il detonatore della
crisi: lo scoglio Imu. Il premier si
è prima visto con il vicepremier
Angelino Alfano, il ministro dell'Economia Fabrizio Saccomanni
e quello degli Affari Regionali
Graziano Delrio. E poi, nel pomeriggio, ha avuto un colloquio
a quattr'occhi solo con il vicepremier.
Si tratta di una mediazione difficile e complessa quella che vede
impegnato il presidente del Consiglio. Una dichiarazione del ministro per gli Affari Regionali
Graziano Delrio lascia comunque intuire che la via per un accordo è, sì, stretta, ma non
sbarrata: «Stiamo continuando a
ragionare e a valutare tutte le opzioni percorribili». Possibilasta
anche la dichiarazione del ministro per lo Sviluppo Falvio Zano-
nato: «Enrico Letta ha preso
degli impegni precisi in Parlamento e verranno rispettati. Mercoledì ci sarà il Consiglio dei
ministri e verrà fatta una proposta che rispetta pienamente gli
impegni presi in Parlamento»
Dal fronte del Pdl arrivano chiari
avvertimenti al prmier. Fermo,
ma comunque articolato, il ragionamento di Renato Brunetta:
«Sull'Imu noi ci aspettiamo che il
governo Letta mantenga gli impegni, e che cioè venga cancellata per tutto il 2013 l'Imu sulla
prima casa e sui terreni agricoli
e venga fatta una riforma strutturale dal 2014. Chiamiamola Service Tax, chiamiamola Imu
federalista, non cambia, purché
non ci sia il gioco delle tre carte,
che cioè nella Service Tax non si
faccia pagare l'Imu sulla prima
casa e i terreni agricoli. Quindi,
patti chiari, amicizia lunga». Deciso anche il messaggio di Maurizio Gasparri. «Attendiamo nelle
prossime ore soluzioni chiare e
concrete sull'Imu. C'è la possibilità di eliminarla sulla prima casa
senza ulteriori esitazioni nell'interesse di tutti».
Redazione
La Procura generale della Cassazione ha acquisito nella sede
del quotidiano il Mattino, a Napoli, la registrazione integrale
dell'intervista al magistrato Antonio Esposito, presidente della
sezione feriale della Suprema
Corte che ha confermato la
condanna a quattro anni per
Silvio Berlusconi nel processo
Mediaset. Lo ha reso noto lo
stesso quotidiano. L'audio del
colloquio tra il giornalista Antonio Manzo e il giudice, della
durata di 34 minuti, è stato
consegnato dal direttore del
Mattino, Alessandro Barbano,
dopo che a questi era giunta
una richiesta formale da parte
della Procura generale della
Cassazione nell'ambito degli
accertamenti avviati dopo la
pubblicazione dell'intervista al
magistrato. L'acquisizione da
parte della Procura generale
della Cassazione dell'audio integrale dell'intervista al Mattino
di Antonio Esposito, rappresenta - a quanto si apprende un "atto dovuto" dal momento
che il magistrato aveva affermato che l'intervista era stata
«manipolata». Si inquadra attualmente solo nella fase predisciplinare, mentre nessuna
azione disciplinare è ancora
stata avviata formalmente dal
Pg. L'intervista, giudicata da
più parte inopportuna, fu pubblicata il 6 agosto, cinque giorni
dopo la conferma della condanna di Berlusconi pronunciata
dalla
Cassazione.
«Berlusconi condannato perché sapeva, non perché non
poteva non sapere», il titolo.
Nel testo pubblicato sul gior-
nale, infatti, si riportava un passaggio che riferiva quest'affermazione: «Tu venivi portato a
conoscenza di quello che succedeva, tu non potevi non sapere, perché Tizio, Caio e
Sempronio hanno detto che te
lo hanno riferito. Un po' diverso
dal non poteva non sapere».
Un'argomentazione che sembrerebbe spiegare perché i supremi
giudici
avevano
confermato la condanna e che
è stata interpretato come un'indebita anticipazione delle motivazioni della sentenza, non
ancora depositata. Il giudice
Esposito, da parte sua, attraverso un comunicato stampa,
smentì il contenuto di quell'affermazione e dichiarò di aver
approvato un testo definitivo
dell'intervista inviatogli via fax
diverso da quello pubblicato.
Morto a Brescia
l'imprenditore
Luigi Lucchini, fu a capo
della Confindustria
La Procura acquisisce la discussa intervista al giudice
Esposito, ma non c'è ancora un'azione disciplinare
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Redazione
È morto a Brescia Luigi Lucchini, già presidente della Confindustria.
L'imprenditore
siderurgico aveva 94 anni. Lucchini, secondo quanto si è appreso, si è spento nella propria
abitazione a Brescia. L'imprenditore era stato alla guida dell'associazione degli industriali
tra il 1984 e il 1988, dopo aver
guidato già Confindustria Brescia tra il 1978 e il 1983. Nato a
Casto (Brescia) il 21 gennaio
1919 e laureato in lingue all'Università Cattolica di Milano,
con studi di perfezionamento in
filologia romanza ad Heidelberg, dopo una breve parentesi
nell'insegnamento si era dedicato alla siderurgia sviluppando
nell'immediato dopoguerra l'attività artigianale del padre, fino
a creare uno dei più grandi
gruppi italiani dell'acciaio. Il
Gruppo Lucchini è passato nel
2005 nelle mani dei russi di Serverstal, mentre la famiglia bresciana era rimasta alla guida
della sola Lucchini Sidermeccanica, oggi Lucchini RS. Cavaliere del Lavoro dal 1975, è
stato tra l'altro presidente di
Comit, Compart e Montedison,
vice presidente di Consortium,
consigliere di Generali, Eridania
Beghin Say e Mediobanca. È
stato poi presidente del sindacato di blocco prima di Hdp e
quindi di Rcs MediaGroup, e ha
fatto parte del patto di Gemina
e di Mediobanca. «La scomparsa di Luigi Lucchini lascerà
un grande vuoto in tutta la comunità bresciana. Una persona
intelligente e capace, un imprenditore protagonista assoluto, per anni, del settore della
siderurgia italiana». Così Viviana Beccalossi, assessore
lombardo al Territorio, Urbanistica e Difesa del suolo, lo ricorda.
I venti di crisi politica affondano la Borsa di Milano.
Mediaset perde il 7%. E lo spread torna a salire
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Secolo
d’Italia
Aldo Di Lello
Era fatale che avvenisse, ed è
puntualmente avvenuto. I timori per la sorte del governo
e il rischio di elezioni anticipate si sono fatti fortemente
sentire alla riapertura delle
Borse. A piazza Affari la ma-
glia nera in Europa in una
giornata caratterizzata da un
generale tendenza al ribasso.
I titoli Mediaset perdono il 7
per cento. Altro campanello
d'allarme il rialzo dello spread,
dopo settimane di calo.
A metà seduta Piazza Affari si
è attestata su -2,5 %, fiaccata
da vendite che, pur accanendosi sul comparto bancario,
non hanno risparmiato nessuno. Pur in un contesto di debolezza, la situazione dei
mercati in Europa è molto
meno pesante che a Milano:
Francoforte cede lo 0,3%, Parigi lo 0,6% e Madrid lo 0,7%
mentre Londra è chiusa per
festività. Il motivo del calo generalizzato delle Borse europee dipende dal fatto che
ancora non si conoscono i dati
sugli ordini di beni durevoli
negli Usa. E ciò rende ovviamente prudenti gli operatori.
Questa, contingente, condizione di contesto è decisamente aggravata in Italia dai
venti di crisi che spirano sui
Palazzi della politica.
Di qui anche l'aumento dello
spread tra Btb italiani e Bund
tedeschi., che è tornato sui
250 punti base dopo essere
sceso sotto i 230 la settimana
scorsa. Significativo è in tal
senso il fatto che si registri invece una sostanziale stabilità
nel differenziale tra i titoli
spagnoli e quelli tedeschi. Il
fatto è che sono già riprese le
Redazione
Cambio l'auto quando mi va?
Un vezzo di ieri, ormai solo un
lontano ricordo. La crisi spinge
gli italiani a tenersi stretta l'auto
vecchia.. Si va più spesso dal
meccanico è vero, perchè la
vettura vecchiotta richiede più
manutenzione ma la recessione spinge a risparmiare. È
quanto emerge da un'indagine
del Centro studi della Cna, realizzata da Swg.
Ben 11 milioni di cittadini (30%)
ammettono di aver tagliato
negli ultimi 5 anni il budget destinato alle riparazioni necessarie; 11,1 milioni dicono di
circolare con l'auto ammaccata,
rinunciando al carrozziere, per
risparmiare. Cosa che non avveniva in passato. Negli ultimi
anni - evidenzia la ricerca dell'associazione artigiana - è au-
mentato in modo esponenziale
l'acquisto di auto usate mentre
si accentua il crollo delle vendite di nuove vetture. Circa 7,2
milioni di italiani (il 20%) ammette di possedere un'auto che
ha più di 10 anni di vita, collocando così la Penisola tra i
paesi Ue con il parco auto più
vetusto. Un quadro che porta a
un vero e proprio salto in avanti
nel ricorso al meccanico.
Se circa 9 milioni di automobilisti (25%) sono più attenti alla
manutenzione dell'auto rispetto al passato perché non
possono permettersi di cambiarla, la ricerca Cna mette in
Addio consumismo a quattro ruote: la recessione
costringe gli italiani a tenersi la vecchia automobile
MARTEDì 27 AGOSTO 2013
aste per il collocamento dei titoli pubblici in Europa e il Centro studi Unimpresa fa sapere
che l'Italia deve rinnovare
entro l'anno oltre 122 miliardi
di euro di debito pubblico.
Dopo la pausa estiva arrivano
infatti a scadenza 74,5 miliardi
di Bot, 37,8 miliardi di Btp e
10,6 miliardi di Ctz: titoli che
vanno rimborsati e che richiederanno nuove emissioni da
parte del Tesoro. Si tratta sottolinea il Centro studi– di
una enorme quantità di denaro, per cui una eventuale
crisi della maggioranza e una
caduta del governo potrebbero avere ripercussioni pericolose su spread e tassi di
interesse. In tal senso va registrato un appello al mondo politico da parte del presidente di
Unimpresa Paolo Longobardi:
«A Parlamento e Governo, e
quindi a tutti i partiti, chiediamo senso di responsabilità:
la stabilità politica è decisiva
sui mercati finanziari e una
eventuali crisi della maggioranza, adesso, correrebbe il rischio di sprecare i risultati
positivi raggiunti».
luce una quota del 30% (circa
11 milioni) che negli ultimi 5
anni ha tagliato il budget di
spesa per le autoriparazioni
necessarie, mentre il 31%
(oltre 11,1 milioni di possessori
di auto), ammette oggi di «girare anche con qualche ammaccatura, mentre in passato
facevo riparare tutto». È vero
quindi che meccanici (+14%),
carrozzieri (+7) ed elettrauto
(+6%) vedono incrementare il
loro lavoro ma in misura inferiore a quanto richiederebbe la
vetustà del parco auto circolante. Inoltre, il caro-benzina
sta causando una vera e propria corsa alla riconversione a
gas. Circa 22 milioni di automobilisti (il 61%) infatti afferma
di avere l'intenzione di abbandonare la benzina o il diesel
per farsi installare un impianto
a gas. Una scelta già fatta dal
9% degli automobilisti il cui
80% si dice soddisfatto della
decisione presa, soprattutto
per il risparmio sui costi (il
72%), in misura minore (43%)
in ragione del minor impatto
sull'ambiente.
Siria, cresce in Occidente la voglia
di intervento armato in Medio Oriente
MARTEDì 27 AGOSTO 2013
Secolo
d’Italia
Antonio Pannullo
Si aggrava la crisi siriana:
dopo l'uso di armi chimiche,
del quale Francia e altri Paesi
hanno subito addossato la
colpa al governo, quando invece non esistono prove, aumenta in Occidente la voglia di
intervento armato, al quale si
oppongono piuttosto duramente Russia e Iran. «Spero
che gli alleati condividano le
informazioni che hanno sull'uso di gas in Siria da parte
del regime, perché le iniziative
da prendere hanno implicazioni tali che si spera non ripetere posizioni di altri tempi per
lo meno dubbie», dice da parte
sua il ministro degli Esteri
Emma Bonino a Radio Radi-
cale. Con una posizione unanime nel Consiglio di sicurezza
dell'Onu «si potrebbero percorrere strade non necessariamente militari» in Siria, come
ad esempio il deferimento di
Assad alla Corte penale internazionale, ha proseguito il ministro degli Esteri. «Non è un
segreto che nell'amministrazione Usa il più restio a un intervento in Siria è il
Pentagono: una resistenza
non per ragioni ideologiche,
ma dettate dalla complessità
sul terreno e nella regione che
hanno di fronte», ha sottolineato Bonino, annunciando di
aver parlato nei giorni scorsi
con il segretario di Stato John
Kerry e anche con il collega
russo Sergei Lavrov. Il quale
ha detto che l'Occidente accusa la Siria senza avere le
prove sull'uso di armi chimiche: «Dirigenti a Washington,
Londra e Parigi dicono di
avere prove inconfutabili che il
governo siriano sta dietro l'attacco chimico a Damasco, ma
non hanno ancora presentato
alcuna prova. Eppure continuano a dire che la linea rossa
è stata superata», ha osservato ancora il capo della diplomazia russa. Un'altra voce si
leva contro l'intervento armato:
«Se ci fosse un intervento militare, questo vorrebbe dire per il mio sentire - una guerra
mondiale», afferma infatti
monsignor Antoine Audo, vescovo caldeo di Aleppo e presidente di Caritas Siria sulla
possibilità di un attacco internazionale armato. «Di nuovo
c'è questo rischio - dice Audo
alla Radio Vaticana - La cosa
non è così facile. Speriamo
che l'intervento del Papa per
favorire un vero dialogo tra le
differenti parti in conflitto, per
trovare una soluzione sia il
primo passo per non usare
armi. Tutto il Paese è in guerra
adesso - aggiunge il vescovo Questo è quello che aspettiamo: una forza internazionale
che aiuti a dialogare e non a
fare la guerra».
Giovanni Trotta
Basta con i supereroi del Grande
Satana. Per contrastare l'invasione culturale dell'Occidente insinuata anche sotto il mantello di
Batman, l'Iran sta stampando
sulle copertine dei quaderni scolastici i volti di eroi nazionali,
come un ammiraglio della Seconda guerra mondiale. La trovata viene segnalata da due
media, tra cui una rivista online
dell'agenzia Mehr che sottolinea
come l'immagine di Gholam-Ali
Bayandar, il ''fondatore della Marina iraniana'', rimpiazzerà sui
quaderni quelle di personaggi di
''fumetti occidentali'' come l'uomo
pipistrello, Batman. L'ideatore (e
investitore) dell'iniziativa, As'ad
Karami, ha sottolineato che i
bambini iraniani hanno sempre
visto personaggi come l'Uomo
Ragno e Ben 10 (una serie televisiva statunitense) ma non conoscono questo eroe nazionale
morto nel 1941 in un attacco alleato nel Golfo persico e a cui lui
stesso ha dedicato anche un videogioco intitolato ''Salvare il
porto''. L'iniziativa, spiega un'altra agenzia semi-ufficiale, la
Fars, si inserisce in una più
ampia offensiva contro i simboli
occidentali: l'istituto ''Luce di vita''
ha presentato 500 tipi di accessori scolastici (oltre ai quaderni
anche penne, matite, gomme da
cancellare, temperini) definiti
''irano-islamici'' e raffiguranti eroi
nazionali e martiri. Oltre a specialisti nucleari vittime di attentati,
spiccano anche il popolare campione del mondo di lotta Takhti e
figure encomiabilmente dotte ma
difficilmente appetibili per un
bambino: un premier della dinastia Qajar, il filosofo musulmano
Avicenna e il poeta medioevale
Ferdowsi. Alleggeriscono l'elenco
cartoni iraniani quali i ''Bambini
del cielo'' che però a stento reggono al confronto con i nomi più
raffigurati su quaderni e matite:
oltre a Batman e Spiderman,
campeggiano anche i personaggi
di Toy Story, Topolino, Harry Pot-
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India, non è reato rapporto
sessuale con minorenne
ter, Cenerentola, La Bella Addormentata, Ronaldo, Messi, grandi
club calcistici europei e Barbie,
quest'ultima peraltro - assieme ai
Simpson - già obiettivo di attacchi
di tradizionalisti iraniani nel 1996
e nel 2011. Fin dalla sua nascita
nel 1979, la Repubblica islamica
dell'Iran si è contrapposta agli
Usa e alla loro cultura consumistico-globalizzante: la Guida suprema Ali Khamenei si appella a
evitare stili di vita occidentali in
quanto annienterebbero la cultura
e l'identità della nazione persiana.
E ora l'agenzia Fars rilancia le
foto delle vedove degli scienziati
nucleari “martiri”.
Redazione
Il rapporto sessuale con una minore
di 18 anni «non costituisce un reato»
ai sensi della legge contro gli abusi
sui bambini. È il verdetto di un tribunale di Nuova Delhi secondo quanto
riportano i media indiani. I giudici
hanno escluso il divieto assoluto per
un'adolescente di avere una relazione consensuale come previsto da
un provvedimento varato lo scorso
anno e chiamato Protection of Children from Sexual Offences (Pocso).
«Se lo interpretiamo in questo modo,
allora significa che il corpo delle persone con meno di 18 anni è di proprietà dello Stato e nessuno che
abbia meno di 18 anni può godere
della relazione con un altro individuo», ha dichiarato il giudice Dharmesh Sharma dopo aver respinto un
ricorso della polizia e della Commissione per le donne su un caso di violenza sessuale. Il tribunale era stato
chiamato a pronunciarsi sull'assoluzione di un giovane di 22 anni accusato di aver stuprato una ragazza di
15 anni che poi ha sposato. La sentenza riapre il dibattito sulla riduzione
della cosiddetta "età consensuale"
che rimane fissata a 18 anni in India
per evitare la diffusa pratica dei matrimoni infantili e combattere la prostituzione minorile.
L'Iran rivaluta gli eroi nazionali contro Batman e lʼUomo Ragno
Grosseto, una trasfusione sbagliata uccide un paziente
di 76 anni. Il Pdl: «Troppi errori e la giunta non dà risposte»
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Secolo
d’Italia
Redazione
Ancora un altro caso di malasanità. Questa volta riguarda
l'“efficiente” regione rossa guidata da Enrico Rossi: la Toscana. Un uomo di 76 anni è
morto allʼospedale di Grosseto, dopo che, per un errore
di identificazione che si è verificato nonostante le procedure
di sicurezza, gli è stato somministrato sangue destinato a
un altro ricoverato. Sulla vicenda è stata aperta una doppia inchiesta: una della
procura e una interna della
Asl. È stato un esposto presentato dai familiari, dopo
aver appreso dell'errore, a far
aprire l'inchiesta della procura
di Grosseto: la trasfusione, secondo una prima ricostruzione, è stata fatta domenica
mattina per un errore del per-
sonale del reparto di rianimazione. Il quadro clinico del
76enne, ricoverato dall'8 agosto per una per una polmonite,
è poi peggiorato fino al decesso avvenuto domenica
sera. Sequestrata la cartella
clinica. Anche la Asl di Grosseto ha avviato un'indagine interna nell'ambito della quale
saranno ricostruiti i passaggi
dall'arrivo della sacca di san-
Redazione
Follia omicida in Campania.
Nella frazione Pignano di
Lauro in provincia di Avellino
domenica sera intorno alle
diciannove unʼex guardia giurata, Domenico Aschettino,
38 anni ha fatto fuoco con la
sua pistola regolarmente detenuta, una calibro 9x21 contro lʼintero nucleo familiare
dei vicini, che abitavano nelle
case popolari poco distanti
dalla sua abitazione, la famiglia Sepe. Tragico il bilancio:
un morto e quattro feriti. La
più grave e in «imminente
pericolo di vita» (si trova nell'ospedale Cardarelli di Napoli), è Carolina Sepe, 25
anni: la ragazza incinta (terzo
mese) è stata ferita con un
colpo di pistola alla testa durante un litigio nel quale è
stato ucciso il padre, Vincenzo Sepe, 44 anni. «I medici – ha spiegato Ciro
Coppola, direttore sanitario
dell'ospedale Cardarelli – la
mantengono in stato di coma
e ogni tentativo è finalizzato
a salvare il feto». La furia
omicida di Domenico Aschettino cercava Gianpiero, il genero di Vincenzo Sepe, per
regolare i conti dopo giorni di
Follia omicida a Lauro, uccide un vicino
e ferisce la figlia incinta: è in fin di vita
MARTEDì 27 AGOSTO 2013
gue nel reparto fino alla somministrazione per individuare
quale sia stato l'errore e come
sia stato commesso. Non è la
prima volta che in Toscana si
verificano tragedie legate a
trasfusioni sbagliate. Il primo
caso si è verificato nel luglio
del 2011 al policlinico delle
Scotte a Siena. Un anno fa,
sempre a luglio, all'ospedale
di Careggi a Firenze un latro
drammatico caso. Due mesi fa
è toccato all'ospedale Versilia
di Camaiore. E poi l'ultimo a
Grosseto. Errori che fanno
scendere in campo il Pdl. Stefano Mugnai, vicepresidente
regionale della commissione
sanità, osserva che «anche
questa volta la Asl ha già attivato la debita inchiesta interna
mentre la procura ha disposto
lʼautopsia e poi valuterà per
proprio conto il da farsi. Per
parte nostra continuiamo ad
attendere risposte dalla giunta
regionale su come sia possibile un simile susseguirsi di errori e scambi di sacche che
costano la vita ai pazienti. Uno
sarebbe già troppo, ma questa
serie davvero lascia sconcertati».
litigi per banali motivi di viabilità. Il 21enne di Quindici si
era barricato in una stanza
con il figlio di appena un
anno quando Aschettino, vigilantes disoccupato, dopo
aver sparato a Sepe e alla figlia, ha fatto irruzione nellʼappartamento di un edificio
nel quartiere popolare di
Lauro. Allʼinterno dellʼabitazione si trovavano sei persone: due sono riuscite a
scappare rinchiudendosi uno
in bagno e l'altro fuggendo
da una finestra. Tra i due
scampati al raptus proprio il
genero di Vincenzo, Gianpiero. Come hanno ricostruito i carabinieri del
Comando provinciale di
Avellino i colpi sono stati
esplosi a raffica, senza che
Aschettino pronunciasse alcuna parola. Dopo gli spari
l'uomo si è recato presso la
caserma dell'Arma raccontando, in modo sommario,
quanto accaduto. Ora il gip
del tribunale di Avellino provvederà all'interrogatorio di
garanzia.
Le fiction dʼautunno: tra le novità il sogno di Olivetti
e la burrascosa vita di Rodolfo Valentino
Secolo
MARTEDì 27 AGOSTO 2013
7
d’Italia
Liliana Giobbi
Le tv generaliste scommettono ancora
sulle grandi fiction per attirare il pubblico:
sia Rai che Mediaset offrono nei loro palinsensti serie tv nuove ma anche graditi
ritorni con volti noti come quello di Luca
Zingaretti (Adriano Olivetti) e Terence Hill
(Don Matteo), di Sabrina Ferilli e Virna Lisi
(Baciamo le mani) e di Gabriel Garko (Rodolfo Valentino). La miniserie in due puntate su Anna Karenina su Raiuno
(coprodotta con Lux Vide) avrà come protagonista Vittoria Puccini e sarà uno degli
eventi televisivi del 2013. Lunedì 21 e
martedì 22 ottobre grande attesa per "La
forza di un sogno", altra fiction Rai in cui
Luca Zingaretti vestirà i panni dell'imprenditore Adriano Olivetti. La storia comincia
dalla prima infanzia di Olivetti, quando allʼetà di undici anni entra per la prima volta
nellʼazienda di famiglia. Ci troviamo negli
anni che seguono la Seconda Guerra
Mondiale. Dopo la morte del padre, il giovane Adriano prende il comando del-
lʼazienda Olivetti. La sua guida innovativa,
però, destabilizza non poco gli operai e i
sindacalisti, abituati ai metodi tradizionali e
formali del suo predecessore. Questa ventata di novità porta numerosi benefici allʼazienda, ma a causa di una serie di
problemi si trova costretto a lasciare le re-
dini dellʼazienda al fratello minore. Dopo la
prematura morte di questʼultimo, Adriano
torna in azienda. Può contare sullʼaiuto di
Grazia, la sua giovanissima moglie, ma
deve fare i conti con il tradimento di
Mauro, il suo amico di sempre. Nel frattempo, Adriano apre una fabbrica a Pozzuoli e manda avanti lʼinnovativo progetto
del primo calcolatore, ma si fa anche molti
nemici che gli faranno vivere momenti di
grande difficoltà. Baciamo le mani andrà
invece in onda su Canale 5 a settembre e
narra la storia di due donne (la Ferilli e la
Lisi) che non si vogliono piegare ai boss di
Little Italy. La leggenda di Rodolfo Valentino è un'altra scommessa Mediaset: Rodolfo Valentino è la sintesi di due miti,
quello dell'emigrante italiano il cui sogno
viene coronato da un successo planetario
e quello del talento artistico che, unito alla
capacità di seduzione, consacrano nei decenni il prototipo del latin lover.
Strategie contro il carolibri a scuola. Gli italiani
comprano sempre di più manuali e vocabolari usati
Redazione
Gli italiani tendono sempre più ad acquistare
libri e dizionari riciclati, passando dal 36% dello
scorso anno al 52% di quest'anno: in pratica, 1
italiano su 2. Un aumento considerevole, pari
all'16%, il doppio rispetto all'anno precedente
quando l'incremento registrato era stato pari
all'8%. È quanto emerge da un sondaggio reso
noto da Contribuenti.it. Il 48% del campione acquista testi riciclati per ristrettezze economiche
- spiega una nota dell'associazione - il 22% per
abitudine, il 20% per combattere il caro vita e il
10% perché costano meno delle fotocopie. I libri
scolastici vengono riciclati perché non servono
più secondo il 17% delle persone coinvolte nel
sondaggio, per esigenze economiche (39%) o
semplicemente perché non erano piaciuti
(44%). Napoli, Aosta, Pescara, Brindisi, Roma,
Udine, Venezia, Verona, Prato, Caserta, Bari,
Salerno e Campobasso sono le città dove è più
conveniente acquistare i libri riciclati, con sconti
Quotidiano della Fondazione di Alleanza Nazionale
Editore
SECOLO DʼITALIA SRL
Fondatore
Franz Turchi
d’Italia
Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23/2/76
Consiglio di Amministrazione
Tommaso Foti (Presidente)
Alberto Dello Strologo (Amministratore delegato)
Alessio Butti
Antonio Giordano
Mario Landolfi
Ugo Lisi
mediamente del 50%, mentre Milano, Imperia,
Torino, Firenze, Cagliari, Genova, Bologna,
Terni, Rieti, Potenza e Isernia sono tra le città
dove il risparmio non supera il 40%. I maggiori
affari si fanno sul web dove è possibile acquistare libri riciclati con sconti che vanno dal 70%
all'80%. "Di fronte alla crisi economica - spiega
Vittorio Carlomagno, presidente di Contribuenti.it - gli italiani reagiscono sfoderando tutta
la loro creatività. Bisogna solo stare attenti a
scegliere testi in buono stato: più volte è capitato di acquistare libri sottolineati o evidenziati
che rendono illeggibile il testo''. Il ritorno dei ragazzi tra i banchi di scuola è sicuramente fonte
di preoccupazione per molte famiglie. Adiconsum e Klikkapromo.it, sito di coupon e di offerte
per la spesa, hanno stilato una guida che consente di risparmiare sia sui libri di testo sia sul
corredo scolastico, facendo fronte ai sensibili
rincari registrati da alcuni prodotti, come astucci
(+4%), colle (+9%) e album da disegno (+9%).
Direttore Politico Marcello De Angelis
Vicedirettore Responsabile Girolamo Fragalà
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7 agosto 1990 n. 250