Rassegna stampa - Ordine degli Avvocati di Trani

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Rassegna stampa - Ordine degli Avvocati di Trani
ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA
Ufficio stampa
Rassegna
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2 agosto 2006
Responsabile :
Claudio Rao (tel. 06/32.21.805 – e-mail:[email protected])
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SOMMARIO
Pag. 3 LIBERALIZZAZIONI: Ordini, riformatevi da soli (italia oggi)
Pag. 4 LIBERALIZZAZIONI:Liberalizzazioni, fiducia al veleno (il sole 24 ore)
Pag. 5 LIBERALIZZAZIONI: Sponda Violante per la Cdl (italia oggi)
Pag. 7 LIBERALIZZAZIONI: La malandrinata è fatta
di Franco Bechis – Direttore Italia Oggi (italia oggi)
Pag. 8 LIBERALIZZAZIONI: Il fronte dei sostenitori dei liberi professionisti
Pag. 9 LIBERALIZZAZIONI: Il commento (italia oggi)
Pag.18 ORDINAMENTO GIUDIZIARIO: Napolitano: “La legge Castelli è da
cambiare” (il messaggero)
Pag.19 ORDINAMENTO GIUDIZIARIO: Giustizia, si cambia (italia oggi)
Pag.20 CSM: Il nuovo Consiglio Superiore della Magistratura (il messaggero)
Pag.21 CODICE PENALE: Comitato scientifico sul Codice penale (il sole 24 ore)
Pag.22 GIUSTIZIA MINORILE: Minori e famiglia, un solo tribunale (il sole 24 ore)
Pag.23 RISPARMIO: Risparmio, la delega in cdm (italia oggi)
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ITALIA OGGI
Mea culpa del ministro Bersani alla camera. Che rilancia l'autoregolamentazione
Ordini, riformatevi da soli
Eccessivo un dl per liberalizzare le professioni
Il decreto legge forse non era il veicolo più adatto. E la mancanza di ogni tipo di confronto con le
categorie interessate forse nemmeno la mossa più intelligente da fare. C'è voluto tutto il percorso
parlamentare del decreto legge Bersani-Visco, ma alla fine uno dei suoi inventori ha fatto mezza
ammenda. Pierluigi Bersani, nel suo intervento di ieri alla camera, ha ammesso: ´È stato innanzitutto
chiesto perché il governo ha emanato un decreto-legge.Si tratta di una critica che non sottovaluto; una
critica della quale non voglio liberarmi con una scrollata di spalle perché, a mio avviso, bisogna
rispondere e forse non basta neanche, come ho fatto, rispondere, ma voi non pretendete di darmi una
risposta compiuta sostenendo che le regole non si concertano. Le regole non si concertano; ma certo, si
dovrebbero discutere. Questo sì, lo riconoscoÉ'. E ancora: ´Certamente vi sono misure che avrebbero
meritato una riflessione più attenta e, in alcuni casi, un privilegio della decisione rispetto alla
discussione o, se volete, anche una forzatura politica. Però, ciò dovrebbe riportarci tutti a una
considerazione di fondo: in questo paese è difficile cambiare; è difficile riformare, è troppo difficile.
Noi, purtroppo, non abbiamo una fisiologia delle riforme; dobbiamo darcela'. Anche se il ministro dello
sviluppo economico ha tenuto duro fino all'ultimo giorno sulle norme che riguardano i professionisti,
ora sembra aprirsi una fase due che lascia uno spiraglio sull'argomento più importante: la riforma delle
professioni. Perché Bersani ha ammesso anche l'inconsistenza di alcune bandiere sventolate con troppa
fretta dalla sua maggioranza. Prima fra tutte quella delle liberalizzazioni: ´Nessuno ha scritto in questo
provvedimento ”liberalizzazione del servizio taxi” o ”liberalizzazione delle farmacie”: non creiamoci,
quindi, dei ”fantocci” di comodo per poter sparare addosso meglio. Noi non abbiamo affrontato questi
temi che saranno affrontati settore per settore. Con questo provvedimento non abbiamo liberalizzato le
professioni, non abbiamo fatto la riforma degli ordini! In questo provvedimento, abbiamo
semplicemente insediato il punto di vista del cittadino consumatore e abbiamo cercato, in primo luogo,
di risolvere i problemi di maggiore evidenza laddove vi erano ostacoli alla concorrenza; in secondo
luogo, abbiamo cercato di avere una linea che riducesse prezzi e costi; in terzo luogo, abbiamo cercato
di avere una linea che aprisse qualche opportunità ai giovani'. Le parole di Bersani possono raffreddare
un clima che si era fin troppo acceso in questi giorni. E la conferma viene dal ministro della giustizia
Clemente Mastella a ItaliaOggi: ´A settembre affronteremo il tema della riforma delle professioni.
Avrei voluto muovermi prima, ma i professionisti non sono un sindacato. Troppo divisi, fai l'accordo
con uno e altri non lo riconoscono. Agli avvocati ho chiesto di sospendere lo sciopero. Ma erano troppo
divisi, avrei perso la faccia ora a trattare con loroÉ'. Il tema, inutile negarlo, c'è. E anche Bersani l'ha
buttato lì nel suo discorso alla camera con una certa intelligenza: ´È in atto un fenomeno oggettivo:
oggi, la rappresentanza diventa complicata per qualsiasi associazione o sindacato. Perché? Perché la
realtà è differenziata: ti trovi a rappresentare componenti che sono già pienamente nel mercato europeo,
componenti giovanili che chiedono l'ingresso e componenti che, invece, vogliono soltanto difendere
quel che c'è. Il tuo problema, come sindacato, come associazione, è: da che parte mi metto? Agisco solo
sul freno? Ma se faccio così, alla lunga, perdo il mio ruolo, la mia rappresentanza. Allora, bisogna
mettersi in movimento anche con riferimento alle parti più dinamiche. Trovo che anche questa
riflessione vada fatta. Al contrario, vedo che il tentativo è, spesso e volentieri, quello di rappresentare le
posizioni più difensive. Secondo me, neanche questo va bene'. Sarà questo probabilmente il tema
centrale dell'estate di tutti i professionisti italiani. Fosca Bincher
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IL SOLE 24 ORE
Liberalizzazioni, fiducia al veleno
Appello Cdl al Colle, Napoletano “rammaricato” – Prodi: scuse al Parlamento
Nuovo, duro scontro in Parlamento sul decreto Bersani-Visco. Romano Prodi decide di porre la fiducia
anche alla Camera, la settima in due mesi e mezzo: è «inevitabile», dice il premier, a causa
dell'ostruzionismo dell'opposizione, che con i 600 emendamenti presentati impedirebbe di approvare la
manovra bis prima della pausa estiva. Ma nel momento in cui il ministro Vannino Chiti ufficializza la
blindatura, che sarà votata questa sera, in Aula scoppia la bagarre. L'opposizione parla di «situazione
istituzionale gravissima» e si appella al Capo dello Stato, con Fi,An e Lega Nord che abbandonano
Montecitorio (ma non I'Udc). Dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nel pomeriggio
arriva una nota ufficiale che ribadisce che non spetta al Quirinale intervenire su decisioni di
competenza di altri organi istituzionali, ma in cui si sottolinea anche il «rammarico» per la mancata
intesa tra maggioranza e opposizione. Subito dopo Prodi chiede «scusa» al Parlamento per «le difficoltà
in cui ci si è trovati». E aggiunge: «Mi auguro che in futuro possa esserci un clima che permetta di
ricorrere sempre meno a questo strumento. Mi adopererò perché avvenga». In serata, insomma, il
premier cerca di usare toni concilianti e di tenere aperta la porta al dialogo. E improntate al dialogo
sono le parole usate già in mattinata dal ministro Pier Luigi Bersani nell'assicurare un confronto
parlamentare aperto sulle prossime liberalizzazioni in rampa di lancio: energia, servizi pubblici locali,
class action ed anche ordini professionali e telecomunicazioni. Bersani difende nuovamente il decreto
dalle critiche della Casa delle libertà, a cominciare da quella che definisce le misure del Governo
«liberal-vessatorie». Il ministro poi sottolinea la difficoltà di far penetrare i cambiamenti: «In questo
paese è troppo difficile cambiare e riformare. Non abbiamo una fisiologia delle riforme». Ma Bersani
ammette anche che probabilmente qualche piccolo errore è stato commesso: «Forse siamo stati troppo
bruschi, ma non improvvisati». Ma l'opposizione non sembra raccogliere l'invito del ministro ad un
cambiamento condiviso. Di fronte all'annuncio della fiducia, la Cdl reagisce con veemenza. Nell'Aula
di Montecitorio echeggiano fischi,urla e qualche insulto.Anche il ministro dei rapporti con il
Parlamento, che l'opposizione ormai chiama «Galbani» (dal celebre spot «vuol dire fiducia ») viene
accusato per una presunta parola pesante. Ma Chiti reagisce subito e chiarisce di aver solo pronunciato
il termine «gazzarre». li presidente della Camera, Fausto Bertinotti, fatica a mantenere l'ordine. Per
protesta i deputati del Centro-destra decidono di abbandonare l'Aula. Ma non tutti: quelli dell'Udc e dei
gruppi Dc-Psi e Mpa restano al loro posto ad ascoltare Chiti,che li ringrazia. Si consuma, insomma, una
minifrattura anche nella Cdl.Con l'ex ministro Carlo Giovanardi che afferma: l'Udc non abbandona il
posto di combattimento. Il capogruppo di Fi, Elio Vito, va all'attacco: «Siamo di fronte a una situazione
pesantissima». Ed evoca una sorta di Aventino: «Se continua questo monocameralismo di fatto, non
saremo disposti a stare in una Camera che non ha più nessuna capacità legislativa ». Anche da Ignazio
La Russa (An), Luca Volonté (Udc) e Roberto Maroni (Lega) arrivano critiche pesanti e un appello al
Colle. Napoletano afferma di non poter procedere con alcun intervento, ma sottolinea di essersi
«ripetutamente espresso a favore di un clima di pacato confronto in Parlamento tale da evitare il ricorso
a procedure particolarmente controverse». Un segnale, quello del Quirinale, che viene captato da Prodi.
Che, parlando all'assemblea dell'Ulivo alla Camera, afferma: «li Parlamento si è trovato nella situazione
di non potersi esprimere a fondo. Dobbiamo lavorare - aggiunge- perché questo possa svolgere la
propria funzione e perché al tempo sesso la collaborazione con il Governo sia più completa e fattiva».
Oggi in Aula potrebbe intervenire lo stesso Berlusconi. Marco Rogari
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ITALIA OGGI
L'ex presidente della camera chiede chiarimenti al governo sulle spese di giustizia
Sponda Violante per la Cdl
Assist al centro-destra sulla costituzionalità del dl
Violante scatena l'opposizione contro il dl Bersani-Visco. Proprio così. Il presidente diessino dalla
commissione affari costituzionali di Montecitorio ieri ha dato il destro ai rappresentanti della Cdl per
lamentarsi a gran voce per come la maggioranza ha blindato il dl, da ultimo con la seconda fiducia alla
camera, senza dare spazio a opportuni aggiustamenti.
Con la conseguenza di impegnare per circa mezz'ora il dibattito in aula, rendendo non poco nervoso il
presidente Fausto Bertinotti che già doveva vedersela con la opposizione.
E costringendo il capogruppo Ulivo Dario Franceschini a metterci una pezza. Si direbbe un autogol se
Violante non fosse persona accorta.
I fatti. Verso le cinque del pomeriggio, in piena discussione sulle questioni pregiudiziali presentate dal
centro-destra, Violante lancia un sasso nello stagno: ´Vorrei chiedere un chiarimento al governo', dice,
´perché se non ho letto male il provvedimento vi sono alcuni problemi che riguardano le retribuzioni
degli esperti dei tribunali dei minori e riguardo gli avvocati che difendono per gratuito patrocinio.
Dato che sarà difficile correggere il provvedimento su questi punti, anche per la decisione assunta dal
senato di interrompere i lavori per la pausa estiva, vorrei chiedere al governo se può intervenire
rapidamente su tali temi'.
La questione è relativa all'articolo del dl che, per risparmiare, ha stabilito che le spese di giustizia (tra
cui quelle evocate da Violante) invece che essere anticipate dalla Posta spa saranno pagate secondo la
ordinaria contabilità di stato e quindi con gli ordinativi di pagamento emessi dei funzionari delegati.
Con l'effetto immediato di sospendere i pagamenti in attesa di istruzioni da parte del mingiustizia e di
creare non poche difficoltà nei tribunali, come peraltro ha rilevato la settimana scorsa la stessa
Associazione nazionale magistrati.
Via Arenula sta correndo ai ripari ma certo il servizio per adesso non sta filando liscio.
Bertinotti, vedendo la mal parata, ha provato a richiamare all'ordine il suo predecessore (´Siamo in sede
di esame di pregiudiziali, lei mi insegna', gli ha obiettato), beccandosi l'immediata replica di Violante:
´Non insegno niente a nessuno, ci mancherebbe, presidente, Siccome si tratta di un tema riguardante la
costituzionalità, mi scusi, poiché l'esercizio del diritto di difesa è costituzionale, vorrei chiedere al
governo una risposta su questo punto'.
L'opposizione si scatena. Altro non si aspettava la Cdl, che ha cavalcato l'occasione addirittura
sostenendo la richiesta di Violante.
Ignazio La Russa, Elio Vito, Andrea Gibelli si sono buttati a capofitto accusando presidente,
maggioranza e governo: ´Il punto politico è il seguente: l'esiguità della maggioranza al senato sta
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distruggendo anche il ruolo di questo ramo del parlamento, cioè del principale ramo del parlamento del
paese, che da tre mesi non può modificare nessun provvedimento perché la maggioranza non è in grado
di riapprovarlo al senato', ha accusato Vito, capogruppo di Forza Italia.
La giustificazione di Violante. Interpellato da ItaliaOggi il presidente ha spiegato che la sua sortita non
era il classico sassolino dalla scarpa bensì era stata concordata con il governo.
Che avrebbe chiesto di intervenire immediatamente tramite il viceministro Visco. E che la svista di
Bertinotti, che a Visco non ha dato la parola, ha dato il fianco alla opposizione.
Le cose non sono andate proprio così, perché in aula Visco ha negato di voler intervenire. Visto che la
situazione sfuggiva di mano, è intervenuto il capogruppo dell'Ulivo Franceschini chiedendo che il
governo rispondesse a Violante.
Così ci ha pensato il ministro per i rapporti con il parlamento Vannino Chiti: ´C'è attenzione al
problema posto e disponibilità a verificare ciò che si pone all'interno di un provvedimento, che è
comunque generale... Se vi sarà un ordine del giorno specifico, il governo lo accoglierà; in ogni caso,
presterà attenzione ed impegno su questo tema'.
L'ordine del giorno è stato presentato e accolto.
E la questione di fiducia posta. Per la maggioranza anche una volta è finito tutto bene. Però che fatica.
(riproduzione riservata) Claudia Morelli
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ITALIA OGGI
La malandrinata è fatta
Fiducia sul decreto anti-professioni. Alla fine Bersani si pente un po'
di Franco Bechis – Direttore Italia Oggi
L'hanno fatta grossa fino all'ultimo. Fiducia sul decreto Bersani-Visco e nessuna modifica accettata né
dalla maggioranza né dall'opposizione. Porte chiuse perfino a Luciano Violante, che ha eccepito il
rischio di incostituzionalità per i pregiudizi che il decreto potrrebbe arrecare al diritto alla difesa dei più
deboli. Liquidati ancora una volta con l'arma della fiducia 630 deputati che non possono aggiungere più
una virgola ai testi legislativi concordati dai loro colleghi al senato: lì la maggioranza è così scarsa che
non si può sfidare il fattore C di Romano Prodi due volte di fila. Ma nel giorno della celebrazione della
malandrinata è scesa a sorpresa una lacrimuccia a Pierluigi Bersani (...) Nel giro di un mese infatti il
ministro dello sviluppo economico ha scelto di passare dal suo rigido ´le regole non si concertano' al
´sì, forse le regole non si concertano, ma si discutono con i diretti interessati', che è già un piccolo salto
della quaglia. Così come l'avere riconosciuto ieri nell'aula di Montecitorio che il decreto legge non è il
veicolo più adatto a queste cose. Ma la retromarcia è stata da ritiro dei punti della patente quando
Bersani ha tuonato: ´Nessuno ha scritto in questo provvedimento "liberalizzazione del servizio taxi" o
"liberalizzazione delle farmacie": non creiamoci, quindi, dei "fantocci" di comodo per poter sparare
addosso meglio. Noi non abbiamo affrontato questi temi che saranno affrontati settore per settore. Con
questo provvedimento non abbiamo liberalizzato le professioni...'. In questo siamo perfettamente
d'accordo con il ministro, ma ci era parso che la bandiera delle ´liberalizzazioni' fosse stato proprio lui
il primo a sventolarla, incautamente, nella conferenza stampa in cui venne presentato il decreto legge
malandrino. Era ovvio che lì non si liberalizzava un bel nulla. Io posso fare il tassista domani, volendo?
No. Quindi libertà di taxi non c'è mai stata, né nella prima versione del decreto né in quelle successive
dopo la purga seguita alle proteste di piazzetta.
Ma la polemica, ora che i guasti sono stati fatti, non serve più. Bisogna riflettere sulla possibilità di
mettere nei prossimi mesi qualche cerotto sulle ferite più evidenti. E soprattutto sulla necessità di dare
forza e peso politico (e non vuole dire schierarsi per un polo o per un alto, ma solo per i propri diritti)
alle ragioni dei professionisti. Perché in queste settimane sono state tradite da molti punti di
riferimento, e prese un po' troppo sottogamba da chi governa. Il peso specifico aumenta se si è tutti
uniti e le esigenze comuni, come le aperture nascono da un coordinamento reale. Si parta subito. Noi
offriamo queste pagine...
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ITALIA OGGI
Il fronte dei sostenitori dei liberi professionisti
Sarebbe improprio definirli tout court i ´difensori' dei professionisti e, forse, loro per primi non ci
tengono a essere etichettati così semplicisticamente. Però, nel tanto vociare di questi ultimi giorni nelle
aule parlamentari, sono loro le voci che si sono distinte per la maggiore sensibilità e per l'approccio più
pacato all'analisi dei contenuti del decreto Bersani-Visco. Si tratta,a ben vedere, di un gruppo
´bipartisan' di deputati e senatori (alcuni di rodata esperienza, altri freschi di nomina) che comprende
tutto l'arco politico: da Forza Italia a Rifondazione comunista. Dieci nomi che, invece di abbandonarsi a
toni estremisti e a sterili braccio di ferro, hanno preferito la via della riflessione lucida, a tutto campo e
intellettualmente onesta. Senza lanciare anatemi, dunque (come purtroppo altri colleghi hanno fatto),
contro alcun privilegio di corporazione. Giorgio Benvenuto, ex leader sindacale e oggi autorevole
esponente Ds, ha optato, così, per la linea morbida.
Non demonizziamo nessuno, ha chiesto. Semmai, per prima cosa, riconosciamo i meriti là dove ci sono.
Come per i notai: responsabili a suo giudizio della promozione di un sistema all'avanguardia nel campo
dell'informatizzazione dei dati sulla proprietà degli immobili (un'impresa che ha permesso di superare
un sistema che impediva all'Italia di realizzare i patti successori). Dunque lasciamo perdere gli scontri
frontali, ha giudicato Benvenuto, e non abbandoniamoci alla sciocca equazione ´professionisti uguali
evasori fiscali' promossa da tanti pasdaran della politica. Una posizione non troppo dissimile da quella
del senatore di Rifondazione comunista, nonché ex magistrato, Giuseppe Di Lello Finuoli, che pur
riconoscendo la necessità di rivedere il settore (in particolare quello dell'avvocatura), propone una
strategia di intervento più organica, che sappia cancellare le tante perplessità e i forti timori sollevati dal
provvvedimento messo in atto da Visco e Bersani. D'accordo con lui Manfred Pinzger, senatore del
gruppo per le autonomie. ´Avviare un processo di liberalizzazioni per dare competitività e aprire il
mondo delle professioni ai giovani è più che auspicabile', ha sostenuto, ´ma l'avvio di un tale processo
va studiato e pensato molto bene'.
Pensare, dunque, e non attaccare. Cercare intese senza rompere nessun fronte con nessuna categoria.
´Dobbiamo cercare il consenso più largo anche di quelle organizzazioni professionali che hanno cirtica
il provvedimento e alle quali noi non ci sta,cheremo di rivolgerci per continuare a discutere con loro',
ha esortato Nicola Latorre, Ds, braccio destro di Massimo D'Alema. ´Il cittadino, infatti, non può
accedere alla giustizia senza l'avvocato'. Parole di buonsenso, a ben vedere, che hanno il respiro della
tranquillità e della pacatezza e pure pronunciate da esponenti di quella maggioranza che il decreto sulle
liberalizzazioni lo ha voluto e promosso. Ovviamente più critiche nei toni, anche se non discordi nei
contenuti di fondo, le difese provenienti dai banchi dell'opposizione. ´Si tratta di un attacco e uno
svilimento delle libere professioni', ha tuonato il senatore di An, Nicola Buccico.
´Sintomaticamente è stato scelto il ceto forense, che è considerato il ventre molle delle libere
professioni perché nei confronti degli avvocati si addensano e si aggrumano ormai da secoli antichi
pregiudizi'. ´Non mi piacciono le corporazioni, non mi piacciono nemmeno i voncoli che spesso le
corporazioni impongono', gli ha fatto eco Alfredo Biondi, senatore di Forza Italia. ´Mi piacciono i
principi ai quali le professioni, e particolarmente quella forense, si riferiscono. Si tratta di principi che
non sono dell'avvocatura, ma della collettività intera'.
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Il commento
Articolo 1 Finalità
Rafforzare la libertà di scelta del cittadino-consumatore. Promuovere la concorrenza sui mercati. Favorire il rilancio
dell'economia e dell'occupazione attraverso la liberalizzazione delle attività imprenditoriali e la creazione di nuovi posti di
lavoro. Sono questi gli obiettivi del decreto legge con le misure per il rilancio economico e sociale, così come sintetizzati
nell'articolo 1 del provvedimento. La norma fa esplicito riferimento alla necessità di garantire il rispetto delle norme
comunitarie (articoli 43, 49, 81, 82 e 86 del Trattato istitutivo) e delle raccomandazioni e dei pareri della stessa Unione
europea, oltre che delle raccomandazioni e dei pareri dell'Antitrust e delle Authority di settore. E con una previsione ad hoc
si è espressamente chiarito che il decreto si applica alle regioni a statuto speciale e alle province autonome di Trento e
Bolzano.
Articolo 2 Servizi professionali
Servizi professionali più competitivi. Ma con paletti precisi. Nel senso che, in nome della liberalizzazione, non sarà
possibile fare tutto senza tenere conto degli altri professionisti sul mercato. Il nuovo articolo 2, così come emendato, infatti,
introduce delle novità rispetto alla prima versione del decreto legge. La prima è legata alle tariffe minime. Viene cancellata
la loro obbligatorietà. Ma restano facoltative. Nel senso che si apre alla libera contrattazione dell'onorario fra professionista
e cliente. Fermo restando che ci sono dei minimi ´derogabili' che possono essere presi come riferimento. Sulle tariffe il
nuovo articolo 2 fa delle eccezioni, però. Per gli avvocati e per le professioni tecniche. In caso di liquidazione delle spese di
giudizio e dei compensi professionali e in caso di liquidazione giudiziale e di gratuito patrocinio, il giudice provvederà a
prendere in considerazione la tariffa professionale dei legali. Nella libera contrattazione delle parcelle sarà possibile
vincolare gli onorari agli obiettivi raggiunti. Ma la norma precisa, però, che saranno nulli, se non redatti in forma scritta, i
patti conclusi tra gli avvocati e i praticanti abilitati con i loro clienti che stabiliscono i compensi professionali.
Passando all'altro caso specifico, nelle procedure a evidenza pubblica, le stazioni appaltanti potranno utilizzare le tariffe, ove
motivatamente ritenute adeguate, quale criterio o base di riferimento per la determinazione dei compensi per attività
professionali. In questo caso la questione è più complicata. Dato che l'ente appaltante avrà, infatti, la possibilità di prendere
in considerazione le tariffe già determinate. E non l'obbligo. Di conseguenza, soprattutto ingegneri e architetti, sono
preoccupati che, potendosi comportare a propria discrezione, gli enti pubblici applicheranno sempre il criterio del prezzo più
basso.
Passando alla pubblicità, anche in questo caso cade il divieto di farla da parte degli ordini professionali. Con il correttivo,
però, sono stati messi dei paletti precisi. Ciò per evitare che si apra fra professionisti della stessa categoria una sorta di
pubblicità comparativa selvaggia. La pubblicità permessa sarà quella ´informativa' circa i titoli e le specializzazioni
professionali, le caratteristiche del servizio offerto, nonché il prezzo e i costi complessivi delle prestazioni secondo criteri di
trasparenza e veridicità del messaggio il cui rispetto è verificato dall'ordine. Vincoli precisi anche per la terza novità
introdotta dal provvedimento: le società interdisciplinari. Le tipologie permesse saranno solo società di persone o
associazioni tra professionisti, fermo restando che l'oggetto sociale relativo all'attività libero-professionale deve essere
esclusivo, che il medesimo professionista non può partecipare a più di una società e che la specifica prestazione deve essere
resa da uno o più soci professionisti previamente indicati, sotto la propria personale responsabilità. Queste precisazioni
eviteranno che gli ingegneri facciano società con gli assistenti sociali, per esempio.
Resta, invece, confermata l'esclusione dal provvedimento delle disposizioni riguardanti l'esercizio delle professioni reso
nell'ambito del Servizio sanitario nazionale o in rapporto convenzionale con lo stesso, nonché le eventuali tariffe massime
prefissate in via generale a tutela degli utenti.
Le categorie professionali avranno tempo fino a fine anno per adeguare i propri codici alle disposizioni previste dalla
presente legge. In caso di mancato adeguamento, a partire dal primo gennaio le norme in contrasto con quanto previsto
dall'articolo 2 saranno in ogni caso nulle.
Articolo 3 Tutela della concorrenza
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In linea con le disposizioni comunitarie in materia di tutela della concorrenza e libera circolazione delle merci, lo stato
introduce principi che incidono sulle attività commerciali, come individuate dal dlgs 31/3/1998 n. 114, e di
somministrazione di alimenti e bevande, nell'esercizio della potestà legislativa in materia di tutela della concorrenza e
determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto
il territorio nazionale.
Viene, a tal fine, esclusa l'introduzione di limiti e prescrizioni concernenti:
- l'iscrizione a registri abilitanti. Ciò in linea con le previsioni di cui al dlgs n. 114/98, che ha soppresso il Rec per l'esercizio
dell'attività di commercio al dettaglio, e alle leggi regionali che disciplinano la somministrazione di alimenti e bevande, che
hanno provveduto in modo analogo. Viene conservato l'obbligo di attestare il possesso dei requisiti professionali per la
vendita e la somministrazione dei prodotti alimentari.
- il rispetto di distanze minime tra attività commerciali dello stesso tipo. Trattasi di una limitazione già esclusa dalla
legislazione statale per commercio al dettaglio e pubblici esercizi;
- le limitazioni all'assortimento merceologico. Dette limitazioni sono state già superate con la riforma del commercio, che
consente la vendita libera di tutti i prodotti rientranti nei due settori: alimentare e non alimentare;
- i limiti riferiti a quote di mercato. Si tratta di limitazioni introdotte in un solo caso, nella legislazione siciliana, e subito
stigmatizzate dall'Antitrust;
- i divieti relativi alle vendite promozionali. Riguardano divieti generali e limitazioni di ordine temporale o quantitativo,
tranne che nei periodi immediatamente precedenti i saldi di fine stagione. Cade il divieto di consumare cibi e bevande presso
l'esercizio, fatta salva la somministrazione vera e propria. Sono fatte salve le regole in tema di saldi e vendite sottocosto.
Le disposizioni statali incompatibili sono da subito abrogate, mentre le regioni dovranno intervenire adeguando le proprie
regole entro il 1° gennaio 2007.
Articolo 4 Disciplina della panificazione
Viene abrogata la disciplina della panificazione, che sottopone i nuovi panifici ad autorizzazione della Camera di
commercio, sentita una commissione che accerta l'opportunità del nuovo impianto in relazione alla densità dei panifici
esistenti e al volume della produzione. L'apertura di un nuovo panificio, il trasferimento di sede e la trasformazione
(aumento delle potenzialità produttive) sono soggetti a semplice Dia, secondo l'art. 19 della legge n. 241/90, fermo restando
il possesso dei requisiti igienico-sanitari e urbanistico-edilizi, nonché dall'indicazione del nominativo del responsabile
dell'attività produttiva. Spetta ai comuni esercitare le funzioni di vigilanza. Le sanzioni irrogabili sono quelle di cui all'art.
22 del dlgs n. 114/98, sulla riforma del commercio. È consentito consumare pane all'interno del panificio, salva la
somministrazione. Sarà emanato inoltre un provvedimento che regoli la dicitura di ´pane fresco' e ´pane conservato' sui
prodotti.
Articolo 5 Vendita dei farmaci
Gli esercizi commerciali appartenenti a tutte le tipologie dimensionali (esercizi di vicinato, medie e grandi strutture di
vendita) possono effettuare la vendita al pubblico dei farmaci da banco o di automedicazione, previa comunicazione al
ministero della salute e alla regione in cui ha sede l'esercizio. Si tratta dei farmaci o prodotti non soggetti a prescrizione
medica, che recano un bollino di riconoscimento che ne permetta la chiara individuazione da parte del consumatore e ai
quali è già ammesso il libero e diretto accesso in farmacia da parte dei cittadini.
La vendita sarà possibile esclusivamente con l'assistenza di farmacisti abilitati all'esercizio della professione e iscritti
all'ordine professionale e sarà consentita nell'ambito dell'orario di apertura, in appositi spazi dedicati.
Vietati concorsi, operazioni a premio e vendite sottocosto.
Spetta al commerciante determinare liberamente lo sconto sul prezzo indicato sulla confezione dal produttore o distributore,
esponendolo in modo chiaro e leggibile e praticandolo a tutti gli acquirenti. Non sono ammesse clausole contrattuali
contrarie.
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Viene modificata la norma che obbliga chi commercia all'ingrosso farmaci di detenere almeno il 90% delle specialità in
commercio. Detto obbligo non si applica ai medicinali non ammessi a rimborso da parte del Servizio sanitario nazionale,
fatta salva la possibilità del rivenditore al dettaglio di rifornirsi presso altro grossista. È vietato l'esercizio da parte dello
stesso soggetto dell'attività di distribuzione all'ingrosso di medicinali e di fornitura al pubblico di medicinali in farmacia.
Al comma 1 dell'art. 7 della legge 8 novembre 1991, n. 362, recante ´Norme di riordino del settore farmaceutico', è
soppressa la previsione che limitava la titolarità dell'esercizio di farmacie a persone fisiche, società di persone e società
cooperative a responsabilità limitata ´che gestiscano farmacie anteriormente alla data di entrata in vigore della legge'.
Al comma 2 è eliminato l'obbligo di iscrizione dei soci all'albo dei farmacisti della provincia in cui ha sede la società che
intende gestire una farmacia.
All'art. 8, comma 1, lett. a), è eliminata l'incompatibilità a far parte di una società che gestisca una farmacia con qualsiasi
altra attività esplicata nel settore della distribuzione del farmaco.
Sono infine abrogati i commi 5, 6, 7 dell'art. 7 della legge n. 362/91, i quali dispongono che:
- ciascuna società può essere titolare dell'esercizio di una sola farmacia e ottenere la relativa autorizzazione purché la
farmacia sia ubicata nella provincia ove ha sede legale la società;
- ciascun farmacista può partecipare a una sola società;
- la gestione delle farmacie private è riservata ai farmacisti iscritti all'albo della provincia in cui ha sede la farmacia.
I commi 9 e 10 dell'art. 7 della legge n. 362/91 sono sostituiti in questo modo: se si acquista una farmacia a titolo di
successione di una partecipazione in società o in caso di vendita da parte degli aventi causa, qualora vengano meno i
requisiti di cui al secondo periodo del comma 2 dell'art. 7 della legge 362/91, l'avente causa cede la quota di partecipazione
nel termine di due anni dall'acquisto. Le società possono essere titolari di non più di quattro farmacie in una provincia.
Articolo 6 Nuove licenze per i taxi
Mano libera ai comuni nell'assegnazione delle nuove licenze. Gli enti, infatti, potranno fissare turni integrativi in aggiunta a
quelli ordinari, disponendo contemporaneamente un sistema di controllo per verificare il regolare svolgimento dell'attività.
A svolgere il servizio integrativo potranno essere i titolari di licenza o, in deroga all'articolo 10 della legge 21/92, loro
sostituti, purché in possesso dei requisiti necessari. Il contratto di lavoro dei sostituti alla guida va trasmesso al comune entro
il giorno precedente all'attivazione del servizio.
I comuni possono inoltre indire concorsi straordinari per il rilascio, a titolo gratuito o oneroso, di nuove licenze, fissando, in
caso di assegnazione a titolo oneroso, l'importo relativo e stabilendo criteri precisi per la compilazione di graduatorie, in
caso di eccedenza delle richieste rispetto alle licenze disponibili. I proventi saranno ripartiti per almeno l'80% tra i tassisti
titolari di licenze del comune in questione, mentre la parte restante può essere usata dall'ente per predisporre sistemi di
controllo e monitoraggio del servizio.
I comuni potranno poi rilasciare ai soggetti in possesso dei requisiti previsti dall'articolo 6 della legge 21/92 licenze
temporanee o stagionali, non cedibili, per fronteggiare situazioni caratterizzate da un prevedibile incremento della domanda;
potranno inoltre disciplinare, in via sperimentale, l'utilizzo di veicoli sostitutivi e aggiuntivi, oppure servizi innovativi, con
obblighi di servizio e tariffe differenziati.
I comuni, infine, potranno fissare tariffe predeterminate per determinati percorsi standard e istituire un comitato per
monitorare la qualità del servizio offerto.
L'assegnazione di nuove licenze dovrà avvenire nel rispetto della normativa vigente, specie per quanto riguarda il divieto di
cumulo di più licenze allo stesso intestatario.
Articolo 7 Compravendita di auto
Non ci sarà più bisogno di andare dal notaio per autenticare la sottoscrizione della cessione tra privati di auto, rimorchi e
qualunque altro bene mobile. La stessa cosa vale per l'autenticazione della sottoscrizione della costituzione dei diritti di
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garanzia sui medesimi beni. L'alienazione del bene (in sostanza il passaggio di proprietà) potrà essere fatta anche presso gli
uffici comunali e gli sportelli telematici dell'automobilista; questi saranno tenuti a rilasciarla gratuitamente, pagando solo i
diritti di segreteria dovuti per l'atto. L'operazione non potrà essere rifiutata, a meno di fondati motivi che andranno
comunque motivati. C'è da dire che già la legge n. 266/2005 aveva affidato, oltre che ai notai anche a terzi (funzionari di
cancelleria in servizio presso gli uffici giudiziari appartenenti al distretto di corte d'appello di residenza del venditore,
funzionari degli uffici del dipartimento per i trasporti terrestri del ministero delle infrastrutture e dei trasporti, funzionari del
pubblico registro automobilistico gestito dall'Automobile club d'Italia (Aci) e titolari delle agenzie automobilistiche
autorizzate), questa possibilità. Ora, con la manovrina, questo compito passa completamente in mano ai comuni e agli
sportelli telematici (di cui all'art. 2 del regolamento di cui al dpr 358/2000).
Articolo 8 Rc auto
Stop alle esclusive in tema di Rc auto. Le compagnie, e soprattutto gli agenti assicurativi, non potranno più stipulare
contratti in esclusiva sulla vendita delle polizze auto. Ciò significa che gli agenti potranno vendere polizze appartenenti a
diverse compagnie assicurative. E le compagnie assicurative non potranno più imporre prezzi minimi o sconti massimi
sull'offerta di polizze Rc auto ai propri agenti. A riguardo, il decreto legge contenente la manovrina dichiara nulle tutte le
clausole contrattuali che prevedono un'esclusiva tra agente assicurativo e società di assicurazioni; in ossequio a quanto
previsto dal codice civile all'art. 1418. Mentre, per quanto riguarda i contratti già stipulati alla data di entrata in vigore del
decreto legge, il provvedimento chiarisce che resteranno in vigore fino alla loro naturale scadenza. Che non potrà però
superare la data del primo gennaio 2008. Cioè, entro un anno e mezzo la liberalizzazione sarà operativa sul mercato. Inoltre,
il decreto definisce contraria alle norme sulla libera concorrenza l'imposizione di un mandato di distribuzione esclusiva di
polizze Rc auto da parte di una compagnia assicurativa a un agente; lo stesso vale per la fissazione per il consumatore finale
di sconti massimi o prezzi minimi sulle polizze.
Infine, viene inserita una norma che impone all'intermediario che offre contratti di assicurazione rc auto di informare i
consumatori sulle provvigioni di cui gode, affiggendo una comunicazione nei locali in cui lavora. I preventivi e le polizze
devono evidenziare chiaramente premio di tariffa, provvigioni dell'intermediario e lo sconto di cui gode il sottoscrittore al
momento di stipula del contratto.
Articolo 9 Prezzi agroalimentari
Un grande fratello sui prezzi agroalimentari. Il ministero dello sviluppo economico e il dicastero delle politiche agricole
metteranno in sinergia i propri osservatori sull'andamento dei prezzi alla produzione e al consumo in capo agroalimentare.
Le informazioni saranno a disposizione di regioni, province e comuni a cui sarà dato libero accesso alle banche dati
ministeriali e a quelle di diretta emanazione dei dicasteri (è il caso dell'Ismea, per le politiche agricole). Non solo. Tutti i
dati, una volta aggregati, saranno pubblicati su internet e diffusi su giornali, tv, radio e reti di telefonia mobile.
E non finisce qui. Tutte le pubbliche amministrazioni interessate all'andamento dei prezzi potranno richiedere rilevazioni sui
prezzi al dettaglio dei prodotti agro-alimentari. Al consorzio obbligatorio per la realizzazione e la gestione del sistema
informatico dei mercati agro-alimentari all'ingrosso (istituito con l'art. 2, comma 1, della legge 421/1996).
Articolo 10 Condizioni contrattuali dei conti correnti bancari
Diritto di recesso senza aggravi per il cliente quando la banca interviene a modificare le condizioni del conto corrente e
adeguamento automatico dei tassi creditori e debitori alle decisioni della Bce. L'articolo 10 del dl sottopone la modifica
unilaterale dei tassi dei prezzi e delle altre condizioni di contratto da parte della banca solo nel caso sussista un giustificato
motivo. La modifica unilaterale dovrà essere comunicata al cliente per iscritto con un linguaggio comprensibile e con un
preavviso minimo di 30 giorni pena l'inefficacia. Il cliente, una volta ricevuta la comunicazione, ha il diritto di recedere
senza penalità e senza spese di chiusura e di ottenere l'applicazione delle condizioni originarie al momento della
liquidazione del conto. Le variazioni dei tassi di interesse dovranno applicarsi con modalità tali da non recare pregiudizi al
cliente. I tassi saranno adeguati contestualmente alle decisioni della Bce sia per quel che riguarda i tassi debitori sia quelli
creditori e questo si traduce in un riconoscimento di tassi per i conti correnti oltre gli aggiustamenti sui tassi applicati per i
mutui.
Articolo 11 Disposizioni urgenti in materia di soppressione di commissioni
Procedure più snelle per il rilascio delle autorizzazioni per i pubblici esercizi come bar e ristoranti. E le modifiche sono solo
formali. È soppressa la commissione che ai sensi della legge 287/91 doveva essere sentita dal sindaco per il rilascio
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dell'autorizzazione alla somministrazione di bevande alcoliche. Le sue funzioni saranno svolte dalle amministrazioni titolari
dei relativi procedimenti amministrativi. Al capolinea anche la commissione centrale per l'esame dei ricorsi degli agenti di
affari in mediazione e per la definizione delle materie e delle modalità degli esami e la commissione presso le camere di
commercio che provvede alle iscrizioni nel ruolo e alla tenuta dell'albo dei mediatori. In entrambi i casi le funzioni sono
svolte congiuntamente dal ministero e dalle camere di commercio. Inoltre è introdotta una norma anti-conflitti di interessi
per la redazione degli usi commerciali. Nei comitati tecnici per la rilevazione degli stessi presso le camere di commercio non
possono far parte i rappresentanti di categorie che hanno interesse diretto nella materia oggetto di rilevazione.
Articolo 12 Trasporto comunale
Linee aggiuntive di trasporto pubblico comunale e intercomunale, esercitabile anche da soggetti privati, purché in possesso
dei requisiti tecnici, professionali e morali necessari. I comuni, infatti, potranno prevedere che il trasporto di passeggeri
(sull'intero territorio o in tratte e per tempi predeterminati) venga svolto da aziende non pubbliche, a condizione che queste
non ricevano finanziamenti di nessun genere dagli enti locali e che agiscano in modo conforme alla normativa sul diritto alla
salute, alla salubrità ambientale e alla sicurezza degli utenti della strada. Sarà poi compito dei comuni disciplinare in
maniera omogenea e non discriminante, atta a tutelare e favorire la concorrenza economica, l'attività di tutti i soggetti
trasportatori, promuovendo la massima efficienza per quanto riguarda l'accesso, il transito e la fermata nelle diverse aree dei
passeggeri. Per la stessa ragione, i comuni potranno stabilire zone di divieto di fermata, anche limitato a determinate fasce
orarie, così come predisporre mezzi elettronici di rilevazioni per eventuali infrazioni, che potranno essere rilevate anche in
via posticipata, nel rispetto della normativa sulla privacy. Per i comuni che sono sede di stazioni ferroviarie, porti o
aeroporti, comunque, resta fermo l'obbligo di consentire l'accesso allo scalo ai trasportatori autorizzati di tutti i comuni del
bacino di utenza servito.
Articolo 13 Società strumentali degli enti locali
Le società strumentali degli enti locali, con esclusione dei servizi pubblici locali, potranno operare solo con le pubbliche
amministrazioni costituenti, partecipanti o affidanti. Non sarà dunque possibile, al contrario di quanto avveniva in passato,
svolgere prestazioni extraterritoriali a favore di altri soggetti, pubblici o privati, né in affidamento diretto né con gara
d'appalto, così come non sarà possibile partecipare al capitale azionario di società o enti. Le società strumentali, partecipate
interamente o in parte da soggetti pubblici, potranno dunque lavorare solamente per l'ente che le ha costituite, al fine di
evitare effetti distorsivi sulla concorrenza del mercato. I contratti conclusi che non tengono conto della nuova normativa
sono da considerarsi nulli (a eccezione di quelli conclusi dopo l'entrata in vigore del decreto, ma conseguenti a procedure di
aggiudicazione perfezionate in precedenza), mentre quelli in essere prima dell'entrata in vigore del presente decreto legge
devono essere ceduti a terzi, integralmente oppure scorporati, anche mediante la costituzione di un'altra società da collocare
sul mercato, sempre nel rispetto delle procedure a evidenza pubblica. Le società strumentali degli enti locali devono cessare
le attività non consentite entro dodici mesi dall'entrata in vigore del decreto legge. Le società di intermediazione finanziaria
sono escluse dal divieto di partecipazione ad altre società o enti.
Articolo 14 e articolo 14-bis Poteri dell'autorità Antitrust e dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni
L'Autorità garante della concorrenza e del mercato (Agcm) potrà adottare misure cautelari qualora vi sia un rischio di danno
grave e irreparabile per la concorrenza. E non solo. Potrà procedere d'ufficio ridurre le sanzioni in caso di collaborazione
con le imprese. L'estensione del raggio di azione dell'Agcm è previsto dai nuovi articoli 14 bis, 14-ter e comma 2-bis
dell'articolo 15 della legge 287/90 (regolamento Antitrust).
In tutti i casi d'urgenza dovuta al rischio di un danno grave e irreparabile per la concorrenza l'Authority potrà bloccare il
comportamento anticoncorrenziale con una misura di efficacia immediata. Quest'ultima inoltre sarà applicabile d'ufficio, per
un determinato periodo di tempo e potrà essere rinnovata.
La norma estende anche per le procedure d'urgenza la possibilità per le imprese di presentare, fino alla decisione di
infrazione, ´impegni', e cioè modifiche dei comportamenti o delle strutture societarie, tali da far cessare l'infrazione. Gli
impegni, se reputati idonei dall'Autorità, saranno resi obbligatori per le imprese, chiudendo in questo modo il procedimento
senza tuttavia accertarne l'infrazione. Una sorta di patteggiamento da parte dell'impresa con la condizione che se gli impegni
non verranno rispettati, l'Autorità potrà irrogare una sanzione pari al 10% del fatturato.
Anche l'Autorità garante delle comunicazioni (Agcom) potrà avvalersi del regime degli impegni nel caso in cui occorra
promuovere la concorrenza nella fornitura delle reti e servizi di comunicazione elettronica e delle risorse e servizi correlati.
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Inoltre, qualora l'Antitrust per le comunicazioni ritenga che la proposta di impegni provenga da un'impresa incorsa in illecito
non ancora punito, ne tiene conto ai fini della decisione circa il trattamento sanzionatorio applicabile al caso concreto.
Si introduce poi la possibilità per l'Autorità di riaprire d'ufficio il procedimento se: a) si modifica la situazione di fatto
rispetto a un elemento su cui si fonda la decisione; b) le imprese interessate non rispettano gli impegni assunti; c) le
informazioni trasmesse dalle parti su cui si fonda la decisione sono incomplete, inesatte o fuorvianti.
L'Autorità, infine, dovrà emanare un provvedimento generale in cui elenca i casi in cui, grazie a una qualificata
collaborazione della o delle imprese nell'accertamento delle infrazioni, la sanzione pecuniaria potrà essere ridotta in misura
non superiore alla metà.
Fino a oggi la legge prevedeva l'applicazione da parte dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato di una sanzione
amministrativa fino al 10% del fatturato realizzato in ciascuna impresa o ente nell'ultimo esercizio chiuso anteriormente alla
notificazione di diffida e determinava i termini entro i quali l'impresa dovesse procedere al pagamento della sanzione. In
caso di inottemperanza alla diffida poteva essere applicata una sanzione di importo minimo non inferiore al doppio della
sanzione già applicata, sempre con il limite del 10% del fatturato, fino a disporre della sospensione dell'attività dell'impresa
fino a 30 giorni.
Articolo 15 Servizi idrici integrati
Prorogata di un anno (dal 31 dicembre 2006 al 31 dicembre 2007) la durata del periodo di transizione in cui restano in vita
negli enti locali le concessioni di servizi pubblici di rilevanza economica. Ma solo limitatamente al servizio idrico integrato
e alle concessioni rilasciate senza procedure a evidenza pubblica. Il termine potrà essere differito solo alle condizioni fissate
dall'articolo 15-ter del Testo unico degli enti locali (dlgs 267/2000).
Articolo 16 Trasporto locale, stanziamenti
Stanziati 60 milioni di euro per i servizi di trasporto pubblico locale. La somma nello specifico dovrà essere corrisposta
annualmente, a decorrere dal 2006, direttamente dalle regioni individuate con il decreto del 1° marzo 2006, emanato dal
ministro delle infrastrutture e dei trasporti, di concerto con il ministro dell'economia e delle finanze. Inoltre, non si dovrà
procedere preliminarmente alla corrispondente riduzione dei trasferimenti erariali nei confronti delle regioni stabilite nel
decreto. Infine il secondo comma dell'articolo esclude dal patto di stabilità interno le spese in conto capitale relative agli
interventi per il trasporto su ferro ricadenti nel territorio di Roma.
Articolo 17 Assegnazioni ad Anas e Fs
Via libera all'assegnazione di quasi 2 milioni di euro all'Anas e alle Ferrovie dello stato. Il finanziamento servirà ad aiutare
la prosecuzione degli interventi relativi al sistema ´alta velocità-alta capacità'. Nello specifico, sarà concesso, per il 2006 un
contributo in conto impianti nel limite massimo di 1.800 milioni di euro a favore delle due società o di altre società del
gruppo. Nelle modifiche all'articolo si specifica che le risorse previste devono essere utilizzate esclusivamente per i cantieri
aperti.
Articolo 17-bis
Autorità portuali
Elevati i limiti entro i quali le disposizioni della Finanziaria 2005 non si applicano alle autorità portuali, così come previsto
dalla legge 80/2006.
Articolo 18 Fondo nazionale servizio civile
Approvata l'integrazione del Fondo nazionale per il servizio civile. Aumenta di 30 milioni di euro la dotazione del Fondo per
il 2006. Rimpinguati, poi, il Fondo nazionale per le politiche sociali e anche il Fondo unico per lo spettacolo per i quali è
stata decisa un'integrazione rispettivamente pari a 300 milioni di euro annui per il primo Fondo e a 50 milioni di euro per il
secondo. Nello specifico, per entrambi, l'aggiunta, che andrà a rinforzare la cassa del fondo, verrà erogata per il triennio
2006-2008.
Articolo 18-bis Corpo forestale dello stato e lotta agli incendi
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Via libera all'assegnazione di 4 milioni di euro per il 2006 che serviranno a sostenere le esigenze operative del Corpo
forestale dello stato connesse alle attività antincendi boschivi di competenze. Autorizzata anche la spesa di 10 milioni di
euro annui a decorrere dal 2007.
Articolo 19 Fondo famiglie e giovani
Nasce un nuovo Fondo per le politiche della famiglia presso la presidenza del consiglio dei ministri. E gli vengono assegnati
3 milioni di euro per il 2006 e 10 milioni a decorrere dal 2007. Il Fondo nello specifico è stato istituito per promuovere e
realizzare interventi per la tutela della famiglia, in tutte le sue componenti e le sue problematiche generazionali, nonché per
supportare l'Osservatorio nazionale sulla famiglia. Al via, inoltre, anche il Fondo per le politiche giovanili, al quale sono
erogate, con le identiche modalità e a decorrere dagli stessi termini, le stesse somme previste per supportare il Fondo per le
politiche della famiglia. Il nuovo Fondo, in particolare, servirà a promuovere il diritto dei giovani alla formazione culturale e
professionale. Ma non solo, aiuterà anche l'inserimento nella vita sociale. Attraverso interventi che agevoleranno la
realizzazione del diritto dei giovani all'abitazione e che faciliteranno l'accesso al credito per l'acquisto e l'utilizzo di beni e
servizi. Infine, è stato istituito il Fondo per le politiche relative ai diritti e alle pari opportunità al quale è stata assegnata la
stessa somma di 3 milioni per il 2006 e di 10 milioni a decorrere dal 2007.
Articolo 20 Contributi all'editoria
Tagliati i contributi statali all'editoria. Per quest'anno l'autorizzazione di spesa prevista dalla Finanziaria 2006 sarà ridotta di
un milione di euro, mentre a decorrere dal 2007 il taglio sarà di 50 milioni di euro. La novità introdotta in sede di
conversione del decreto riguarda i giornali organi di partito. Il requisito della rappresentanza parlamentare per accedere ai
contributi non è richiesto per quei giornali che abbiano maturato il diritto ai contributi al 31 dicembre 2005.
Per il 2006 i fondi al servizio civile saranno ridotti di 39 milioni di euro.
Articolo 21 Spese di giustizia
Stretta sul pagamento delle spese di giustizia da parte dello stato. Non sarà più ammesso il ricorso all'anticipazione da parte
degli uffici postali. Per il pagamento delle spese, per cui varranno le regole ordinarie previste dalle norme sulla contabilità
generale dello stato, è previsto uno stanziamento ridotto rispetto al passato. Per quest'anno, infatti, il fondo, iscritto nell'unità
previsionale di base 2.1.2.1 (capitolo 1360) dello stato di previsione del ministero di via Arenula, sarà decurtato di 50
milioni di euro che diventeranno 100 nel 2007 e 200 a decorrere dal 2008.
In arrivo, poi, un vero salasso nei giudizi amministrativi. Viene novellato il Testo unico in materia di spese di giustizia (dpr
30 maggio 2002 n.115) con la previsione esplicita di un pagamento del contributo nei giudizi amministrativi. In particolare,
il decreto modifica l'art. 13 del T.u. prevedendo che per i ricorsi al Tar e al Consiglio di stato si debba versare un importo
pari a 500 euro. Finora, invece, per i ricorsi amministrativi si pagava un contributo pari a 340 euro in quanto ricorsi di valore
indeterminabile. Rispetto all'originaria formulazione, il decreto, nel testo approvato dal parlamento, esonera dal pagamento
del contributo le domande cautelari, per il quale inizialmente era previsto un onere di 250 euro al pari dei ricorsi avverso il
silenzio dell'amministrazione, di quelli in materia di diritto d'accesso, nonché per i ricorsi di esecuzione delle sentenze e
ottemperanza del giudicato. Prima della riforma i ricorsi ai sensi della legge 241/90 erano esenti, mentre per quelli di
ottemperanza il contributo era di 100 euro. Si pagherà il contributo di 250 euro anche per i ricorsi sul diritto di cittadinanza,
residenza, soggiorno e ingresso sul territorio dello stato. Il pagamento del contributo spetterà alla parte soccombente (e la
soccombenza, specifica il decreto, si determina con il passaggio in giudicato della sentenza), anche in caso di contumacia e
di compensazione giudiziale delle spese. Altra novità dell'ultim'ora riguarda l'esclusione del contributo per i ricorsi previsti
dalla legge 241/90 contro il diniego all'accesso alle informazioni in materia ambientale. Il maggior introito derivante dal
pagamento del contributo andrà nelle casse del ministero dell'economia e delle finanze che utilizzerà le somme per coprire le
spese riguardanti il funzionamento del Consiglio di stato e dei tribunali amministrativi regionali. Viene modificato anche
l'art. 16 del dpr 115/2002, prevedendo che, nel caso di omesso o parziale pagamento del contributo unificato, si debba
pagare una pena pecuniaria che andrà dalla metà al doppio dell'imposta dovuta.
Articolo 22 Spese per consumi intermedi
Per il 2006 saranno ridotti del 10% gli stanziamenti destinati a finanziare le spese per consumi intermedi degli enti e degli
organismi pubblici non territoriali che adottano la contabilità finanziaria. Il taglio non riguarderà però le aziende sanitarie e
ospedaliere, gli istituti di ricovero e cura a carattere scientifico, l'Istituto superiore di sanità, l'Istituto superiore per la
prevenzione e la sicurezza del lavoro, l'Agenzia italiana del farmaco, gli Istituti zooprofilattici sperimentali degli enti e degli
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organismi gestori delle aree naturali protette, nonché le istituzioni scolastiche. Gli enti che invece adottano la contabilità
civilistica dovranno ridurre del 10% i costi della produzione per beni di consumo, per servizi e per il godimento di beni di
terzi, previsti nei budget per il 2006 e individuati ai sensi dell'art. 2425 del codice civile. Ciascun ente dovrà versare le
somme risparmiate entro ottobre 2006 all'entrata del bilancio dello stato (capo X, capitolo 2961).
Si prevede, inoltre, che per le voci di spesa e di costo di cui sopra le previsioni per il triennio 2007-2009 non possano
superare l'80% di quelle iniziali del 2006. Le somme derivanti dalla riduzione dei costi e delle spese saranno accantonate
dagli enti e versate entro il 30 giugno di ciascun anno al bilancio dello stato. Gli enti e gli organismi pubblici destinatari
della norma non potranno approvare i bilanci se gli amministratori non abbiano dichiarato nella relazione sulla gestione di
aver adempiuto alle disposizioni di cui sopra.
Art. 22-bis Attività libero-professionale dei medici
La spesa complessiva per gli incarichi dirigenziali nella sanità dovrà essere tagliata di almeno il 10%. L'esercizio della libera
professione dovrà essere coordinato con l'azienda sanitaria, secondo le direttive regionali. Le regioni vigileranno
sull'equilibrio tra l'attività istituzionale dei medici e quella libero-professionale, allo scopo di ridurre le liste d'attesa degli
ospedali. In ogni caso, si prevede che l'attività libero-professionale non possa superare sul piano quantitativo, nell'arco
dell'anno, l'attività istituzionale dell'anno precedente.
Articolo 23 Parere del Consiglio universitario nazionale
Soppresso (per evitare aggravi di spesa) il parere del Cun sulle procedure di valutazione comparativa per posti di ricercatore
universitario bandite fino al 30 settembre 2013, nonché a quelle per posti di professore ordinario e associato bandite secondo
la normativa previgente alla legge 4 novembre 2005, n. 230.
Articolo 24 Organismi collegiali arbitrali
Nessuna deroga sui compensi spettanti ai componenti dei collegi arbitrali. In qualunque arbitrato, anche se disciplinato da
leggi speciali, la misura del compenso spettante agli arbitri si applicherà a tutti i componenti dei collegi arbitrali rituali,
anche se non composti (in tutto o in parte) da avvocati.
Articolo 25 Riduzioni di spesa per i ministeri
Il decreto individua per ciascun ministero quote dello stato di previsione che vanno accantonate e rese indisponibili, insieme
con riduzioni da apportare ai bilanci fino al 2009. Si tratta di una misura intesa a determinare una riduzione di spesa: gli
accantonamenti vanno versati entro il prossimo 30 novembre ma fino a quella data ciascun ministero potrà, se sussistono
valide ragioni, procedere a una diversa quantificazione dell'accantonamento. Inoltre, su richiesta delle amministrazioni,
potrà anche essere effettuata una diversa distribuzione delle riduzioni relative al triennio 2007-2009. A stabilirlo sarà la
manovra finanziaria per lo stesso triennio.
Articolo 26 Tagli ai trasferimenti per gli enti non in regola con il conto consolidato delle p.a.
Gli enti pubblici che sforano i limiti di spesa fissati dalla Finanziaria 2005 (4,5% in più della spesa per l'anno 2003) si
vedranno decurtati i trasferimenti statali ´in misura pari alle eccedenze di spesa risultanti dai conti consuntivi relativi agli
esercizi 2005, 2006 e 2007'. Questo vale per i soggetti che ricevono trasferimenti dall'erario. Gli enti ´non in regola', che
però non ricevono contributi da parte dell'erario, dovranno invece versare entro il 30 settembre, per quest'anno e i prossimi
due, un importo pari alle eccedenze risultanti dai conti consuntivi relativi agli esercizi dal 2005 al 2007. Saranno le autorità
vigilanti a comunicare entro il 31 luglio di ciascun anno (2006, 2007 e 2008) le eccedenze di spesa al ministero
dell'economia e delle finanze-ragioneria generale dello stato, ai fini della verifica dell'esatto versamento delle eccedenze.
Articolo 27 Taglio a consulenze e spese per pubbliche relazioni nella p.a.
Nuova sforbiciata ai compensi per le consulenze e alle spese per p.r. delle p.a. La spesa annua per studi e incarichi di
consulenza conferiti a soggetti estranei all'amministrazione, sostenuta dalle pubbliche amministrazioni, esclusi le università,
gli enti di ricerca e gli organismi equiparati, già dall'anno in corso, non potrà essere superiore al 40% (la Finanziaria fissava
al percentuale al 50%) di quella sostenuta nell'anno 2004. E ancora, le p.a. non possono effettuare spese per relazioni
pubbliche, convegni, mostre, pubblicità e di rappresentanza, per un ammontare superiore al 40% (prima era il 50%) della
spesa sostenuta nell'anno 2004 per le medesime finalità.
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Articolo 28 Riduzione delle diarie per missioni all'estero
Riduzione del 20% delle diarie per le missioni all'estero per il personale della p.a. La norma scatta con la pubblicazione del
decreto in Gazzetta Ufficiale e riguarda il personale dello stato, degli enti locali, università, camere di commercio, enti
pubblici, sanità. Sono esclusi dal taglio civili e militari impegnati nelle missioni internazionali di pace.
Articolo 29 Taglio alle spese per organi collegiali
La spesa complessiva sostenuta dalla pubblica amministrazione (dallo stato agli enti locali passando per università e servizio
sanitario) per organi collegiali e altri organismi è ridotta del 30% rispetto a quella sostenuta nel 2005. Per raggiungere queste
finalità di ´taglio', le p.a. hanno 30 giorni di tempo per varare ´le necessarie misure di adeguamento ai nuovi limiti di spesa'.
Attenzione: la riduzione del 30% non è sostitutiva ma aggiuntiva rispetto a quella già prevista dalla Finanziaria 2006. Le p.a.
statali dovranno procedere entro 120 giorni al riordino degli organismi collegiali con propri regolamenti. Molteplici gli
obiettivi dell'operazione, tra cui evitare duplicazioni, razionalizzare le competenze delle strutture, limitarne il numero,
diminuirne il numero di componenti, ridurre i compensi spettanti ai componenti degli organismi collegiali. Si dovrà inoltre
indicare un termine di durata, non superiore a tre anni, con la previsione che alla scadenza l'organismo è da intendersi
automaticamente soppresso. Si prevede, infine, la necessità di presentare una relazione di fine mandato sugli obiettivi
realizzati dagli organismi, da presentare all'amministrazione competente e alla presidenza del consiglio dei ministri. La
presidenza del consiglio dei ministri valuterà, prima della scadenza del termine, l'utilità dell'organismo. Tutti gli altri
organismi non individuati dai provvedimenti previsti dai commi 2 e 3 dell'articolo verranno soppressi entro 120 giorni
dall'entrata in vigore della legge di conversione del decreto.
Gli altri enti pubblici non statali dovranno provvedere alla stessa operazione nello stesso termine di 120 giorni, assicurando
comunque nel frattempo la riduzione della spesa del 30%. Per Asl, enti locali e regioni queste disposizioni rappresentano
norme di principio. Il dl vieta di corrispondere compensi ai componenti degli organismi inutili.
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IL MESSAGGERO
Napolitano: “La legge Castelli è da cambiare”
ROMA - Il destro arriva dai ventisei bigliettini che ognuno dei componenti del nuovo Csm infila
nell'urna per l'elezione del nuovo Vicepresidente. Ventisei volte "Nicola Mancino", unanimità assoluta,
perché il voto che manca è del presidente che per consuetudine si astiene. Così Giorgio Napolitano,
presidente di diritto del Consiglio Superiore, prende lo spunto per parlare del superamento delle,
logiche di diversa corrente politica, soprattutto sui temi della giustizia: «Questo voto è il sicuro indizio
di un percorso che tende a privilegiare il metodo del dialogo e della ricerca di ampie e motivate
convergenze nelle decisioni riguardanti i più importanti problemi in materia di giustizia», dice il capo
dello Stato. Si capisce che ci tiene, il presidente, alla serenità dei lavori di questo Csm che si è insediato
ieri. Perché avrà da fare, e parecchio. Soprattutto a settembre, alla ripresa dei lavori parlamentari,
quando il ruolo del Consiglio Superiore «si rivelerà particolarmente utile, allorchè dovranno essere
elaborate e prese in esame nelle sedi opportune, iniziative di modifica della recente riforma
dell'ordinamento giudiziario nonchè di revisione sistematica di normative processuali e sostanziali>. E'
questo lo snodo fondamentale del breve discorso che ieri il capo dello Stato ha rivolto al nuovo
organismo di autogoverno della magistratura: la riforma Castelli dovrà essere modificata, così come
promesso dal Guardasigilli Mastella, così come dovrebbe avvenire a partire dal prossimo 19 settembre
in Senato. I magistrati associati quasi non ci speravano più; due giorni fa avevano mal digerito la
precedenza istituzionale riservata dal Parlamento alla legge sull'indulto, scelta come ultima fatica prima
della pausa estiva. Le toghe la volevano sistemati adesso, questa modifica, ma non è stato possibile. E
dall'Anm già erano arrivate le prime avvisaglie di tempesta, con minaccee esplicite di nuovi scioperi.
Difficili da mantenere, per la verità, dopo che dal Quirinale è arrivato un segnale così alto di
disponibilità al dialogo. Ma il dialogo vero, quello al quale tiene il Capo dello Stato, è quello tra il Csm
e il Parlamento. Un dialogo a distanza, che potrà avvenire attraverso i "pareri" che il Consiglio
Superiore potrà periodicamente licenziare sugli argomenti più diversi. Questi "pareri", ha ricordato
Napoletano «hanno suscitato, al momento della loro espressione, polemiche e tensioni. E non c'è
dubbio che esse recassero il segno di un clima di aspra contrapposizione politico istituzionale. Ebbene ha aggiunto il presidente - si deve e si può auspicare il superamento di tale clima, ed è quello che ho
fatto fin dall'inizio del mio mandato, come condizione non solo di una più feconda dialettica politica e
parlamentare, ma anche di un più sereno rapporto tra le istituzioni,tra le quali l'ordine giudiziario riveste
un ruolo fondamentale». Per il leader dell'Udc, Pier Ferdinando Casini, il segnale di Napolitano e
l'elezione di Mancino è«una premessa importante per aprire una nuova stagione di dialogo tra il mondo
della magistratura e il potere legislativo dello Stato». Mentre Massimo Brutti, responsabile Giustizia dei
Ds, auspica che il nuovo Consiglio Superiore possa «contribuire per quanto possibile all'efficienza della
giustizia e garantire con il proprio lavoro quotidiano l'indipendenza e l'autonomia dell'ordine
giudiziario». Massimo Martinelli
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ITALIA OGGI
Lo ha detto nel suo insediamento il capo del Csm Mancino
Giustizia, si cambia
Da modificare la riforma Castelli
Riforma Castelli, si cambia. Nel giorno del suo insediamento alla vicepresidenza del Csm, l'ex
presidente del senato Nicola Mancino, così come il capo dello stato, Giorgio Napolitano, fanno capire
che il capitolo giustizia e riscrittura delle regole del gioco non è affatto chiuso. Anzi. ´C'è l'urgenza non
di cancellare ma di migliorare il testo', ha detto ieri il neovicepresidente del Consiglio superiore della
magistratura pochi minuti dopo la sua elezione. A chi lo sollecitava a rispondere sull'ipotesi che i
magistrati potrebbero anche tornare a scioperare se la riforma dell'ordinamento giudiziario non sarà
sospesa, Mancino ha detto: ´Qualunque legge può essere modificata, non c'è un demolitore
precostituito. Se il governo ha presentato un ddl che è entrato a pieno titolo nel dibattito politico,
bisogna rispettare i tempi stabiliti nella conferenza dei capigruppo'. E sui magistrati: ´Non discutiamo
del se; c'è la disponibilità del senato a discutere il ddl di sospensione della riforma il 20 settembre.
Questa disponibilità va verificata e utilizzata al meglio'.
Ma la seduta di insediamento del nuovo vicepresidente dell'organo di autogoverno ha visto anche
Napolitano pronunciarsi a favore di una modifica della legge Castelli. Intervenendo al Csm dopo
l'elezione di Mancino, il presidente della repubblica ha infatti ricordato che il ruolo del Csm ´si rivelerà
particolarmente utile nei prossimi mesi, allorché dovranno essere elaborate e prese in esame nelle sedi
opportune iniziative di modifica della recente riforma dell'ordinamento giudiziario nonché di revisione
sistematica di normative processuali e sostanziali'.
Le dichiarazioni di Napolitano hanno anche provocato immediate repliche da parte dell'opposizione di
governo. ´Consiglio al presidente Napolitano di leggere la riforma dell'ordinamento giudiziario perché
ciò che gli è stato riferito dai suoi consulenti è sbagliato', ha affermato il presidente dei senatori della
Lega nord, ed ex ministro della giustizia, Roberto Castelli, commentando le dichiarazioni del presidente
della repubblica sulla modifica della riforma sull'ordinamento giudiziario che porta il nome dell'ex
guardasigilli. (riproduzione riservata) Ilaria Cortesi
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IL MESSAGGERO
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IL SOLE 24 ORE
Comitato scientifico sul Codice penale
Quattro docenti di diritto penale affiancheranno, riuniti in un comitato scientifico, la commissione
ministeriale per la riforma del Codice penale presieduta da Giuliano Pisapia, il cui insediamento è
avvenuto lunedì Scorso (si veda «Il Sole-24 Ore» di ieri). I docenti del comitato scientifico sono tutti
ordinari di Diritto penale presso università diverse. Si tratta, in particolare, di: - Franco Coppi
(Università La Sapienza di Roma); - Tullio Padovani (Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa); - Francesco
Palazzo (Università degli studi di Firenze); - Paola Severino Di Benedetto (Università Luiss di Roma). I
lavori del comitato scientifico saranno coordinati dal professor Coppi. Il comitato dovrà supportare la
commissione nominata dal ministro della Giustizia, Clemente Mastella, composta da sette professori
universitari, cinque avvocati e sei magistrati. La commissione ministeriale è chiamata a predisporre la
riscrittura del Codice penale in tempi rapidi: secondo quanto dichiarato dal presidente Pisapia, infatti,
l'obiettivo della Commissione e del comitato scientifico è quello di arrivare alla redazione di uno
schema di legge delega entro marzo del prossimo anno. Domani invece è previsto l'insediamento della
seconda commissione ministeriale per la revisione dei Codici: si tratta della commissione per la riforma
del Codice di procedura penale, guidato dal professor Giuseppe Riccio. Questo gruppo di esperti
(formato da sei professori universitari, sette avvocati e sei magistrati) ha come termine ultimo per la
chiusura dei lavori il 31luglio del prossimo anno. N.T.
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ITALIA OGGI
Una commissione lavorerà sul progetto
Minori e famiglia, un solo tribunale
Istituire un unico tribunale della persona, dei minori e della famiglia, per dare la necessaria unità alla
giustizia minorile. Questo l'obiettivo della Commissione ministeriale per la riforma dell'ordinamento
giudiziario minorile presentata ieri a Roma da Daniela Melchiorre, sottosegretario alla giustizia.
L'organismo istituito per avviare un disegno di riforma organica della giustizia minorile inizierà i lavori
il prossimo settembre e sarà composto da esperti del settore scelti tra rappresentanti della magistratura,
dell'avvocatura, del mondo accademico e degli operatori sociali. Tra gli obiettivi dell'organismo che
concluderà i lavori nel settembre del 2007, anche quello di riformare l'ordinamento penitenziario
minorile. ´L'assetto della giustizia della persona, dei minori e della famiglia', ha sottolineato il
sottosegretario Melchiorre, ´presenta da tempo molteplici profili di criticità che esigono un efficace e
organico intervento. Vari tentativi di riforma, sin dagli anni 80, non sono stati portati a compimento: il
provvidenziale naufragio della riforma Castelli ha tuttavia lasciato irrisolto un problema reale che
occorre urgentemente affrontare'. Secondo Daniela Melchiorre, ´appare ormai inaccettabile l'attuale
dispersione di competenze fra pluralità di uffici giudiziari (tribunali dei minorenni, tribunali ordinari,
giudici tutelari, procure della repubblica) che crea non poche disfunzioni e sovrapposizioni. Come
stabilito nel programma dell'Unione, avviamo un impianto organico di razionalizzazione del sistema
mediante l'unificazione delle competenze in un unico organo di giustizia'. Si verrebbe quindi a creare
un ´tribunale della persona, del minore e della famiglia', competente sia in materia civile sia penale,
strutturato in un unico ufficio guidato da giudici con autonomia funzionale e organizzativa. Tra i primi
interventi della commissione la cui composizione è in via di definizione, ha annunciato il
sottosegretario, ´quello di abrogare la legge istitutiva dei tribunali per i minorenni che risale al lontano
1935, oltre che la riforma dell'ordinamento penitenziario minorile'. (riproduzione riservata) Giovanni
Galli
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ITALIA OGGI
Così ha stabilito il preconsiglio dei ministri di ieri. Giovedì si riunisce il governo
Risparmio, la delega in cdm
È rinviato l'esame del ddl sulle intercettazioni
In arrivo la delega per la riforma del risparmio, fuori il disegno di legge sulle intercettazioni
telefoniche. Al consiglio dei ministri che si terrà domani, secondo il programma approvato dal
preconsiglio tenutosi ieri a palazzo Chigi, non tornerà il testo di riforma del sistema delle intercettazioni
telefoniche presentato dal ministro della giustizia Clemente Mastella sul quale la settimana scorsa era
stato avviato l'esame. A entrare, invece, sarà probabilmente un ddl delega per coordinare la riforma del
risparmio con il testo unico bancario e il testo unico della finanza e le altre norme del settore, come
previsto dall'articolo 43 della legge 262/2005. In queste ore lo staff del viceministro è al lavoro sul
testo.
Tra gli altri provvedimenti che domani saranno esaminati dal governo (si veda la tabella a fianco) c'è il
decreto legge che interverrà per la riduzione del disagio abitativo per particolari categorie sociali. I
ministeri delle politiche agricole, ambiente e politiche europee presenteranno il decreto legge con le
disposizioni urgenti per assicurare l'adeguamento dell'ordinamento nazionale alla direttiva 79/409/Cee
del 2 aprile 1979 .
Nell'elenco non manca il ddl in materia di esami di stato dell'istruzione secondaria superiore, l'esame
preliminare di un dpr che modifica dl dpr 2001, n. 258, di organizzazione degli uffici di diretta
collaborazione all'opera del ministro delle comunicazioni.
Inoltre sarà esaminato in via preliminare il dpr recante modifiche agli articoli 17 e 18 del decreto del
presidente della repubblica 10 giugno 2004, n. 178 e, su proposta del mineconomia, il dpr recante la
disciplina e i criteri di ripartizione del fondo, istituito presso il ministero dell'interno, per il rimborso
agli enti locali delle minori entrate derivanti dall'abolizione del credito d'imposta, a norma dell'articolo
1, comma 52, della legge 30 dicembre 2004, numero 311. (riproduzione riservata) Giovanna Laurenzi
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