Rassegna stampa - Ordine degli Avvocati di Trani
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Rassegna stampa - Ordine degli Avvocati di Trani
ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA Ufficio stampa Rassegna stampa 17 - 19 giugno 2006 Responsabile : Claudio Rao (tel. 06/32.21.805 – e-mail:[email protected]) 1 Via G.G. Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it - e-mail: [email protected] – [email protected] ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA SOMMARIO Pag. 3 ORDINAMENTO GIUDIZIARIO: L’arresto lo da oggi il Procuratore capo (il messaggero) Pag. 4 ORDINAMENTO GIUDIZIARIO: Gennaro, presidente Anm: «Speriamo duri poco,potremmo anche scioperare» (il messaggero) Pag. 5 ORDINAMENTO GIUDIZIARIO: Randazzo, presidente Camere Penali: «E’ una riformetta e vogliono cancellarla» (il messaggero) Pag. 6 AVVOCATURA: Speriamo che sia femmina (diritto e giustizia) Pag. 8 AVVOCATURA: Donne avvocato, troppi ostacoli (italia oggi) Pag. 9 AVVOCATURA: Consiglio nazionale forense Giornata europea delle Donne Avvocato - Complesso monumentale di S. Spirito in Sassia - Roma - 16 giugno 2006 - Relazione del presidente del Cnf di Guido Alpa (diritto e giustizia) Pag.13 PROFESSIONI: Professioni, la riforma fa gola a tutti (italia oggi) Pag.14 PROFESSIONI: Chi dovrà fare che cosa (italia oggi) Pag.15 ORDINI: Cresce la voglia di ordine (italia oggi) Pag.16 PRIVACY: Regolamento privacy in dirittura (italia oggi) Pag.17 STUDI LEGALI: Il segreto del successo degli studi (italia oggi) Pag.18 EUROPA: La prova si cerca oltre confine (il sole 24 ore) Pag.20 EUROPA: La cornice normativa (il sole 24 ore) Pag.21 CONVEGNI: Meeting point (diritto e giustizia) 19/06/2006 2 Via G.G. Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it - e-mail: [email protected] – [email protected] ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA IL MESSAGGERO Giustizia/Torna la gerarchia nel ruolo del pubblico ministero. Diventa obbligatoria l’azione disciplinare nei confronti dei giudici L’arresto da oggi lo chiede il Procuratore capo Via alla riforma che Mastella vuole modificare. Ai vertici degli uffici il potere di controllare le inchieste ROMA -Se si volesse cominciare con un esempio pratico, per spiegare la riforma della giustizia che comincia a entrare in vigore da oggi, basterebbe dire che arrestare Vittorio Emanuele sarebbe stato più complesso, più burocratico, più articolato. Perché il pm che indaga, Woodcock, avrebbe dovuto chiedere e ottenere il permesso del suo procuratore capo. Si chiama "gerarchizzazione" delle Procure; qualcosa di simile funzionava nei tribunali d'Italia molti anni fa, ed era stata abolita. Adesso si torna all'antico, in qualche maniera. E i pm dovranno rendere conto alloro superiore diretto di tutto, o quasi, quello che fanno nel corso delle loro inchieste. Soprattutto saranno costretti a raccogliere le indicazioni e i suggerimenti inyestigativi che arrivano dall'alto, dal procuratore, e in caso contrario rischieranno di vedersi sollevati dal caso. Sempre il capo dell'ufficio sarà l'unico a poter parlare con gli organi di informazione, con la stampa e le tv, per dare informazioni sulle inchieste che destano allarme sociale. Ma la parte più delicata riguarda l'accentramento nelle sue mani dei cordoni della borsa per le spese relative alle indagini: potrà dunque decidere su quali casi "investire" più denaro; anche per le costosissime intercettazioni telefoniche, ad esempio. E in questo modo avrà il potere di scegliere quali procedimenti privilegiare e a quali altri dedicare invece meno risorse.Il secondo decreto-cardine "di questa riforma dell'ordinamento giudiziario tanto odiata dai magistrati riguarda proprio loro, anzi le loro carriere. E' la parte che modifica il sistema dei procedimenti disciplinari e impone ai capi degli uffici di trasmettere alla Procura Generale della Cassazione tutti gli esposti che arrivano contro i magistrati, nessuno escluso. Per ognuno di questi sarà poi istruito un procedimento autonomo che finirà all'esame del Csm. Tra le condotte dei magistrati che possono essere sanzionate c'è il danno ingiusto ad una delle parti del processo, il travisamento di fatti dovuto a negligenza e l'ingiustificata interferenza nell'attività giudiziaria di un altro magistrato. Anche il sistema delle sanzioni per le toghe è stato rivisto: saranno suddivise in cinque differenti tipologie, a seconda della gravità dei comportamenti: si va dalla semplice censura alla rimozione, passando per la perdita dell'anzianità, alla incapacità a esercitare un incarico direttivo o semidirettivo e alla sospensione delle funzioni. E' inoltre previsto anche il trasferimento d'ufficio nel caso in cui un magistrato abbia tenuto una condotta che rende inopportuna la sua permanenza nella sede giudiziaria in cui operava. Un altro capitolo della riforma riguarda le "condotte esterne" alla funzione di magistrato, che possono provocareugualmente un procedimento disciplinare, ad esempio il coinvolgimento nell'attività di centri politici o finanziari, se in qualche modo possono compromettere l'immagine di autonomia del magistrato stesso. Ad appesantire il clima di questi primi giorni di applicazione della riforma, c'è anche l'aspettativa dei magistrati circa la rapida cancellazione di queste stesse norme. Il ministro Mastella lo ha annunciato, ma lo strumento legislativo scelto (il disegno di legge) non garantisce effetti immediati; così i magistrati si ritrovano a dover applicare delle norme che sono già state sconfessate dal governo in carica e che saranno -o dovrebbero essere - presto congelate. Che la tensione sia alle stelle lo conferma il fatto che tutti gli operatori del diritto, giudici e avvocati, sono in agitazione; sia pure per motivi opposti. I penalisti si asterranno dalle udienze il prossimo 27 giugno, mentre i vertici dell'Anm accarezzano l'idea di proclamare il sesto sciopero contro questa riforma, che poi .sarebbe il primo contro il nuovo governo di centrosinistra. Massimo Martinelli 19/06/2006 3 Via G.G. Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it - e-mail: [email protected] – [email protected] ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA IL MESSAGGERO I magistrati Gennaro, presidente Anm: «Speriamo duri poco,potremmo anche scioperare» ROMA -Presidente Gennaro, da presidente dell'Anm condivide la provocazione del procuratore Spataro di non applicare la riforma perchè tanto durerà poco? «Noi speriamo che duri pochissimo, tuttavia dobbiamo rappresentarci il rischio che gli effetti negativi cominceranno a prodursi da oggi, e quindi crediamo che questo sia un motivo sufficiente per tenere desta l'attenzione di tutta la magistratura su questa riforma>. Lei lo spera soltanto o ci crede anche, che durerà pochissimo? <<Per quanto riguarda gli interventi annunciati dal Parlamento credo che dovremo attendere la fine di luglio per vedere se davvero riusciranno a varare una norma che sospenda l'efficacia di questi provvedimenti che entrano in vigore in questi giorni e poi alla fine di luglio, con la disciplina sugli esami» Intanto siete in agitazione; servirà? «E' un momento di grande fibrillazione, siamo in agitazione e da qui a qualche settimana ci interrogheremo per verificare il percorso del disegno di legge che dovrebbe fermare la riforma. » Significa che lo sciopero non è escluso? _ «No, assolutamente non è escluso. Vediamo come evolve la situazione». La preoccupa di più la norma sulla gerarchizzazione delle procure oppure quella sui procedimenti disciplinari a carico delle toghe? «La gerarchizzazione è un male che può essere contenuto dall'interpretazione che daranno i capi degli uffici alla riforma che sta per entrare in vigore. Mi preoccupa di più l'altra norma, perchè introduce l'obbligo per i Procuratori di segnalare tutti i fatti che potrebbero potenzialmente assumere rilievo disciplinare». 19/06/2006 4 Via G.G. Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it - e-mail: [email protected] – [email protected] ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA IL MESSAGGERO Gli avvocati Randazzo, presidente Camere Penali: «E’ una riformetta e vogliono cancellarla» ROMA –Avvocato Randazzo, le Camere Penali che lei presiede protestano per l'annunciata sospensione di questa riforma. Ma non avete protestato anche quando è stata varata? «Noi siamo sempre stati contrari alla "riformetta" dell'ordinamento giudiziario, così come l'abbiamo definita, soprattutto per la parte sulla separazione delle carriere, che tradisce le aspettative di quanti credono nell'attuazione dei principi costituzionali di terzietà del giudice, limitandosi ad una modesta sottolineatura della distinzione delle funzioni». E adesso che il ministro Mastella la vuole sospendere perché protestate? «Perché vorrebbero cancellare d'urgenza persino quel pochissimo che c'era stato dato sulla gerarchizzazione degli uffici giudiziari e sui procedimenti disciplinari contro i magistrati. Facendo una inversione di rotta reclamata dagli stessi magistrati, che ha un significato politico estremamente grave, oltre a rendere evidente la genuflessione del governo alle logiche dell’Anm». Il Guardasigilli Mastella le sembra genuflesso all'Associazione Magistrati? «A questo punto non parlo di Mastella; più di lui è il governo che sta assumendo questa linea, andando ben aldilà di quello che il programma dell'Ulivo prevedeva». Però nel programma questa controriforma era annunciata. «Nel programma si parlava di sospensione della parte in grave contrasto con i principi costituzionali. Adesso vogliono sospendere tutto». Intanto il 27 vi astenete dalle udienze. E dopo? <Il 27 giugno sarà un'astensione esplorativa. Se non vedremo segnali di dialogo siamo pronti a intraprendere forme di protesta ben più forti e dure». 19/06/2006 5 Via G.G. Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it - e-mail: [email protected] – [email protected] ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA DIRITTO E GIUSTIZIA Speriamo che sia femmina Conciliare le peculiarità femminili con le necessità e gli impegni propri dell’esercizio della professione forense. È questo lo scopo che si propone la prima giornata europea delle donne avvocato organizzata dal Cnf a Roma venerdì 16 e sabato 17 giugno presso il complesso monumentale di Santo Spirito. Le donne avvocato nel campo penale. Sono circa 80 mila le donne che esercitano in Italia la professione forense e contano, in cinque anni, di superare i colleghi uomini. Se prima le professioniste forensi erano «confinate per malintesa indole» ai diritti civili o a quelli di famiglia, dagli anni Novanta le professioniste hanno saputo apprezzarsi anche nel campo penale, si pensi al caso Ricucci, all’omicidio del piccolo Tommaso, al processo di Giulio Andreotti, al serial killer Donato Bilancio e alle “bestie di satana”. Dietro tutti questi casi c’è sempre una donna avvocato. Gli ostacoli e le possibili soluzioni. «Certamente qualcosa, nel meccanismo delle pari opportunità in ambito forense, deve essere migliorato – ha ammonito il presidente del Cnf Guido Alpa – se è vero che all’accesso della professione non ci sono assolutamente discriminazioni ma che poi in corso d’esercizio, le peculiarità femminili fanno sentire in negativo tutto il loro peso. Ad esempio incoraggiare una maggiore partecipazione delle donne alla vita e alle attività delle istituzioni interne alla professione forense». Da due anni a questa parte, dall’inizio dell’attuale consiliatura e dall’insediamento della Commissione per le pari opportunità nella sua nuova composizione, il Cnf, ha chiarito Alpa nella sua relazione (qui leggibile nei documenti correlati) ha continuato a diffondere la cultura della parità nell’esercizio della professione forense, ma non solo. Via del Governo Vecchio ha anche varato due progetti, il Maga (Mainstreaming di genere nell’Avvocatura italiana) e Sfida (sviluppo al femminile: l’impresa e le donne avvocato). Il Consiglio nazionale forense ha siglato, inoltre, un protocollo d’intesa con il ministero delle Pari opportunità. Del resto, il Cnf ha promosso anche iniziative dirette a verificare sul campo la situazione in cui versano le donne avvocato. «Un intero secolo non è bastato – ha detto ancora il leader del Cnf – a raggiungere effettivamente la parità, e, se siamo ancora qui a discutere sulla promozione di azioni positive e sulla condizione deteriore della donna nell’Avvocatura, significa che l’insegnamento della storia è stato raccolto con scarsa attenzione e con debole determinazione». Gli ostacoli vanno superati in modo da coordinare l’attività lavorativa con il ruolo familiare. Tuttavia, ha ammesso Alpa, le istituzioni non hanno offerto soluzioni alternative per supplire a tute quelle funzioni che allontanano le donne dall’esercizio della professione forense. Quanto alla previdenza, ha spiegato il presidente del Cnf, l’attuale disciplina che è in corso di revisione consente alle professioniste di avere una posizione di riguardo. La discussione sull’ammontare dell’indennità da corrispondere alle donne avvocato, resta è ancora aperta. Inoltre, per venire incontro alle difficoltà in cui si imbattono ogni giorno le professioniste bisognerebbe intervenire sui tempi del processo e delle udienze, in particolare, per le donne che devono assentarsi per il periodo di maternità e per l’allattamento. 6 Via G.G. Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it - e-mail: [email protected] – [email protected] ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA I numeri. Nel 1981, si legge nella relazione dell’avvocato Aurelia Barna, le donne avvocato erano il 6,6 per cento e nel 1989 erano aumentate fino ad essere il 10 per cento del totale degli iscritti. L’incremento significativo si è verificato intorno ai primi anni Novanta: nel 1993 le donne avvocato era il 22,15 per cento. Nel 2004 le professioniste erano il 35 per cento dell’intera avvocatura italiana, in media più numerose nelle regioni del Nord rispetto a quelle del Sud. Attualmente le donne avvocato stanno raggiungendo al soglia del 50 per cento, andando così a eguagliare il numero dei colleghi uomini e le praticanti hanno per la maggior parte superato il numero dei colleghi maschi. Tuttavia, ha aggiunto Barna, l’uguaglianza numerica difficilmente ha comportato e comporterà la parità di esercizio della professione tra uomini e donne dell’Avvocatura. Malgrado venga da tutti riconosciuta alla professionista un’ottima preparazione il suo responsabile impegno incontra sia nell’accesso che lungo il quotidiano percorso moltissime difficoltà che limitano la sua possibilità di emergere, ma non solo. Le donne avvocato sono ostacolate nello svolgimento della professione forense perché devono sostenere anche il peso della famiglia e hanno maggiori difficoltà a trattare con i clienti a causa di pregiudizi. Anche nelle istituzioni e associazioni forensi si verifica la stessa condizione. La massima istituzione, il Consiglio nazionale forense è composto da 26 consiglieri. Tutti uomini, eletti dai consiglieri degli Ordini per distretto. Nel passato, tuttavia, si sono avute soltanto sparute e sporadiche presenze femminile. Conclusioni. La prima giornata europea delle donne avvocato vuole essere quindi «Un momento d’incontro e dibattito di eccezionale attualità, non solo per la professione forense ma per l’intera vita civile del Paese». Con l’occasione, Guido Alpa e il coordinatore della Commissione Pari opportunità del Cnf hanno ribadito «la profonda unità dell’Avvocatura italiana, al di là di ogni differenza di genere». Tuttavia, Aurelia Barna è convinta che la strada del cambiamento culturale si percorre stimolando dibattiti e prese di posizione. E ha concluso: «Credo che tutte insieme potremo, un prossimo domani se non già oggi, raccontare una storia dell’Avvocatura che sarà anche la nostra storia ricordandoci che come diceva Gandhi “Noi dobbiamo essere il cambiamento che vogliamo vedere nel mondo”». (cri.cap) 17/06/2006 7 Via G.G. Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it - e-mail: [email protected] – [email protected] ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA ITALIA OGGI Convegno dedicato alle professioniste della legge Donne avvocato, troppi ostacoli Donne avvocato più preparate, più professionali e decisamente più in gamba rispetto ai colleghi maschi. Oltre il 60% dei laureati in legge, infatti, è rappresentato dal gentil sesso così come il numero degli aspiranti avvocati che ogni anno supera l'esame di accesso alla professione. Tuttavia, l'impegno e la costanza dimostrati negli studi non vengono ripagati sul piano professionale. Al momento di raccogliere quanto seminato la situazione si capovolge completamente. Solo il 35% delle professioniste, infatti, riesce a mettere su uno studio legale. Economicamente le soddisfazioni sono ancora minori. A cinque anni dalla laurea, a parità di lavoro, le donne guadagnano circa la metà rispetto ai colleghi maschi. È questo il quadro desolante sulla situazione delle donne avvocato in Italia emerso nel corso della prima giornata europea dedicata alle professioniste del foro organizzata dalla commissione pari opportunità del Consiglio nazionale forense, che è cominciata ieri e si chiude oggi a Roma. ´Sul fronte della parità tra sessi l'avvocatura italiana è decisamente indietro rispetto ad altri paesi come l'Inghilterra, la Germania, la Francia', ha detto Guido Alpa, presidente del Cnf. ´Il maggior ostacolo al processo di femminilizzazione dell'avvocatura', ha continuato, ´è rappresentato dalla carenza di strutture e strumenti adeguati che consentano alle professioniste di conciliare l'attività lavorativa con gli impegni familiari'. Proprio nell'ottica di eliminare le differenze di genere all'interno dell'avvocatura la commissione pari opportunità del Cnf ha avviato una serie di iniziative a favore delle professioniste del foro: il progetto ´Maga', Mainstreaming di genere nell'avvocatura italiana, volto a rilevare quali sono i principali problemi che incontrano le professioniste durante la carriera lavorativa, e ´Sfida', che ha come obiettivo quello di erudire le donne avvocato sulle tecniche di gestione manageriale dello studio legale. ´Tuttavia', ha concluso Alpa, ´la strada da percorrere per abbattere le differenze tra i due sessi e non solo quelle che riguardano le donne avvocato è ancora molto lunga'. La direttiva n. 86/613/Cee sull'applicazione del principio di parità di trattamento fra uomini e donne che esercitano un'attività autonoma non è mai stata attuata in Italia e ad avviso del presidente il codice delle pari opportunità, appena entrato in vigore, non è sufficiente a colmare la lacuna legislativa. (riproduzione riservata) Simona Andreazza 17/06/2006 8 Via G.G. Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it - e-mail: [email protected] – [email protected] ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA Consiglio nazionale forense Giornata europea delle Donne Avvocato Complesso monumentale di S. Spirito in Sassia Roma - 16 giugno 2006 Relazione del presidente del Cnf di Guido Alpa Women in Law Programmi e iniziative del Consiglio Nazionale Forense per le pari opportunità nel mondo dell’Avvocatura e nel contesto europeo “(…)May I also remind you that most of the professions have been open to you for close on ten years now?” (Virginia Woolf, A Room of OnÈs Own, 1928) 1. Premessa Nell’arco dei due anni decorsi dall’inizio dell’attuale consiliatura e dall’insediamento della Commissione per le Pari Opportunità nella sua nuova composizione il Consiglio Nazionale Forense, grazie all’intenso lavoro svolto dalla Commissione, ha proseguite le iniziative avviate nel 2001, ha moltiplicato i progetti di lavoro sul tema, ha provveduto a diffondere la cultura della parità nell’esercizio della professione forense, ha varati due progetti di azioni positive (MaGa: Mainstreaming di Genere nell’Avvocatura Italiana, e SFIDA: Sviluppo al femminile: l’impresa e le donne avvocato), ha siglato il Protocollo di intesa tra il Ministero delle Pari Opportunità e il CNF, ha dato ulteriore impulso alla consapevolezza dei diritti delle donne che esercitano la professione forense, anche al fine di prevenire ogni forma di discriminazione fondata sul sesso, ha promosso iniziative dirette ad effettuare accertamenti “sul campo” per verificare la situazione in cui versano le donne-avvocato ed ha raccolto dati che saranno elaborati e discussi nell’ambito di questo convegno. È’un insieme di attività che coniuga, nel contempo, istanze di natura culturale, istanze di natura sociale, e, per quanto più propriamente si riferisce all’Avvocatura, istanze di natura professionale. Gli organi rappresentativi dell’Avvocatura hanno preso cognizione di questi problemi in notevole ritardo. Rispetto alle esperienze dei Paesi europei, per non menzionare quelle dell’America del Nord, che appaiono in notevole vantaggio di tempi, di progetti, di iniziative, la situazione italiana è ancora in progress e postula una analisi attenta, tutta da decifrare. Il CNF, grazie alla Commissione, si è proposto di recuperare questo ritardo, e, anzi, di farsi proponente di idee . D’altra parte, l’ormai prevalente presenza femminile nelle iscrizioni alle Facoltà di Giurisprudenza e nell’ingresso negli albi professionali richiede che questa lacuna sia colmata al più presto, considerando che sul piano europeo e in alcune esperienze occidentali questa problematica si è affacciata ormai da lungo tempoi[i].La situazione e il ruolo della donna-avvocato nel settore professionale si collocano nell’ambito di un movimento, di una linea di pensiero, di una azione politica e sociale che si traduce, in ambito europeo, nell’operare della Commissione e del Parlamento volto alla “gender equality”,e, in ambito mondiale, si inserisce nella lotta alla discriminazione fondata sulla distinzione di sesso.Sul piano giuridico questo indirizzo si traduce in termini di tutela e promozione dei diritti fondamentali, come riconosciuti e garantiti dalle Convenzioni internazionali, e, per noi europei, dai valori della Carta di Nizza, incorporati nella Costituzione europea. Significativamente, la Carta di Nizza si apre con la proclamazione dei diritti della persona e inscrive nella dignità, nella libertà, nell’uguaglianza, nella cittadinanza e nella giustizia i pilastri fondanti dell’Unione. Più specificamente, nell’ambito di questo quadro di valori, l’articolo 21 vieta qualsiasi discriminazione fondata sul sesso; l’articolo 23 assicura come imperativo del diritto comunitario la “parità tra uomini e donne (..) in tutti i campi”, e particolarmente “ in materia di occupazione, di lavoro e di retribuzione”, con la previsione di “vantaggi specifici al sesso sottorappresentato”. Ma questi valori e questi principi si riflettono sugli altri aspetti della vita individuale, associativa, collettiva e politica, nella vita familiare e professionale (articolo 33), nel momento del consumo ( articolo 38), e nell’esercizio delle libertà, tra le quali particolare rilievo riceve la libertà professionale (articolo 15) nel senso di libertà di esercitare una professione liberamente scelta o accettata.La dimensione culturale, la dimensione sociale, la dimensione politica si intersecano dunque con la dimensione giuridica. È un quadro vasto e complesso che rappresenta le contraddizioni e i pregiudizi che ancora allignano nelle società occidentali e che denuncia come, nell’Età dei diritti, per richiamare l’espressione inaugurata nel nostro Paese da Norberto Bobbioii[ii] e da Stefano Rodotàiii[iii], sia ancora distante l’obiettivo che questo movimento si è posto,e ci ricorda come ancora pesi il retaggio storico di una emarginazione dura a morire, come sia difficile – per ogni persona che in quanto “donna” desideri partecipare alla vita activa – dare il proprio contributo libero e consapevole, e riceverne, in cambio, considerazione e apprezzamento. La dimensione giuridica giunge per ultima, rispetto alle altre che ho menzionato: i diritti della donna e il ruolo della donna nel diritto – nell’insegnamento, nella creazione e nell’interpretazione delle norme, nella pratica del diritto – sono due vicende tra 9 Via G.G. Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it - e-mail: [email protected] – [email protected] ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA loro strettamente connesse, che si evolvono parallelamente,e tuttavia la seconda ha cadenze temporali diverse, e segna ancora il passo rispetto alla prima. Di più. Non si deve dimenticare che la proclamazione dei diritti, l’attivazione di azioni positive, la redazione di programmi, costituiscono soltanto la prima fase, preparatoria, per l’esercizio effettivo dei diritti e la rimozione effettiva delle discriminazioni. Insomma, in quanto giuristi, non possiamo fermarci al momento della posizione del diritto, e dobbiamo cooperare perché il principio di effettività accompagni, segua, incarni sia la elaborazione del diritto sia il suo esercizio per l’appunto effettivo. Èancora ampio in questo settore il gap tra la situazione di diritto e la situazione di fatto.Nell’ambito della dimensione giuridica si deve tuttavia distinguere, come sopra accennavo, il piano generale, che riguarda i diritti della donna, nella famiglia e nel lavoro, e la posizione della donna che esercita la professione forense, che è portatrice, sì, di diritti, in quanto donna, ma portatrice anche di diritti, in quanto avvocato; la storia – almeno, la storia del nostro Paese – ci insegna che la donna ha avuto maggiori difficoltà a conseguire, ad esercitare e a far rispettare i propri diritti nell’ambito della professione legale, di quanto non sia avvenuto per altri campi della scienza e per altri settori di lavoro. 2. Le iniziative recenti in ambito europeo Tra le innumerevoli iniziative assunte dai diversi Organi dell’Unione in materia di parità tra i sessi sono da segnalare alcuni importanti documenti adottati nell’ultimo biennio.Mi riferisco in particolare alla proposta di decisione del Parlamento europeo e del Consiglio [SEC(2004)936] denominata con intuitiva determinazione “Progress”. Questa proposta si ricollega alla Comunicazione della Commissione [COM (2002)101 def.] volta a contribuire alla concorrenzialità per realizzare l’obiettivo di crescita e di occupazione nelle nuove prospettive finanziarie . La proposta ha fissato gli obiettivi di un nuovo programma comunitario tra i quali annovera l’applicazione efficace del principio della parità tra uomini e donne e una migliore integrazione della dimensione di genere nelle politiche dell’Unione, in conformità agli articoli 2, 3 comma 2, 13 e 141 del Trattato. Nel “considerando” n. 9 si legge che “ la parità di trattamento tra donne e uomini è un principio fondamentale del diritto comunitario e le direttive e gli altri atti adottati in conformità a questo principio hanno svolto un ruolo importante nel miglioramento della situazione delle donne”. E si aggiunge che “ l’esperienza delle azioni a livello comunitario ha dimostrato che la promozione della parità tra uomini e donne nelle politiche dell’Unione e la lotta alla discriminazione richiedono, nella pratica, una combinazione di strumenti, fra cui iniziative legislative, meccanismi di finanziamento e integrazione, progettati in maniera da rafforzarsi vicendevolmente. Conformemente al principio dell’integrazione della dimensione di genere, la parità fra uomini e donne va integrato in tutte le sezioni del programma”.Lotta alle discriminazioni e parità tra uomini e donne sono quindi parte di un programma comune. E per quanto specificamente riguarda la parità, cioè la promozione della integrazione della dimensione di genere nelle politiche dell’Unione, si allude alla comprensione della situazione in cui versano le donne, al rafforzamento del controllo sulla applicazione della legislazione comunitaria in materia, alla formazione dei professionisti e allo sviluppo delle reti degli organismi deputati a queste iniziative, alla diffusione delle informazioni e alla sollecitazione del dibattito sulle sfide imposte dall’obiettivo della parità (articolo 9 Sezione quinta). Proprio in questi ultimi mesi il percorso verso la parità ha subito una notevole accelerazione. Nel febbraio scorso la Commissione ha indirizzato una Relazione al Consiglio, al Parlamento europeo, al Comitato economico e sociale e al Comitato delle Regioni [COM (2006) 71 def., del 22.2.2006] in cui ha sottolineato come la parità tra i generi possa apportare un fondamentale contributo alla rinnovata strategia per la crescita e l’occupazione, e in questo senso sia necessario ridurre il divario globale tra i tassi di occupazione femminile e maschile, approfondire l’analisi delle cause del divario, elaborare una strategia per promuovere la conciliazione tra vita professionale e vita familiare, applicare integralmente la direttiva sulla parità nel mondo del lavoro istituendo gli organismi per le pari opportunità (Dir. 2002/73/CE), accelerare la creazione dell’Istituto europeo per l’uguaglianza di genere, promuovere il monitoraggio delle discriminazioni, adottare la proposta di direttiva che attua il principio di parità nel mondo del lavoro [COM (2005) 380 def.)]. In una conferenza tenuta a Trieste nel febbraio scorso Luisella Pavan Woolfe, Direttore per le Pari Opportunità della DG Occupazione, affari sociali e pari opportunità della Commissione europea, ha ricostruito il cammino della legislazione europea in materia di parità, ha illustrato i risultati dell’acquis communautaire, ha sottolineato come sia ora necessario passare dal recepimento delle direttive ad una efficace applicazione della disciplina, ed ha sottolineato proprio quanto dicevo in apertura: l’esigenza di passare dalla parità de jure alla parità de facto. Tuttavia le sue conclusioni sono velate da una nota di amarezza: “ cinquant’anni di legislazione e iniziative europee hanno fatto molto per l’emancipazione, l’indipendenza economica e l’uguale partecipazione politica delle donne in Europa. Ma per passare da un’ottica di pari opportunità alla parità di fatto resta ancora molto da fare”.Nel marzo scorso la Commissione ha pubblicato la Comunicazione [COM (2006) 92 def. del 1.3.2006] riguardante “una tabella di marcia per la parità tra donne e uomini 2006-2010. La tabella individua sei ambiti prioritari di azione dell’Unione in tema di parità: (i) una pari indipendenza economica per le donne e per gli uomini, (ii) l’equilibrio tra attività professionale e vita privata, (iii) la pari rappresentanza nel processo decisionale,(iv) l’eradicazione di tutte le forme di violenza fondate sul genere, (v) l’eliminazione di stereotipi sessisti e (vi) la promozione della parità tra i generi nelle politiche esterne e di sviluppo. 10 Via G.G. Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it - e-mail: [email protected] – [email protected] ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA Per realizzare questi obiettivi la Commissione ha chiamato a raccolta non solo gli Stati, ma tutti i “soggetti interessati”, e quindi anche le istituzioni nazionali, tra le quali non possono non essere inclusi il Consiglio Nazionale Forense e gli Ordini degli Avvocati. La Commissione prende anche atto della situazione esistente: le disuguaglianze permangono, nonostante le molteplici attività svolte; la società attuale ancora accolla alla donna compiti che possono pregiudicarne il lavoro, la carriera, l’acquisizione di posizioni di responsabilità, e ciò sia a causa del persistere degli stereotipi di genere, sia a causa della disciplina lavorativa, sia a causa dell’ineguale ripartizione degli oneri in ambito familiare. Di qui l’obiettivo di favorire l’equilibrio tra attività professionale e vita familiare, la pari partecipazione delle donne e degli uomini al processo decisionale, la prevenzione della violazione dei diritti della donna, l’acquisizione di una migliore governance sulla parità tra i generi.Sempre nel marzo scorso il Parlamento europeo e il Consiglio hanno pubblicato la “posizione comune” (CE) n. 6/2006 (del 10.3.2006) definita dal Consiglio in vista dell’azione della direttiva riguardante l’attuazione del principio di pari opportunità e della parità di trattamento tra uomini e donne in materia di occupazione e di impiego. Alla “posizione comune” ha fatto seguito una Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo in cui si sono formulate osservazioni e ulteriori proposte (COM del 13.3.2006). Proprio pochi giorni fa si è tenuto a Stoccolma la VI Conferenza ministeriale sul “Equality between Women and Men” (8-9 giugno 2006). E a seguito della conferenza il Consiglio dei Ministri d’Europa ha deliberato una Risoluzione in cui ha raccomandato al Comitato dei Ministri di adottare ogni misura necessaria per acquisire dodici obiettivi prioritari, tra i quali si è previsto di : accertare il costo della mancata attuazione del principio di parità nei diversi settori di interesse dell’Unione, incoraggiare i programmi di mainstreaming, proseguire l’azione già intrapresa con questi programmi, incoraggiare negli Stati Membri il coinvolgimento degli uomini nell’acquisizione dei risultati perseguiti, adottare una Dichiarazione sull’eguaglianza di fatto di donne e uomini, incoraggiare gli Stati Membri a firmare e ratificare la Convenzione europea sulla tratta di esseri umani, adottare la Raccomandazione sui modelli di parità dei sessi , sul ruolo delle donne e degli uomini nella prevenzione del contenzioso, sull’educazione alla parità; si è previsto inoltre di preparare un prospetto delle esigenze finanziarie per realizzare questi progetti e di proseguire il monitoraggio sulla violenza alle donne e sulla loro partecipazione ai processi decisionali . Il Consiglio ha inoltre delineato un programma d’azione inerente le strategie per acquisire la parità dei sessi, considerando questo obiettivo come parte integrante dei diritti umani in una società democratica. Finalmente, la Commissione ha designato il 2007 l’“Anno europeo delle pari opportunità per tutti”. La conferenza europea che oggi celebriamo si pone perfettamente in linea con questi propositi. 3. Le iniziative recenti nell’esperienza italiana Anche nella nostra esperienza si registrano novità di rilievo.Proprio pochi giorni fa ( il 15.6.2006 ) è entrato in vigore il “Codice delle pari opportunità” (D.Lgs 198/06) che ha per oggetto le misure volte ad eliminare ogni distinzione, esclusione o limitazione basata sul sesso, che abbia come conseguenza o come scopo, di compromettere o di impedire il riconoscimento, il godimento o l’esercizio dei diritti umani e delle libertà fondamentali in campo politico, economico, sociale, culturale e civile o in ogni altro campo (articolo 1). Il “codice” – che si affianca agli altri “codici di settore” entrati in vigore negli ultimi tempi, come il codice della privacy, il codice del consumo, il codice delle assicurazioni private, il codice dell’amministrazione digitale, etc., riordina, aggiorna e adegua alla disciplina comunitaria le disposizioni volte a combattere le discriminazioni e ad attuare pienamente il principio di eguaglianza, promuove le pari opportunità tra uomo e donna, individua iniziative per l’esercizio dei diritti della donna nei rapporti etico-sociali, economici, civili e politici. Si occupa della tutela in giudizio dei diritti della donna, e si preoccupa de lavoro femminile e del lavoro della donna nell’imprenditoria, mentre non riserva regole particolari all’esercizio delle professioni né della professione dell’Avvocaturaiv[iv]. Pur costituendo un fatto positivo il coordinamento delle disposizioni anteriormente racchiuse in provvedimenti frammentari e non coordinati tra loro, il “codice” ha dato adito a critiche fondate, riguardanti molti aspetti e in particolare: (i) il fatto che esso ha accolto una nozione strumentale dei divieti di discriminazione basata sul sesso (meglio sarebbe dire, sul genere), in quanto il divieto di atti, patti, comportamenti che pregiudichino l’esercizio di diritti e libertà è già insito nell’ordinamento in quanto tali diritti sono già riconosciuti, anche nel testo costituzionale, mentre ciò che rileva è che la discriminazione non deve essere necessariamente collegata con l’esercizio dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali; in altri termini, la discriminazione deve essere vietata in sé e per sé, anche in quelle aree in cui non operano diritti e libertà fondamentali; (ii) il fatto che esso sia soprattutto concentrato sul mondo del lavoro e in ogni caso, il suo obiettivo sia rivolto a promuovere azioni positive di complemento ; (iii) il fatto che sotto il profilo processuale non abbia introdotto innovazioni di rilievo, abbia mantenuto distinte azioni cautelari che avrebbero potuto essere accorpate, (iv) e non abbia enunciato le disposizioni abrogate. Come si vede, ancora sul piano legislativo, e prima di affrontare il principio di effettività, si registrano carenze e difficoltà incontrate dal legislatore italiano di cui, in quanto giuristi, dobbiamo farci carico per promuoverne il miglioramento e l’adeguamento alla disciplina comunitaria. Resta ancora inattuata la direttiva 86/613/CEE dell’11.12.1986 sull’applicazione del principio di parità per gli uomini e le donne che esercitano una attività autonoma, ivi compreso l’esercizio delle professioni. Ma – a detta degli specialisti del settore – questa lacuna sarebbe tuttavia colmata dalla legislazione esistentev[v]. Èun tema, questo, che il CNF e la sua Commissione per le Pari Opportunità hanno assunto come oggetto di indagine, anche attraverso l’analisi di dati fattuali, che 11 Via G.G. Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it - e-mail: [email protected] – [email protected] ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA saranno presentati nel corso di questa Conferenza. 4. Il ruolo del CNF e le pari opportunità nell’Avvocatura Il processo legislativo rivolto alla equiparazione dei diritti dell’uomo e della donna nel nostro ordinamento è dunque ancora in corso, e si può dire che, ancora oggi, le disposizioni particolarmente progressive della nostra Carta costituzionale sono rimaste in parte inattuale. L’emancipazione femminile, dalla tutela alla paritàvi[vi], e il suo lungo viaggio verso la paritàvii[vii], per riprendere i titolo di due importanti contributi offerti anni fa da due giuriste, docenti di diritto, non si è ancora concluso.E questo è soltanto il quadro generale, nel quale il viaggio verso la parità da parte delle Colleghe che esercitano l’avvocatura appare ancora più difficoltoso. In un libro, edito a cura del CNF nella collana della Storia dell’Avvocatura in Italia, si è rievocato il percorso accidentato dell’accesso delle donne all’Avvocatura, iniziato nel 1906 per opera di un coraggioso magistrato e docente di procedura civile, Lodovico Mortara, che fu anche Ministro Guardasigilliviii[viii]. Quel libro è idealmente dedicato a tutte le donne che hanno faticato per inserirsi nel mondo dell’Avvocatura e nelle istituzioni, faticato per ottenere quanto loro doveva essere garantito da una legislazione e da una prassi applicativa autenticamente liberali e democratiche. Ed è idealmente dedicato a Fernanda Contri, la prima donnaavvocato che ha fatto ingresso alla Corte costituzionale ( di cui è poi divenuta Vicepresidente), all’avv. Mirando Gentile e all’avv. Carla Guidi, la prime e uniche donne che fino ad oggi sono state nominate al Consiglio Nazionale Forense. Riguardare l’esperienza di allora con gli occhi del presente ci insegna che un intero secolo non è bastato non solo a raggiungere effettivamente la parità, ma che, se siamo ancora qui a discutere sulla promozione di azioni positive e sulla condizione deteriore della donna nell’Avvocatura, l’insegnamento della storia è stato raccolto con scarsa attenzione e con debole determinazione.Consapevole di tutto ciò, il CNF, attraverso la Commissione sulle Pari Opportunità, che ha avviato i suoi lavori con il coordinamento del Collega Carlo Vermiglio e li svolge ora sotto il coordinamento del Collega Bruno Grimaldi, intende incentivare le iniziative dirette a migliorare la posizione della donna nell’esercizio della professione forense, reprimere ogni forma di discriminazione, riaffermare con vigore i valori e i principi che devono animare il diritto interno, , in sintonia con il diritto comunitario, ed assicurare ogni forma di collaborazione a quanti e quante – in primis le Colleghe che operano all’interno della Commissione e a tutte le Colleghe che, all’interno o all’esterno degli Ordini, si dedicano con abnegazione, sacrificio e convinzione alla diffusione della cultura paritaria e alla affermazione del principio di effettività dei diritti paritetici - perché gli scopi prefissi possano essere compiutamente raggiunti e i diritti della donna, inclusi i diritti della donna-avvocato non rimangano affidati allo scritto, ma siano esercitati e garantiti con spirito di rispetto e di solidarietà.È con questo impegno che si apre la nostra Conferenza: ringrazio vivamente tutti coloro che hanno voluto e saputo organizzarla, le relatrici e i relatori che hanno aderito con entusiasmo alla iniziativa e auguro a tutti il più proficuo lavoro. Per i primi riferimenti v. Women in Law:Making the Case, New York, 2001; e i documenti pubblicati dalla Commission on Women in the Profession istituita presso l’American Bar Association ( ad es. A Current Glance at Women in the Law, 2005, in www.abanet.org) ; Donà, La dimensione sociale europea tra governance e governing: il caso della politica per la parità di genere, paper presentato al convegno di Cagliari, 21-23 settembre 2005 su “La governance e i suoi limiti”; ma v. anche Uguaglianza e non discriminazione. Rapporto annuale per il 2005 della Direzione generale dell’Occupazione, affari sociali e pari opportunità della Commissione europea, concernente i diritti fondamentali e l’antidiscriminazione. ix[ii] Bobbio, L’età dei diritti, Torino, 1990 x[iii] Rodotà, Libertà e diritti in Italia dall’Unità ai nostri giorni, Roma, 1994 xi[iv] Amato, Barbera, Calafà, Note sul progetto di Codice delle pari opportunità tra uomo e danna, paper in Archivio giur., 8.6.2006 xii[v] De Simone, Italy, in Bulletin Legal Issues in Gender Quality, n. 2/2005, p. 45 xiii[vi] Ballestrero, Dalla tutela alla parità.La legislazione italiana sul lavoro delle donne, Bologna, 1979; ID., Parità e oltre, Roma, 1989 xiv[vii] Galoppini, Il lungo viaggio verso la parità.I diritti civili e politici delle donne dall’Unità a oggi, Bologna, 1980 xv[viii] Donne e diritti..Dalla sentenza Mortara del 1906 alla prima avvocata italiana, a cura di N.Sbano, Bologna, 2004; ma v. anche Cavagnari e Caldara, Avvocati e procuratori (1889), a cura di G.Alpa, Bologna, 2004 e, più in generale, sui diritti fondamentali nell’ambito del diritto privato europeo e sulla professione forense, Alpa e Andenas, Fondamenti del diritto privato europeo, Milano, 2006 12 Via G.G. Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it - e-mail: [email protected] – [email protected] ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA ITALIA OGGI Lo Sviluppo economico pro-liberalizzazione. Ma alla Salute si lavora per istituire oltre 20 nuovi albi Professioni, la riforma fa gola a tutti Cinque ministeri delegati. Ma con idee completamente diverse La riforma delle professioni fa gola a tutti. Dalla Giustizia allo Sviluppo economico, passando anche per la commissione attività produttive della camera. Per non trascurare i ministeri dell'istruzione, università e ricerca e della salute. E con quali idee, poi. Si va da chi si vorrebbe occupare della liberalizzazione tout court a chi invece dovrà sicuramente (perché esiste una delega in tal senso lasciata dal governo precedente) istituire una ventina di albi per le professioni sanitarie. Cioè nello stesso governo qualcuno gli ordini vorrebbe abolirli e qualcun altro invece li dovrà istituire per forza di cose. Certo, ci sono professioni e professioni, quelle che tutelano interessi pubblici e quelle no. E quindi va fatta la debita distinzione. È altrettanto vero, però, che i ministeri più pesanti del nuovo esecutivo hanno dato delega in materia ai loro viceministri. Sulla Gazzetta Ufficiale del 15 giugno (la n. 137) sono stati pubblicati due decreti che delegano due viceministri (uno dell'economia e uno dell'istruzione) a occuparsi della materia. Il primo dpr riguarda Roberto Pinza e prevede per l'avvocato di Milano la possibilità di occuparsi delle questioni relative ´al riordino e alla liberalizzazione delle professioni'. Con un secondo decreto (come fra l'altro anticipato da ItaliaOggi il 6 giugno) si affida invece a Mariangela Bastico il compito di occuparsi delle tematiche relative ai titoli di studio e all'accesso al lavoro e alle professioni. In questo caso si circoscrive il campo d'azione e non si dà una delega ampia. Va evidenziato, però, che con lo sdoppiamento del vecchio ministero dell'istruzione, università e ricerca qualche problema di raccordo andrà affrontato. Dei problemi dell'accesso alle professioni, infatti, si sta già occupando il ministro Fabio Mussi (università e ricerca) e non Giuseppe Fioroni (istruzione). Chi invece non ha aspettato il conferimento di una delega precisa, stando alle indiscrezioni apparse qualche giorno fa sulla stampa, è Pierluigi Bersani. Il ministro per lo sviluppo economico pare stia già scrivendo di suo pugno uno o più disegni di legge ad hoc paralleli al Documento di programmazione economica e finanziaria (Dpef). Tra le misure ipotizzate, un ripensamento radicale del ruolo degli ordini professionali e un restyling profondo delle tariffe inderogabili. Queste ultime, considerate ´un ostacolo alla concorrenza e una difesa di posizioni di vantaggio acquisite'. Ma c'è di più. Il titolare storico della riforma, cioè il ministero della giustizia, attraverso il neosottosegretario Luigi Scotti, ieri è uscito allo scoperto. Dichiarando a ItaliaOggi che con altri ministeri non c'è nessun conflitto di interessi sulla riforma delle professioni, ma solo collaborazione, fermo restando i compiti essenziali della Giustizia ´nella determinazione o coderminazione delle scelte di politica legislativa, sia nella difficile composizione tecnica sia nella stesura del testo normativo'. Fin qui nulla di strano se non fosse che lo stesso Scotti ha un'idea totalmente diversa della riforma. L'ex presidente del tribunale di Roma pensa a un ammodernamento del sistema più graduale, e in ogni caso lontano anni luce dalla liberalizzazione che avrebbe in mente Bersani. Non solo. Livia Turco, ministro per la salute, è già al lavoro per dare attuazione alla delega contenuta nella legge 43/2006 (approvata dal governo Berlusconi) procedendo all'istituzione di oltre 20 albi professionali per le professioni dell'area sanitaria. La delega, fra l'altro, scade il 4 settembre, quindi i tecnici del ministero sono già all'opera nel definire le competenze e le modalità dell'accesso alle professioni. E come se non bastasse Daniele Capezzone, presidente della commissione attività produttive della Camera, proprio su ItaliaOggi del 13 giugno non ha fatto mistero del suo desiderio di vedere aboliti una volta per tutte gli ordini professionali. Insomma, forse ci vorrebbe anche una delega al coordinamento dei ministeri sulla riforma. (riproduzione risevata) Ignazio Marino 17/06/2006 13 Via G.G. Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it - e-mail: [email protected] – [email protected] ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA ITALIA OGGI Chi dovrà fare che cosa Ministero Delega a Giustizia Luigi Scotti per la riforma organica di ordini e Associazioni Economia Roberto Pinza per il riordino e la liberalizzazione delle professioni Sviluppo economico Pierluigi Bersani per la liberalizzazione degli ordini Istruzione,università e ricerca Mariangela Bastico per le tematiche relative ai titoli di studio e all’accesso al lavoro e alle professioni Salute Livia Turco per l’istituzione di oltre venti albi professionali nell’area sanitaria 17/06/2006 14 Via G.G. Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it - e-mail: [email protected] – [email protected] ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA ITALIA OGGI Ricerca del Censis: psicologi e architetti registrano un aumento di oltre il 30% Cresce la voglia di ordine Iscritti agli albi: +7,8% negli ultimi cinque anni L'Ordine professionale dà sicurezza agli italiani. In quattro anni (dal 2001 al 2005) il numero degli iscritti ad ordini e albi professionali è infatti aumentato del 7,8%, pari a 132 mila unità, arrivando con più di un milione 827 mila professionisti a rappresentare circa l'8,1% dell'occupazione del paese. È quanto emerge dall'ultima ricerca del Censis sulla segmentazione dei ceti professionali. A crescere di più sono stati gli psicologi, che hanno registrato ben un più 35,3%, una professione relativamente giovane (l'Ordine è stato istituito nel 1989) e che, forte della crescente domanda di mercato è arrivata nel giro di pochi anni a costituire ben il 2,8% dell'universo delle professioni protette. Altre professioni che hanno registrato buone performance sono state gli architetti (+33,3%), i giornalisti (+31,7%), i commercialisti (+26%), gli ingegneri (+24,4%). In calo, invece, gli agenti di cambio (-28,3%), gli avvocati (-10,1%), gli agrotecnici (-5,5%), i medici chirurghi ed odontoiatri (-2,9%). Secondo il Censis, in generale, ´c'è qualcosa che va oltre la legittimazione sociale o il riconoscimento di diritti d'esclusiva di mercato nell'affanno con cui gruppi professionali affollano i luoghi della rappresentanza, politica e professionale, alla ricerca di identità: dal 2004 ad oggi, il numero delle associazioni non regolamentate aderenti al Colap, l'organo collettore delle principali associazioni professionali, è passato dal 146 a 163, con una crescita dell'1,6%. Fra l'altro, nelle ultime due legislature, sono state presentate diverse proposte di legge per l'istituzione di quattro nuovi ordini professionali (informatici, stenotipisti, traduttori ed interpreti, doppiatori cinematografici) e più di 70 per l'istituzione di 42 albi professionali. La società che viene ritratta dall'indagine è in sostanza una società immobile in cui ognuno tende a rimanere dove sta: solo il 6,2% degli occupati infatti ha manifestato intenzione di cambiare il proprio lavoro e, tra questi, solo l'1,1% si è attivato per migliorare la propria condizione professionale, o per cercare un lavoro più qualificato. La maggior parte, pur in una prospettiva verticale, ha pensato soprattutto a un miglioramento di carattere economico: il 2,4% vuole cambiare lavoro per guadagnare di più, mentre l'1,8% cerca un altro lavoro per tutelarsi rispetto all'ipotesi di perdere quello attuale e lo 0,7% per motivi che prescindono da considerazioni di ordine professionale. Insomma in un paese paralizzato, dice il Censis, l'unica mobilità è quella dei ceti. Una mobilità che non è ascesa verticale, ma più spesso ricerca di identità e protezione all'interno del ceto di appartenenza. ´Le vecchie corporazioni comandano sempre meno', ha spiegato Giuseppe De Rita, segretario generale del Censis. Ora i ceti più coesi e determinati si rafforzano e conquistano nuovi spazi. Negli ultimi anni, ristretti gruppi di persone hanno consolidato nicchie di potere, mentre altri sono caduti in disgrazia. E tra chi sale e chi scende, non si possono ignorare il prestigio crescente e la forza di politici, magistrati e giornalisti. Ceti il cui intreccio con il potere, per alcuni genetico, per altri derivato, è diventato molto più stretto. Significativa da questo punto di vista, secondo il Censis, la fotografia resa dalle ultime elezioni politiche di aprile, che presenta l'immagine di un parlamento fatto innanzitutto di molti più veterani rispetto al precedente. I neoeletti alla camera sono il 38,7% contro il 52,5% del 2001; al senato il 33,6% contro il 58,7% della precedente legislatura. Sotto il profilo professionale si registra, in entrambi i rami un significativo consolidamento dei funzionari di partito, alla camera passano dal 9,4% al 21,4%, e dei giornalisti, dall'8,2% al 10,9%, a scapito di ceti che solo fino a cinque anni prima contavano su un peso ben diverso: imprenditori, che scendono dal 16,2% al 4,9%, docenti universitari, dal 15,7% al 13,3% alla camera, ma al senato la diminuzione è ancora più marcata, pubblici dirigenti e funzionari, dal 9,2% al 5,1%, avvocati, medici e altri professionisti che riducono di oltre un terzo la loro presenza. (riproduzione riservata) Benedetta P. Pacelli 17/06/2006 15 Via G.G. Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it - e-mail: [email protected] – [email protected] ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA ITALIA OGGI Schema unico Regolamento privacy in dirittura Stretta finale sui regolamenti per la privacy degli ordini professionali Sono ormai alle ultime battute i lavori per la redazione del regolamento in materia di protezione dei dati sensibili e giudiziari che dovrà essere adottato entro il 31 luglio 2006 da tutti gli Ordini professionali in ambito nazionale e distrettuale. Il gruppo di studio composto dai rappresentanti dei Consigli degli Ordini nazionali dei notai, avvocati, commercialisti, architetti, psicologi e giornalisti si è riunito giovedì a Roma e ha elaborato le schede tecniche, che costituiscono la parte tecnica del regolamento, comunicandole stesse a tutti gli Ordini sottoposti al controllo del ministero di giustizia per una complessiva approvazione. Il metodo seguito dal gruppo di studio, permetterà di presentare all'approvazione del Garante per la privacy un modello unico a beneficio degli oltre 1.500 enti professionali interessati, i quali poi dovranno personalizzarlo a seconda della base normativa istitutiva. L'adozione del regolamento eliminerà il rischio di dover bloccare il trattamento dei dati personali e giudiziari degli iscritti alla data del prossimo 31 luglio, come stabilito dagli articoli 20 e 21 del decreto legislativo 196 del 2003 (codice della privacy) Dunque, i tempi che il gruppo di studio ha previsto sono strettissimi e tali da garantire il via libera del Garante entro la prima settimana di luglio. La prossima settimana, con l'apporto di tutti i Consigli nazionali sarà possibile definire il documento, seguirà l'inoltro all'Autorità garante per la privacy, l'approvazione e la successiva divulgazione agli enti professionali territoriali. Secondo alcune indiscrezioni, la struttura del modello permette di schematizzare il complesso quadro normativo, che disciplina le competenze degli Ordini professionali, in modo tale da permettere nello svolgimento dei compiti istituzionali il ´trattamento' del dato nel rispetto della libertà e della dignità del soggetto interessato. Il termine finale previsto dal dlgs 196/03 per l'adozione della disciplina è fissato al prossimo 31 luglio dopo una lunga serie di rinvii. Con il decreto legge 158/2004 il termine, infatti, era stato portato dal 30 settembre 2004 al 31 dicembre 2005, successivamente con il decreto legge 273/2005 il termine era stato di nuovo prorogato al 15 maggio 2006. (riproduzione riservata) Chiara Cinti 17/06/2006 16 Via G.G. Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it - e-mail: [email protected] – [email protected] ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA ITALIA OGGI Il segreto del successo degli studi Il fattore di successo degli studi legali sarà la specializzazione. Secondo una ricerca condotta negli Stati Uniti da Robert Half executive search, società internazionale di ricerca di personale qualificato, infatti, nei prossimi cinque anni i fattori di successo per gli studi legali saranno: il servizio al cliente (43%), la specializzazione (21%), la capacità di allargare i propri network di relazioni (21%) e lo sfruttamento delle tecnologie emergenti nel settore legale (9%). L'indagine ha coinvolto 200 avvocati dei primi 1.000 studi legali nordamericani. ´L'analisi condotta negli Usa', spiega Vittorio Villa, responsabile Robert Half executive search in Italia, ´indica una tendenza che ha preso piede con forza anche in Italia, soprattutto negli ultimi cinque anni. Oggi anche gli studi italiani, che in precedenza privilegiavano la relazione con il cliente, tendono a strutturarsi, dotandosi di specialisti per i diversi segmenti di attività, per esempio: m&a, antitrust, problematiche finanziarie, securitization e così via'. Robert Half executive search conta su più di 330 uffici in tutto il mondo, e società fornisce assistenza su misura alle aziende nel processo di marketing intelligence e di ricerca dei migliori talenti nei diversi settori professionali. 17/06/2006 17 Via G.G. Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it - e-mail: [email protected] – [email protected] ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA IL SOLE 24 ORE COOPERAZIONE GIUDIZIARIA/Approvata la decisione quadro per agevolare il perseguimento La prova si cerca oltre confine Rapporti diretti tra i giudici della Ue – Restano esclusi gli interrogatori,le intercettazioni e le testimonianze Dopo il mandato d'arresto europeo è la volta di quello sulla ricerca delle prove. Che ne costituisce in larga parte il completamento e, nello stesso tempo, conferma la volontà dei Paesi dell'Unione, anche dei nuovi entrati, di procedere in maniera decisa nella costruzione di uno spazio comune nella materia tradizionalmente delicata dei diritto penale. Pochi giorni fa, all'inizio di giugno, il consiglio Gai, l'organismo costituito dai ministri della Giustizia e degli Affari interni della Ue, ha raggiunto l'intesa, dopo un percorso sicuramente accidentato, ma meno tormentato di quello sull' arresto, sul testo di decisione quadro sugli elementi probatori. I componenti dell’Unione avranno comunque tempo fino al termine del 2008 per emanare le norme di diritto interno per il recepimento della decisione. L'obiettivo della decisione è quello di accorciare e semplificare le procedure, oggi previste dagli accordi di mutua assistenza, per rintracciare le prove oltre confine. Nelle mani dei pubblici ministeri verrà così messa una nuova arma che però non dovrebbe contribuire a sbilanciare in maniera decisiva il rapporto tra accusa e difesa. A fare da bussola c'è il medesimo elenco di reati per i quali è possibile spiccare un mandato d'arresto europeo (ma l'impostazione è in linea con quanto previsto dalle decisioni su blocco e sequestro sulle sanzioni pecuniarie e dal progetto sulle decisioni di confisca): per i delitti compresi nell'elenco, infatti, non è richiesto il requisito della doppia incriminabilità neppure ai fini di raccolta delle prove. L'unica nazione che ha previsto comunque di trasgredire sul punto è la Germania, dove sarà possibile fare appello in alcune occasioni alla doppia incriminabilità anche per delitti inseriti nella lista. Tra gli illeciti compresi spiccano quelli collegati al terrorismo, alla partecipazione a organizzazioni criminali, al traffico di stupefacenti, al riciclaggio e alla corruzione. Nei reati fiscali il riconoscimento o l'esecuzione del mandato non può essere rifiutato sulla base del fatto che la legislazione dello Stato di esecuzione non impone lo stesso tipo di tributo o non prevede lo stesso tipo di regolamenti in materia di tasse o imposte. Il difficile equilibrio raggiunto tra esigenze di lotta alla criminalità e garanzie è testimoniata dall'inserimento di una nutrita serie di esclusioni. È in effetti stato previsto nella decisione quadro che il mandato di ricerca delle prove non è emesso con lo scopo di chiedere all'autorità di esecuzione di condurre interrogatori, raccogliere dichiarazioni o avviare altri tipi di audizione degli indiziati o dei testimoni, ma risultano fuorigioco anche gli esami corporei e le intercettazioni. Questo, naturalmente, non significa che non potranno essere acquisite testimonianze o intercettazioni, ma che non si potrà chiedere all'autorità giudiziaria del Paese di esecuzione di effettuarle. La decisione riguarda solo elementi di prova già esistenti al momento dell'emissione del mandato e disponibili immediatamente. Quindi una dichiarazione resa prima della richiesta da un indagato o da un teste all' autorità inquirente rientra nella decisone e sarà pienamente utilizzabile. A questo proposito è comunque previsto che la Commissione europea presenterà in un secondo momento una nuova proposta per farvi rientrare anche gli altri tipi di prova senza più limiti temporali. Dal punto di vista delle procedure, prima di trasmettere un mandato europeo di ricerca delle prove, l'autorità di emissione deve valutare che, se fossero disponibili nel territorio dello Stato di emissione, 18 Via G.G. Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it - e-mail: [email protected] – [email protected] ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA oggetti, documenti o dati richiesti possano essere acquisiti in base alla legislazione dello Stato di emissione in caso analogo, anche se applicando misure diverse. Proprio la relativa complessità dell'attività istruttoria richiesta all' autorità di esecuzione giustifica i tempi ristretti che la decisione ha previsto per l'adempimento del mandato: la documentazione e i dati richiesti, infatti, vanno in genere, trasmessi non oltre 60giomi dal ricevimento della richiesta di esecuzione. Lo Stato di esecuzione è poi competente per scegliere le misure che, in accordo con la legislazione nazionale, assicurano la messa a disposizione del materiale richiesto e per decidere se è necessario ricorrere a misure coercitive per fornire l'assistenza. La decisione di rifiuto deve poi essere trasmessa entro 30 giorni e può essere prese anche per ragioni di territorialità, ovvero il paese di esecuzione può opporre un rifiuto quando il reato per cui si procede è stato commesso integralmente o in larga parte sul proprio territorio. In questo caso però Eurojust potrà essere chiamata in causa per effettuare un' opera di mediazione. Tra gli altri motivi, la contrarietà al ne bis in idem, il riferimento a fatti che non costituiscono reato nello Stato di esecuzione, l'assenza di mezzi idonei all'esecuzione e l'esistenza di immunità o privilegi. GIOVANNI NEGRI 19/06/2006 19 Via G.G. Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it - e-mail: [email protected] – [email protected] ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA IL SOLE 24 ORE La cornice normativa L'accordo. La decisione quadro sul mandato europeo di ricerca delle prove punta a facilitare la repressione dei reati transfrontalieri, in base al principio del reciproco riconoscimento dei provvedimenti giudiziario Si tratta di un'ingiunzione emessa da un'autorità giudiziaria per essere eseguita dall'autorità giudiziaria di un altro Stato Ue. Il nuovo mandato dovrebbe entrare in vigore alla fine del 2008 dopo il recepimento da parte dei Paesi membri Le prove. La decisione si applica ai mezzi di ricerca delle prove cd.precostituite e quindi a strumenti coercitivi come l'ispezione, la perquisizione o il sequestro, o non coercitivi, come l'ordine di esibizione. Dalla decisione restano escluse, invece, le intercettazioni o l'assunzione delle prove orali, gli interrogatori o le testimonianze Leregole. La proposta individua 32 categorie di reati gravi (gli stessi del mandato d'arresto), per le quali lo Stato di esecuzione non può opporre la doppia incriminabilità e rifiutarsi di eseguire il mandato di ricerca delle prove 19/06/2006 20 Via G.G. Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it - e-mail: [email protected] – [email protected] ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA DIRITTO E GIUSTIZIA Meeting point A Firenze, venerdì 16 e sabato 17 giugno, presso l’Auditorium Ente Cassa di risparmio, via Folco Portinari 5/R il convegno dal tema «I professionisti della giustizia. La formazione degli operatori dell’amministrazione della giustizia», organizzato dall’Università degli studi di Firenze e dall’Osservatorio sulla formazione giuridica. Interverranno, tra gli altri, Gaetano Silvestri, giudice della Corte costituzionale, Remo Danovi, foro di Milano, Andrea Proto Pisani, Università di Firenze, Francesco Galgano, direttore della scuola per le professioni legali di Bologna, Alarico Mariani Marini, conigliere della Commissione per le attività culturali del Cnf, Robertp Russo, presidente dell’Ordine degli avvocati di Firenze, Fabrizio Riccardo Frediani, presidente dell’Ordine dei notai di Firenze, Fabio Cintoli, consigliere di Stato, Virginio Rognoni, vicepresidente del Csm, Paolo Piccolo, presidente del Cnn, Ugo De Siervo, giudice della Corte costituzionale e Vincenzo Ferrari, presidente della Conferenza dei presidi di giurisprudenza. A Roma, venerdì 16 e sabato 17 giugno, presso il complesso monumentale di S. Spirito il convengo internazionale dal tema «Giornata europea delle donne avvocato» organizzato dalla Commissione pari opportunità del Cnf. Interverranno, tra gli altri, Guido Alpa, presidente del Cnf, Fernanda Contri, avvocato componente del Comitato dei saggi nominato dal Consiglio dei ministri d’Europa per un corretto funzionamento della Corte di Strasburgo, Elda Locatelli, europarlamentare, Pio Marconi, Università «La Sapienza» di Roma e Barbara Pollastrini, ministro delle Pari opportunità. A Roma, martedì 20 giugno, presso la Sala del Cneacolo di Vicolo Valdina il convegno dal tema «Perché votare no al referendum del 25-26 giugno 2006», ore 18.00. Interverranno tra gli altri, Maretta Scosa, avvocato, Riccardo Chieppa, presidente emerito della Corte costituzionale, Giuseppe Ugo Rescigno, Università di Roma «La Sapienza», Paolo Ridola, Università di Roma «La Sapienza» e Francesco Rutelli, vice presidente del Consiglio dei ministri. A Roma, giovedì 22 giugno, ore 18.00 presso il Consiglio di Stato, sala di Pompeo Palazzo Spada, Piazza Capo di Ferro, 13 il convegno dal tema «Giudizio risarcitorio e giurisdizione». A Firenze, sabato 24 giugno, ore 9.00 presso l’Hilton Florence Metropole, via del Cavallaccio 36, il I convegno nazionale dal tema «Gli atti di destinazione e la trascrizione dopo la novella» organizzato dall’Associazione italiana giovani notai. Interverranno, tra gli altri, Adolfo Di Majo, Università degli studi di «Roma Tre» Giovanni Furgiuele, Università di Firenze, Maurizio Lupoi Università di Genova e presidente dell’Associazione «Il trust in Italia», Giorgio De Nova, Università statale di Milano e Angelo Busani, notaio in Milano. 17/06/2006 21 Via G.G. Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it - e-mail: [email protected] – [email protected] ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA 22 Via G.G. Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it - e-mail: [email protected] – [email protected]