Rassegna stampa - Ordine degli Avvocati di Trani

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Rassegna stampa - Ordine degli Avvocati di Trani
ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA
Ufficio stampa
Rassegna
stampa
7 febbraio 2008
Responsabile :
Claudio Rao (tel. 06/32.21.805 – e-mail:[email protected])
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ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA
SOMMARIO
Pag. 3 RIFORME GIUSTIZIA: Nuovo governo, problemi vecchi (italia oggi)
Pag. 4 RIFORME GIUSTIZIA: Giustizia: Oua, avvocati più preparati per tutelare
meglio i cittadini (adnkronos)
Pag. 5 RIFORME GIUSTIZIA: Giustizia: esami forensi, le proposte di modifica
dell’Oua (ansa)
Pag. 6 ANTIRICICLAGGIO: Riciclaggio, offensiva contro la direttiva Ue (economy)
Pag. 7 EUROPA: Avanti tutta sulla giustizia (italia oggi)
Pag. 8 EUROPA: Arriva il Forum Europeo delle Professioni (mondo professionisti)
Pag. 9 MINISTERO GIUSTIZIA: E il Prof nomina un ministro, Scotti alla Giustizia
(il tempo)
Pag.10 AVVOCATI: Avvocati, tutti in fila ai ballottaggi (italia oggi)
Pag.11 PROCESSO PENALE: Processo, assoluzioni a metà (italia oggi)
Pag.12 PROCESSO PENALE: Se paghi non vai in carcere (italia oggi)
Pag.13 MAGISTRATI: Senza personale e giudici la giustizia va a ramengo (italia oggi)
Pag.14 MAGISTRATI: Arriva la stretta del Csm sui magistrati fuori ruolo
(il sole 24 ore)
Pag.15 MAGISTRATI: Le nuove regole (il sole 24 ore)
Pag.16 CORTE DEI CONTI: Una Corte dei conti da 300 mln (italia oggi)
Pag.17 GIUSTIZIA AMMINISTRATIVA: I Tar perdono appeal: meno ricorsi nel 2006
(italia oggi)
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ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA
ITALIA OGGI
Sabato assemblea straordinaria dell'Oua per impegnare tutti i politici in vista delle elezioni
Nuovo governo, problemi vecchi
In un documento le 12 priorità dell'avvocatura sulla giustizia
Gli avvocati presentano le 12 priorità per il nuovo governo in tema di giustizia. Le proposte saranno
esposte sabato prossimo nel corso dell'assemblea straordinaria dell'Organismo unitario dell'avvocatura
italiana sulla crisi politica in corso. «Abbiamo indicato 12 priorità, che saranno la base di discussione
dell'assemblea straordinaria», ha commentato Michelina Grillo, presidente Oua, che aggiunge:
«Chiederemo a tutti i partiti di sottoscriverle e impegnarsi a realizzarle nella prossima legislatura. Per
ottenere questo risultato l'avvocatura entra in stato di agitazione». Le 12 priorità indicate dall'Oua e
inserite nel «programma giustizia» dell'avvocatura sono le seguenti: avvio della Costituente sulla
giustizia, di cui facciano parte i parlamentari, magistrati, avvocati e rappresentanti delle altre figure del
mondo della giustizia; rivisitazione dei riti processuali civili con riduzione a pochi modelli modulabili;
individuazione e approvazione di interventi in campo penale, di tipo sostanziale (depenalizzazione ecc.) e
processuale, tesi ad assicurare rispetto dei diritti di tutte le parti del processo e tempi rapidi
nell'interesse anche delle vittime del reato, innescando un circuito virtuoso riduzione dei tempieffettività delle garanzie-effettività delle sanzioni con conseguenze anche di carattere preventivo speciale
e generale; rivalutazione del ruolo e della funzione del difensore in ogni processo, e al di fuori di esso, nei
circuiti di definizione alternativa delle controversie e nell'attività stragiudiziale; creazione di un
osservatorio centrale di verifica dei dati della giustizia completo, accessibile, trasparente e cogestito, con
la partecipazione attiva dell'avvocatura; approccio non ideologizzato e senza soluzioni preconcette al
tema della geografia giudiziaria, da affrontarsi non soltanto sulla base di aridi dati numerici;
ottimizzazione delle risorse umane e materiali dell'amministrazione della giustizia, con l'affermazione di
criteri di competenza e managerialità della gestione degli uffici; uso delle tecnologie nella gestione
dell'amministrazione della giustizia (processo civile telematico, forme moderne di registrazione delle
udienze anche civili, di creazione di fascicoli elettronici di tutti i procedimenti completi e consultabili a
distanza dagli aventi diritto ecc.); riorganizzazione di tutte le magistrature onorarie nell'ottica di
qualificazione e razionalizzazione delle risorse, selezione, formazione, verifica dei requisiti per la
permanenza nelle funzioni, incompatibilità e riflessione sulla possibilità di creare circuiti alternativi di
giurisdizione pubblica non statale; riconoscimento del ruolo dei lavoratori della conoscenza
nell'economia italiana e del loro contributo alla creazione del pil, superando la concezione, tuttora
vigente anche se ormai vetusta, che riconosce il ruolo di «parti sociali» (con dignità di considerazione,
consultazione, parola e tutela) solo al mondo industriale e del lavoro dipendente, ponendo finalmente
fine al dualismo imprese-Confindustria/lavoratori dipendenti-sindacati; riforma della professione
forense e del percorso di accesso per consentire sviluppo e riqualificazione della figura dell'avvocato
nella società e per realizzare i principi di rappresentanza democratica e di sussidiarietà
nell'ordinamento professionale; affermazione della deducibilità integrale degli oneri sostenuti per le
attività di formazione e aggiornamento professionale. La decisione di convocare sabato prossimo
l'assemblea straordinaria è stata presa dalla giunta Oua lo scorso 25 gennaio, occasione in cui è stato
discusso anche il ddl recante «Disposizioni urgenti sulla disciplina degli esami di abilitazione alla
professione forense». La giunta rispetto a questo ultimo punto ha approvato la previsione di una prova
preselettiva all'accesso all'esame di abilitazione, a condizione che le modalità di attuazione concreta
abbiano finalità non meramente deflative, ma realmente selettive. Inoltre si è espressa favorevole alla
riduzione delle sedi d'esame a quattro sedi distrettuali. Favore anche per quanto riguarda l'abbandono
della scelta delle materie da parte del candidato e l'introduzione tra esse del diritto comunitario. Al
contrario, la giunta si è opposta fermamente al «semplicistico disegno di economizzare risorse ponendo a
carico degli ordini le spese per l'esame d'abilitazione». Gianmaria Pica
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ADNKRONOS
Giustizia: Oua, avvocati più preparati per tutelare meglio i cittadini
Roma, 6 feb. - (Adnkronos) - Avvocati piu' preparati per tutelare meglio i diritti dei cittadini e
poter meglio competere sul mercato delle professioni. Un mercato che ormai impone a tutti di
confrontarsi su scala europea. Questi gli obiettivi delle proposte di modifica dell'Organismo
unitario dell'avvocatura alle linee guida del ministero della Giustizia sulla riforma della
disciplina dell'esame di abilitazione forense.
Questi i punti salienti delle proposte dell'Oua: non solo esami, ma occorre intervenire
sullaformazione universitaria e durante tutto il tirocinio con verifiche periodiche; occorre una
riforma della professione e una breve prova scritta sarebbe meglio dei quiz. Via i codici
commentati, si' alla riduzione delle sedi d'esame, ma anche porre un limite al numero di volte in
cui si puo' sostenere l'esame di abilitazione; meno magistrati e piu' ricercatori, assicurare
l'unifermita' dei giudizi sui ricorsi attribuendo la competenza ad un unico Tar.
Infine, per l'Oua e' impensabile che lo Stato che dovrebbe sostenere anche economicamente la
formazione scarichi sugli ordini persino il costo vivo degli esami di abilitazione.
(Mrg/Pe/Adnkronos)
06-FEB-08 15:25
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ANSA
Giustizia: esami forensi, le proposte di modifica dell’Oua
(ANSA) - ROMA, 6 FEB - Modificare le linee guida della riforma della disciplina dell'esame di
abilitazione forense del ministero della Giustizia per ottenere avvocati piu' preparati, e dunque
tutelare meglio i diritti dei cittadini e poter competere meglio sul mercato delle professioni. E'
quanto propone l'Oua, l' Organismo Unitario dell'Avvocatura Italiana che ha sempre rivolto
massima attenzione alla questione dell' accesso alla professione forense.
Secondo l'Oua bisogna intervenire innanzitutto sulla formazione universitaria e le nuove norme
sull'accesso vanno collegate a una riforma complessiva della professione. Va bene la prova
preselettiva e la riduzione delle sedi d'esame, previste nelle linee guida, ma va aumentato il
numero dei ricercatori universitari nelle commissioni d'esami e va previsto un sostegno
economico da parte dello Stato, che non puo' ''scaricare'' sugli Ordini ''persino il costo vivo degli
esami di abilitazione''. L'Organismo unitario ritiene inoltre ''importante'' attribuire la
competenza dei giudizi sui ricorsi
ad un unico Tar. (ANSA).
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ECONOMY
Riciclaggio, offensiva contro la direttiva Ue
Si erano incappucciati con dei sacchetti di carta per il pane, per rivendicare il loro diritto al segreto
professionale. E alla fine l'hanno spuntata. La clamorosa protesta degli avvocati belgi contro la direttiva
europea sull'antiriciclaggio, che li obbligava a informare le autorità di fatti o sospetti di riciclaggio, è
stata accolta dalla Corte costituzionale belga, che ha escluso i legali dall'obbligo di denuncia previsto
dalla legge. La pronuncia del 23 gennaio scorso ha riaperto il fronte di lotta contro la direttiva Ue tra i
legali europei. L'Ordine degli avvocati di Parigi insieme ai colleghi olandesi ha portato la questione
davanti alla Corte di giustizia Ue, che però ha respinto il ricorso. E ora anche in Italia rullano i tamburi.
Il presidente dell'Organismo unitario dell'avvocatura (Oua), Michelina Grillo , torna a
denunciare: «Non si può arbitrariamente incidere su materie di rango costituzionale, come il
diritto alla difesa».
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ITALIA OGGI
Frattini illustra le novità: maggiori poteri alla Corte di Lussemburgo
Avanti tutta sulla giustizia
Il trattato di Lisbona rafforza la cooperazione
Un appello per una cooperazione giudiziaria più fattiva. Questo il senso dello speech di Franco Frattini,
commissario Ue per la giustizia, libertà e sicurezza, tenuto recentemente a Bruxelles. Nel fare il punto
sullo stato dell'arte dei dossier che lo riguardano, Frattini ha sottolineato come nei casi in cui in materia
sarà impossibile raggiungere un largo accordo comune, «tramite la cooperazione rafforzata prevista dal
trattato di riforma, un numero minimo di nove stati membri potrà procedere e adottare una normativa.
Non mi piace l'idea di un'Europa a due velocità», ha aggiunto Frattini, «ma mi piace ancora meno veder
bloccare iniziative valide per l'opposizione di uno o due Stati membri ai desideri della maggioranza».
Riguardo ai temi strettamente legati alla cooperazione giudiziaria, Frattini ha anche applaudito
l'applicazione della procedura di codecisione a quella in materia penale. «Mi rallegro particolarmente
del fatto che la procedura di codecisione sia stata estesa alla cooperazione di polizia e giudiziaria in
materia penale», ha chiosato Frattini, «ciò permetterà una maggiore efficienza e affidabilità, perché
codecisione significa che le decisioni sono adottate con votazione a maggioranza qualificata e che il
Parlamento europeo ha un ruolo più importante, in quanto colegislatore».
Frattini ha sottolineato l'importanza e la portata innovativa del trattato di Lisbona. I punti principali
sono: i diritti fondamentali, la riforma istituzionale, il processo decisionale, la cooperazione rafforzata,
la Corte di giustizia, le misure di salvaguardia, la clausola di opt-out e il periodo di transizione. A
proposito di diritti fondamentali, Frattini ha applaudito il fatto che la Carta dei diritti fondamentali
diventi giuridicamente vincolante. «La Carta tutela i diritti individuali», ha precisato, «nella fattispecie
la dignità, le libertà, l'uguaglianza, la solidarietà e i diritti inerenti alla cittadinanza e all'ambito
giudiziario. È un risultato eccellente. Grazie a questo, e alle iniziative prese dall'Ue per aderire alla
Convenzione europea dei diritti dell'uomo (ma su questo occorrerà agire rapidamente), il nostro
impegno per promuovere e proteggere i diritti fondamentali dell'Unione risulta rafforzato». Secondo
Frattini «i cambiamenti più importanti sono quelli previsti nel settore della cooperazione di polizia e
giudiziaria, il cosiddetto terzo pilastro. Attualmente il processo decisionale in questo campo è per lo più
intergovernativo. Le decisioni sono adottate all'unanimità dagli stati membri, con scarso
coinvolgimento della Commissione europea, del Parlamento europeo e della Corte di giustizia europea.
Questa situazione cambierà. Sono lieto che si sia raggiunto un accordo per porre fine alla divisione
artificiale rispetto alle politiche comunitarie classiche, abolendo la struttura a pilastri». Sulla Corte di
giustizia Frattini ha illustrato come «siamo attualmente in una situazione eccezionale, caratterizzata dal
fatto che la Corte non è competente in tutti i settori della legislazione dell'Ue. Grazie al trattato di
Lisbona, la Corte avrà finalmente piena competenza in tutte le questioni di giustizia, libertà e sicurezza,
compresa la cooperazione di polizia e giudiziaria». Infine Frattini ha commentato la complessità
giuridica, dichiarando che «non possiamo negare che questo aumenta le difficoltà del nostro lavoro.
Dovremo considerare le conseguenze della mancata partecipazione di alcuni stati membri, conseguenze
che riguardano loro, ma anche l'Unione intera. Ovviamente sarei favorevole alla partecipazione del
Regno Unito, dell'Irlanda e della Danimarca alla politica comune, ma non a detrimento dei progressi
conseguiti dal nuovo trattato. Paolo Bozzacchi
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MONDO PROFESSIONISTI
Arriva il Forum Europeo delle Professioni
Nascerà a metà aprile a Bruxelles
A darne notizia il vicepresidente della Commissione europea, Franco Frattini, che ha annunciato la
realizzazione di un gruppo di esperti sempre a disposizione da consultare sulle scelte nella politica della
giustizia nell'Unione Europea. “Questo forum - spiega Frattini, commissario a Giustizia, libertà e
sicurezza - risponde alle esigenze di una consultazione più mirata nel processo di proposta e di
valutazione delle nostre politiche e leggi nel settore della giustizia. Non solo creerà una piattaforma per
gli operatori che hanno a che fare quotidianamente con l'attuazione delle leggi Ue nel nostro campo ma,
grazie alla sua natura, consentirà un produttivo scambio di idee”. Per Frattini, “una consultazione più
mirata è fondamentale per disporre di strumenti europei efficaci nel settore della giustizia”. Al forum
parteciperanno professionisti della giustizia, fra i quali magistrati e avvocati, e saranno coinvolti
esponenti del mondo accademico e rappresentanti di Ong operanti nel settore della giustizia. Sono
soddisfatto in particolare – spiega ancora Frattini - perché questo Forum metterà insieme un largo
gruppo di protagonisti del settore, dai rappresentati delle vittime a giudici delle Corti supreme, agli
avvocati, come anche i rappresentanti di network europei che lavorano nel settore”.
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IL TEMPO
E il Prof nomina un ministro, Scotti alla Giustizia
Il presidente del Consiglio Romano Prodi cede l'incarico di ministro della Giustizia al sottosegretario
Luigi Scotti che oggi giurerà al Quirinale come ministro. Settantasei anni, napoletano, Scotti ha alle
spalle un lunghissima carriera in magistratura culminata con la presidenza del Tribunale di Roma,
incarico che ha lasciato quando due anni fa è diventato sottosegretario alla Giustizia.
Non è la prima volta che a diventare Guardasigilli è un ex magistrato: Vincenzo Caianiello e Filippo
Mancuso lo dimostrano. Certo è che Scotti ha svolto in questi due anni una delicata funzione di
mediazione con la magistratura, dopo il periodo di braccio di ferro con l'ex ministro Roberto Castelli
sulla riforma dell'ordinamento giudiziario. Protesta la Cdl. Per il leghista Castelli «il fatto che venga
nominato ministro della Giustizia un magistrato che non è nemmeno stato eletto dal popolo, ma
prelevato dal tribunale per nominarlo prima sottosegretario alla giustizia e ora Guardasigilli, dimostra
come Prodi abbia in totale spregio i fondamenti costituzionali basati sulla separazione dei poteri». I
senatori di An Caruso e Valentino esprimono, in una nota congiunta, considerazione e stima per il
sottosegretario Luigi Scotti, indicato come futuro ministro della Giustizia, ma invitano il governo ad
astenersi dal fare nomine in numerose e delicate funzioni di uffici centrali e periferici
dell'amministrazione giudiziaria.
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ITALIA OGGI
Toghe alle urne per il rinnovo dei consigli provinciali, con qualche sorpresa nei secondi turni
Avvocati, tutti in fila ai ballottaggi
Solo l'Ordine di Milano ha rieletto Giuggioli al primo turno
Avvocati alle urne per rinnovare i consigli degli Ordini. È un'Italia a più velocità tra risultati del primo turno e
ballottaggi in corso o ancora da venire, quella che esce fuori dalle elezioni forensi di queste settimane.
Determinante in ogni caso il numero dei candidati e il bacino dell'elettorato attivo. Roma, dopo il primo turno
andato a vuoto, ha chiuso il ballottaggio ieri, Milano e il presidente uscente Paolo Giuggioli, l'unico ad avercela
fatta al primo turno, dovranno invece aspettare ancora un'altra settimana per trovare con il ballottaggio gli altri 14
consiglieri. Napoli, al primo turno solo da ieri, deve ancora cominciare mentre Bari ha appena chiuso il
ballottaggio. Tutto fatto invece a Catania che lasciatasi alle spalle le elezioni, ha già votato il neo presidente
Salvatore Torrisi mentre è in vista il ballottaggio a Palermo che ha chiuso il primo turno con cinque eletti. A
Roma il ballottaggio ha eletto con 20.186 iscritti e 7.511 votanti, più dell'andata, Mauro Vaglio con 2.926 voti
seguito da Antonio Conte a 2.800, Federico Bucci a 2.750 e dal presidente uscente Alessandro Cassiani a 2.539.
Per lui si allontana la possibilità di un secondo mandato vista l'esiguità del numero di candidati della sua lista che
hanno passato il turno. Delusione per la lista del presidente uscente Cassiani, quella di Domenico Condello
consigliere uscente che ha raccolto poco più di 1.300 voti, per finire con «Aria Nuova», la lista giovane che
doveva essere la novità di quest'anno considerata la giovane età dei 12 outsider, tutti tra i 30 e i 45 anni. Estranei
all'estabilishment consiliare, sono comunque andati oltre le loro stesse previsioni: il più votato, Massimiliano
Cesali, ha preso 486 voti, al ballottaggio hanno appoggiato trasversalmente candidati amici. A Milano il primo
turno ha incoronato Paolo Giuggioli con 2.371 voti, anche qui bassa la percentuale dei votanti: su 13.782 iscritti,
hanno votato 4.511 avvocati. Due le liste ma scarsissimi margini di manovra per gli avversari del presidente in
carica visto che i dieci più votati sono tutti nella sua lista «Avvocati per gli avvocati». Se riconfermato, questo
sarà il settimo mandato per Giuggioli che in fatto di giurisdizione ha le sue idee: «Le sottoporrò al prossimo
ministro della giustizia, se non sarà un incompetente_». Al contrario a Napoli il presidente uscente Franco
Tortorano non si ripresenta: dopo una presidenza giocata sul filo di lana con quella del suo predecessore Franco
Landolfo perdente per un solo voto di differenza dopo 12 anni di mandato e una reggenza altrettanto difficile per
l'esiguità della sua maggioranza in consiglio, torna alla sua attività di avvocato e professore universitario. Al suo
posto potrebbe esserci Francesco Caia, segretario uscente dato per favorito alla presidenza. Gli altri nomi che
circolano tra i 30 candidati sono quelli di Antonio Tafuri e Pino Vitiello, rispettivamente tesoriere e consigliere
uscenti. I numeri sono considerevoli: 10 mila gli aventi diritto ma «per il recente trasferimento degli uffici civili
in una delle torri del centro direzionale, quest'anno molti per protesta non andranno a votare», fanno notare.
Elezioni calde, quindi, con un'incursione inedita: quella delle associazioni forensi Aiga e Sindacato forense che
tenteranno l'ingresso in consiglio, la prima con Salvatore Impradice e la seconda con Roberto Fiore e Vincenzo
Pecorella. E proseguendo in giù, scopriamo che dopo Napoli, anche a Bari, l'attuale presidente dell'Ordine
Franco Monaco non si è ripresentato. Dopo il primo turno che ha consegnato al consiglio i nomi di Schiavoni e
Vergentino, fortemente indicato anche per la presidenza, lo scorso fine settimana è stata la volta del ballottaggio
dove hanno votato oltre 3 mila persone su un totale di 3.600 iscritti.
Due le liste: quella di maggioranza «Uniti per l'avvocatura» che ha eletto la maggioranza dei consiglieri e quella
dell'Aiga dove sono confluiti anche i voti della lista «Ritorno e futuro» presente al primo turno. Chiude il giro la
Sicilia con il risultato parziale di Palermo che ha eletto 5 consiglieri al primo turno e guarda al ballottaggio e
Catania dove sono stati eletti sia il consiglio che il presidente. Una sorpresa, in questo caso, visto che l'eletto non
era stato il più votato ma il secondo dopo Maurizio Magnano, il più votato del primo turno. I consiglieri in sede
di voto gli hanno preferito Salvatore Torrisi, della sua stessa lista. Marzia Paolucci
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ITALIA OGGI
La commissione Mirabelli avverte: l'udienza preliminare non fa da filtro al rinvio a giudizio
Processo, assoluzioni a metà
Sentenze di proscioglimento il 50% di quelle di condanna
Sorpresa: in dibattimento si assolve nel 50% dei casi, soprattutto nel rito ordinario. Da ciò si desume
«una ridotta idoneità della udienza preliminare a operare un'effettiva selezione rispetto alla qualità delle
richieste di rinvio a giudizio formulate». È una notizia quella che emerge dallo studio predisposto dalla
commissione Mirabelli sul rilancio della efficienza del sistema giudiziario a legislazione data, già
anticipata per la parte relativa al settore penale su ItaliaOggi del 31 gennaio scorso. Lo scopo del lavoro
era quello di analizzare i dati per individuare i nodi di principale criticità del sistema e studiare
soluzioni soprattutto organizzative per garantire una accelerazione nello smaltimento dei processi. Tra i
numerosi dati analizzati, uno salta agli occhi, per ammissione della stessa commissione: il processo
penale assolve, giudica non colpevole nel 50% dei casi. Il che può far riflettere su due aspetti: che
l'«appiattimento» tra accusa e giudice non è confermato ma anche che la tenuta probatoria dell'accusa
spesso è scarsa. Le conclusioni della commissione non si spingono a tanto ma si limitano a rilevare che
qualcosa non funziona nell'udienza preliminare che, tutto sommato, non funge da filtro effettivo per
concludere processi che alla fine terminano con una assoluzione. I dati evidenziano che nel 2006, nel
giudizio ordinario, 4.691 sono state le sentenze di condanna e 2.528 quelle di assoluzione: la metà,
appunto. Per questo, nella parte relativa alle proposte la commissione avanza l'idea di rafforzare la
funzione di filtro del gip «sul quale dovrebbe incombere l'onere di far prevenire a dibattimento solo i
procedimenti rispetto ai quali effettivamente sussistano i presupposti concreti per una conferma
dell'ipotesi assolutoria». Altri dati significativi si traggono dalla tabella sulle prescrizioni e sulla
produttività dei giudici (entrambe in pagina). Il confronto dei numeri del rito collegiale con quelli del
rito monocratico dimostra che è costante il numero dei processi celebrati davanti al collegio, davanti al
quale il rito ordinario è ancora preferito ai riti alternativi. L'esperienza dimostra anche «l'esistenza di un
grave pregiudizio al principio di rapida definizione dei procedimenti, motivato anche dal pericolo di
sostituzione del giudice naturale nel contesto di esigenze di organizzazione degli uffici giudiziari».
Davanti al giudice monocratico vanno meglio i riti alternativi: è rilevante il ricorso all'istituto
dell'applicazione della pena su richiesta delle parti, che giunge a una percentuale del 40% rispetto al
giudizio ordinario. Significativi anche i dati su quello che è indicato come l'indice di ricambio, ossia la
misura dello smaltimento del lavoro in contrapposizione alla domanda dichiarata di giustizia: per
quanto riguarda il rito collegiale l'indice di ricambio è molto positivo nei tribunali medio-piccoli (Lecce
garantisce il 201%). Vanno bene i tribunali piccoli e anche medio grandi. «Preoccupante» è la
situazione di Roma, dove l'indice di smaltimento è in costante decremento. Nel rito monocratico le
percentuali sono diverse: nel gruppo dei piccoli l'indice di ricambio è negativo, e tendente al negativo è
anche negli altri tre gruppi di uffici. «Il dato relativo all'ufficio del gip appare particolarmente
significativo della situazione di sofferenza in cui pare versare la fase prodromica al processo penale: il
dato nazionale dell'indice di sofferenza appare in sostanziale decremento rispetto a quello degli anni
precedenti passando dal 100,7% del 2003 al 93,7% del 2005. Claudia Morelli
la proposta: oblazione ampia
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ITALIA OGGI
Se paghi non vai in carcere
Scoraggiare il ricorso al giudice penale per alcune categorie di reati perseguibili a querela,
depenalizzare con coraggio, introdurre una conciliazione anche nel processo penale e applicare il
meccanismo dell'oblazione per i reati puniti con ammenda e arresto. Sono queste le principali proposte
avanzate dalla relazione Mirabelli per ridare efficienza al sistema procedurale penale, presupponendo in
realtà quegli interventi sui codici che erano stati studiati al ministero della giustizia sotto la guida
dell'ex guardasigilli Clemente Mastella. Nella relazione si constata che «la situazione di difficoltà in cui
versa il processo penale pare da imputarsi in notevole misura alle disfunzioni organizzative. Dall'esame
dei dati si riscontra l'eccessivo protrarsi degli intervalli fra le varie fasi processuali e l'altrettanta
eccessiva durata della fase dibattimentale: in entrambi i casi, un aspetto problematico è collegato
proprio agli ostacoli di tipo gestionale come carenza di organici, mutamenti dei collegi giudicanti,
nullità o tardività delle notifiche, sovraccarico dei ruoli di udienza». Alcune proposte di intervento sono
quelle già avanzate per il settore civile, come la completa copertura degli organici sia di magistratura
sia del personale amministrativo o il rafforzamento dell'informatica. Innovativa è la proposta di
introdurre una fase di conciliazione, ovviamente nei procedimenti per i reati perseguibili a querela. Tra
i fattori di riduzione del contenzioso, la relazione annovera l'applicazione dell'analisi dell'impatto della
regolamentazione per ridurre «i costi giudiziari delle leggi». Uno studio preventivo sull'impatto delle
norme dovrebbe attestarsi sulle eventuali questioni di diritto intertemporale o su eventuali ambiguità
che produrrebbero riflessi sul contenzioso e sul carico di giustizia. Basterebbe una direttiva del
presidente del consiglio dei ministri. La commissione punta anche a un'estensione della facoltà di
oblazione, l'estinzione della contravvenzione dietro pagamento di una somma di denaro. L'istituto
previsto dagli articoli 162 e 162-bis del codice penale potrebbe applicarsi ai reati puniti con l'ammenda
o, alternativamente, con l'ammenda o l'arresto.
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Dalle commissioni di palazzo dei marescialli
Senza personale e giudici la giustizia va a ramengo
Il Csm suona l'allarme: in alcune sedi la scopertura arriva quasi al 30%
Gravi picchi di scopertura del personale amministrativo e di magistrati, che vanno a incidere
negativamente sulla resa di funzionalità di alcuni uffici giudiziari, con carenze rilevanti presso la Corte
d'appello di Milano (24,16 %) e Venezia (28,09 %), ma con la sorprendente eccezione per due sedi del
Sud, Lecce e Palermo, dove l'organico invece risulta in eccesso.
È quanto rilevato dai consiglieri togati del Csm Ezia Maccora (Magistratura democratica) e Fabio Roia
(Unicost), che hanno chiesto l'apertura di una pratica finalizzata al monitoraggio dei dati, all'analisi
delle ricadute sul piano della resa del servizio e alla opportuna sensibilizzazione del ministero della
giustizia in relazione proprio alle carenze degli organici dei magistrati e del personale amministrativo.
La delibera di autorizzazione di apertura della pratica è stata approvata dal plenum di Palazzo dei
Marescialli la scorsa settimana. Nel documento si evidenzia la situazione di calo esistente nel comparto
del personale (rappresentata tre mesi e mezzo fa in un'audizione presso la sesta commissione dal capo
dipartimento del ministero di via Arenula Claudio Castelli) sia con riferimento agli organici sia in
relazione alle effettive presenze. Calo determinato tanto dai tagli di organico (5%) previsti nelle passate
leggi finanziarie, quanto alla circostanza che dal 2001 non sono state effettuate nuove assunzioni
nell'amministrazione malgrado l'esperimento di qualche procedura concorsuale, a causa della mancata
autorizzazione da parte del ministero della funzione pubblica. Tra i dati emersi, la non omogeneità a
livello nazionale della scopertura generale reale individuata nel 6,66% di media, con punte massime in
Lombardia (16,23% a Milano, 13,06% a Brescia) e situazioni di sopraorganico a Lecce e Palermo.
Oltre a fornire le cifre sulle carenze di personale, Castelli nel corso dell'audizione dello scorso ottobre a
Palazzo dei Marescialli aveva messo in evidenza la prevista stabilizzazione, entro il 2008, di 1.465
lavoratori a tempo determinato, l'effettivo avvio di una procedura interna di mobilità che risultava nella
fase procedimentale dell'elaborazione delle graduatorie interessanti circa 40 mila unità, e le iniziative
assunte dal ministero della Giustizia, in particolare riguardo il ddl sull'ufficio del processo. Il disegno di
legge in questione conteneva infatti anche misure per la valorizzazione del personale giudiziario
(incentivi per la progressione in carriera) e per l'assunzione di 2.800 figure apicali, per sopperire alla
carenza di organico; ma anche la possibilità di stipulare accordi con le regioni per ottenere il distacco
del personale regionale presso gli uffici giudiziari (accordi già stipulati con il Friuli-Venezia Giulia, il
Trentino e la Lombardia) e lo studio della possibile soppressione di 91 sedi degli uffici di Giudici di
pace con conseguente ridistribuzione di circa 300 unità di personale giudiziario ad altre sedi. Inoltre, tra
i documenti acquisiti dalla sesta commissione, anche uno studio effettuato dal tribunale di Brescia che,
comparando i dati forniti dal ministero della giustizia riguardanti i 29 tribunali delle città sedi di Corte
d'appello, evidenziava il rapporto non omogeneo esistente tra il numero dei procedimenti gestiti e il
numero di personale giudiziario a disposizione di ogni singolo ufficio. Una conferma alla già
denunciata sofferenza comportata da tali carenze che hanno comportato inevitabilmente ricadute sul
piano della funzionalità del servizio giustizia. Il Consiglio, approvando in plenum la delibera, ha
sottolineato come i suoi compiti, in tema di organizzazione dei servizi relativi alla giustizia siano
limitati all'attività di segnalazione e denuncia di situazioni critiche e ha chiesto di evidenziare i dati
acquisiti dalla sesta commissione trasmettendo la risoluzione ai presidenti delle Corti d'appello, ai
procuratori generali presso le Corti d'appello e al ministro della giustizia, per la diffusione e
l'assunzione delle iniziative ritenute opportune. Valentina Marsella
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IL SOLE 24 ORE
Giustizia. Incarichi extra-giudiziari per cinque anni al massimo
Arriva la stretta del Csm sui magistrati fuori ruolo
Il contingente non potrà superare le 185 unità
Incarichi extra-giudiziari a tempo determinato, adeguatamente motivati, trasparenti e comunque con un
contingente invalicabile di toghe distaccate. Sette anni dopo la disposizione che fissava il numero dei
magistrati ”quiescenti” (200, portati a 230 con una norma del 2003), e dopo “la sparigliata’ della legge
di riforma dell’ordinamento giudiziario che di fatto aveva abrogato le limitazioni, il Csm è intervenuto
ieri per rimettere ordine a una situazione definita «fuori controllo» nel corso di un’audizione al Senato
nella primavera del 2007. I nuovi paletti sui collocamenti fuori-ruolo sono a gomito se confrontati alla
prassi dell’ultimo quinquennio. Innanzitutto viene introdotto il principio della riserva di legge, per il
quale i compiti e le funzioni di riferimento devono essere previsti dalla legge stessa o da norme Ue, da
trattati internazionali o da altre norme primarie. Ma, soprattutto, la vacanza dal posto di lavoro d’ora in
avanti non potrà durare più di cinque anni, al termine dei quali il magistrato, prima di un nuovo
collocamento fuori ruolo - che comunque non ecceda il limite complessivo dei dieci anni all’interno
della carriera -dovrà rimanere in servizio per almeno cinque anni. Il vaglio del Consiglio superiore sul
distacco temporaneo diventa particolarmente incisivo. Il candidato al «fuori ruolo» è tenuto a
dichiarare, tra l’altro, «compensi, indennità o remunerazioni previsti sotto ogni forma o titolo» che
riceverà, l’eventuale conflitto di interessi con l’attività svolta per l’ufficio (se abbia, cioé, giudicato o
stia trattando procédimenti dell’amministrazione che ne richiede le prestazioni), oltre agli incarichi
“extra” svolti nell’ultimo biennio. Non basta: la pratica deve essere integrata con una certificazione
della cancelleria che attesti il lavoro svolto dal magistrato i partenza, anche in rapporto a quello dei
colleghi d’ufficio. In ogni caso le toghe destinate a impiego diverso dal disbrigo delle funzioni
giudiziarie vere e proprie non potranno superare il contingente di 185 unità; dallo sbarramento
continueranno, però, a rimanere fuori gli incarichi elettivi (compreso quello di consigliere del Csm),
quelli non elettivi del Csm e presso la nuova Scuola della magistratura, gli incarichi all’estero
(comunque soggetti a un vaglio di compatibilità del Csm), le toghe distaccate alla Presidenza della
Repubblica e in Corte costituzionale, e quelle addette al ministero di via Arenula. Il richiamo alle
mansioni “ordinarie” tra l’altro ha effetto anche retroattivo. Entro diciotto mesi il Csm ricollocherà in
ruolo i magistrati quiescenti da più di cinque anni, termine che scende a dodici mesi per i colleghi
assenti da più di due lustri. Obiettivo dell’intervento del Csm è «porre un argine ad un numero
eccessivo di richieste di destinazione dei magistrati a funzioni extragiudiziarie, in un momento storico
caratterizzato da gravi scoperture di organico e da un’intollerabile lunghezza dei tempi dei processi».
Ma anche favorire «un opportuno ricambio dei magistrati destinati a svolgere funzioni fuori ruolo,
evitando la creazione di percorsi professionali che privilegino eccessivamente le esperienze
professionali» fatte fuori dagli uffici giudiziari. E impedire così «l’appannamento dell’immagine di
terzietà del magistrato». All’inizio della carriera, i magistrati non potranno andare fuori ruolo per «non
sottrarre precocemente una capacità professionale agli uffici giudiziari». Comunque restano validi
alcuni “paletti” che da tempo il Csm aveva già fissato: il collocamento fuori ruolo di un magistrato non
può essere disposto se nell’ufficio giudiziario in cui lavora c’è una scopertura nell’organico di oltre il
20% o se il suo allontanamento può avere conseguenze negative nella trattazione dei procedimenti dei
quali è titolare. Alessandro Galimberti
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IL SOLE 24 ORE
Le nuove regole
La circolare del Consiglio Superiore
Il testo del provvedimento
«I collocamenti fuori ruolo sono consentiti soltanto nei casi in cui i compiti e le funzioni di
riferimento siano previsti dalla legge o da norme dell’UE, da trattati internazionali, da altre norme
primarie». «Non possono protrarsi per un periodo superiore ai cinque anni, né è consentito superare
detto limite nel caso di collocamenti fuori ruolo che si susseguano senza soluzione di continuità, con
l’eccezione degli incarichi peri quali la legge stabilisca espressamente una durata minima superiore e
delle cariche elettive, la cui durata non viene computata ai fini della determinazione del quinquennio».
«Trascorso il periodo di cinque anni, prima di essere autorizzato ad un nuovo collocamento fuori
ruolo,il magistrato deve rimanere in ruolo per almeno cinque anni». «La durata complessiva del periodo
fuori ruolo non può, comunque, superare il periodo massimo complessivo di dieci anni, nell’arco del
servizio, con esclusione del periodo di aspettativa previsto per l’assunzione di cariche elettive o di
mandato al Csm» «Il magistrato deve allegare documentazione da cui risultino caratteristiche, durata e
luogo di svolgimento dell’attività; compensi, indennità o remunerazioni previsti sotto qualsiasi forma o
titolo; eventuali procedimenti o processi da lui trattati o in corso di trattazione, in cui sia stato o sia
parte l’ente o il soggetto che ha formulato la richiesta;incarichi extragiudiziari espletati nell’ultimo
biennio; certificazione della cancelleria relativa al lavoro svolto».
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ITALIA OGGI
Il segretariato generale assorbe oltre il 48% del bilancio. In aumento le spese di personale
Una Corte dei conti da 300 mln
Crescono le previsioni di spesa per la magistratura contabile
Una corte dei Conti da 300 milioni di euro. A tanto ammonta lo stanziamento di previsione per il suo
funzionamento per l'anno 2008. Le spese che maggiormente peseranno sulla cassa della Corte sono
quelle per il personale. Si attesteranno sull'80,75% del totale previsto in bilancio (senza considerare gli
aumenti contrattuali del personale amministrativo secondo il Ccnl). L'11,85% delle risorse è destinato
all'acquisizione di beni e servizi ed il 4,42% alle spese rappresentate dall'informatica di servizio. Questi
due centri di spesa negli anni precedenti sono stati fortemente penalizzati da cospicue riduzioni di fondi
e dai cosiddetti decreti taglia-spese. Il restante 2,97% dei fondi disponibili è destinato agli oneri
comuni. Per il funzionamento degli uffici regionali è stato calcolato un aumento complessivo per
6.822.000 euro rispetto alle previsioni iniziali del 2007. Tra i diversi centri di responsabilità, il
segretariato generale è quello a cui sono stati assegnati maggiori fondi con 147.893.474 euro (pari al
48,55 dell'intero bilancio). In bilancio è presente, con uno stanziamento di 200mila euro, un apposito
capitolo finalizzato alla formazione del personale di magistratura, gestito dal consiglio di presidenza
della corte, il quale ogni anno predispone nutriti programmi di corsi e seminari rivolti all'aggiornamento
del personale. Negli anni passati, una «grave criticità» ha caratterizzato la gestione del servizio affari
regionali, da ciò si evince l'assegnazione di una cospicua risorsa finanziaria al centro amministrativo:
32.212.136 euro (pari al 10,57% del budget totale). Un'altra fetta importante dei fondi, è stata destinata
al servizio per le risorse umane e la formazione che riceverà complessivamente 124.515.000
euro(corrisponde al 40,87% delle risorse in bilancio). Il fondo cassa si attesterà su 62 milioni di euro
circa, mentre le somme ancora rimaste da versare alla Banca d'Italia per pagamenti effettuati durante
l'esercizio 2007, saranno pari a 70 milioni di euro circa, ai quali dovranno sommarsi i pagamenti da
rimborsare per ulteriori impegni assunti alla stessa data, per 28 milioni di euro calcolati in via
presuntiva.L'andamento della gestione di competenza determinerà l'ulteriore effettivo fabbisogno sulla
base dei rimborsi da effettuare nel corso del 2008, per circa 200 milioni di euro.Insomma, mantenere la
Corte dei conti costerà alle casse pubbliche più di 300 milioni di euro.
Monito lanciato anche dall'Eurispes rilevando come questi dati abbiano fatto nascere «gli interrogativi
sulla reale utilità di una istituzione che, nata per controllare la spesa ed evitare sprechi e sperperi, costa
essa stessa più di 300 milioni di euro l'anno garantendo ai suoi appartenenti retribuzioni e privilegi che
essa stessa censura presso le amministrazioni sottoposte a controllo». Il bilancio della corte, secondo
l'Eurispes, è superiore di circa 80 milioni di quello della giustizia amministrativa. Gianmaria Pica
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ITALIA OGGI
Il bilancio della giustizia amministrativa
I Tar perdono appeal: meno ricorsi nel 2006
Nell'ultimo biennio la domanda di giustizia si è contratta del 29%. Crescono gli appelli al Cds
Meno ricorsi ai Tar. La domanda di giustizia amministrativa in primo grado ha subito nel 2006, rispetto
all'anno 2005, una flessione del 6,5% (58 mila ricorsi nel 2006, rispetto ai 62 mila del 2005) ed un
incremento dell'1,5 % in grado d'appello (7.140 ricorsi nel 2006, 7.036 nel 2005). Il numero dei ricorsi
definiti ha registrato una riduzione del 16% in primo grado (93.058 decisioni nel 2006 contro le
111.274 del 2005 e 111.030 del 2004); al contrario si registra, in secondo grado, un aumento pari al
10% (8.172 decisioni nel 2006 rispetto alle 7.413 del 2005 e 7.758 del 2004). L'andamento sulla
giustizia amministrativa nel 2006 è fotografato dal consueto rapporto approvato dal consiglio di
presidenza amministrativa e inviato al parlamento. Analizzando con maggior attenzione il rapporto, si
nota che per i Tribunali amministrativi regionali, nel biennio 2005/2006, si è determinata una
contrazione complessiva del 29% rispetto ai ricorsi presentati nel 2004 (nel 2006, una flessione del
6,5% rispetto al 2005, ma principalmente nel 2005 una flessione del 22,5% rispetto al 2004). Al
contrario il numero dei ricorsi presso il Cds, che in entrata ha registrato un leggero incremento della
domanda di intervento, in controtendenza rispetto al primo grado. Anche in secondo grado le vertenze
definitive risultano in numero superiore ai ricorsi in entrata. Nel 2006 le decisioni sono state 8.172, tra
sentenze e sentenze brevi (6.961), e decreti decisori di merito (1.211), con un incremento del 9,3%
rispetto alle 7.500 circa del 2005. I dati che riguardano i ricorsi giacenti in primo e secondo grado,
evidenziano che, dopo il picco raggiunto nel 2000, anche nel 2006 permane la tendenza verso la
progressiva riduzione delle giacenze. La conferma del saldo attivo nel rapporto tra giudizi definiti e
ricorsi pervenuti si evince dai seguenti numeri: a fine 2006 risultano pendenti presso i Tar circa 690
mila ricorsi (a fine 2005 erano circa 724.000), mentre presso le Sezioni giurisdizionali del consiglio di
Stato le giacenze (circa 21.700 ricorsi) sono leggermente diminuite (nel 2005, 22 mila ricorsi).
La dotazione organica complessiva del personale amministrativo al 31 dicembre 2006, è passata da 969
a 920 unità. Per quanto concerne il personale di magistratura, risultano in servizio 20 presidenti di
sezione del Consiglio di Stato, 83 consiglieri di Stato, 22 presidenti di Tar e 296 magistrati di Tar.
Riguardo all'aspetto finanziario della giustizia amministrativa, il bilancio autonomo di previsione della
giustizia prevedeva per l'anno finanziario 2006, entrate ed uscite per oltre 195 milioni di euro. Le
previsioni di spesa sono cresciute per il personale, nel 2006 rispetto al 2005, del 10,38 %, pari a
145.891.703,15 euro; e del 18,23% (30.880.323,34 euro) per l'acquisto di beni e servizi, comprese le
locazioni; le spese in conto capitale sono aumentate invece del 10,26%.
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