2015.11.08 IlCaffè Opinione di Stefano Modenini sul portale

Transcript

2015.11.08 IlCaffè Opinione di Stefano Modenini sul portale
L’opinione I dubbi di Modenini, direttore dell’Associazione industrie, sul portale promosso dal governo per tutelare il mercato del lavoro
“Si tratta di voyeurismo
con l’aggiunta di una dose
di insana burocrazia”
Ti-Press
P
er lui siamo sulla strada
del voyeurismo di Stato.
“Con l’aggiunta della burocrazia, visto che non solo si
invita alla delazione, ma si
chiede a chi segnala di compilare un formulario molto complicato”. Stefano Modenini, direttore dell’Associazione industrie
ticinesi, è poco convinto dell’iniziativa del Cantone per
combattere gli abusi salariali.
“Non mi pare questa la strada
giusta. Anche perché - spiega se si va a leggersi bene il questionario da scaricare dal sito
del dipartimento Economia,
per poter inoltrare le segnalazioni, si vede che
non è per nulla semplice.
Anche se, contrariamente a quanto sembrava
originariamente, alla fine del documento bisognerà inserire il proprio nome e
cognome per denunciare eventuali abusi salariali”.
Eppure questa non è l’unica iniziativa del genere. C’era già
stata la lista nera dell’Unia con
Il direttore
“Non mi pare la strada giusta.
Oggi ci si può rivolgere
all’Ufficio di sorveglianza
del lavoro a Bellinzona”
l’elenco delle aziende non in regola. “Pure le segnalazioni contro lavoro nero – riprende il direttore di Aiti - erano già previste. Qualsiasi cittadino oggi può
rivolgersi all’Ufficio di sorveglianza del lavoro di Bellinzona”.
La firma per le segnalazioni online su eventuali casi di lavoro
nero sarebbe, comunque, necessaria, e non facoltativa
com’è attualmente, perché altrimenti ci potrebbero essere
effetti indesiderati. L’arma
dell’anonimato potrebbe essere
utilizzata da aziende concorrenti per farsi la guerra o per
operazioni poco pulite. E ci sa-
rebbe davvero un imbarbarimento. “Quello che spaventa,
tuttavia, è proprio il concetto, la
filosofia che sta alla base di misure come questa”, osserva
Modenini: “Siamo un cantone,
e ho già avuto modo di sottolinearlo, a cui piace il chiacchiericcio. Siamo un Paese dove la
metà della popolazione conosce
l’altra metà. E non vorrei che si
innescassero faccende personali, come le liti tra vicini con relativa delazione appena uno vede un furgone con la targa estera”. In Ticino, secondo il direttore dell’Aiti, si nota, purtroppo, la tendenza ad ingigantire e
distorcere i problemi. Anche
quelli seri come la lotta al dumping salariale e alle scorrettezze nel mercato del lavoro. Per
non parlare di certe misure, come la richiesta del certificato
penale per i frontalieri. “Si pensa davvero di fermare le derive
con questi mezzi? – si chiede
Modenini – Lottare contro gli
abusi non vuol dire criminalizzare intere categorie. Senza
contare che già abbiamo aziende che si lamentano per controlli pretestuosi e continui. Io,
posso capire la strategia del dipartimento dell’Economia che
cerca di mettere ordine nel
mercato del lavoro, ma bisogna
fare attenzione visto il clima
che si è creato”. Un clima, peraltro, ed è la preoccupazione
dell’Aiti, che difficilmente incentiverà l’insediamento di
nuove imprese di qualità. “Sarebbe invece utile - aggiunge
Modenini -, e ho provato a suggerirlo più volte, se i cittadini
leggessero la lista delle notifiche di chi fa ricorso ai distaccati
da aziende estere. Certo, ci sono anche notifiche perfettamente legittime, perché se io
devo far fare la manutenzione
di un impianto prodotto da una
azienda inglese, ad esempio, è
chiaro che operai e tecnici arriveranno da Londra. Ma c’è anche chi compra e fa montare la
cucina da una ditta italiana. E lì,
tra i nomi, ci sono davvero tante sorprese”.
m.sp.