Istituto MEME: LE SETTE IN ITALIA

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Istituto MEME: LE SETTE IN ITALIA
Istituto MEME
associato a
Université Européenne
Jean Monnet A.I.S.B.L. Bruxelles
TESI SCUOLA DI SPECIALIZZAZIONE IN
SCIENZE CRIMINOLOGICHE
LE SETTE IN ITALIA
Scuola di Specializzazione:
Relatore:
Tesista Specializzando:
Anno di corso:
Scienze Criminologiche
Dott. Giulio Roffi
Tomassina Polverari
Primo
Modena: 15/06/2014
Anno Accademico: 2013 - 2014
1
ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO A UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES
Tomassina Polverari - SST in Scienze Criminologiche (1 anno) A.A. 2013 - 2014
INDICE DEI CONTENUTI
1. Le sette e le loro tipologie .......................................................................................3
2. Perché si aderisce ad una setta .............................................................................6
3. Manipolazione mentale e culti distruttivi .........................................................8
4. Aspetti criminologici di una setta ..................................................................... 26
5. Le sette in Europa e in Italia................................................................................ 28
6. Satanismo .................................................................................................................. 32
7. Libertà di religione e plagio ................................................................................ 39
8. Il viminale.................................................................................................................. 45
9. La testimonianza ..................................................................................................... 47
10. Consigli, come se ne esce ................................................................................... 49
11. Conclusioni ............................................................................................................. 56
12. Bibliografia ............................................................................................................. 57
13. Sitografia ................................................................................................................. 58
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1. Le sette e le loro tipologie
Secondo il dizionario italiano Sabatini Coletti, per setta si intende un
raggruppamento di persone unite da un credo ideologico, religioso o politico,
professato in modo radicale e intransigente e talvolta in contrapposizione esplicita
alla comunità e all‟ideologia dominante.
Barresi, nel libro “Sette religiose criminali”, mette in evidenza come sia difficile
dare una definizione di setta esponendo la definizione che ne ha dato il Ministero
dell‟Interno nel 1998 che cita: “tutte quelle aggregazioni di origine relativamente
recente, ispirate alla predicazione del capo spirituale o a dottrine di tipo iniziatiche,
i cui principi appaiono diversi da quelli delle confessioni religiose tradizionali
(cristianesimo, ebraismo, islamismo, buddismo, induismo, confucianesimo) e dei
grandi sistemi filosofici occidentali”.1
Sempre nel suo libro, Barresi cita la definizione della Barker (1992) secondo la
quale le sette sono gruppi che possono fornire ai loro membri risposte ultime o
domande fondamentali (come il significato della vita o il ruolo di ciascuno nella
natura). 2
In ultimo, sottolinea Barresi, a noi serve dare una definizione a questi gruppi che
possono porre in essere condotte criminali, e definisce le sette come “gruppo di
persone che professano una dottrina politica, filosofica, religiosa in contrasto o in
opposizione a quella riconosciuta, o professata dalla maggioranza”.3
L‟autore individua fondamentalmente 4 tipi di sette: A) Sette radicali: rifiutano
completamente il mondo, il leader aiuta gli adepti ad uscire dal mondo per condurli
alla purezza estrema; B) Sette ascetico-intramondane: gli adepti costruiscono in
terra il nuovo regno, sempre ispirati a ideali di purezza; C) Sette mistico1
Barresi F., “Sette religiose criminali. Dal satanismo criminale ai culti distruttivi”, EdUP, Roma,
2006.
2
Ibidem.
3
Ibidem.
3
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realistiche: si ispirano alla spiritualità orientale, distaccate dal mondo reale, con
tecniche ascetiche si implementa la ricerca spirituale; D) Sette terapeutiche e
sincretiche: l‟intento è quello di rinnovare la chiesa o costruirne un‟altra.
La difficoltà nel trovare una definizione di setta e la necessità di cercare di
raggrupparle a seconda della filosofia che le distingue riflettono intrinsecamente la
complessità del fenomeno, ma esistono comunque caratteristiche comuni che
concorrono alla creazione di una setta e sono:
1. la leadership, molto spesso rappresentata da un leader carismatico, un capo,
con forte ascendenza sugli adepti;
2. l‟ideologia, che si traduce in pratiche e norme che regolano la vita
all‟interno del gruppo;
3. il controllo degli adepti, che può essere più o meno intenso, e che in alcuni
casi dà vita a tribunali interni in grado di emettere sentenze e punire i
trasgressori;
4. la richiesta di un impegno totale dell‟adepto e del suo lavoro volontario e
gratuito;
5. l‟isolamento: la difficoltà di vivere un rapporto familiare sereno per chi è
all‟interno di un‟aggregazione settaria (per il familiare esterno diventa quasi
impossibile vivere una normale relazione affettiva con il suo congiunto
all‟interno del raggruppamento);
6. l‟imposizione di recidere i legami con il passato e soprattutto con la
famiglia d‟origine. Quando le pretese del gruppo iniziano ad aumentare,
chiedendo tempo, denaro, impegno, è un campanello d‟allarme.
Fondamentale per ogni setta è il primo contatto con il potenziale adepto, cui
si promette una felicità a portata di mano, una serenità facilmente
raggiungibile e lo si circonda d‟amore (love bombing). In molti casi si parla
non soltanto di un benessere mentale, ma anche fisico. E poi nuovi amici,
migliori di quelli che si avevano prima. In alcuni casi, si può arrivare al
paradossale: si promette una palingenesi planetaria, (cioè, con paroloni
incomprensibili, si promettono cose irragiungibili). Basta soltanto seguire
alla lettera gli insegnamenti del guru. Di fatto si verifica che “sette” o
“autoreligioni” nella fase di proselitismo e in quella di indottrinamento
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usano sistemi scientifici studiati per aggirare le difese psichiche delle
persone irretite, inducendole ad atteggiamenti acritici e obbedienza cieca.
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2. Perché si aderisce ad una setta
Il proliferare delle sette è un fenomeno tipico della modernità che si è affacciato
nella storia degli altri paesi già da molto tempo. L‟Italia, feudo traballante del
Cattolicesimo, tra poco non avrà più niente da invidiare alla California, patria
conclamata delle iniziazioni esoteriche. Il fatto è che, nell‟ambito della modernità, i
nuovi soggetti sociali si trovano a vivere una molteplicità di esperienze che, se
giovano come stimoli all‟agire, creano nel contempo un‟identità culturale fluida,
imprecisa e fragile. Il crollo non tanto dei valori, quanto di una gerarchia organica
di valori, di un sistema etico coerente, è il vero dramma della coscienza moderna.
Ai personaggi incapaci di portare il peso di questo fardello le conventicole
esoteriche offrono uno spazio alternativo di salvezza. Tali movimenti propongono
tre linee di forza: il ricorso ad un‟esperienza “interiore”, un messaggio di salvezza,
l‟aderenza
ad
una
comunità.
L‟esperienza
interiore
dovrebbe
condurre
all‟autorealizzazione, ad un miglioramento delle capacità mentali, all‟equilibrio
psico-fisico. Il messaggio di salvezza comporta la scoperta di una verità misteriosa
e segreta, di origine mistica. Infine i movimenti pretendono di essere comunità
consacrate in grado di ridefinire non solo l‟identità del soggetto, ma l‟intera realtà.
Le sette, infatti, propongono tutte un rinnovamento, una trasformazione a livello
mondiale delle relazioni sociali, individuali e simboliche. Tutti gli adepti pensano
di essere il “sale della terra”. Infine si potrebbe ipotizzare che la causa di fondo del
sorgere di nuovi culti sarebbe proprio la protesta contro la modernità e contro la
sua più lacerante contraddizione che oppone una sfera pubblica razionale, astratta,
impersonale a una sfera privata priva di orientamenti e che pure deve decidere del
proprio destino. I soggetti confluiscono nelle sette stimolati da: la polemica antiscientista e anti-tecnologica con punte di diamante nettamente “ecologiche”; la
critica radicale al cattolicesimo perché è arido, stantio, impelagato col potere e
artefice dei roghi dell‟Inquisizione; l‟importanza data all‟individuo: l‟uomo è il
grande miracolo, l‟uomo contiene tutta la verità; la promessa di un potere magico e
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di un sapere segreto.
La gente frustrata riceve dal gruppo esoterico la possibilità di una gratificazione:
tutti si sentono importanti e chiamati a una significativa missione. Il tipo ideale
dell‟esoterico italiano degli anni „90 è un frustrato della modernità che però ha
molte ore libere da dedicare allo studio della dottrina segreta, mentre un tempo
avrebbe lavorato in fabbrica o nei campi per 12 ore al giorno; è un vegetariano che
sessanta anni fa avrebbe sofferto di sottoalimentazione e che ora disprezza la carne
proprio perché la può comprare; è una casalinga che usa i contraccettivi ma che
odia la scienza e la medicina ufficiale; è un giovane assediato dalla solitudine
perché tutti in famiglia lavorano per permettergli beni di consumo che detesta
perché non se li guadagna sudando; è un reduce dei gruppetti del „68 che odia il
prete ma non può fare a meno di porsi domande sulla spiritualità. Su tali situazioni
di base gioca il carisma dei capi, che danno risposte buone per tutte le stagioni, e
lusingano i creduloni, sostenendo che possono diventare simili a Dio.4
Va da sé che i maestri sono il più delle volte in mala fede e pretendono una
sottomissione per brama di potere e, soprattutto, per motivi economici. Un
vertiginoso giro di miliardi è infatti legato a tutti i gruppi, alle sette e alle
organizzazioni esoteriche. Di fronte alle figure dei maestri, gli adepti si fanno
sottomessi, fiduciosi, si privano di ogni senso critico e diventano succubi, pronti a
essere manipolati in ogni senso. L‟esoterismo non dà strumenti veri di liberazione,
ma in nome della libertà e del soggettivismo, ripropone la dipendenza intellettuale.
L‟uomo vuole un capo carismatico che in nome della libertà gli dia invece schiavitù
in quanto vittima di manipolazione mentale.
Sintetizzando, le motivazioni di adesione sono sociali e psicologiche, le prime
abbiamo detto dipendono dalla crisi dei valori e dalla difficoltà di vivere la
modernità galoppante, le seconde, non difficile da comprendere, dipendono dal
fatto che esistono individui facilmente influenzabili o con problemi psicologici che
vengono risolti dall‟appartenere ad una setta (facilità di tessere rapporti, anche
sessuali, conforto dell‟appartenenza ad un gruppo di simili, liberazione dall‟ansia
di decidere, demandata al leader, ecc...).
4
Gatti Strocchi C., larepubblica.it
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3. Manipolazione mentale e culti distruttivi
Il concetto di manipolazione mentale è di grande complessità sia sul piano della
definizione che sul piano dell‟identificazione specifica in ambito psicologico.
Prendendo in considerazione i due termini (manipolazione e mentale) vediamo
subito che abbiamo a che fare con un concetto di per sé molto articolato e
complicato come la mente e un concetto ambiguo come quello espresso dal termine
“manipolare”. Manipolare riguarda dunque l‟azione di “condizionare qualcuno,
alterare o contraffare, falsificare dati o notizie, alterare…”5. Applicato alla mente
pone subito il problema da risolvere: la mente umana, per come è costituita, per
quel che se ne conosce, è manipolabile? Che cosa intendiamo per mente?
Gli studi psicologici evidenziano in molteplici direzioni aspetti costitutivi della
mente; in realtà la psicologia si configura proprio come scienza che studia la
mente, il comportamento, questa offre molte riflessioni, esperimenti, teorie sui
modelli della mente, arrivando a descrivere le modalità di funzionamento del
cervello e di questa. Le discipline psicologiche affrontano con notevole
circospezione e cautela tutto ciò che riguarda particolari stati di alterazione della
coscienza e dunque del mentale, facendo attenzione, soprattutto negli approcci
sperimentali, a trovare corrispondenze comportamentali rilevanti per poter mettere
a punto le ipotesi su stati di alterazione tipicamente complessi sia da individuare
che da descrivere.
Per affrontare il difficile tema della manipolazione mentale è utile partire dal
comprendere in che cosa consistono le alterazioni degli stati di coscienza
nell‟individuo. Possiamo descrivere diversi stati della coscienza6:

La veglia “vigile” caratterizza lo stato di allerta (a differenza del sonno) di
un individuo che percepisce gli stimoli e li può codificare.
5
6
Dizionario di italiano, Sabatini Coletti, 2008.
http://www.ordiniavvocatipiemonteaosta.it/sito/sito/downfile.php?id=1046&it=10122
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
L‟attenzione, che è un processo cognitivo attivato tutte le volte in cui, in
stato di evidente allerta, prestiamo appunto attenzione ad un dato stimolo
che acquista rilevanza (es. quando all‟improvviso qualcuno pronuncia il
nostro nome).

Il sonno, uno stato opposto a quello della veglia, in cui il “sistema
attenzione” è deconnesso dagli stimoli esterni e si verifica invece uno
specifico tracciato elettroencefalografico tipico del ritiro dalla realtà
esterna.

Il sonno con i sogni, presenta la variante, rispetto al sonno in cui non vi
sono manifestazioni oniriche, di porre l‟individuo in diretto contatto con
“stimoli interni” che animano le scene oniriche spesso attraverso i
cosiddetti “resti diurni” o per contatto con contenuti inconsci (secondo la
Psicoanalisi).

Il coma, più profondo del sonno, spesso legato a stati patologici o indotto
per motivi clinici, è dato da un tracciato elettroencefalografico che
evidenzia il ritiro dal contatto con la realtà esterna, può durare per tempi
diversi e comporta un distacco dalla realtà e una impossibilità di attenzione.

La suggestione comporta un primo livello di alterazione degli stati di
coscienza. La persona può essere completamente vigile (nelle forme
blande) o in uno stato di “obnubilamento” (nelle forme più cospicue). In
realtà esistono vari livelli della suggestione da quella leggera a quella che
invece comporta tipologie di influenze più significative.

L‟ipnosi, procedimento di influenzamento degli stati di vigilanza che può
andare da una tipologia lieve con mantenimento di quote di vigilanza alla
cosiddetta “trance” o ipnosi profonda nella quale, inducendo uno stato
simile al sonno o di inibizione comunque profonda si stabilisce una
comunicazione con il soggetto ipnotizzato che viene, ad esempio, utilizzata
nell‟intervento sulle dipendenze ecc., ma che talvolta è utilizzata a scopi
non precisamente costruttivi per chi vi si sottopone. Va sottolineato che la
tendenza a lasciarsi ipnotizzare varia da persona a persona e che contro la
volontà della persona stessa è impossibile qualsiasi induzione.
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La descrizione, se pur molto sommaria, serve a comprendere meglio a cosa ci si
riferisce quando si parla di “manipolazione mentale”. Abbiamo a che fare, come
accennato, con un complesso e complicato fenomeno che si riferisce ad alterazioni
degli stati mentali di “normale” stato di allerta vigile, di pieno possesso delle
proprie facoltà mentali, per sfumare in processi che possono comprendere
fenomeni di suggestione semplice, di suggestione più cospicua, di ipnosi
superficiale ecc. Il tutto in un risultato di influenzamento dell‟andamento e del
fluire del funzionamento delle facoltà mentali di un individuo.
Il processo di manipolazione avviene in uno scenario dinamico che vede una
relazione fra chi pone in atto la manipolazione stessa e chi la subisce. Abbiamo
dunque almeno un manipolatore e una vittima, spesso più di uno., il manipolatore
avvicina la vittima e inizia il suo percorso. Naturalmente il manipolatore è animato
da intenti criminogeni che possono essere di vario tipo: desiderio di potere,
desiderio di sfruttamento sessuale, motivazioni economiche, esaltazioni e
fanatismi. D‟altro canto la vittima è scelta per essere una persona caratterizzata da
fragilità psicologica e debolezza. Come abbiamo visto spesso sono persone isolate,
che attraversano difficili momenti della vita: lutti, separazioni, passaggi esistenziali
complessi, crisi di valori ecc. L‟incontro avviene sulla base della messa in comune
di questi opposti sistemi motivazionali: da una parte il desiderio di controllo del
“guru” per asservire ai propri scopi, dall‟altra il profondo bisogno di trovare
risposte al dolore, di sentire un punto di riferimento di reperire un sostengo alla
propria disperazione. Si verifica così la sottomissione della donna addolorata per la
perdita precoce del figlio per una malattia incurabile, irretita da un “santone” che le
promette di metterla in contatto con il figlio in una comunicazione ultraterrena; alla
giovane madre che ha il figlio con una malattia terminale e viene convinta
dell‟esistenza di un malocchio per togliere il quale, sempre il “santone” chiede
sacrifici economici cospicui; oppure ancora un uomo che entra in contatto con gli
adepti di una setta, avvicinato durante incontri di un circolo filosofico non meglio
specificato, e convinto a lasciare moglie, figli e amici per entrare in una setta dove
verrà sottoposto a riti di digiuno, prolungata esposizione alla luce o al buio, ritmi
assordanti, docce gelate, presentati come riti purificatori e così via.
L‟aspetto interessante è che le vittime non sono necessariamente persone incolte o
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sprovvedute, spesso sono persone di elevato livello sociale e con riferimenti
culturali di buon livello, appartengono a differenti fasce di età, diversi sono minori,
adolescenti per lo più. Infatti, non sono gli aspetti cognitivi la variabile rilevante,
bensì quelli emotivi. Il disperato bisogno di trovare appigli nella disperazione e
nell‟isolamento, le emozioni negative e di dolore che si attivano in certe situazioni.
Il numero di coloro che, a seguito di manipolazione mentale, vengono irretiti ed
entrano in quello che possiamo definire come un vero e proprio incubo è difficile
da definire. In alcuni casi ci sono denunce e si avviano procedimenti legali, in altri i
parenti e gli amici gestiscono la situazione senza aiuto e non denunciano. Abbiamo
a che fare con un numero oscuro la cui entità ha proporzioni non note. A giudicare
dalle segnalazioni che arrivano alle Forze dell‟Ordine, alle associazioni
specializzate (ad esempio quella di Don Ciotti), agli esperti, sembra si tratti di
numeri di una certa entità. Occorre aggiungere che in questi fenomeni le vittime
non sono soltanto coloro che vengono fatti oggetto della manipolazione, ma anche i
loro parenti e amici che vedono il loro caro cambiare di giorno in giorno sotto i
loro occhi senza poter fare nulla, che spesso vedono il loro caro scomparire per
entrare nella setta o allontanarsi fisicamente e mentalmente in modo irreparabile,
infatti, spesso, sono proprio i parenti a contattare le associazioni.
L‟isolamento è proprio la condizione che creano e sfruttano i manipolatori per poter
operare meglio: il malcapitato viene convinto che tutti coloro che ha intorno
vogliono il suo male e soltanto il guru vuole il suo bene, dunque ha inizio il
progressivo “ritiro” di investimento affettivo che genera un dolore terribile in chi,
senza strumenti, vede l‟allontanarsi del proprio coniuge, del figlio, del padre, della
madre, della sorella ecc. e non trova ascolto perché il fenomeno è talmente delicato
e complesso da essere di difficile comprensione per i possibili interlocutori non
esperti e perché, come vedremo più avanti, non esistendo più il reato di plagio, per
poter inquisire gli organizzatori di una setta, occorre che si macchino di qualche
altro reato.
Il controllo mentale distruttivo è quella caratteristica che differenzia le sette
criminali dalle organizzazioni con finalità che non nuocciono all‟integrità e alla
libertà individuale.
Possiamo riassumere le caratteristiche principali di un culto distruttivo in 7 punti:
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1) manipolazione del comportamento e del carattere di una persona; 2) leadership
carismatica (con auto-proclamata divinità o conoscenza suprema e richiesta di
obbedienza incondizionata). La leadership può essere individuale o basata su un
nucleo centrale all‟interno della setta; 3) separazione degli adepti dalle famiglie,
dagli amici e dalla società in generale; 4) visione del gruppo come una nuova
famiglia con la quale stabilire un rapporto esclusivo; 5) forti e sempre crescenti
richieste di denaro; 6) richiesta di firmare un testamento che nomini la setta o il suo
leader come unico o prevalente erede; 7) richieste di attività e comportamenti
sessuali devianti.
Come abbiamo visto, in genere i gruppi settari si costituiscono intorno alla figura di
un leader mentre nelle sette sataniche la fedeltà degli adepti spesso non è rivolta al
culto della personalità carismatica, bensì alla stessa dottrina satanista che promette
il conseguimento del potere, del successo e del piacere attraverso determinati rituali
di profanazione della liturgia cattolica, le cosiddette messe nere, che si esplicano
molto spesso in chiese sconsacrate o all‟aperto dove si officiano rituali sacrificali
che prevedono l‟uccisione di animali; l‟esaltazione satanica criminale può arrivare
a concepire nel nome del maligno anche sacrifici umani e l‟accoppiamento con
giovani vergini che precede rituali orgiastici collettivi.
Quando si investiga sulla sparizione di un individuo, tra le tante piste certamente
non va trascurata nemmeno l‟ipotesi del satanismo almeno per poterla scartare con
certezza visto il preoccupante proliferare, anche nel territorio del nostro stato, di
gruppi la cui presenza è stata accertata da organismi ufficiali, quali il Ministero
dell‟Interno, e nei quali potrebbero verificarsi nel tempo delle degenerazioni che
potrebbero sfociare anche in crimini violenti. Ci può essere, infatti, una sorta di
assuefazione nella ricerca del piacere e del potere, la cui ombra può contenere in
germe futuri sviluppi distruttivi difficilmente prevedibili quando si rasenta il
confine labile del bene e del male e quando sono presenti evidenti dinamiche di
onnipotenza che alla fine possono rompere gli argini e dare il via ad istinti dagli
esiti nefasti. Quando poi, e molto spesso è così, nei rituali satanici è previsto l‟uso
di sostanze stupefacenti allucinogene i rischi si fanno ancora più fondati. E‟ storia
recente la drammatica vicenda delle cosiddette Bestie di Satana e se possibile
l‟ancora più drammatica ed interminabile cronaca giudiziaria del Mostro di Firenze
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che sta angosciando con i suoi inquietanti risvolti l‟opinione pubblica del nostro
paese da molti decenni: anche in questo caso, se le ipotesi investigative degli
inquirenti saranno verificate e comprovate al di là di ogni ragionevole dubbio ci si
troverebbe di fronte ad una sconcertante serie di omicidi rituali a sfondo satanico.
Queste organizzazioni, infatti, possono attirare o essere addirittura fondate da
personalità connotate da pericolose caratteristiche antisociali che possono palesarsi
nell‟ambito di un gruppo che le cova e le fomenta ed è noto quanto le dinamiche di
gruppi con queste caratteristiche possano agevolare la formazione di comportamenti violenti e distruttivi che poi sopprimono in sé la volontà individuale che
viene annullata dalla volontà del gruppo soprattutto se, appunto, guidato da un
leader carismatico profondamente disturbato. È nota a tutti la vicenda di Charles
Manson e della sua cosiddetta Famiglia.
A differenza di altri gruppi settari, al culto satanista, come scrive Francesco
Barresi7, gli affiliati si accostano per convinzione personale e non tanto a causa di
fattori persuasivi esterni, tranne, i casi in cui sono coinvolti minori o persone affette
da patologie psichiche tali da offuscare la loro capacità di intendere e di volere o da
profili di personalità tali da renderli particolarmente suggestionabili e manipolabili.
L‟autore, sociologo e criminologo appartenente alla Polizia di Stato, scrive che un
altro aspetto fondamentale che caratterizza il satanismo è la segretezza, aspetto
questo che rende particolarmente difficoltose e indagini delle Forze dell‟Ordine e
anche la ricerca sul fenomeno. A tal proposito sottolinea che è necessario adottare
delle adeguate metodologie investigative, sia dal punto di vista preventivo che
repressivo, ed è fondamentale prestare particolare attenzione alla presenza di segni
e simboli esoterici sulla scena di eventuali crimini per poter eventualmente
indirizzare le indagini verso una pista satanica8. Inoltre vorrei a questo punto
segnalare la suddivisione che propone lo stesso Barresi delle varie forme in cui si
può manifestare il fenomeno satanico basata sulla modalità comportamentalemotivazionale del satanista:

satanismo religioso: culto satanico in cui l‟adepto si dimostra realmente
devoto alla divinità infernale e in questa crede realmente;
7
Barresi F., “Aspetti criminologici ed investigativi del satanismo criminale”, in STRANO M.,
Manuale di Criminologia Clinica, SEE, Firenze, 2003, p. 472.
8
Ibidem.
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
satanismo ludico: culto satanico a cui l‟adepto si accosta più per gioco che
per convinzione fideistica;

satanismo sessuale: culto satanico a cui il soggetto si rivolge per
estrinsecare le sue pulsioni sessuali;

satanismo acido: satanismo di tipo adolescenziale a cui l‟adepto si avvicina
per consumare droghe di vario genere, fra le quali rientrano anche gli abusi
di alcol;

satanismo schizofrenico: culto satanico a cui l‟adepto si rivolge spinto da
gravi psicopatologie.9
La letteratura psicologica fornisce, come abbiamo visto, a individui senza scrupoli,
ottimi strumenti da utilizzare per manipolare ai loro scopi altri individui più
vulnerabili e suggestionabili: soprattutto le tecniche ipnotiche e tutto ciò che
concerne le dinamiche e le tecniche di persuasione e condizionamento sopra citate
che, se utilizzate con finalità genuinamente terapeutiche, possono ottenere risultati
positivi per la salute e la crescita psicologica delle persone, nelle mani sbagliate,
invece, possono diventare strumenti veramente pericolosi. Lo stesso autore10
delinea le ragioni che spingono un individuo ad avvicinarsi a un gruppo di sette
religiose criminali suddividendole in variabili sociali e psicologiche. Le variabili
sociali segnalate sono: processo di secolarizzazione della Chiesa cattolica e
conseguente apertura di spazio di culto per movimenti religiosi alternativi;
diffusione di ideologie ecologiste e antitecnologiche nel tessuto sociale e pronta
acquisizione di tali connotazioni ideali da parte di sette di varia estrazione,
soprattutto di matrice new age; progressivo slittamento culturale dal collettivismo
all‟individualismo, dovuto alla crisi delle grandi ideologie di matrice socialista, con
conseguente maggiore richiesta di culti e pacchetti valoriali riferiti alla sfera
intima, emotiva e psicologica dell‟individuo; disagio generalizzato dovuto
all‟impatto aggressivo del progresso, talvolta di difficile inserimento nella sfera
antropologica degli individui, con conseguente nascita di simpatia nei confronti di
poteri
magici
e
segrete
conoscenze
che
permettano
di
governare
la
sovrastimolazione, la frenesia sociale e la generica incertezza per il futuro; diffusa
9
Ibidem.
Strano M., “Criminologia, sette sataniche e controllo della mente”, in M. STRANO, Manuale di
Criminologia Clinica, SEE, Firenze, 2003, p. 455.
10
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ricerca di esclusività in antagonismo schizofrenico alla ricerca di standardizzazione
e conformità. Le variabili psicologiche: antagonismo alla frustrazione di
inadeguatezza sociale attraverso l‟appartenenza ad un gruppo (la setta) che
volutamente ingenera negli adepti la convinzione di essere viceversa importanti,
naturalmente solo all‟interno della setta stessa; carisma dei capi e complementare
richiesta di potere carismatico da parte di soggetti insicuri; riduzione dell‟ansia (es.
della morte) attraverso il convincimento acquisito di esistenze ultraterrene,
immortalità, ecc.; aumento dell‟autostima a seguito dell‟apprendimento di poteri
magici che consentono una rinnovata capacità di determinare eventi e controllare
l‟ambiente esterno; riduzione dell‟angoscia in situazioni di grande dolore
psicologico (seguente ad esempio ad un lutto familiare), soddisfazione di bisogni di
dipendenza e sottomissione da parte di soggetti con particolari profili di
personalità; opportunità di relazioni interpersonali (anche sessuali) per soggetti con
particolari difficoltà relazionali; solitudine e disgregazione familiare; particolare
sensibilità alle tecniche di suggestione e di condizionamento operante (rinforzo
sistematico di comportamenti utili da parte del leader carismatico).
Venendo ora ad affrontare nello specifico gli aspetti criminologici delle sette è
necessario sottolineare che la motivazione alla base della fondazione di molti
gruppi pseudoreligiosi non è per niente religiosa quanto invece basata su interessi
ben più materiali e utilitaristici.
Il controllo mentale distruttivo abbiamo detto che nuoce all‟integrità e alla libertà
individuale. “Quando ero nel culto di Moon i miei amici e familiari mi dicevano
spesso che ero stato „plagiato‟, o che mi trovavo sotto „controllo mentale‟.
All‟epoca pensavo che “controllo mentale” significasse essere ammanettato,
torturato e interrogato sotto luci violente, e sapevo che a me non era accaduto. Così
quando mi chiamavano „robot plagiato‟ pensavo che mi stessero semplicemente
perseguitando per le mie convinzioni e credenze. E i loro commenti negativi
finivano per rafforzare la mia dedizione al gruppo. Come qualsiasi altro membro di
un gruppo distruttivo, prima di riuscire a capire che vi ero stato sottoposto avevo
bisogno di capire che cos‟è davvero il controllo mentale e come viene usato. Nel
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corso della mia deprogrammazione,11 il libro del 1961 di Robert Jay Lifton,
“Thought Reform and the Psychology of Totalism” mi fornì il primo sistema di
riferimento per comprendere il controllo mentale.” Nel capitolo 22 del suo libro
Lifton identifica otto criteri che contraddistinguono l‟uso della „riforma del
pensiero‟ o controllo mentale: controllo di milieu, manipolazione mistica, richiesta
di purezza, culto della confessione, scienza sacra, linguaggio caricato, dottrina
contro persona e dispensazione dell‟esistenza. Lifton scrive che mentre molti
gruppi mostrano alcuni di questi punti, il gruppo che mostri tutti e otto questi criteri
sta usando controllo mentale distruttivo. Esaminiamo brevemente gli otto criteri di
Lifton12.

Controllo del milieu: controllo dell‟ambiente e della comunicazione
all‟interno dell‟ambiente. Comprende non solo la comunicazione tra le
persone, ma anche come il gruppo si inserisce nella mente dell‟individuo e
controlla il suo dialogo interno.

Manipolazione mistica: costruzione artificiosa di esperienze per inscenare
eventi apparentemente spontanei e “sovrannaturali”. Tutti manipolano tutti
per uno scopo più elevato.

Richiesta di purezza: stabilire standard di prestazioni impossibili da
raggiungere, creando perciò un ambiente di colpa e vergogna.
Indipendentemente da quanto duramente una persona ci provi, non vi
giunge mai, sta male e lavora ancora più sodo.

Culto della confessione: distruzione dei confini personali e attendersi che
ogni pensiero, sentimento o azione – passati o presenti – non conformi alle
regole del gruppo vengano condivisi o confessati. Queste informazioni non
vengono dimenticate o perdonate, ma usate piuttosto per controllare.

Scienza sacra: la convinzione che il dogma del gruppo sia assolutamente
scientifico e moralmente vero, senza spazio per domande o punti di vista
alternativi.
11
12
www.psicologi-italia.it/psicologia/psicologia-investigativa/861/manipolazione-mentale.html
Hassan S., “Come uscire da una setta”, Roma, Avverbi ed., 1999.
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
Linguaggio caricato: uso di un vocabolario che limita i pensieri del membro
verso un assoluto, un bianco – e nero, verso “cliché blocca pensiero” capiti
unicamente dagli interni.

Dottrina contro persona: imposizione delle credenze del gruppo su
esperienza, coscienza e integrità individuali.

Dispensazione dell‟esistenza convinzione che i membri del gruppo abbiano
diritto di esistere mentre tutti gli ex membri, i critici o i dissidenti non
l‟abbiano.
Gli studi di Psicologia Sociale, inoltre, sono fondamentali per comprendere come i
culti utilizzano i processi di influenza sociale, ad esempio la pressione da parte del
gruppo e l‟obbedienza all‟autorità, per controllare i propri membri.
Nell‟ambito della Psicologia Sociale un nome d‟eccellenza è sicuramente quello di
Kurt Lewin: la sua teoria del campo, i suoi studi sulla coesione, sui processi
decisionali nei gruppi, sulle differenze tra autoritarismo e democrazia, sulle
tecniche di modificazione dell‟atteggiamento e sulla risoluzione dei conflitti sono
fondamentali per approcciarsi al tema del controllo mentale settario e hanno
influenzato la formazione di Steven Hassan così come gli studi del Dott. Philip
Zimbardo sul potere dei processi di influenza sociale che condusse un esperimento,
diventato famoso, sulla psicologia sociale dell‟imprigionamento, nel quale,
riproducendo con estrema cura e verosimiglianza l‟esperienza della prigionia riuscì
a dimostrare quanto l‟identità della persona dipenda dal ruolo che sta recitando, dal
modo in cui gli altri la trattano, da quale uniforme o abbigliamento indossi. Hassan
scrive che Zimbardo gli ha insegnato la più importante regola della psicologia
sociale, cioè “l‟errore fondamentale di attribuzione”. Soprattutto nelle culture come
quella statunitense dove viene ampiamente valorizzata l‟individualità, le persone in
genere presumono di agire sempre in base alla propria idea piuttosto che in base
all‟influenza esercitata da forze esterne. Invece la psicologia sociale ha dimostrato
che tutti siamo profondamente influenzati dal nostro ambiente e che è naturale per
l‟essere umano adattarsi a ciò che viene percepito come un comportamento
corretto.
Secondo Hassan il controllo mentale non è un processo ambiguo, mistico, bensì è
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un concetto riferibile a una specifica serie di metodi e tecniche come l‟ipnosi o il
blocco del pensiero che influenzano il modo in cui una persona pensa, sente ed
agisce. In sé non è buono né cattivo: a determinare la sua qualità in un senso o
nell‟altro è l‟utilizzo che se ne fa e le finalità che si prefigge. Diventa distruttivo,
infatti, quando viene utilizzato per minare la capacità di pensare e di agire
autonomamente. Scrive l‟autore: “Il controllo mentale, come viene utilizzato dalla
maggior parte dei culti distruttivi, non cerca di fare altro che intralciare l‟identità
vera dell‟individuo – comportamento, pensieri, emozioni – e ricostruirla ad
immagine del leader. Lo si fa controllando rigidamente la vita fisica, intellettuale,
emotiva e spirituale del membro. Unicità e creatività della persona vengono
soppresse. Il controllo mentale settario è un processo sociale che incoraggia
obbedienza, dipendenza e conformità. Scoraggia autonomia e individualità
immergendo i principianti in un ambiente che reprime la libera scelta. I dogmi del
gruppo diventano l‟unica preoccupazione della persona. Qualsiasi cosa o chiunque
non rientri in questa realtà rimodellata diventa irrilevante.” In questo suo lavoro
Hassan cita un‟altra autorevole studiosa del fenomeno settario, Margareth Singer,
che negli anni ‟50 studiò gli effetti della riforma del pensiero sui prigionieri di
guerra coreani. Le sei condizioni che la Singer ritiene indispensabili perché si possa
parlare di riforma del pensiero sono: acquisire il controllo sul tempo personale
individuale, in particolare sul tempo dedicato alla riflessione e all‟ambiente fisico;
creare senso di impotenza, paura e dipendenza, fornendo contemporaneamente
modelli che dimostrino il nuovo comportamento che la leadership vuole produrre;
manipolazione di premi, punizioni ed esperienze al fine di sopprimere precedenti
comportamenti e atteggiamenti sociali, compreso l‟utilizzo di stati alterati di
coscienza per manipolare l‟esperienza; manipolazione di premi, punizioni ed
esperienze per provocare comportamenti e atteggiamenti voluti dalla leadership;
creazione di un sistema fortemente controllato, con un sistema logico molto
ristretto in cui chi dissente viene fatto sentire come se i suoi interrogativi
indicassero che esiste qualcosa di intrinsecamente sbagliato in lui; mantenere i
membri inconsapevoli e non informati sul fatto che esiste un‟agenda tesa a
controllarli e modificarli. La leadership non potrebbe portare avanti un programma
di riforma del pensiero se il membro fosse al pieno delle sue capacità e avesse dato
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il suo consenso informato.
Per Steven Hassan13, lavaggio del cervello (“brainwashing” in inglese) e controllo
mentale non sono sovrapponibili: “il termine lavaggio del cervello viene spesso
associato a comportamenti apertamente coercitivi, esemplificati dall‟immagine di
un prigioniero nelle mani di carcerieri che abusano di lui. All‟inizio del processo di
“lavaggio del cervello” il soggetto considera gli “agenti di influenza” come
“nemici”, e viene costretto ad obbedire. Nel caso del controllo mentale gli “agenti
di influenza” vengono visti come amici o mentori, il che porta all‟abbassamento
delle difese rendendo le persone più vulnerabili alla manipolazione. La chiave del
successo del controllo mentale risiede nella sua sottigliezza, astuzia, nel modo in
cui promuove la “illusione di controllo”. L‟individuo crede di “prendere decisioni
autonome” quando in realtà è stato socialmente influenzato a disinserire la mente
critica e la capacità di prendere decisioni indipendenti. Quando l‟individuo fa un
passo indietro e valuta oggettivamente la grande quantità di influenza sociale
esercitata per portarlo alla resa, il grado di manipolazione diventa molto evidente.”
Un altro studioso che ha contribuito alla comprensione dei processi di controllo
mentale è lo psicologo Leon Festinger con la sua teoria della dissonanza cognitiva
il cui principio base è il seguente: “Se cambiate il comportamento di una persona, i
suoi pensieri e sentimenti cambieranno per minimizzare la dissonanza.”14 Hassan
riprende nel suo lavoro questa teoria e spiega che per Festinger “la „dissonanza‟ è
la tensione psicologica che si crea quando il comportamento entra in conflitto con
le convinzioni. Così come la fame, questa tensione è uno stato di disagio che porta
a prendere misure tese a ridurla. Si preferisce avere comportamento, pensieri ed
emozioni reciprocamente coerenti, e si possono tollerare solo piccole discrepanze
tra queste tre componenti della nostra identità. La ricerca psicologica ha dimostrato
che se una qualsiasi di queste tre componenti cambia, le altre due si
modificheranno per ridurre la dissonanza cognitiva.” Quindi il controllo del
comportamento, il controllo dei pensieri e il controllo delle emozioni sono gli
strumenti che le sette distruttive utilizzano per manipolare mentalmente i loro
adepti. A queste tre componenti Hassan aggiunge il controllo delle informazioni
13
14
Hassan S., Mentalmente Liberi – Come uscire da una setta, Roma, Avverbi, 1999.
Von Foerster H., "Costruire una realtà", in Aa. Vv., La realtà inventata, Feltrinelli, Milano 1994, p.
38.
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finalizzato a limitare le capacità di pensiero indipendente dell‟individuo.
Riporto di seguito e integralmente gli schemi esemplificativi con cui Hassan
illustra le modalità di controllo del comportamento, controllo dell‟informazione,
controllo del pensiero e controllo delle emozioni utilizzate dai culti distruttivi:
Il controllo del comportamento: 1. Regolazione della realtà fisica dell‟individuo: a.
dove, come e chi il membro vive o frequenta, b. che tipo di abbigliamento, colori,
acconciatura indossa, c. che cibo mangia, beve, adotta e rifiuta, d. quanto tempo per
dormire riesce ad avere, e. dipendenza finanziaria, f. poco o inesistente tempo
libero per i piaceri, il divertimento. 2. Dedicare molto del proprio tempo a sedute di
indottrinamento e rituali del gruppo 3. Deve chiedere l‟autorizzazione per decisioni
importanti 4. Deve riferire ai superiori pensieri, sentimenti e attività 5. Premi e
punizioni (tecniche di modificazione comportamentale – positivo e negativo) 6.
Individualismo scoraggiato: prevale il pensiero di gruppo 7. Regole e regolamento
rigidi.
Il controllo delle informazioni: 1. Uso dell‟inganno: a. trattenere deliberatamente
informazioni, b. distorcere le informazioni per renderle più accettabili, c. palesi
menzogne. 2. Scoraggiare o minimizzare fonti informative esterne al gruppo: a.
libri, articoli, giornali, riviste, TV, radio, b. informazioni critiche, c. ex membri, d.
mantenere i membri così occupati da non avere il tempo per pensare o per
controllare personalmente. 3. Compartimentazione dell‟informazione: dottrine per
esterni, dottrine per interni a. l‟informazione non è liberamente accessibile b.
l‟informazione varia a missioni e livelli diversi in un ambito piramidale. 4.
Incoraggiare lo spiarsi a vicenda: a. appaiamento con un sistema di “amici” per
osservare e controllare, b. riferire alla leadership pensieri, sentimenti e azioni
devianti, c. comportamento individuale osservato dall‟intero gruppo, d. la
leadership decide chi “ha bisogno di sapere” cosa e quando. 5. Uso estensivo di
informazioni e propaganda auto – generate: a. bollettini, riviste, pubblicazioni,
audiocassette, videocassette ed altri mezzi, b. citazioni erronee, affermazioni di
fonti esterne presentate fuori contesto. 6. Uso immorale della confessione: a.
“peccati” usati per abolire i confini dell‟identità, b. il passato usato per manipolare
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e controllare; nessun perdono o assoluzione. 7. Bisogno di obbedienza e
dipendenza.
Il controllo del Pensiero: 1. Si deve interiorizzare la dottrina del gruppo come
“Verità”: a. adottare la mappa della realtà del gruppo come “Realtà” (mappa =
realtà), b. pensiero in bianco – e – nero, c. bene contro male, d. noi contro loro
(interni contro esterni). 2. Utilizzo di un linguaggio caricato (ad esempio, “cliché
blocca – pensiero”). Le parole sono gli strumenti che usiamo per pensare. Questo
“linguaggio” speciale limita invece che espandere la comprensione e può
addirittura bloccare il pensiero in generale. Serve a ridurre la complessità
dell‟esperienza in poche parole banali e piatte. 3. Vengono incoraggiati soltanto
pensieri “buoni” e “appropriati”. 4. Utilizzo di tecniche ipnotiche per indurre stati
mentali alterati. 5. Manipolazione dei ricordi, si inculcano falsi ricordi. 6. Uso di
tecniche blocca – pensiero per impedire il “test della realtà” bloccando i pensieri
“negativi”,
e
permettendo
soltanto
pensieri
“positivi”:
a.
negazione,
razionalizzazione, giustificazione, illusione (pii desideri), b. litanie, c. preghiere, d.
parlare in gergo, e. cantare o mormorare. 7. Rifiuto dell‟analisi razionale, del
pensiero critico, della critica costruttiva. Nessuna domanda critica su Leader,
dottrina o politica sembra essere legittima. 8. Nessun sistema di credenze
alternativo è considerato legittimo, buono o utile.
Il controllo emotivo: 1. Manipolare e restringere la portata dei sentimenti personali
2. Fare in modo che la persona pensi che se esistono problemi è sempre colpa sua,
mai del leader o del gruppo 3. Uso eccessivo del senso di colpa: a. colpa per
l‟identità I. chi sei (non stai vivendo secondo il tuo potenziale), II. il vostro passato,
III. le persone che frequentate, IV. i vostri pensieri, sentimenti, azioni; b. colpa
sociale; c. colpa storica. 4. Uso eccessivo della parola passivo: a. paura di pensare
in modo indipendente, b. paura del mondo esterno, c. paura dei nemici, d. paura di
perdere la propria salvezza, e. paura di lasciare il gruppo o di essere cacciato dal
gruppo, f. paura della disapprovazione. 5. Picchi emotivi eccessivi verso l‟alto o il
basso. 6. Rituali e frequenti confessioni pubbliche dei “peccati”. 7.Indottrinamento
alla fobia: inculcare paure irrazionali sull‟uscita dal gruppo, o addirittura sulla
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critica all‟autorità del leader. La persona soggetta a controllo mentale non riesce a
visualizzare un futuro positivo e soddisfacente fuori dal gruppo: a. nessuna felicità
o appagamento fuori dal gruppo, b. se ve ne andate subirete conseguenze terribili:
suicidio, pazzia, 10.000 reincarnazioni, ecc., c. evitare chi se n‟è andato; paura di
essere rifiutato da amici, pari, famiglia, d. non esiste mai una ragione legittima per
andarsene. Secondo il punto di vista del gruppo chi se ne va è “debole”,
“indisciplinato”, “non spirituale”, “terreno”, “plagiato da famiglia o assistenti” o
“sedotto da denaro, sesso, rock and roll”.
Creazione dell‟identità settaria: il controllo del comportamento, dell‟informazione,
del pensiero e delle emozioni, scrive Hassan15, hanno ciascuno in sé il potenziale
per alterare in modo significativo l‟identità della persona ma quando queste quattro
forme di controllo vengono utilizzate insieme l‟effetto è molto più estremo. Le
sette, continua Hassan16, manipolano in modo consistente gli elementi che formano
l‟identità individuale e il controllo mentale settario dissocia la persona dalla sua
identità autentica, e rende la sua nuova identità settaria dipendente dal gruppo. Dal
punto di vista della salute mentale, il controllo mentale settario scompone gli
elementi della psiche individuale in un‟altra personalità distinta e l‟adepto arriva a
mostrare la sintomatologia classico di un “disordine dissociativo” come definito nel
DSM IV e il suo comportamento può anche far pensare ad un disordine da
personalità-dipendente.
È per questo che le famiglie dell‟adepto e i suoi amici rimangono colpiti e
preoccupati dal cambiamento radicale della personalità del loro caro tanto da
stentare a riconoscerlo: per diventare un buon adepto è stato indottrinato a
manipolare e sopprimere il vecchio sé. Per facilitare questo processo gli è stato
affidato un nome nuovo, abbigliamento nuovo, nuova acconciatura, un nuovo
modo di parlare, una nuova “famiglia”, nuovi “amici”, nuovi pensieri, nuove
emozioni e una nuova relazione con Dio.
L‟adepto, spiega Hassan17, perde così completamente qualsiasi punto di contatto
con la sua realtà familiare e sociale e comincia ad operare con i criteri della nuova
15
Hassan S., Mentalmente Liberi, Roma, Avverbi 1999.
Hassan S., Releasing the Bonds, Freedom of Mind Press, Somerville, MA.
17
Ibidem.
16
22
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identità settaria con cui sarà difficile entrare in contatto con gli usuali punti di vista
validi per la maggior parte delle persone perché l‟uso di tecniche di controllo
mentale distruttivo lede la possibilità di qualunque condivisione con chi non
appartiene all‟universo circoscritto della setta.
Per entrare ancora più nello specifico della creazione dell‟identità settaria Hassan ci
fa sapere che il metodo più comune per modellare l‟identità settaria è accoppiare un
nuovo membro con uno anziano. Il nuovo membro, definito “bambino spirituale”,
viene istruito a imitare in tutto e per tutto il “genitore spirituale” fino ad arrivare ad
imitarlo anche nella voce. La finalità di questa manipolazione, ci spiega Hassan, è
quella di creare tanti cloni del leader. In pratica, possiamo dire che l‟adepto
sottoposto a manipolazione mentale cade in un profondo stato regressivo ed inizia
ad attivare, come il bambino piccolo con i genitori dai quali è in tutto e per tutto
dipendente, meccanismi imitativi che lo portano a voler pensare come il leader, ad
agire come lui, a sentire come lui, a parlare come lui, a camminare come lui.
Steven Hassan nella sua analisi dei processi di manipolazione mentale riprende il
lavoro di Edgan Schein “Coercive Persuasion”. Tutti e due, comunque, si rifanno
al modello di riforma del pensiero di Kurt Lewin che descrive il processo di
controllo mentale suddividendolo in tre fasi:

Scongelamento: il processo di scomposizione della persona.

Cambiamento: il processo di indottrinamento.

Ricongelamento: il processo di consolidamento della nuova identità.
Steven Hassan adatta ed espande questo modello. L‟autore da una descrizione
schematica dei tre stadi dell‟acquisizione del controllo della mente:
1.Scongelamento a. disorientamento/confusione b. privazione sensoriale e/o
sovraccarico sensoriale c. manipolazione fisiologica I. privazione del sonno II.
privazione della privacy III. cambiamento di dieta d. ipnosi I. regressione II.
visualizzazioni III. raccontare leggende e metafore IV. doppi sensi linguistici, uso
della suggestione V. meditazione, litanie, preghiere, canti e. portare la persona a
criticare la propria identità f. ridefinizione del passato individuale (inculcare falsi
ricordi, dimenticare i ricordi positivi del passato) 2. Cambiamento. a. creazione ed
imposizione graduale di una nuova “identità” I. formalmente con sedute di
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indottrinamento II. informalmente da membri, nastri, libri, ecc. b. uso di tecniche di
modificazione comportamentale I. premi e punizioni II. uso di tecniche blocca –
pensiero III. controllo dell‟ambiente c. manipolazione mistica d. uso di tecniche
ipnotiche o che alterano la mente in altro modo I. ripetizione, monotonia, ritmo II.
uso eccessivo di salmodie, litanie, preghiere, ordini visualizzazioni uso di
confessioni e testimonianze, studi individuali, attività di gruppo.
3 Ricongelamento a. consolidamento della nuova identità, abbandono della vecchia
I. separazione dal passato; diminuzione o eliminazione dei contatti con famiglia e
amici II. rinuncia a beni importanti e donazione del patrimonio III. inizio di attività
della setta: reclutamento, raccolta fondi, trasferimento e convivenza con altri
membri. b. nuovo nome, nuovo abbigliamento, nuova acconciatura, nuovo
linguaggio, nuova “famiglia” c. appaiamento con nuovi modelli guida, sistema del
compagno d. l‟indottrinamento continua: seminari, corsi, ritiri Nella fase dello
scongelamento, quindi, la propria identità inizia a sciogliersi, a liquefarsi. Questo
accade nella fase del reclutamento. Durante il cosiddetto indottrinamento inizia ad
avvenire il cambiamento che poi porta al ricongelamento nella nuova identità
settaria. Aiutare una persona che è stata manipolata mentalmente significa quindi
dover sciogliere il falso sé strutturatosi attraverso la manipolazione e lavorare
attraverso un viaggio nella memoria alla riscoperta del sé più autentico che nessun
culto distruttivo, per quanto potente, può cancellare del tutto18.
NOTE BIBLIOGRAFICHE. (1) Francesco Barresi, “Aspetti Criminologici ed
Investigativi del Satanismo Criminale”, in “Manuale di Criminologia Clinica” a
cura di Marco Strano, Firenze, SEE, 2003, 472 (2) Op. cit., 472 (3) Op. cit., 472 (4)
Marco Strano, “Criminologia, Sette Sataniche e Controllo della Mente”, in
“Manuale di Criminologia Clinica” a cura di Marco Strano, Firenze, SEE, 2003,
455 (5) Op. cit., 455 – 456 (7) Op. cit., 457 (8) Op. cit., 458 (9) Op. cit., 458 (10)
Steven Hassan, “Mentalmente Liberi – Come uscire da una setta”, Roma, Avverbi
Ed., 1999, 173 (11) Op. cit., 173 – 174 (12) Op. cit. 175 (13) Steven Hassan, “Che
cos‟è il Controllo Mentale Distruttivo?”, tratto dal volume “Releasing the Bonds”,
18
Hassan S., Releasing the Bonds, Freedom of Mind Press, Somerville, MA.
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Freedom of Mind Press; Marco Strano, “Manuale di Criminologia Clinica”,
Firenze, SEE, 2003 Steven Hassan, “Mentalmente Liberi – Come uscire da una
setta”, Roma, Avverbi, 1999, Adolf Guggenbuhl-Craig, “Al di sopra del malato e
della malattia”, Milano, Raffaello Cortina Editore, 1987 Angelo Zappalà, “Delitti
rituali”, Torino, Centro Scientifico Editore, 2004 Carlo Serra, “Proposte di
Criminologia Applicata”, 2000, Milano, Giuffrè Editore, 2000, Chiara Bini,
Patrizia Santovecchi, “Figli di un Dio Tiranno”, Roma, Avverbi, 2002 Ed. Sander,
Francesco Barresi, “Sette religiose criminali – Dal Satanismo Criminale ai Culti
distruttivi”, Roma, EdUP, 2000; Massimo Introvigne, “Il lavaggio del Cervello:
realtà o mito?”, Torino, Editrice Elledici, 2002, Heinz von Foerster, "Costruire una
realtà", in Aa. Vv., “La realtà inventata”, Feltrinelli, Milano 1994, p. 38.
25
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4. Aspetti criminologici di una setta
Sempre Marco Strano19 elenca la seguente lista di „interessi‟ che in alcuni casi
possono sconfinare nell‟illegalità:
acquisizione di ricchezze attraverso le quote di adesione degli adepti o, in alcuni
casi, attraverso l‟espoliazione dell‟intero patrimonio degli adepti;
acquisizione di ricchezze attraverso la vendita agli adepti di materiale bibliografico
e rituale e l‟organizzazione di corsi e seminari;
soddisfazione di desideri sessuali e perversioni;
acquisizione di vantaggi provenienti dalle singole attività professionali degli adepti;
acquisizione di informazioni sensibili in campo industriale, finanziario-mobiliare e
politico-istituzionale da parte degli adepti che ricoprono incarichi professionali e
istituzionali elevati. Tali informazioni possono essere in seguito utilizzate dalla
setta per speculazioni, ricatti, ecc.
L‟autore continua affermando che, soprattutto nei culti distruttivi, sono
configurabili due categorie di crimini: i crimini commessi ai danni degli adepti e i
crimini commessi dagli adepti ai danni di altri adepti o di persone esterne alla setta
sotto l‟influenza di condizionamenti da parte del gruppo a cui appartengono. Per
quanto riguarda i crimini commessi dai leader ai danni degli adepti che li subiscono
con diversi gradi di consapevolezza elenca questa serie di reati: 1) truffe e frodi, 2)
minacce, 3) estorsioni, 4) sequestri di persona di durata variabile, 5) sfruttamento
del lavoro e della prostituzione, 6) lesioni procurate nel corso di rituali, 7) violenze
fisiche di vario tipo, 8) spaccio di stupefacenti, 9) pedofilia, 10) abusi sessuali, 11)
induzione al suicidio, 12) omicidi.
Per quanto riguarda invece i crimini commessi dagli adepti ai danni di altri adepti o
di persone esterne alla setta, commessi in un generico quadro di alterazione della
coscienza, l‟autore20 segnala i seguenti reati: 1) reati familiari (es. mancato
19
20
Strano M., “Manuale di criminologia clinica”, SEE, Firenze, 2003.
Ibidem.
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sostentamento, abbandono, ecc.), 2) violenze e lesioni ad altri adepti nel corso di
rituali, 3) detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti, 4) abusi sessuali e
pedofilia, 5) profanazione di cimiteri, 6) maltrattamento di animali, 7) furti (es.
ostie e altri oggetti nelle chiese), 8) concorso in truffe e frodi, 9) furto di
informazioni, 10) danneggiamenti (chiese e altri locali).
C‟è da aggiungere inoltre che ogni setta presenta dei reati ricorrenti: 1) sette
transnazionali: truffe, spoliazione economica degli adepti, acquisizione di
informazioni, ecc.; 2) sette sataniche: violenza sessuale, pedofilia, lesioni,
detenzione e spaccio di stupefacenti, maltrattamento di animali, azioni contro il
buon gusto (sanzionate penalmente), profanazione di cimiteri, minacce, ecc.; 3)
psico-sette: esercizio abusivo della professione di medico/psicologo, truffe.
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5. Le sette in Europa e in Italia
Il 22 Giugno del 1999 il Consiglio d‟Europa ha adottato all'unanimità una relazione
in materia di sette del Comitato per gli Affari Legali e i Diritti Umani.
Nel documento, si mette
in evidenza che sarebbe necessario riflettere sulle
conseguenze legali della manipolazione mentale e che uno sforzo particolare
dovrebbe essere fatto nei paesi dell'Europa in cui non esistono ancora centri di
informazione o associazioni per le vittime di gruppi di natura religiosa, esoterica o
spirituale. In questi paesi l'informazione e l‟educazione sono ancora più
urgentemente necessari. Nel 1998, il Rapporto sulle sette redatto dal Dipartimento
di Pubblica Sicurezza del Ministero dell'Interno ha elencato 137 gruppi settari
operanti in Italia, di cui 76 religiosi, con circa 78.500 membri, e 61 magici, con
4.600 circa membri. I gruppi considerati più preoccupanti sono le cosiddette psicosette: 15 in Italia, con 8.500 aderenti.
Molti hanno sottovalutato le sette, considerandolo un fenomeno occasionale. I fatti
di cronaca che hanno interessato l'Italia dimostrano che, evidentemente, così non è.
La psico-tecnologia della riforma del pensiero non è destinata a sparire, e tanto
meno è innocua come i difensori delle sette vorrebbero far credere.
In Italia le sette attive e operative sono tante e, sebbene differenti tra di loro per
quella che possiamo chiamare “professione di fede”, non si distinguono tra loro per
alcuni aspetti peculiari che risultano essere, dunque, comuni a tutte le
organizzazioni settarie.
Per psico-sette o “movimenti di sviluppo del potenziale umano” si intendono quei
movimenti, dai più diffusi ai meno noti ma radicati in ambito locale sotto le sigle
più diverse, che mirano essenzialmente a sviluppare o potenziare le capacità psicorelazionali avendo come target di riferimento sia individui , ai quali viene promesso
generalmente un miglioramento affettivo, professionale e relazionale, sia aziende,
alle quali vengono proposti corsi di potenziamento del personale, in genere
partendo dai dirigenti e quadri, fino ai corsi-base per gli operai. Eccone un elenco,
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sulla base dello studio del ministero dell'Interno sulla religiosità alternativa nel
nostro paese:
Scientology: 41 sedi, oltre 7000 aderenti è la più grande e conosciuta, nasce in
America e si sviluppa in tutto il mondo raccoglie e diffonde l'insieme delle
credenze e pratiche ideate da L. Ron Hubbard nel 1954 basate sul
precedente sistema di auto-aiuto denominato Dianetics.
Life discovery principles: (Ldp) è una psico-setta a carattere spiritualistico, nata
a Vicenza alla fine del 1981. Il fine dichiarato è il rilancio dei valori
fondamentali della persona, con corsi di psicosessuologia, "memory"
(tecniche mnemoniche per l'efficienza mentale).
Silva mind control: l‟omonimo metodo nasce nel 1966 a Laredo (Texas) e si
caratterizza come "tecnica del controllo mentale". Attraverso ipnosi e
autoipnosi si accede a stati mentali caratterizzati da frequenze cerebrali
diverse da quelle ordinarie di veglia, chiamate "onde beta". Sede a Torino.
Fellowship of friends: Associazione Usa riconosciuta come religiosa, il cui fine
è "la liberazione e la piena consapevolezza dell'essere". Per cooptare
proseliti inserisce segnalibro all'interno delle opere scelte nelle librerie
specializzate in testi metafisici di tutto il mondo. Secondo voci non
verificate i dentisti della comunità inserirebbero nelle protesi narcotico a
lento rilascio. Tutti gli adepti devono versare il 10% del reddito e donazioni
speciali al fondatore Robert Burton, che afferma di essere in contatto con 44
angeli tra cui Gesù, Platone, Goethe e Lincoln. Sedi a Firenze, Roma,
Venezia, Palermo. 50 aderenti.
Centro "Evocris": è un'associazione religiosa che risiede in una lussuosa villa
fuori Roma e prende il nome dalla santona che lo presiede. La dottrina
propugnata dalla donna mirerebbe a raggiungere lo stato "Alfa" a collegarsi
con la Mente Universale, per viaggiare "in astrale" con gli extraterrestri, di
cui Carolina farebbe parte. Ma secondo fonti indirette alcuni adepti
finiscono sottomessi a lavorare oltreoceano nelle proprietà terriere ove si
organizzano pellegrinaggi. Sede a Bracciano (Roma). Oltre 500 aderenti.
Associazione di "Ontopsicologia": il promotore è un pluripregiudicato, ex frate
francescano, coniugato con una ex religiosa, anch'essa pluripregiudicata.
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Dichiara agli adepti di aver fondato l‟“ontopsicologia”, una sorta di
psicoterapia non riconosciuta dalla scienza ufficiale. Secondo alcune
segnalazioni, nel sodalizio si attuano metodi per modificare il carattere e
ottenere la devozione totale nei confronti del fondatore. Sedi: Roma,
Scandriglia (Rieti), Perugia. Aderenti:500.
Ergoniani: è un'associazione conosciuta anche con il nome di "Sapientia"
fondata nel 1936 con lo scopo di preparare "superuomini e superdonne"
seguendo l'ideologia dell'Ergos: Energia Radiante Governante Ogni
Scienza. Il fondatore sostiene di aver creato un impianto capace di irradiare
la bioenergia dei corpi (misurata in "Ergon"), costituito da una grande sonda
con due apparati captatori che permettono di capire se una persona è
"equilibrata". La sede mondiale (ed unica) degli ergoniani si trova in
provincia di Viterbo in un casale ove sono stati allestiti studi televisivi,
emittenti radio e laboratori per sperimentare i raggi cosmici. Sede a Sutri
(Viterbo).
La geografia delle religioni alternative in Italia, secondo il rapporto del Ministero
dell'Interno è la seguente: tra le città italiane è proprio la sede del Papato quella che
ospita il maggior numero di culti parareligiosi e magici, 36 in tutto, mentre il
record regionale spetta alla Lombardia, 81 gruppi, tra 71 religiosi e 17 magici. I
capoluoghi con minor presenza di “guru improvvisati” e dottrine esotiche risultano
Campobasso (2), Potenza (1) e Matera (1). Tra le regioni, l‟Abruzzo (9 gruppi), il
Molise (2) e la Basilicata (2).
Il rapporto traccia una distinzione tra i nuovi movimenti religiosi e quelli magici:
tra i primi vengono identificati alcuni "profetici" o cosiddetti di "risveglio"
nell'ambito della confessione di appartenenza. Altri finiscono con non avere nulla a
che fare con il cristianesimo come quelli messianici, i sincretisti, le "false chiese".
Quelli magici rientrano nella vasta gamma dei movimenti esoterici ed occultistici,
dove mancano precise categorie di riferimento. Per questo si va dai gruppi iniziatici
agli ordini Rosacrociani, gruppi gnostici e di spiritismo oltre ai culti ufologici,
satanisti e luciferini. Tra i movimenti religiosi, quelli di matrice cristiana sono il
40%. I cosiddetti gruppi di sviluppo potenziale (come Scientology) il 20%. Il resto
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sono di tendenze orientaleggianti, di importazione (24%) o nati in Italia (16%). Tra
i nuovi movimenti magici la parte del leone (45%) la fa il fenomeno New Age,
frazionato in 38 gruppi, con oltre 4.600 aderenti (ma i dati sono incerti e in
continua evoluzione). Gli esoterici e occultisti costituiscono il 30%, con 18 diversi
gruppi. Marginali le organizzazioni di ufologi e spiritisti, mentre il 9% (circa 200
adepti) fa parte di sette sataniche. Sul satanismo lo studio del dipartimento della
pubblica sicurezza fa delle distinzioni: c‟è quello razionalista, il luciferino e quello
acido. In quest'ultimo il richiamo è un "mero pretesto per dare sfogo ad intime
perversioni, attraverso esperienze drogastiche, orgiastiche o atti di violenza". È
questo, sottolinea il rapporto, "il fenomeno più incontrollabile e pericoloso". Oltre a
"Bambini di Satana", "Iod astrum aurum", "Luce degli inferi", "Chiesa nera
luciferina" e "Setta del Laterano", il Viminale cita il gruppo denominato "Orgasmo
nero", i cui responsabili "farebbero uso, durante i riti, di sangue umano e sostanze
stupefacenti" e sottoporrebbero gli adepti a minacce psicologiche e fisiche di varia
natura per condizionarne il comportamento.21
21
www.larepubblica.it
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6. Satanismo
Prendiamo ora in considerazione il satanismo in quanto a questo fa riferimento
l'uomo della strada quando si parla di sette, poiché considerato il settarismo più
spaventoso e pericoloso
Si possono distinguere quattro correnti di satanismo, a ciascuna delle quali si
ispirano poi i vari gruppi, anche se poi, nella pratica la distinzione non è mai così
netta e spesso riti e motivazioni si mescolano:

Satanismo razionalista: Satana è semplicemente il simbolo del Male, di una
visione del mondo anticristiana, edonista e immorale.

Satanismo occultista: accetta la visione del mondo descritta dalla Bibbia, la
storia della Creazione, la cacciata dal Cielo degli Angeli ribelli poi divenuti
demoni, però schierandosi "dall'altra parte", al servizio del diavolo.

Satanismo acido: i riti si basano sull'uso di sostanze stupefacenti, orge e
abusi psicologici e sessuali. Il culto del diavolo è semplicemente una scusa
per eccessi e depravazioni.

Luciferismo: è il satanismo di derivazione manicheo gnostica. Lucifero e
satana sono oggetto di venerazione all'interno di cosmogonie che ne fanno
un aspetto "buono", o comunque necessario, del sacro.
In Italia, Torino, capoluogo piemontese, vanta la comunità di satanisti più attiva
d'Italia, 40.000 seguaci secondo il responsabile di una delle sette cittadine, molti di
meno secondo le indagini del professor Introvigne, che parla di non più di 5-600
adepti, divisi in due Chiese22. Le loro messe nere hanno un rituale meno macabro
di quello di altri gruppi: niente orge o abusi sessuali, ma celebrazioni nel corso
delle quali viene gridato l'odio a Dio, attraverso la profanazione del Crocifisso e
l'uso di amuleti.
Confraternita Luciferiana: con sede a Roma, questa setta guidata dall'occultista
22
Introvigne M., “I satanisti. Storia, riti e miti del satanismo”, SugarCo, Milano, 2010.
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Efrem del Gatto segue il culto di Lucifero, ritenuto il "principe perfetto" di gran
lunga superiore a Satana. Nei riti si eseguono flagellazioni liberatorie e durante le
messe nere si tagliuzzano mani e braccia per offrire sangue al loro signore. Gli
adepti sono circa 150.
Cerchio satanico: una setta clandestina, ispirata al pensiero e alle azioni di Charles
Manson, con sede a Bassano del Grappa.
Figli di Satana: setta clandestina, attiva in Piemonte, e dedita soprattutto alla
profanazione dei cimiteri di campagna.
Ierudole di Ishtar: un misterioso gruppo satanista tutto femminile, di cui si è
scoperta traccia a Pescara.
Tempio di Set: è il più importante gruppo satanico americano, fondato nel 1975 da
Michael Aquino. La filiale italiana si trova a Napoli, ed è stata accusata di aver
organizzato una messa nera nei sotterranei dello Stadio San Paolo.
Gli appuntamenti del calendario demoniaco: un calendario parallelo, con le sue
feste, la sua liturgia e i suoi "santi". Gli adoratori di Satana hanno precisi
appuntamenti, durante i quali le varie sette, nonostante le loro differenze, svolgono
più o meno gli stessi riti. Ecco le principali scadenze:
31 ottobre: è il Capodanno di Satana, notte di Sabba e di inizio del nuovo anno. In
questa occasione si svolgono molte cerimonie di propiziazione, poiché si ritiene
che questa sia la notte in cui ogni richiesta verrà esaudita.
21 dicembre: prima notte di Tregenda, durante la quale i riti demoniaci si
mescolano con quelli pagani precristiani.
2 febbraio: è la notte di Candelora, con un Sabba dedicato alla consacrazione delle
candele e dei lumi che verranno utilizzati nei riti dei mesi successivi. Ma è anche la
notte nella quale gli apprendisti stregoni hanno la loro cerimonia di iniziazione.
21 marzo: altra data importante, quella dell'equinozio di primavera, che si festeggia
con la seconda notte di Tregenda.
30 aprile: segna l'inizio dell'estate esoterica, con il Sabba dedicato ai riti
propiziatori all'accumulo di denaro e al successo.
24 giugno: terza notte di Tregenda, con riti di protezione per gli aderenti alla setta e
lancio di anatemi e malefici contro i nemici.
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31 luglio: si svolge uno dei Sabba più importanti, con il quale si respingono gli
influssi malefici esterni.
29 settembre: quarta e ultima notte di Tregenda, in occasione dell'equinozio di
autunno. È l'appuntamento più colto, quelle nel quale si inneggia alla conoscenza
demoni.23
Diverse sono le ideologie “religiose” ed i credi che aleggiano tra gli appartenenti ad
una setta satanica, per la maggior parte confuse, prive di un vero retroterra culturale
o di una tradizione storica ed esprimono una fusione di credenze, miti, idee
pseudoreligiose ed invenzioni new age. In alcuni casi non vi è nemmeno la
credenza nel diavolo, per lo meno non come visto dalla normale tradizione
cattolica.
A volte è considerato
come il simbolo di una libertà interiore, una libertà
psicologica e di costume ed è proprio questo che sovente spinge verso
comportamenti illegali.
In altre occasioni, il diavolo è considerato come il portatore di qualche bene
misterioso e di salvezza dell‟animo umano.
Infine, ed è questo il significato più noto e ricercato, la sua adorazione rappresenta
la forma più alta, più potente di trasgressione e di anticonformismo sia sociale sia
psicologico. Adorare il diretto nemico di Dio, effettuare sacrifici in suo onore, agire
nel suo nome, conferisce al satanista una sorta di privilegio, una sensazione di
diversità e di onnipotenza.
Queste sono le caratteristiche più comuni e superficiali che delineano il quadro
degli appartenenti ad una setta satanica. L‟adepto cerca, appunto, sente la
gratificazione di sentirsi privilegiato rispetto ai comuni mortali. Ma dietro la ricerca
di tutto questo ci sono delle condizioni psicologiche ben precise, a volte solo di
debolezza e di solitudine, a volte di vere e proprie psicopatologie.
Non esiste un profilo unico dell'adepto satanico, esigenze di varia natura possono
spingere ad entrare in un tipo di setta, anche se quelle sataniche sostengo e
alimentano le esigenze più estreme. Il bisogno di appartenenza ad un gruppo è la
motivazione più semplice. Purtroppo questo sviscerato bisogno di farsi accettare
23
Barresi F., “Sette religiose criminali” EDUP, 2006.
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più spingere addirittura una personalità particolarmente debole a commettere
qualche atto illecito. L‟effettuare qualcosa di estremo è un rituale di iniziazione
tipico di qualche setta , se non lo si commette si è fuori se lo si commette si diventa
ricattabili. Per un giovane a caccia di valori che lo rendano unico e riconosciuto
nello stesso tempo, ad esempio un'adolescente, il commettere un atto estremo
assume un‟importanza straordinaria, una prova per il gruppo e soprattutto per se
stesso. Il bisogno di dipendenza e di protezione è un altro elemento che spinge ad
aderire ad una setta satanica. L‟adepto è in continua ricerca di figure protettive forti
e, tali ,considera gli adoratori del diavolo. Chi può garantire una protezione
assoluta dal male se non, paradossalmente, chi lo professa? In questa occasione
l‟individuo è incapace di vivere in modo autonomo, di prendere decisioni ed ha il
continuo bisogno di una supervisione potente che solo questo tipo di gruppo è in
grado di dargli.
Un‟altra esigenza presente tra gli appartenenti ad una setta è quella di ricercare
simboli significativi che possano dare colore alla propria vita. Si tratta di particolari
individui che vivono una condizione di solitudine anche nell‟ambito della famiglia
all‟interno della quale sono svalutati, non considerati e dalla quale non hanno avuto
la possibilità di creare una immagine di sé forte. Questi cercano all‟esterno dei
valori in grado di gratificarli, non ha importanza quale sia il contenuto di questi
valori, l‟importante è aderirvi e più essi sono speciali più fanno presa. In questa
particolare condizione psicologica un simbolo che nega i valori come il rispetto e la
solidarietà,
rappresentato dalla figura del diavolo, è fortemente accettato ed
interiorizzato. Rifiutare i più naturali valori sociali rappresenta, in questo caso, il
rifiuto dei valori della propria famiglia.
La paura del diavolo rappresenta un ennesimo elemento che spinge
paradossalmente ad adorarlo. Un‟educazione religiosa particolarmente rigida.
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GLOSSARIO
Abusi rituali:
Uno degli elementi centrali dei riti satanici. Si tratta di abusi psicologici, fisici o
sessuali commessi da due o più persone della setta (in genere il Gran sacerdote e il
suo assistente), il cui scopo dichiarato è di creare intorno al Sabba un alone di
malignità in grado di rendere più facile l'evocazione del demonio. Nella realtà però
quasi tutte le sette sataniche ricorrono a una simulazione di questi abusi, senza
spingersi fino in fondo.
Apocalittico:
Un culto che considera il mondo e la società come inguaribilmente "malati", e il cui
scopo è sostanzialmente quello di preparare gli adepti ad una imminente fine del
mondo.
Culto:
Almeno quattro gli usi comuni di questa parola, oltre a quello, più comune, di
insieme delle liturgie e delle credenze di una Chiesa. 1) uso sociologico: un piccolo
gruppo religioso che vive in uno stato di tensione con una religione predominante;
2) uso generale: un piccolo e recente gruppo religioso che non si pone come
variante di una delle religioni tradizionale, spesso guidato da un unico leader
carismatico; 3) uso evangelico: un gruppo religioso che non accetta Cristo come
Dio e salvatore e rifiuta il concetto di Trinità; 4) uso popolare: un piccolo e
"malvagio" gruppo religioso o pseudoreligioso, guidato da un leader carismatico
che usate tecniche di controllo della mente e di lavaggio del cervello. Culti di
controllo della mente: i gruppi religiosi che usano severe tecniche di dominazione e
manipolazione per tenere i seguaci sotto rigido controllo. Questi culti sono spesso
molto piccoli, lasciano poco spazio alla libertà individuale dei loro membri e hanno
un leader nel quale si concentra tutto il potere.
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Esoterismo:
È la dottrina o l'insieme di dottrine segrete riservate solo agli iniziati, cioè a una
cerchia ristretta di discepoli, in contrapposizione alla parte di dottrina invece
accessibile a tutti. Esempi di esoterismo sono la Kabala ebraica e il Sufismo
islamico.
Magia:
In senso stretto è la ricerca di poteri soprannaturali da parte di movimenti strutturati
e gerarchizzati. Ai poteri magici si accede per iniziazione, in genere attraverso
l'apprendistato e la trasmissione "ereditaria" da un maestro. Si distingue in bianca
(benevola) e nera (malvagia).
Millenarismo:
Era la dottrina che profetizzava la fine del mondo per l'anno Mille dell'era cristiana.
Passata la fatidica data senza che nulla accadesse, è diventata sinonimo del regno
millenario che Cristo instaurerà per i suoi seguaci. Per molti dei movimenti
spirituali attuali, come la New Age, il millenarismo annuncia l'imminente era
dell'Acquario.
Satanismo:
Una religione basata sull'adorazione di Satana, che può essere inteso sia come
unico Dio che come avversario del Dio cristiano. Le principali chiese di Satana
sono tutte americane: Temple of Set, Church og Satanic Liberation, Churc of Satan.
Contrariamente a quanto comunemente si crede non tutti i satanisti sono anti
cristiani.
Setta:
Un piccolo gruppo religioso che si è recentemente separato dal corpo centrale di
una delle religioni tradizionali. E' interessante osservare che la chiesa cristiana
originale al momento della sua nascita, e per molti decenni, è stata di fatto
considerata una setta del Giudaismo.
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Spiritismo:
È la "fede" di coloro che credono di poter stabilire grazie a poteri psichici, non
soprannaturali ma semplicemente latenti, un ponte o un "passaggio" tra il mondo
dei vivi e quello dei morti.
Ufologia:
Come per lo spiritismo si tratta del tentativo di stabilire un ponte tra mondi
altrimenti incomunicabili. In questo caso non tra i vivi e i morti, ma tra i terrestri e
gli extraterrestri, che sceglierebbero alcuni illuminati dotati di poteri medianici per
comunicare con gli esseri umani.
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7. Libertà di religione e plagio
Ad oggi è veramente molto difficile tutelare i soggetti che cadono nelle maglie di
una setta e di loro famigliari. Esiste un limite sottile tra la libertà di religione ed il
plagio.
A proposito della libertà di religione la costituzione cita:
Art. 19. Tutti hanno diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in
qualsiasi forma, individuale o associata, di farne propaganda e di esercitarne in
privato o in pubblico il culto, purché non si tratti di riti contrari al buon costume
Art. 20. Il carattere ecclesiastico e il fine di religione o di culto d'una associazione
od istituzione non possono essere causa di speciali limitazioni legislative, né di
speciali gravami fiscali per la sua costituzione, capacità giuridica e ogni forma di
attività. Quindi la libertà di espressione e di culto per la costituzione Italiana è un
diritto fondamentale della persona. Il concetto di "plagio psicologico" esiste solo in
Italia e deriva dall'articolo 603 del Codice Rocco che recitava: Chiunque sottopone
una persona al proprio potere, in modo da ridurla in totale stato di soggezione, è
punito con la reclusione da cinque a quindici anni.
L'articolo 603 del codice penale fu voluto da Alfredo Rocco, Ministro guardasigilli
del governo Mussolini che ha inserito nel codice questa nuova fattispecie di reato,
allora unica al mondo e senza precedenti in venti secoli di storia del diritto.
Il ministro non aveva tenuto in alcun conto il voto contrario della Commissione
Parlamentare competente, né le opinioni contrarie delle commissioni reali degli
avvocati e procuratori che si erano pronunciati al riguardo.
Inserire nel codice la norma che puniva il plagio era imperativo, come la
reintroduzione della pena di morte.
Era, allora come ora, una necessità ideologica introdurre una figura di reato che
punisse chi convinceva altri con le proprie idee, magari di libertà. Come scrisse
l‟avvocato Mellini (che ebbe gran parte del merito nell‟eliminazione di questo reato
dal codice) in un articolo di qualche anno fa su questo stesso argomento, “viviamo
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in un paese in cui antiche vicende di criminalizzazione di interi gruppi o categorie
di persone sembra si riflettano in una prorompente fantasia nell‟invenzione di
nuovi reati associativi, la voglia di reato plagio si manifesta e si propone in
relazione alla esistenza di gruppi, categorie, fedi religiose, „sette‟”.
Questo era vero nell‟Italia fascista di Alfredo Rocco ed è la base ideologica del
“nuovo plagio”, ribattezzato “manipolazione mentale” che ripropongono oggi.
Dichiarandone l‟illegittimità costituzionale, la Consulta, aveva ampiamente
descritto come questa norma fosse avulsa da ogni codice di tutti i paesi civili e di
tutti i tempi, riferendo anche come la sua approvazione fosse stata quanto meno
controversa. In seguito venne sarcasticamente definita una "fattispecie penale
apparente".
L‟uso ideologico del reato di plagio
Molti ricordano il plagio in relazione al “processo Braibanti”. L‟unico che in
cinquant‟anni di plagio si è concluso con una condanna, essenzialmente perché il
rapporto omosessuale (ovviamente contrastato e denunciato dai genitori dell‟amico
di Braibanti) fu considerato come condizione e strumento di plagio.
Processo ideologico e sentenza di condanna ideologica dell‟Italia omofobica di
quel tempo, resi possibili perché esisteva il reato di plagio, ora illegittimo.
Ma pochi ricordano che la Corte Costituzionale non dichiarò l'illegittimità
costituzionale dell'art. 603 c.p. in relazione al caso Braibanti.
Infatti la sentenza della consulta enunciò l'illegittimità del plagio intervenendo sul
caso del sacerdote cattolico Don Emilio Grasso, fondatore della Comunità
Redemptor Hominis, accusato da alcuni genitori di aver plagiato i loro figli.
Anche quello era un processo ideologico, frutto dell‟intolleranza esacerbata dai
conflitti famigliari causati da una scelta di vita dei figli che non era gradita dai
genitori denunciati.
Don Grasso, al contrario di Braibanti, ha potuto salvarsi da una condanna per
plagio, grazie alla pronuncia della Consulta e dirige ancora la sua comunità
carismatica.
Alcuni degli odierni legislatori, cogliendo l‟eredità di Alfredo Rocco, insistono che
il plagio dev‟essere reintrodotto, ad allungare la lista delle "fattispecie penali
apparenti" quali, ad esempio, la circonvenzione di incapace.
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Ma cos‟era il plagio del codice Rocco e cosa stanno proponendo i suoi eredi
oggigiorno?
L‟articolo 603 del codice Rocco recitava: “Chiunque sottopone una persona al
proprio potere, in modo di ridurla in totale stato di soggezione, è punito con la
reclusione da cinque a quindici anni".
Cosa dice invece il testo del Disegno di legge n. 569, primo firmatario Antonino
Caruso, che chiede l‟introduzione dell‟articolo 613bis? Testualmente: “Chiunque,
mediante tecniche di condizionamento della personalità o di suggestione praticate
con mezzi materiali o psicologici, pone taluno in uno stato di soggezione
continuativa tale da escludere o da limitare grandemente la libertà di
autodeterminazione è punito con la reclusione da due a sei anni”.
Hanno aggiunto qualche parola in più rispetto al dettato del precedente articolo, ma
la sostanza è la stessa, identica: “qualcuno assoggetta qualcun altro al suo potere,
suggestionandolo, e viene punito per questo”.
Eppure i magistrati della Consulta avevano già obiettato che "non si conoscono né
sono accertabili i modi con i quali si può effettuare l'azione psichica del plagio né
come è raggiungibile il totale stato di soggezione che qualifica questo reato".
"L'indeterminatezza della norma" richiamata nella sentenza della Consulta, non era
ritenuta tale per questioni semantiche. La norma era (e lo è quella che viene
proposta oggi) indeterminata perché non vi erano (e non vi sono ora) "criteri sicuri
per separare e qualificare" la persuasione dalla suggestione, né è "possibile
graduare e accertare in modo concreto fino a qual punto l'attività psichica del
soggetto esternante idee e concetti possa impedire ad altri il libero esercizio della
propria volontà".
Aggiungere l'avverbio "grandemente" (molto, assai), in riferimento alla limitazione
della libertà di autodeterminazione, non porta maggior chiarezza alla definizione
del risultato.
Quanto grandemente dev'essere limitata la libertà di autodeterminazione per
divenire reato? E come si valuta e si misura l'esclusione o la diminuzione
dell'autodeterminazione? E chi lo fa?
Gli odierni legislatori rincarano la dose aggiungendo un comma che prevede una
maggiorazione della pena per coloro che promuovono e praticano la manipolazione
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mentale/plagio come parte di un gruppo organizzato: “Se il fatto è commesso
nell‟ambito di un gruppo che promuove o pratica attività finalizzate a creare o
sfruttare la dipendenza psicologica o fisica delle persone che vi partecipano, ovvero
se il colpevole ha agito al fine di commettere un reato, le pene di cui al primo
comma sono aumentate da un terzo alla metà”.
Ecco il reato associativo, un vero 416 tris applicato ai presunti abusi psichici. A
quando il concorso esterno?
E' da notare che, non sono puniti solo coloro che praticano queste presunte attività
di abusi psicologici, ma anche coloro che le “promuovono”. Chi limita
maggiormente la libertà, coloro che praticano la manipolazione mentale o chi
propone una legge siffatta?
Nel 2001, prima del disegno di legge n. 569, a distanza di 75 anni dalla nascita
della legge di Alfredo Rocco, il senatore di Alleanza Nazionale Mariano Delogu
aveva già presentato un disegno di legge identico (DDL n. 800 S.) e aveva ottenuto
l'approvazione della Commissione Giustizia del Senato, ma fu fermato dal termine
della legislatura.
Nella sua presentazione del testo di legge proposto, Meduri partiva da lontano
sfruttando l‟onda emotiva dell‟11 settembre (era il 6 novembre 2001), nel dire che
dai “recenti atti terroristici compiuti negli Stati Uniti d‟America, dovremmo trarre
motivo di riflessione profonda sulle «ragioni» che possono spingere un essere
umano a diventare un «kamikaze»”. Ma poi non approdava a nulla di nostrano e
non diceva perché nel nostro paese dovremmo introdurre una fattispecie di reato
utile a punire i manipolatori dei kamikaze.
Ma, precisa: “riteniamo che sarebbe opportuno attribuire maggiore valenza alla
perizia psichiatrica che, oltre a comportare un primo livello di indagine volto a
definire le caratteristiche di personalità della supposta vittima, al fine di dedurne in
astratto la sottoposizione a meccanismi plagiari, dovrebbe articolarsi in un
successivo livello di indagine, volto ad analizzare il rapporto personale tra supposto
autore e supposta vittima”.
In breve, suggeriva una figura di reato applicabile sulla base di una deduzione “in
astratto dei meccanismi plagiari” svolta da uno psichiatra, e poi un‟analisi
psichiatrica del “rapporto personale tra supposto autore e supposta vittima”.
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In sostanza, aggirava il problema sollevato dalla Consulta sulla possibile eccessiva
arbitrarietà del giudice nel decide sul plagio/manipolazione mentale, delegando la
decisione ad un consulente tecnico del Tribunale. Non risolveva l‟arbitrarietà
potenziale, la spostava esautorando i giudici.
Ignorava un dettaglio che non può essere tralasciato, già annotato dalla Consulta
nella sentenza del 1981, quando scriveva che non sono “ammesse nel nostro
ordinamento perizie sulle qualità psichiche indipendenti da cause patologiche”.
Pochi anni dopo, nel 2008, il senatore Antonino Caruso, raccoglieva l'eredità del
ministro Rocco, ripresentando lo stesso testo di Meduri come disegno di legge n.
569.
Anche lui citava nella presentazione gli atti di terrorismo dei kamikaze, che si
presume siamo stato indotti alla violenza da manipolatori mentali ma, a differenza
di Meduri, citava gli omicidi delle bestie di satana e varie notizie giornalistiche su
altri incidenti non meglio specificati. Egli scriveva: “Il caso italiano, che ha colpito
il territorio della provincia di Varese e che è stato solo pochi anni fa sgominato
dalla magistratura e dalle autorità di polizia, per il quale è stato celebrato un
processo che ha potuto concludersi con gravi condanne”. Ergo, anche senza il
plagio la giustizia ha potuto stabilire le responsabilità e comminare pene severe ai
colpevoli. E non avrebbe certo prevenuto i delitti compiuti se il plagio fosse esistito
nel codice, visto che la tragedia di Varese è venuta alla luce solo quando i cadaveri
sono stati scoperti.
Per il resto, a parte riferimenti a generiche notizie mediatiche riferite peraltro con
varie formule dubitative, il senatore Caruso non adduceva alcun vero motivo per
cui il plagio, o manipolazione mentale, dovrebbe essere introdotto nel codice
penale.
In definitiva la corte costituzionale, con la sentenza dell'8giugno 1981, n.96 ha
abrogato l'articolo 603 c.p., introdotta ne 1930 ad opera de Codice Penale Rocco.
L'articolo 603 avrebbe contemplato la punibilità di un fatto non verificabile nella
realtà concreta e il cui evento non sarebbe stato accertabile con metodo logico
razionale.
Il giudice della consulta definì la fattispecie del plagio come una “mina vagante“
nel nostro ordinamento, potendo essere applicata a qualsiasi fatto che implichi
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dipendenza psichica di un essere umano da un altro essere umano, quindi, così
concepita la legge 603 c.p. Lo stato di soggezione provocato dall'azione plagiante,
non necessariamente deve comportare la totale soppressione della libertà di
autodeterminarsi.
Inoltre, così concepita la fattispecie di plagio, esiste un concreto pericolo di arbitrio
da parte del giudicante.
In effetti, ad oggi, l'ipotesi di una totale soggezione psicologica di un soggetto nei
confronti del suo plagiante pare di difficile riscontro pratico, in quanto, né gli studi
medico-psichiatrici, né quelli psicologici consentono di riconoscere una relazione
intersoggettiva caratterizzata da un soggetto assolutamente dominante su un
soggetto assolutamente dominato.
Imperniandosi quindi, su un evento non scientificamente definibile, la
consumazione o meno del reato, il giudice ha potere di definire arbitrariamente
l'avvenuta consumazione del reato24.
24
Bini C. e Santovecchi P., “Menti in ostaggio i familiari raccontano”, ED. Avverbi Roma 2005.
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8. Il viminale
Nonostante l‟attuale vuoto legislativo sulla gestione e la punibilità delle sette, gli
organi competenti non abbassano di certo la guardia sulla pericolosità di queste. Un
documento del Ministero dell‟Interno, stilato in seguito ad una richiesta di studio
del fenomeno sette, in vista del giubileo, dedica molto spazio a Scientology (41 sedi
e 7.000 aderenti), dove si legge, tra l‟altro: “Coloro che decidono di proseguire la
terapia, sono indotti a frequentare corsi sempre più onerosi, durante i quali sono
sottoposti a stress fisici (lavori logoranti, diete ipervitaminiche e ipoproteiche) e
psicologici (letture forzate, pressioni e intimidazioni)”. Contro organizzazioni di
questo tipo, sottolinea il rapporto, l‟azione penale rischia di non avere strumenti
sufficienti: non esiste ancora il reato di “aggressione alla libertà” psichica e non è
più previsto quello di plagio. Le sette, secondo il Viminale, non mettono a rischio
solo la libertà degli adepti: sono un potenziale pericolo pubblico in vista, appunto,
del Giubileo. Il rapporto non esclude l‟eventualità che qualche esaltato “cosciente
nella circostanza che l‟Italia assurgerà a palcoscenico e megafono internazionale,
decida di commettere un atto eclatante per lanciare „un messaggio‟ all‟intera
umanità”. Molte delle nuove sette importate dall‟estero, sottolinea il rapporto,
hanno assunto una fisionomia molto diversa da quella della patria di origine, come
il gruppo induista Ananda Marga, considerato in India terrorista o la “Soka Gakkai”
italiana, che “sembra sia stata scomunicata dalla casa madre in Giappone”. Il
rischio, per il Viminale, è che qualche gruppo “decida di tentare soluzioni „forti‟ per
imporre ad altri la propria „verità‟”.
Il primo censimento del Ministero degli Interni sulle religioni alternative è del
1994: secondo quel rapporto sono attive sul territorio italiano 366 sette ufficiali.
Ma le cifre non ufficiali sono ben più inquietanti: circa 800 tra sette, circoli e culti
vari, concentrati in prevalenza tra Torino, Roma e le città del Veneto. Enorme il
giro d‟affari. Altissimo è, inoltre, il rischio di perdita del senso critico e di contatto
con la realtà, come nel caso della setta di Damanhur (il cui leader, dicono, è la
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reincarnazione del dio egizio del sole, Horus), attiva in un piccolo paesino in
provincia di Torino. Si legge, infatti, sul sito ufficiale della comunità 25: “le linee
sincroniche sono i canali di energia che percorrono il nostro Pianeta […] Le linee
sincroniche trasportano pensieri e idee e attraverso di esse è possibile collegarsi a
qualsiasi punto del Pianeta. Damanhur […] sorge dove si incrociano quattro di
queste linee principali […] Sono state individuate con viaggi fisici e sistemi
medianici”. E, guarda caso, quest‟incrocio magico avviene proprio a Vidracco, sede
della comunità.
E, ancora, è il caso del Movimento Umanista che si propone, addirittura, di
cambiare il mondo per salvarlo, di “umanizzarlo”, appunto. Il fine è quello di
sconfiggere guerre, terrorismo, sfruttamento, malattie. Propositi altissimi, ci
mancherebbe. Peccato, poi, che il sistema interno alla setta sia profondamente
gerarchico e che tagliare i ponti, semmai uno volesse, sia a dir poco complicato,
viste le pressioni psicologiche a cui si è sottoposti.
25
www.Damanhur.info
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9. La testimonianza
La pericolosità delle sette è data dal fatto che non si accetta affatto il senso critico,
né dei partecipanti, né dei fuoriusciti. Non si accettano critiche. E l‟atteggiamento
immediato che hanno è quello di denunciare, minacciare, molestare tutti i soggetti
che risultano essere critici. Un atteggiamento che abbiamo riscontrato nelle parole
di un‟altra fuoriuscita che chiameremo Paola: “Ho cominciato ad avere dubbi – ci
rivela – circa quattro anni dopo essere entrata attivamente in Scientology. Se
n‟erano accorti semplicemente perché avevo espresso perplessità su una delle
nostre giornate di lavoro e di formazione. In pratica mi hanno messo sotto
pressione: venivano a casa anche cinque volte al giorno, mi chiamavano
continuamente, insistevano affinché io partecipassi alle riunioni. Alla fine,
probabilmente più per sfinimento che per altro, ho soppresso i miei dubbi. Solo un
anno dopo sono riuscita ad uscire, anche se gradualmente, da Scientology” ed
aggiunge che quando è entrata in Scientology aveva poco più di diciotto anni e
viveva ancora a casa dei suoi genitori. “I miei – ci dice – in un primo momento
hanno lasciato correre; dopo però hanno cominciato a esprimere perplessità.
Hubbard (leader scientologo, ndr) fornisce a chi è a contatto con una persona antiscientology due soluzioni: o risolvere la situazione o tagliare i ponti. Così ho fatto:
sono andata via di casa. Sentivo i miei genitori soltanto nei periodi di feste” 26. Un
classico. Il santone di turno inculca ai neofiti l‟idea secondo cui soltanto ora si è
nella verità, male persone a noi vicine non capiranno questo grado di
consapevolezze raggiunto. Ed ecco la profezia che si autodetermina, “i neofiti
torneranno a casa e cominceranno a stimolare discussioni su argomenti che mai
avrebbero affrontato prima, più per stimolare una lite che la discussione pura e
semplice. Parleranno con un linguaggio diverso, proprio del gruppo, si vestiranno
in maniera diversa addirittura. Tutti questi cambiamenti repentini risulteranno a dir
26
Gazzani C., l'infiltrato.it
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poco strani per i genitori e gli amici. Diranno “ma come mai questi cambiamenti?
Non è che ti stanno facendo il lavaggio del cervello?”27 E lì arriva la rottura, di
colpo questi ragazzi prendono, fanno le valige e vanno via di casa. A volte,
addirittura, i genitori non sanno più dove vanno a finire i figli proprio per via di
questa rottura. Non a caso diverse sono le storie di uomini che, entrati nelle sette,
hanno abbandonato la propria fidanzata, di genitori che non rivedono i propri figli
oramai da anni. È il caso di Monica, mamma di una ragazza di Chivasso (in
provincia di Torino), racconta una storia dai tratti profondamente drammatici: “non
vedo mia figlia oramai da un anno. E non solo lei non torna più a casa, non solo
non risponde praticamente mai al telefono, ma se andiamo a cercarla noi, non ci
permettono di avere contatti. Ci dicono o che non c‟è o che è impegnata o che in
questo momento non vuole vederci. Ogni giorno penso a lei e ogni notte, prima di
andare a letto, passo per la sua camera che è rimasta ancora così come lei l‟ha
lasciata. Ogni volta non posso far altro che piangere.”28
27
28
Gazzani C.: l'infiltrato.it
Ibidem.
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10. Consigli, come se ne esce
E' importante capire in tempo cosa sta succedendo e chiedere aiuto alle varie
Associazioni. Non tutti i culti sono "distruttivi", non tutte le sette cercano i plagiare
i loro aderenti. Anzi, molti culti sono espressioni di sincere e positive esigenze
spirituali. Ma spesso la persona che viene contattata e reclutata non è in grado di
vedere la differenza e saper scegliere perché si trova in un momento di debolezza o
di vulnerabilità psicologica. Tocca allora a parenti e amici stare attenti, vegliare sul
loro caro e cercare di tirarlo fuori dalla rete nella quale è rimasto impigliato.
Ecco una breve guida ai "sintomi", per riconoscere gli effetti su una persona di un
culto potenzialmente pericoloso.
Come cambia il comportamento:
1) perdita della volontà individuale;
2) aumento della dipendenza e ritorno ad un comportamento quasi infantile;
3) perdita della spontaneità e del senso dell'umorismo;
4) incapacità di instaurare amicizie al di fuori del gruppo;
5) peggioramento delle condizioni fisiche;
6) deterioramento psicologico (tra le altre cose: allucinazioni, ansia,
paranoia, disorientamento).
Cosa fare:
1) registrare tutti i nomi, indirizzi, numeri di telefono delle persone che si sa
appartengono alla setta;
2) mantenere una cronologia scritta di tutti i fatti che riguardano l'attività
del proprio familiare o amico all'interno della setta;
3) rispondere a tutte le comunicazione del proprio parente con amore,
sincerità e senza eccedere nelle critiche dirette e aggressive;
4) raccogliere tutte le possibili informazioni, articoli e pubblicazioni sul
gruppo, in modo da conoscerne strategie e composizione;
5) chiedere aiuto ad una delle tante associazioni che riuniscono famiglie
nella stessa situazione.
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Cosa non fare:
1) non spedire soldi al proprio parente. Meglio mandare doni non in denaro,
vestiti, biglietti aerei o ferroviari non rimborsabili;
2) non spendere grandi somme per corsi o seminari di riabilitazione se non
se conoscono bene finalità e programmi;
3) non dimenticare mai che la personalità del proprio caro non è scomparsa,
ma è solo stata momentaneamente sopraffatta;
4) non sentirsi soli. Si tratta di un problema comune a migliaia di perone in
tutto il mondo, in tutti gli ambienti religiosi ed economici.
E‟ importate agire su diverse linee.1. La prevenzione. Del fenomeno si deve
parlare. Nelle Scuole, nelle Associazioni, nei luoghi idonei occorre informare i
giovani, i genitori, gli insegnanti, sulla lettura di alcuni indicatori che devono far
scattare un segnale di allarme. Se assistiamo ad un improvviso isolamento di un
adolescente, o se lo stesso è in comunicazione in internet, su un social network con
qualcuno che gli impone l‟isolamento o lo induce ad azioni di un certo tipo
occorre intervenire fino a che questo è possibile, tenendo conto che più passa il
tempo più diventa difficile contrastare l‟azione di manipolazione e irretimento.
2. L‟azione di informazione attraverso i mezzi di comunicazione idonei.
Stampa, televisione, rete internet possono essere canali per mettere in guardia.
Tenere viva l‟attenzione sui segnali di pericolo; anche attraverso le storie di chi
ha avuto queste terribili esperienze. Le persone, se vengono informate,
hanno strumenti per riconoscere i segnali di pericolo ed eventualmente anche per
aiutare coloro che possono trovarsi in queste situazioni. 3. La costituzione di Reti
sinergiche di Esperti che possano trattare i fenomeni in questione. Forze
dell‟Ordine, Associazioni non governative specializzate, religiose o laiche ma
competenti sugli specifici fenomeni. L‟uso di numeri verdi e centri di ascolto per il
sostegno alle vittime e ai loro parenti o amici.4. Reti adeguate per il sostegno a
coloro che escono dalle sette e hanno bisogno di trovare luoghi competenti per
riappropriarsi delle loro facoltà psicologiche ed elaborare le problematiche di
dipendenza che li hanno condotti nel baratro. Questo per evitare ricadute nelle
stesse situazioni. Le persone vanno protette, potrebbero in questa fase subire
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minacce o induzioni a rientrare nella setta stessa. Opportuni strumenti legislativi
che assicurino alla giustizia i criminali che traggono profitto dallo sfruttamento
delle vittime e che possano basarsi su tecniche adeguate per descrivere i fenomeni,
accertarli con accuratezza e quindi contrastarli nel modo più adeguato.
E‟ necessario, quindi, che la criminologia e la psicologia giuridica si occupino con
particolare attenzione del fenomeno settario : secondo Marco Strano, quando alcuni
crimini vengono progettati ed eseguiti all‟interno di tali organizzazioni, la rilevanza
che questi fatti assumono da un punto di vista criminologico richiede uno studio
accurato del particolare clima psicologico che si viene strutturando all‟interno della
setta, laddove alcuni leader ingeriscono pesantemente sui processi decisionali degli
adepti, per cercare di interpretare i crimini che si verificano in questi ambienti
esoterici ed occulti iniziando, a tal proposito, con lo studiare gli aspetti
antropologici ed organizzativi delle sette per poter comprendere l‟ambito in cui
trova origine la condotta delittuosa, per poter mettere a fuoco gli aspetti
psicosociali che favoriscono l‟avvicinamento degli individui a tali realtà e per
cercare di comprendere la capacità dell‟atmosfera esoterica di interferire nei
processi percettivi e di significazione che sono alla base del comportamento
criminale.
Per capire quanto sia complicato uscire dalla spirale della manipolazione mentale,
mi sembra inevitabile fare riferimento a Steven Hassan autore di importanti lavori
sul controllo mentale distruttivo come ad esempio “Mentalmente Liberi” racconta
di un ragazzo di 19 anni che venne reclutato da adepti della Chiesa
dell‟Unificazione di Moon, gruppo settario molto potente negli Stati Uniti. In poco
tempo arrivò a ricoprire importati cariche ai vertici dell‟organizzazione fino a
quando, in seguito ad un incidente, causato probabilmente dal sovraccarico di stress
al quale era sottoposto per poter assolvere ai compiti strenui che gli venivano
continuamente affidati per reperire soldi e reclutare nuovi adepti, i suoi genitori
riuscirono a riportarlo a casa e a sottoporlo ad un programma di deprogrammazione
che ebbe buon esito. Nei 14 anni che seguirono alla sua fuoriuscita dalla setta si è
completamente dedicato alla sensibilizzazione e alla divulgazione dei problemi
legati al fenomeno dei culti distruttivi facendo una mirabile opera di prevenzione
rispetto al rischio vittimologico che le persone corrono soprattutto nei momenti di
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maggiore vulnerabilità. Ha conseguito un Master in Psicologia del Counseling
presso il Cambridge College ed ha aperto la strada ad un nuovo approccio
terapeutico denominato „Exit Counseling non coercitivo‟ finalizzato al recupero e
alla riabilitazione di ex adepti, alternativo alla deprogrammazione alla quale lui
stesso venne sottoposto e che considera eccessivamente violenta. Il suo approccio
terapeutico, indirizzato alla vittima di un culto distruttivo, è finalizzato ad
evidenziare questi quattro punti 1. dimostrargli che è caduta in una trappola, cioè
che si trova in una situazione nella quale è psicologicamente senza difese e dalla
quale non può uscire; 2. farle notare che non ha mai scelto volontariamente di
entrare in quella trappola; 3. informarla del fatto che altre persone in altri gruppi si
trovano in trappole analoghe; 4. comunicarle con fermezza che può uscire da quella
trappola. Come fa notare l‟autore questi quattro punti così ovvi a chi non si trova a
vivere l‟esperienza di un culto distruttivo sulla sua pelle non lo sono altrettanto per
chi si trova a vivere una condizione di assoluto controllo mentale. Il suo approccio
terapeutico si basa su dei convincimenti di base relativi alla natura umana: le
persone hanno bisogno e desiderio di crescere e sono orientate verso direzioni
capaci di sviluppare e incoraggiare la loro crescita; 2. è importante che le persone si
concentrino sul qui e ora e non rimangano avvinghiate al passato: che non si
concentrino sugli errori commessi o su ciò che non hanno fatto bensì su ciò che
possono fare adesso per cambiare in meglio la loro situazione; 3. le persone
sceglieranno sempre e in qualsiasi momento ciò che reputano essere per loro la
cosa migliore: sono entrate in una setta perché credevano o volevano credere,
perché ne avevano bisogno, che la dottrina divulgata dalla setta poteva
rappresentare un vantaggio; 4. ogni persona è unica e ogni situazione è diversa
dall‟altra, per questo l‟approccio di Hassan è totalmente centrato sul cliente e si
adegua ai bisogni della singola persona e prevede, inoltre, che il consulente
comprenda a fondo la persona che si trova di fronte: quali sono i suoi valori, i suoi
bisogni, cosa vuole e come pensa. IL consulente, secondo Hassan, deve essere in
grado di entrare nella mentalità del cliente per poterlo capire veramente e aiutarlo a
fare ciò che lui e nessun altro vuole. Il suo approccio si basa sul convincimento che
anche il seguace più indottrinato nel suo intimo in realtà voglia uscire dalla setta; 5.
l‟approccio è basato sulla famiglia degli adepti; è la famiglia, infatti, che viene
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travolta drammaticamente quando un congiunto, perlopiù i figli, viene reclutato in
un culto distruttivo, ed è la famiglia stessa a rappresentare una risorsa fondamentale
per la risoluzione positiva del caso. È necessario, a tal fine, insegnargli
accuratamente le tecniche della comunicazione che gli permettano di essere efficaci
nell‟approccio con il loro congiunto per indurlo a collaborare. È evidente che tutto
questo richiede da parte della famiglia molto impegno e dedizione: disponibilità
nell‟imparare nuovi modi di comunicare e accettare di elaborare le problematiche
inconsce che in questa fase possono risvegliarsi. È infatti necessario affrontare e
possibilmente risolvere eventuali problemi tra i familiari prima di tentare qualsiasi
intervento. A questo proposito: “Quando l‟attenzione viene centrata sulla famiglia
tutti subiscono un cambiamento: dal canto suo il seguace del culto si rende conto
che fuori dal gruppo stanno accadendo cose positive, mentre i familiari imparano a
costruire un rapporto di fiducia e a fare in modo che il loro caro si interroghi sul
suo operato. L‟affetto di una famiglia è molto più forte di quello condizionato che
gli adepti di un culto ricevono da parte dei loro dirigenti. Mentre la famiglia
appoggia il diritto individuale di crescere e diventare un adulto autonomo e in
grado di prendere da solo le proprie decisioni, l‟affetto che un affiliato riceve dal
culto ha lo scopo di mantenerlo per sempre in uno stato adolescenziale e di
dipendenza, minacciandolo di far venir meno ogni forma di affetto nel caso
prendesse decisioni che non collimano con quanto ordinatogli dal capo. Quando i
familiari imparano a interagire in maniera efficace, l‟aiuto che possono fornire è
molto elevato e nel corso di un intervento questo fattore può diventare cruciale.”
Nel suo approccio Steven Hassan non cerca mai di far allontanare l‟affiliato dal
gruppo o viceversa perché altrimenti lo stesso si sentirebbe minacciato; ciò che
invece cerca di fare è presentargli altri modi per crescere sottoponendogli diverse
prospettive e possibilità. Aiuta le persone a vedere alternative che non sapevano
esistessero poi le incoraggia a fare ciò che pensano sia meglio per loro e cerca di
fare in tutti i modi per fargli sentire di avere in mano il pieno controllo della
situazione infatti, “… il controllo mentale esercitato dai culti non riesce mai a
cancellare del tutto il vero Io della persona (John-John). E‟ certamente vero che
impone una identità dominante fornita dal culto (John-l‟adepto) che cerca
continuamente
di
reprimere
il
vero
53
Io.
Quale
seguace
della
Chiesa
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dell‟Unificazione pensavo veramente di essere „morto a me stesso‟; lo Steve moonista pensava che il vecchio Steve Hassan fosse morto. Ma il mio vero Io si è
risvegliato durante la deprogrammazione: era sempre stato lì. Fui in grado di
ricordare tutte le contraddizioni, i conflitti e le promesse non mantenute da Moon
che nel periodo in cui ero un adepto avevo sperimentato – ma non elaborato – e tale
presa di coscienza mi permise di uscirne fuori. Dentro di me l‟avevo sempre
saputo. Riuscire a mettersi in contatto con il nucleo centrale e profondo di un
individuo è ciò che mi permette di aiutare qualcuno a uscire da un culto. Se quel
nucleo centrale è felice e contento del suo impegno nel gruppo, c'è assai poco da
fare. Quella persona non si trova affatto sotto controllo mentale. Egli ha scelto di
essere là. Ma non sono questi i casi che mi vengono normalmente sottoposti. Le
famiglie mi chiamano quando si accorgono che sta succedendo qualcosa di
terribile. E ho constatato che quando un individuo schiavizzato viene messo in
condizione di poter scegliere, si guarda bene dallo scegliere di fare lo schiavo:
perlomeno non quando è in grado di decidere da solo della propria vita, avere
normali rapporti che non subiscano limitazioni di sorta e curare i propri sogni e
interessi. Questo approccio terapeutico presenta altri aspetti molto ben definiti.
Come prima cosa si concentra sul processo di cambiamento. Ciò significa che il
come una persona arriva a cambiare è ben più importante di che cosa o perché
cambia. Poi, nella convinzione che le persone siano interessate a crescere e a
imparare persegue finalità educative e cerca di insegnare nozioni utili di psicologia,
la comunicazione, i problemi del controllo mentale e lo stile di altri culti distruttivi,
come pure la storia di un particolare gruppo, le contraddizioni dottrinali operate al
suo interno e la sua dirigenza. In „Releasing the Bonds‟, Hassan presenta lo
sviluppo del suo exit counseling. Il nuovo approccio terapeutico viene definito
„Strategic Interaction Approach‟ (in italiano Approccio di Interazione Strategica)
finalizzato ad aiutare e a comprendere meglio l‟affiliazione di chi è coinvolto in
una setta distruttiva. Inoltre presenta nuovi strumenti operativi anche per i familiari
e gli amici delle vittime di manipolazione mentale e introduce inoltre un intervento
in tre parti sulla fobia, elemento fondamentale che tiene legato l‟affiliato alla setta
che gliel‟ha inculcata.:”29 Il SIA differisce poi dall‟exit counseling per l‟enfasi
29
http://www.psicologi-italia.it/psicologia/psicologia-investigativa/861/manipolazione-mentale.html
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posta sul processo di cambiamento, piuttosto che sul puro contenuto informativo. Il
modello dell‟exit counseling partiva dal presupposto che l‟assistente possedeva
informazioni difficili da ottenere. Tutto questo è cambiato perché al giorno d‟oggi
critici ed ex membri di diversi gruppi stanno pubblicando sul web informazioni su
sette e controllo mentale. Con l‟avvento di internet chiunque abbia un computer e
un modem può mettersi in contatto con altre famiglie, ottenere l‟assistenza di
esperti ed ex membri, trovare informazioni in modi fino a poco tempo fa
impossibili. Ora che l‟informazione è diventata così accessibile, possiamo dedicare
il nostro tempo a sviluppare un‟accurata comprensione del membro, del gruppo a
cui appartiene, degli amici e familiari che lo amano. Inoltre nel Strategic
Interaction Approach apprendiamo come identificare i fattori che rendono più
vulnerabili al controllo mentale, come ad esempio disordini di apprendimento,
problemi sessuali irrisolti, o fobie preesistenti da cui le sette possono trarre
vantaggio. Creiamo un modello delle varie parti del sé autentico del nostro caro che
sono state coltivate per reclutarlo nell‟identità settaria. Comprendere queste sub –
personalità aiuta ad entrare in relazione con l‟identità settaria, e ci aiuta anche ad
identificare e incoraggiare quegli aspetti dell‟identità settaria che vale la pena
preservare.
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11. Conclusioni
Abbiamo a che fare con uno dei fenomeni psichici più complessi che richiede lo studio,
la ricerca, l‟attenzione di esperti che provengano da vari settori (psicologi, avvocati,
criminologi, Forze dell‟Ordine) per essere affrontato con la probabilità di successo che
possa veramente costituire la base per aiutare quanti si trovano nella più dolorosa delle
esperienze: quella di avere perso la “libertà del pensiero” la “libertà dell‟arbitrio” e non
sapere più neppure riconoscere i propri desideri, la propria volontà da quella “instillata e
indotta” da altri attraverso sofisticati meccanismi di manipolazione, meccanismi di cui
purtroppo i criminali di cui sopra sono profondi conoscitori.
Ho scoperto sulla mia pelle, e solo a posteriori, facendo ricerche per questo lavoro,
quanto sia insidioso per chiunque il pericolo di cadere vittima di una setta.
In un momento di difficoltà, la mamma di un compagno di scuola di mio figlio, mi
propose di partecipare alle funzioni, pseudo religiose, di un personaggio con nessun
titolo ecclesiastico, spiegandomi che era un‟ambiente dove tutti aiutavano tutti, gente
buona, che si sarebbe presa cura di me e che sicuramente mi avrebbe aiutato a
raggiungere una certa serenità, come era già accaduto a lei. Partecipava alle riunioni col
suo nuovo compagno, che per amore l‟aveva seguita e spesso andava anche suo figlio,
amico, appunto del mio.
Fortunatamente non accolsi l‟invito, non per la consapevolezza di quello che sarebbe
potuto succedere a me e soprattutto a mio figlio, che era in fase adolescenziale,
semplicemente perché non sono mai stata attratta da questo genere di compagnie. Come
dicevo, solo a posteriori, studiando il fenomeno per questo lavoro, mi sono resa conto
che il pericolo è accanto a noi, praticamente invisibile.
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Strano M., “Manuale di Criminologia Clinica”, SEE, Firenze, 2003.
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13. Sitografia
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www.newapoclyps.alternativa.org (09/03/2014).
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www.Damanhur.info (09/03/2014).
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www.psicologi-italia.it/psicologia/psicologia-investigativa/861/manipolazionementale.html (15/03/2014).
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http://www.ordiniavvocatipiemonteaosta.it/sito/sito/downfile.php?id=1046&it=1
0122 (15/03/2014).
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