“Progetto Russia”: i viaggi uniscono e cambiano le

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“Progetto Russia”: i viaggi uniscono e cambiano le
ISSN 2284-0354
periodico di cultura dell’Università del Salento
giugno|luglio
periodico di cultura dell’Università del Salento
ISSN 2284-0354
giugno | luglio
www.ilbollettino.unisalento.it
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“Progetto Russia”: i viaggi uniscono e cambiano le persone
Eleonora Tricaricoa
Studentessa della Facoltà di Economia
a
I
viaggi uniscono e cambiano le persone. Questo
è lo slogan che sintetizza ed esprime l’essenza di
una delle più belle esperienze della mia vita. Lungi
da me il desiderio di cadere nella retorica, ma devo
ammettere che quello che sembrava all’inizio un
semplice viaggio di studio organizzato dalla Facoltà di
Economia dell’Università del Salento si è poi rivelato
un’esperienza smisuratamente costruttiva e unica. Per
un paio di settimane trascorse a Mosca mi sento una
persona diversa. Dal 13 al 26 maggio si è infatti svolta
la VI edizione del progetto “Viaggio di studio a Mosca
2014”, a cui ha partecipato un gruppo di dieci studenti
dell’Università del Salento (me inclusa) ospitati a Mosca
dall’Università delle Finanze, una delle più prestigiose
Università della Russia.
Il progetto si inserisce in una consolidata tradizione
di scambi universitari tra Mosca e Lecce ed è frutto di
un accordo pluriennale sottoscritto dai vari Rettori
succedutisi al governo dell’Ateneo salentino, non
ultimo il Rettore professor Vincenzo Zara. Il viaggio di
studio, fortemente sostenuto dal Prorettore professor
Vittorio Boscia e dalla professoressa Alessandra Chirco,
Direttore del Dipartimento di Scienze economiche, è
curato e organizzato dal professor Paolo Leoci, docente
di Economia Aziendale del nostro Ateneo. L’accordo,
firmato la prima volta nel 1995, prevede scambi di docenti
e studenti con l’obiettivo di promuovere la reciproca
conoscenza, la collaborazione scientifica e l’attività
didattica, nonché l’approfondimento di tematiche socioeconomiche caratteristiche dell’Italia e della Russia.
Così descritto, suona come uno dei soliti accordi di
programma dai contenuti vaghi e ricco di tanti obiettivi
declinati con verbi al futuro, presto dimenticati. Per me
e per i miei compagni di viaggio, invece, questo viaggio
ha rappresentato l’occasione che ti cambia la vita.
Ma andiamo con ordine.
Già diversi mesi prima della partenza, dopo aver
superato la severa selezione tra decine di candidati, io
e i miei compagni abbiamo capito che non avremmo
partecipato al solito viaggio di studio “turistico/
culturale” e che quella prima selezione non sarebbe
stata l’unica prima della partenza.
La defezione di diversi studenti, causata anche da
sopraggiunti e inderogabili impegni personali, ha presto
lasciato intendere l’importanza e la complessità dei diversi
obiettivi a cui il viaggio mirava, l’intensità e l’impegno
richiesto nell’assolvere ai diversi compiti e la necessità
di ricorrere e sviluppare a capacità di organizzazione
e di coordinamento con gli altri impegni universitari.
La formula organizzativa scelta è stata quella di
considerare ogni obiettivo da raggiungere come il
risultato di diverse funzioni trasversali, nominando uno
studente a capo delle varie funzioni (documentazione,
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comunicazione, organizzazione della presentazione,
relazioni con i russi, segreteria, eccetera), nominandolo
anche quale supervisore dell’attività degli altri studenti
addetti alla gestione della singola funzione. Questa
organizzazione ha permesso una grande flessibilità, un
deciso controllo delle attività e una veloce sostituzione con
altri studenti in caso di rinuncia o di temporanea assenza di
un collega, formando di fatto un gruppo flessibile e coeso,
potenzialmente capace di affrontare qualsiasi difficoltà.
Fino a poche settimane dalla partenza, non demoralizzati
dalle continue difficoltà e incertezze, siamo andati avanti
credendo fortemente nel successo del progetto. Un
grande ruolo hanno giocato anche le parole di stima e di
augurio espresse da coloro che hanno assistito ad alcune
presentazioni dell’iniziativa all’esterno dell’Università.
Dopo decine di riunioni e la frequenza di un breve
corso di lingua russa, il 13 maggio è così iniziata la
nostra avventura. I primi giorni sono stati caratterizzati
da una continua scoperta e dalla necessità di dover
ricredersi su molti preconcetti ed errate percezioni.
Un’inaspettata Mosca si è via via spalancata dinanzi
ai nostri occhi, bella al di là di ogni immaginazione. Il
connubio tra presente e passato si sposa perfettamente
in una città moderna e attiva h24 e che corre più veloce
dello scorrere del tempo. Già lungo il tratto di strada
che collega l’aeroporto alla città (circa 24 Km) si è
colpiti dal fatto che la città è di fatti un infinito cantiere
edile, praticamente ininterrotto e che approfitta del
buon clima estivo per portarsi avanti con i lavori.
Appena giunti presso l’Università delle Finanze, sulla
famosa Leningradsky Prospekt, un’importante via
che collega Mosca a San Pietroburgo, sulla quale si
affacciano palazzi dall’inconfondibile stile stalinista,
alcuni studenti russi ci hanno accolto. Il feeling è stato
immediato: da quel momento in poi, non è trascorso
un solo giorno senza che gli studenti italiani e quelli
russi non siano stati insieme. L’Università, imponente
e maestosa, che dagli anni 30 è stata la sede della
scuola del partito comunista russo e che ha ospitato
a più riprese personaggi come Gramsci e Togliatti, fa
palesare tutta la sua importanza già al primo sguardo,
non lasciando spazio alla mediocrità. Anche l’Università
rispecchia la mentalità russa che si può sintetizzare
nella frase: “I Russi pensano in grande e fanno le cose in
grande”, appresa dal CEO della Nestlè Russia, Maurizio
Patarnello, originario di Lecce, che ci ha gentilmente
intrattenuto durante un interessantissimo incontro.
Con il piacere della novità e la curiosità alle stelle, la prima
notte abbiamo dormito nella foresteria dell’Università
sotto effetto dell’adrenalina fin lì accumulata.
Il primo giorno in Università lo abbiamo trascorso,
dopo i rituali saluti di benvenuto, familiarizzando con
i labirintici corridoi che si estendono per centinaia
di metri congiungendo i vari plessi siti su territorio
dell’Università, così come per viaggiare nella rete della
metropolitana, per diversi giorni abbiamo avuto una
scorta composta da studenti che ci accompagnavano
lungo il percorso tra le nostre stanze e le varie aule delle
lezioni. La mattina abbiamo perlopiù frequentato varie
lezioni accademiche, mentre il pomeriggio abbiamo
frequentato diversi stage presso varie aziende, provato e
riprovato la presentazione prevista per il giorno 23 e nel
tempo restante, incluso il weekend, abbiamo lavorato
nella rilevazione dei questionari sottoposti al pubblico
russo, per effettuare la prima parte della ricerca di
mercato coadiuvati dai colleghi russi. Nei momenti
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liberi (pochi), abbiamo anche fatto i turisti, visitando
il Cremlino, l’Hard Rock Cafè, la Galleria Tret’jakov, e
ancora in giro in battello sulla Moscova, il mercato di
Izmailova, il quartiere degli artisti e dei pub di Arbat e
tutto ciò che vi è di più tipico. Suonerà eroico, ma è stato
fatto tutto alla grande e con enorme divertimento.
In assoluto resterà indelebile nella nostra memoria la
serata di lunedì 14, nella quale abbiamo subìto l’impatto
con la mitica Piazza Rossa e tutto lo scenario circostante.
Una magnifica luna piena, che sembrava affittata
apposta per noi e per la prima notte a Mosca, ha sorriso
a quel gruppo di studenti che a bocca aperta non finiva
di ammirare la bellezza della piazza e delle stelle rosso
rubino attaccate alla cima delle torri del Cremlino. Anche
i cuori dei meno romantici hanno finito per cedere,
innamorandosi della città, dell’eccitante situazione,
del vivere quell’incredibile avventura. Anche il clima
ha giocato a nostro favore: 30° senza alcuna traccia di
umidità ci ha permesso di dire “Ma che bello il tempo a
Mosca”, nella supposta consapevolezza di rivolgere uno
“schiaffo” a tutti i russi che vivono abitualmente a -10°
per almeno 6 mesi all’anno.
La prima serata moscovita si conclude nel girovagare per
il centro alla ricerca di un posto in cui mangiare e brindare
alla nostra fortuna e a quello che stavamo vivendo.
I primi giorni sono, dunque, trascorsi frenetici: da un
lato l’impegno delle lezioni accademiche, dall’altro il
desiderio della scoperta. Per entrambe le settimane,
ognuno di noi è stato impegnato con le lezioni. A seconda
delle diverse competenze e gli interessi di ognuno di
noi, è stato possibile dividersi in due gruppi, con un
profilo manageriale e uno finanziario. In questo modo,
ciascuno ha potuto ottenere grande profitto dalle lezioni
di Marketing, Management, Matematica finanziaria
e molto altro ancora. Il cibo non è stato un problema,
anzi attraverso gli appetitosi pasti presso la mensa
dell’Università e all’esterno, abbiamo apprezzato la
cucina russa con le sue insalate, le zuppe e i famosi blinis.
Certo, la cucina italiana è un’atra cosa… non a caso, ci
sono centinaia di ristoranti italiani in giro per Mosca.
Lo stage è stato svolto a gruppi presso Nestlè, Fiat,
Unicredit, lo studio di consulenza finanziaria De BertiJacchia e i grandi magazzini Gum prospicienti la Piazza
Rossa. I responsabili di queste aziende ci hanno accolto
per più giorni, raccontato nei dettagli il mondo del
lavoro in Russia, della realtà sociale ed economica del
Paese e soddisfatto qualsiasi nostra curiosità, rendendo
interessantissima l’esperienza.
Le nostre serate nei giorni feriali sono trascorse tra una
prova della presentazione e una chiacchiera qua e là, con
una birra e, perché no, con un sorso di vodka. Sono state
preziose occasioni che hanno segnato profondamente la
nostra esperienza, ricche di momenti in cui ognuno di
noi, russo o italiano, ha trasferito all’altro una parte di
se stesso dedicandogli il proprio tempo e una pur breve
parte della propria vita.
La seconda settimana resterà indelebile nella
memoria per la visita al Parlamento Russo e l’incontro
con un suo deputato. Il contatto diretto con la storia e la
politica russa ci ha fatto capire molto della cultura russa
contemporanea, senza inutili filtri e faziosi intermediari
che spesso raccontano sui nostri quotidiani solo una
piccola parte delle verità.
Dopo qualche giorno è arrivato il momento della
temuta presentazione. Dopo tanti mesi di preparazione
e lavoro, concentrati in novanta minuti di presentazione
di un video sostenuto da una descrizione vocale in
inglese, gli unici sentimenti sono stati di conquista e
liberazione, grande fatica e intenso piacere, sorpresa
per le nostre capacità di cui avevamo solamente sentore
e grande commozione nel ricevere un lungo e sincero
applauso del pubblico che ha evidentemente gradito.
Abbiamo illustrato la nostra cultura, il nostro territorio
e il nostro “DNA”, illustrando passo per passo i fatti storici
ed economici a un folto gruppo di docenti e studenti
russi, che hanno seguito il tutto con molto interesse
e attenzione. Un delizioso banchetto in nostro onore
ha completato le emozioni di quella mitica giornata.
I giorno dopo, grazie ai responsabili del gruppo
Crysler-Fiat, l’azienda ha ospitato tutto il gruppo nelle
strutture del “Jeep Territory Moscow” che normalmente
permette ai possibili acquirenti (magari noi tra un paio
di anni) di testare le nuove automobili in situazioni
limite. Tutti hanno provato l’ebrezza di guidare i diversi
modelli su percorsi fatti a scale, su salite ripidissime,
attraversando profonde pozze d’acqua, sbilanciando
il mezzo in posizioni al limite del ribaltamento. Non
paghi, nel pomeriggio, con il motto “si vive una volta
sola”, abbiamo deciso di osservare Mosca dall’alto, in
un breve volo in elicottero. Un ridotto gruppo tra noi ha
invece preferito visitare il museo d’arte Puskin.
L’ultimo giorno è trascorso tra la caccia all’ultimo
souvenir, una toccata e fuga a un monumento o una
galleria mancante e l’indimenticabile spettacolo di danza
al Teatro del Cremlino, con il mitico Lago dei Cigni.
Giunta la sera, con il pensiero alla partenza, abbiamo
fatto un ultimo giro in città e in quella Piazza Rossa che
ormai ci appartiene di diritto.
Abbiamo così deciso di fermarci in un pub, decisamente
fuori orario, per brindare a questa esperienza, con il
pensiero di creare un’ulteriore possibilità per riviverla.
In quell’occasione abbiamo capito di non voler perdere
quell’inedito entusiasmo acquisito, e di voler investire
nel progetto di creare un’associazione tra gli studenti
russi e italiani che hanno partecipato negli anni a
questa iniziativa e gli studenti che potranno (speriamo)
partecipare in futuro. Siamo convinti e fiduciosi che il
“Progetto Russia” non finirà dopo il nostro viaggio di
ritorno a Lecce.