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Mode e Modi Mercoledì 5 Aprile 2006 Corriere della Sera
O LTRE
IL
D ESIGN
I produttori
VIVA IL DÉMODÉ
Il vecchio stile made in Italy salvato dai nuovi ricchi dell’Est
DI STEFANO LANDI
S
che i rapporti commerciali con gli arabi: cercano
mobili più sfarzosi, forse più kitsch, sicuramente
più cari. Sono quelli che magari scelgono un sobrio Biedermeier per arredare un salone tutto
oro e ricami. Come si conquista un mercato così
allettante ma anche tanto lontano? Basta partecipare alle fiere. Milano, la più importante su scala
mondiale, Parig i oppure quella più recente di
Mosca. I magnati mandano gli architetti in avanscoperta a studiare i cataloghi. Poi tornano a casa e partono commesse milionarie.
A volte basta il passaparola delle mogli mentre
i mariti discutono di politiche mondiali ai raduni
ufficiali. Come racconta Enrico Provasi che fa
mobili a Seregno: «Qualche mese fa mi sono trovato a lavorare con sei Capi di Stato contemporaneamente, due erano africani». Vent’anni fa Provasi ha arredato tre carrozze dell’Orient Express,
compresa la sala da tè e quella da pranzo. Bazzicava la Mosca di Gorbaciov e quella moderna.
«Sono appena andato in Russia per prendere le
misure di una villa di un Capo di Stato dell’ex
Unione Sovietica». Chissà che kitsch... «No, sono
case raffinate, si fidano dei miei consigli per evitare abbinate estreme». E poi c’è il mercato arabo. Quello dei figli degli emiri che magari hanno
studiato in Italia. «Qualche settimana fa ho venduto sei divani enormi a una principessa araba.
Mi sono chiesto dove li avrebbe messi. Ho scoperto solo dopo che erano destinati alla sala da
bagno».
ARMANDO TESTA
trana la vita del mobiliere In crisi da noi, il mobile classico resta uno status symbol
brianzolo. Schiacciato dalla crisi del mercato nostrano e per le sontuose ville di Mosca o di Kiev. Il kitsch al
dal decollo dello stile Ikea, quello che costa poco e si monta in potere? «No, perché i russi accettano i nostri consigli.
due minuti, è l’ultimo testimone della piccola azienda tutta Sono gli arabi ad amare gli abbinamenti più azzardati»
manualità e qualità del prodotto. «In Italia non si spende più
per la casa», gridano in coro i produttori italiani liani se si potessero realizzare sedie su tre gambe
presenti al Salone del Mobile. E allora meno ma- sceglierebbero quelle per risparmiare. I russi no,
le che ci sono i nuovi ricchi, quelli dei mercati sarebbe un disonore». Cercano standard qualitaesteri. Quelli che fino a qualche tempo fa non tivi molto alti per le loro sontuose case di Kiev o
avevano una lira e che invece oggi rincorrono il di Minsk, spaziando dal design minimale a quel«made in Italy» per nobilitare la propria casa. lo più ricco, con una costante ricerca del bello.
Russi, coreani, cinesi o arabi che sognano il mo«Da quattro anni partecipo alla Fiera del Mobibile italiano, quello classico che riprende linee le di Mosca e ho notato un incredibile evoluzioper noi ormai demodé.
ne — dice Giorgio Morelato, mobiliere veronese
L’America, che è il più grande produttore di —. Ci sono clienti raffinati, che hanno molti soldi
mobili classici, li fabbrica in trasferta. Le aziende e non risparmiano sul prodotto italiano, da sempiù grandi hanno aperto stabilimenti prima nel- pre mitizzato, per le loro ville. Sentono il fascino
le Filippine, poi in Cina e Vietnam, dove la mano- della nostra cultura». Morelato ha arredato lo studopera costa meno e consente investimenti mag- dio del patriarca di Mosca e ha realizzato il tavogiori. «Oggi lavoriamo molto con i Paesi dell’est, lo per lo yacht di Putin. «Un ovale di quasi tre mequelli dell’area dell’ex Unione Sovietica, perché tri che su una barca che pochi si possono permetè un mercato effervescente», racconta Luciano tere. Era ormeggiata nel porto di San PietroburColombo, titolare della Mobili in stile di Novera- go, noi abbiamo lavorato sul progetto che ci hante, in provincia di Como. «Niente arabi o ameri- no mandato i loro architetti». Poi c’è la Carpanelcani, farei fatica ad invitarli a bere qualcosa, i rus- li di Desio, che fa mobili da tre generazioni. «Sosi invece sono molto simili a noi, stravedono per no stato a Shanghai nel maggio scorso — dice Ani nostri prodotti, con l’unica differenza che gli ita- gelo che insieme a due fratelli manda vanti la ditta -. Per le strade si respira la stessa energia della
New York dei primi anni Novanta».
Per tutti l’eldorado resta la Russia e i suoi dintorni, ma negli ultimi anni si sono rilanciati an-
26 - 30 SETTEMBRE 2006
w w w. c e r s a i e . i t
Antonio Citterio for Cersaie 2006
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