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Tra il 1991 e il 2005 la Federazione russa ha avuto un calo netto di oltre 9 milioni di persone. E le proiezioni per il futuro indicano che la tendenza non cambierà. Già oggi senza i lavoratori immigrati l’econo- Una bomba demografica incombe sulla Russia TENDENZE di Piero Sinatti mia non sarebbe in grado di stare in piedi. Ma questo crea problemi sociali e politici non dissimili da quelli conosciuti in questi anni dall’Europa ricca e benestante l 24 gennaio il direttore del Servizio federale di statistica russo Vladimir Sokolin ha annunciato che nel 2005 la Russia ha ancora una volta registrato la tendenza demografica negativa iniziata nel biennio 1991-1992. La popolazione della Federazione russa (FR), infatti, è diminuita rispetto all’anno precedente di circa 680.000 unità, toccando la cifra di 142,9 milioni di persone, lo 0,5% in meno rispetto all’anno precedente. Il censimento federale del 2002 aveva registrato 145.181.900 abitanti. Sokolin ha anche annunciato che il prossimo censimento si terrà nel 2010. Sarà il terzo dopo quello del 2002 e dopo l’ultimo dell’era sovietica, realizzato nel 1989, quando la popolazione dell’allora Repubblica federale socialista sovietica russa (RFSSR) assommava a 147.386.000. Tuttavia, il dato del 2005 ha bisogno di essere precisato. Il calo complessivo della popolazione della Russia tra il 1991-1992 e il 2004-2005 è stato di circa 9 milioni di unità. Con una perdita media annua attorno alle 690700.000 unità. Tale perdita è stata compensata solo in parte, specie negli anni Novanta, da un’immigrazione (legale) di circa 6 milioni di persone, per lo più russi e russofoni che I 66 hanno abbandonato le repubbliche non russe dell’ex-URSS dopo che queste ultime sono divenute indipendenti, agli inizi del decennio Novanta. Inoltre, dobbiamo aggiungere gli immigrati clandestini o illegali (nelegaly), il cui numero, secondo le diverse valutazioni raccolte, oscillerebbe tra i 3,5 e i 5 milioni. Che non sono, ovviamente, annoverati nelle cifre ufficiali, che riguardano solo i legaly. Caratteristico dei Paesi economicamente più avanzati e con prevalente popolazione urbana, il forte e continuo calo demografico russo ha una variante propria. Esso consiste non solo o non tanto nell’abbassamento del tasso di natalità, quanto nell’incremento costante del tasso di mortalità, comune alle varie fasce di età, dai neonati ai bambini, dai giovani fino a 18 anni agli anziani in età pensionistica, ma in particolare alla popolazione maschile adulta in età lavorativa. La cui aspettativa di vita media – attorno ai 6365 anni – è scesa dai secondi anni Novanta a 56-57 anni (otto-nove di più per la popolazione femminile). Su mille abitanti della Federazione le statistiche del 2004 contavano 276 bambini e 326 anziani. In altri termini, 602 russi su 1000 non lavoravano. Nel 2005 il numero di chi TENDENZE non lavora è ulteriormente salito. Le conseguenze sono facilmente intuibili. Riguardano, nel quadro dell’invecchiamento generale della popolazione, il mercato del lavoro e la questione dell’elevamento dell’età pensionabile. Se il trend negativo continua, entro il 2050 la popolazione russa scenderà sotto i 100 milioni. Tuttavia, gli interrogativi suscitati da tale trend, che dal 1992 non mostra soluzione di continuità, sono di maggiore momento. Olycom Catastrofe demografica Più volte il Presidente russo si è soffermato sul tema demografico con palese preoccupazione, spronando il governo e l’intera amministrazione, federale e regionale, a realizzare una politica di forte incremento della spesa sociale, soprattutto nei settori della sanità e della casa – due dei quattro grandi progetti nazionali varati a fine 2005 dal Presidente. E a rilanciare una politica sociale, rivolta in particolare verso le giovani famiglie, venuta meno negli anni Novanta e nei primi anni 2000, mentre era (ed è tuttora) in corso quella traumatica e non dichiarata rivoluzione socio-economica, chiamata “transizione al mercato”, colpevolmente benedetta (per ora senza pentimenti) in Occidente. Un economista assai noto nel periodo del mal meditato e improvvisato riformismo gorbacioviano, Leonid Abalkin, in un convegno dedicato al tema demografico, si è addirittura chiesto se “la Russia continuerà o meno a esistere”. Settori della chiesa ortodossa e del mondo scientifico, come l’accademico Sergej KaraMurza (chimico e studioso dei fenomeni politico-sociali post-sovietici, di orientamento social-patriottico) o come il dottor Ivan Gandurov, direttore del Laboratorio di ricerche sistemiche sulla salute dell’Istituto statale di medicina profilattica “Mansurov”, parlano apertamente di “catastrofe demografica“ e, addirittura, di “estinzione (vymiranie) del popolo russo”. Le avrebbero provocate, innanzi tutto, le riforme dell’economia e dell’intero sistema di vita (zhizneustrojstvo) precedente” (quello sovietico, ndr). Per Gandurov, infatti, è insufficiente attribuire la causa dell’altissimo indice di mortalità a fattori materiali, come le (prevalenti in Russia) malattie dell’apparato cardio-vasco67 Grazia Neri_AFP UNA BOMBA DEMOGRAFICA INCOMBE SULLA RUSSIA lare che sarebbero strettamente legate agli eccessivi consumi di alcol, al fumo e a un’alimentazione basata prevalentemente sui grassi. In una sua relazione del 2004 (“Catastrofe demografica in Russia, cause e via di superamento”, riportata in sintesi in http://www.rosbalt.ru/2004/08/28/175346.h tml), Gandurov sostiene che le cause sostanziali del fenomeno risiedono, soprattutto, nel “disagio (neblagopoluchie) spirituale della popolazione”. Lo scienziato parla di “epidemia di supermortalità (sverkhsmertnost’) i cui segni identificativi sarebbero “l’enorme rapidità della sua diffusione, l’azione sincronica in enormi territori, la sua minore diffusione tra vecchi e bambini, la sua incidenza predominante sulla popolazione maschile”. “La capacità di vita fisica della popolazione dipende non solo e non tanto dalle condizioni materiali“ afferma Gandurov “ma soprattutto dall’atmosfera morale e dallo stato emotivo della società”. Secondo lui, l’età delle riforme è stata segnata da una “rottura attiva della visione del mondo esistente, da un mutamento dei criteri di bene e di male, dall’introduzione di nuovi valori morali. L’ideologia dell’indivi68 _Il Presidente Putin guarda con preoccupazione al calo demografico e più volte ha spronato il governo a realizzare una politica di forte incremento della spesa sociale nei settori della sanità e della casa per agevolare i giovani dualismo e dell’avidità di accumulare, estranea alla percezione interiore del mondo dei russi, è stata la causa di uno stress fortissimo, di una profonda reazione di ripulsa, accompagnata dal crescere della mortalità (…)”. Tutto questo è stato accompagnato da “stati d’animo emotivi come lo sconforto, la disperazione, la rabbia che portano all’abbassamento delle capacità di resistenza e all’aumento del rischio di morte”. E troverebbe riscontro, secondo Gandurov, nei dati degli anni Novanta relativi ad alcune regioni più profondamente radicate nella tradizione russa (Pskov, Velikij Novgorod, Vladimir, Jaroslavl’). Inoltre, l’affermazione di una “spiritualità negativa” avrebbe incrementato omicidi e suicidi (questi ultimi cresciuti di quattro volte dal 1985 al 1995). Secondo l’accademico Kara-Murza, come si legge anche in un suo articolo apparso nella Contrasto rivista “Rossijskaja Federatsija - segodnja”, n.17, 6 settembre 2005 (vedi http://russiatoday.ru/2005/no_17/17_topic_1.htm), la crisi demografica russa non ha niente in comune con quella che tocca i Paesi euroccidentali. La crisi demografica russa è legata ai fattori “immateriali” sottolineati da Gundarov in interazione con quelli materiali, derivati dalla grande crisi economico-sociale seguita al crollo dell’URSS. I fattori materiali della depopulatsija o spo- polamento della Federazione coincidono, per il noto chimico russo, con la scelta “ideolatrica” del mercato da parte dei gruppi dirigenti post-sovietici. Questa a sua volta ha portato al crollo delle protezioni (e degli investimenti) sociali ovvero del welfare del periodo sovietico. Sono vertiginosamente caduti i redditi reali, si è diffusa la disoccupazione, pressoché inesistente in periodo sovietico. È sceso il tenore di vita della grande maggioranza della popolazione. Si è sfasciato il settore della 69 UNA BOMBA DEMOGRAFICA INCOMBE SULLA RUSSIA ne della società e alla crescita della delinquenza”. Tutto questo non è che la conseguenza delle politiche dei governi russi, afferma KaraMurza. “In tale situazione, si chiude la strada verso il futuro, si perde la voglia di vivere. E i giovani perdono quella di generare”. I fattori immateriali, come quelli citati da Gandurov, sono strettamente connessi con quelli materiali. Le malattie cardiovascolari, in particolare, sono legate alle condizioni di stress. E il resto lo fanno una diagnostica intempestiva e cure inefficaci che portano allo sviluppo di forme gravi di ipertensione arteriosa e alle malattie cardiovascolari che essa genera. L’indicazione delle cause può essere convincente. Molto meno talune conclusioni ideo- _L’economia russa ha sempre più bisogno di lavoratori stranieri. Ma finora i migranti si sono scontrati con una legislazione restrittiva, lentezze burocratiche, corruzione e condizioni di lavoro al limite dello sfruttamento Grazia Neri_AFP sanità pubblica. Già a metà degli anni Novanta – scrive Kara-Murza – i demografi hanno registrato la caduta delle aspettative di vita della popolazione maschile sotto la soglia dei 60 anni (rispetto ai 65,4 del 1988) e del tasso di natalità dal 15,4 per mille del 1988 al 10,8 per mille nel 1995. Per scendere nei primi anni Duemila all’ 8,6 per mille. Lo studioso cita un passaggio del rapporto annuale (2005) del ministero della Sanità e dell’Accademia delle Scienze Mediche sullo stato della salute della popolazione della Federazione russa. In esso la crisi demografica è associata a fatti come “la prolungata e massiccia accumulazione di mutamenti sfavorevoli nelle condizioni della pubblica sanità, assieme all’incidenza di un livello di stress cronicamente elevato, all’abbassamento della qualità della vita nel contesto di una condizione insoddisfacente della sfera sociale e nella medicina di base, all’inaccessibilità per la grande maggioranza della popolazione di mezzi efficaci di cura, alla criminalizzazio- TENDENZE Forza lavoro e immigrazione Il problema più grave, parallelo all’inarrestata crescita dei tassi di mortalità di popolazione maschile in età di lavoro, accompagna- ta dal calo della natalità (per altro frenato negli ultimi due-tre anni), è quello della forza di lavoro. Tutti, a partire dal Presidente, sono concordi sul fatto che solo l’aumento dei flussi migratori verso la Russia può rispondere al costante decremento demografico e alla crescente domanda di forza di lavoro. Basta notare alcuni indici macroeconomici (crescita del PIL attorno al 6-7% annuo, crescita costante della produzione industriale e forte incremento del settore servizi) per rendersi conto di questa necessità obiettiva. Lo scorso novembre il ministro dello Sviluppo economico e del commercio German Gref ebbe a dire: “L’economia della grandi città russe STRANIERI IMPIEGATI NELLA FEDERAZIONE costruzioni ed edilizia industria trasporti agricoltura - legname 55% 21% 12% 9% Contrasto logiche di tipo “complottista” di Kara Murza – comuni alle tendenze nazional-patriottiche o social-patriottiche che sono rappresentate anche alla Duma. Specie nella frazione “Rodina” di Dmitrij Ragozin e in parte del PCFR di Gennadij Zjuganov – che spesso parlano di deliberato “etnocidio” a danno dei russi. Quando si usa quest’ultimo termine, non è sempre chiaro se si parli di rossjane, cioè di cittadini della FR, o russkie, ovvero russi etnici (ma quali e quanti lo sono realmente?). Tuttavia, si deve riconoscere che nella strategia economico sociale di Putin, per la prima volta si affermano politiche di forte incremento della spesa sociale, grazie alle entrate straordinarie dello Stato dovute all’incremento dell’export e dei prezzi di gas e petrolio. UNA BOMBA DEMOGRAFICA INCOMBE SULLA RUSSIA crolla se i gastarbaitery (alla tedesca, i lavoratori stranieri, per esempio) dovessero andarsene”. Il Presidente Putin ha sollecitato un’amnistia per il reato di immigrazione illegale approvata dalla Duma russa due mesi fa. Nel 2005 è già stata applicata sperimentalmente in otto regioni. Quest’anno verrà estesa a tutta la FR, per favorire la regolarizzazione dei milioni di nelegaly che si trovano in territorio federale. Finora i migranti si sono scontrati con una legislazione restrittiva (provocata anche dalla necessità di controllo del narcotraffico dall’Asia centrale e dal terrorismo caucasico), con le lentezze burocratiche che i migranti incontrano nell’ottenere i documenti, con gli arbitri e la corruzione (con vere e proprie estorsioni) degli organi del ministero degli Interni (MVD), cui è affidato il controllo della migratsija, e soprattutto con la volontà dei datori di lavoro di non registrare il lavoro dei nelegaly per meglio controllarli, pagarli poco e in nero e sottrarsi così ai versamenti assicurativi e fiscali. L’MVD è ricorso finora alla pratica delle espulsioni immediate e (brutali) dei clandestini. Ma esse si sono rivelate inefficaci per la porosità dei confini della FR, specie con gli altri Paesi della CSI da cui proviene gran parte della manodopera migrante (il 92%). Una volta espulsi, essi rientrano. La situazione di diffusa presenza illegale mette i lavoratori stranieri alla mercè dello sfruttamento senza scrupoli, talvolta addirittura schiavistico, da parte dei datori di lavoro, come spesso rivelano le cronache. Inoltre, il lavoro nero sottrae all’erario le imposte dovute sia dai datori di lavoro (la cosiddetta “tassa sociale”), sia dai lavoratori stessi. La manodopera straniera è concentrata a Mosca (oltre 3 milioni) e San Pietroburgo, in particolare nel settore in fortissimo sviluppo delle costruzioni, ma è attirata anche dalle regioni gas-petrolifere (Tjumen’, Khanty Mansy), industriali (Urali), minerarie (Kuzbass) e agricole (Krasnodar’, Rostov sul Don). Nelle regioni del Dal’nij Vostok (DV), Estremo oriente sul Pacifico, emigrano prevalentemente cinesi (300.000 all’anno secondo dati delle autorità locali, il doppio o più secondo i servizi di sicurezza). I cinesi controllano ormai molti mercati di beni di consumo delle grandi città di quell’area (come 72 Colpire i fenomeni di razzismo in Russia sarà importante come attuare disposizioni che facilitino l’immigrazione. Che per ora resta l’unico mezzo per fronteggiare, sul fronte del lavoro, gli effetti della catastrofe demografica Khabarovsk), dove prima si registrava accanto alla loro, una sensibile presenza di coreani. Anche nella grande regione siberiana di Chita, ai confini con la Cina, è diretto il flusso dei cinesi. I quali si dirigono anche nelle zone più interne della Siberia orientale. Si tratta di aree – quelle del DV e quelle siberiane – di minima densità di abitanti, che i russi lasciano in grandi quote negli ultimi dieci-quindici anni (come del resto succede al Grande Nord russo, nella Russia europea, dove si trovano industrie minerarie messe in valore dalla manodopera forzata dei tempi di Stalin e da quella libera attratta da sovrasalari e favorevoli rifornimenti statali di beni di consumo, cessati entrambi in età post sovietica. In genere Ucraina, Moldavia, Paesi della Transcaucasia come Armenia e Azerbajdzhan e dell’Asia centrale (come Uzbekistan, Kyrgyzstan, Tadzhikstan) offrono la maggior parte della manodopera immigrata. È questa che permette alla Russia di far fronte finora, ma a fatica, alle necessità di manodopera dettate dalla crescita economica in un quadro di costante decremento demografico. Grazia Neri_AFP TENDENZE _La convivenza forzata, nei sobborghi e nei quartieri popolari, di giovani russi e di stranieri, soprattutto asiatici e caucasici, scatena spinte razziste. Sono ormai sempre più diffuse le aggressioni a sfondo xenofobo 200.000 rubli). Rischieranno anni di galera (fino a 5) gli organizzatori dell’immigrazione clandestina. Xenofobia Tuttavia, l’immigrazione, per molti osservatori e sociologi, soddisfa solo la domanda Si calcola che per i prossimi anni (Putin ha di lavoro meno qualificato. Essa trascura preconizzato il raddoppio del PIL entro il l’incentivazione al ritorno in Russia di russi 2010) sia necessario l’afflusso di circa 1 e russofoni, in particolare specialisti nei milione di gastarbeitery all’anno, a partire diversi settori, che vivono nelle repubbliche dal 2006. Per questo, Putin e la Duma hanno ex-sovietiche non russe e che non sono favodeciso la misura d’amnistia. Ai lavoratori che riti, come dovrebbero essere, dalle leggi sul“emergeranno” saranno concessi documenti l’immigrazione. In secondo luogo, la presendi soggiorno e di lavoro da rinnovare ogni tre za di un gran numero di gastarbaitery, speanni. Essi dovranno indicare la data di entra- cie quelli di riconoscibile ascendenza asiatica ta nella FR e il posto di lavoro. Tutte le infor- e caucasica, si scontra con una xenofobia difmazioni saranno raccolti da una Banca Dati fusa, specie tra i giovani e giovanissimi dei centrale in via di realizzazione. sobborghi e quartieri operai. Gli stessi dove Nuove misure sono previste anche per i vanno a vivere in condizioni precarie o misedatori di lavoro. Per chi assume legaly e rabili gli stranieri, che cominciano ora a conper chi regolarizza i nelegaly sono previ- centrarsi (a Mosca e a San Pietroburgo) sti sgravi fiscali e altre agevolazioni. secondo gruppi etnicamente omogenei. Mentre coloro che impiegheranno clande- Spesso trovano rifugio in scantinati, catastini non pagheranno le ammende irriso- pecchie di mattoni e lamiere, vagoni ferrorie finora previste dalla legge, ma andran- viari abbandonati ai margini delle grandi no incontro a pesanti multe (tra i 50 e i stazioni moscovite, capanne. 73 UNA BOMBA DEMOGRAFICA INCOMBE SULLA RUSSIA Caseggiati e quartieri di Mosca dove cominciano a insediarsi lavoratori migranty vengono progressivamente abbandonati dalle famiglie più abbienti. Restano quelle meno abbienti, che percepiscono i nuovi arrivati come corpi estranei e rivali minacciosi sul mercato del lavoro (ma i lavori più pesanti, come quelli richiesti dal settore in forte espansione dell’edilizia, sono scartati dai giovani russi). O come portatori di diversità intollerabili o degrado (commercio e spaccio di droga, attribuiti per lo più a tadzhiki). In particolare risulta sempre più intollerabile il controllo esercitato a Mosca (ma anche in altre città) da caucasici (specie azerbajdzhani) nei mercati di quartiere di generi alimentari. Il 4 novembre scorso, giorno della nuova festa nazionale, “il giorno dell’unità nazionale” in memoria della liberazione di Mosca dai polacco-lituani (1612), per le vie centrali della capitale hanno sfilato indisturbate circa 4-5.000 persone, inquadrate da un nuovo gruppo sciovinista, il “Movimento contro gli immigrati illegali” (DPNI). Lo slogan più gridato è stato: “Via gli occupanti, la Russia è per i russi !” Quanto al partito “Rodina” di Ragozin, ha fatto scalpore un suo manifesto affisso a Mosca in occasione delle recenti elezioni municipali. In esso sono rappresentati giovani russi che con una ramazza spazzano via rifiuti e lordure, simboleggiate da persone di “aspetto allogeno”. Con slogan simili a quelli urlati dagli xenofobi il 4 novembre e con altri di contenuto antimusulmano, a metà ottobre, i fedeli di una moschea di Sergeev Posad (exZagorsk) sono stati aggrediti con sbarre e bastoni da un gruppo di giovinastri. Con allarmante continuità si susseguono le aggressioni violente a persone individuate come stranieri (africani, cinesi, sudamericani: si tratta, di solito, di studenti di istituti universitari o di specializzazione tecnica) e/o come caucasici e centroasiatici cittadini della Federazione. Gli aggressori, armati di coltello, sono per lo più giovani, skinhead, razzisti e nazisti. Nelle aggressioni a sfondo xenofobo, tra gli aggrediti si sono contati nel 2005 ventidue morti. Venticinque nel 2004. Sono avvenuti per lo più in città, come San Pietroburgo, Mosca, Rostov sul Don, dove ci sono le più folte concentrazioni di migranty o di studenti stranieri con borse di studio. Una delle 74 città dove sono avvenute con più frequenza le aggressioni a stranieri è stato nel 2005 il grande centro deindustrializzato di Voronezh, nella Russia centrale. Qui, in meno di due anni, ci sono stati due morti (uno studente guineano e uno peruviano) e decine di feriti. Gli aggressori sono per lo più giovani senza lavoro dei quartieri operai di quella città. A Mosca sono stati aggrediti e feriti da un giovane skin armato di coltello in gennaio alcuni ebrei nella sinagoga centrale e uno studente camerunese. Il fenomeno, più volte stigmatizzato da Putin, affonda le sue radici in stereotipi paranoici (“gli stranieri ci tolgono il pane, il lavoro, la casa” oppure “alimentano il traffico della droga e la criminalità”), in un diffuso sciovinismo e nell’autopercezione di marginalità viva negli aggressori. Ma troviamo tra questi ultimi anche studenti. In un’aggressione di strada di ferocia inaudita, avvenuta a San Pietroburgo poco più di un anno fa ai danni di una famiglia tadzhika, una bambina di nove anni fu massacrata a pugni e coltellate. Dei sette giovani rei confessi e condannati a pesanti pene, due risultavano figli di poliziotti e uno nipote di un generale dell’FSB, i servizi di sicurezza. È stata invocata alla Duma una legislazione più dura contro le organizzazioni che alimentano sciovinismo, razzismo e xenofobia. E interventi più tempestivi delle autorità contro manifestazioni come quella impunita del 4 novembre. Colpire questi fenomeni avrà la stessa importanza delle disposizioni che dovrebbero facilitare quell’immigrazione in Russia che resta per ora l’unico mezzo per fronteggiare, sul fronte del lavoro, gli effetti della “catastrofe demografica”. In attesa che abbiano effetto l’aumento dei redditi reali degli ultimi due anni, la crescita economica ininterrotta dal 2000-2001, la sensibile diminuzione del numero di cittadini poveri (nel 2005 stimati attorno ai 26 milioni, contro i 32 milioni dell’anno precedente) e soprattutto la “svolta sociale” (casa e sanità) della strategia di sviluppo del Presidente Putin, decisa negli ultimi mesi del 2005. Si dovrà vedere se e come le amministrazioni sapranno metterla in atto, da gennaio.