Testo Fuoco Russo Segreto 24 maggio 2002

Transcript

Testo Fuoco Russo Segreto 24 maggio 2002
“ FUOCO RUSSO SEGRETO “
Capitolo ottavo
“A Mosca: cannoni riformisti contro il Parlamento.”
Quella mattina del 4 ottobre 1993, uno strato compatto di nuvole scure
copriva il cielo di Mosca. Accentuava il grigio di certi edifici intorno alla
piazza Sverdlov. Incupiva la facciata color ocra del Teatro Bolscioi e quella
in stile liberty dell’Hotel Metropol. Lo splendore dorato delle cupole della
Cattedrale dell’Arcangelo Michele, all’interno del Cremlino, risaltava più
evidente contro l’orizzonte plumbeo.
Seduto alla scrivania del suo ufficio, dove tutte le lampade erano accese
benché le undici fossero trascorse soltanto da pochi minuti, l’uomo più
potente della Russia rifletteva appoggiando il mento fra l’indice e il pollice.
Il feroce mal di testa che lo tormentava, non era dovuto a qualche bicchiere
di vodka bevuto di prima mattina, ma alla terribile decisione che il
Presidente doveva prendere entro pochi minuti: domare la rivolta all’interno
del Parlamento scatenando una battaglia fratricida.
“Insomma, signor Presidente, non può commuoversi e mostrarsi debole
davanti a quei facinorosi, quei fasciocomunisti che vogliono fermare il corso
della storia. Questa è l’occasione giusta per usare i cannoni”, disse il capo
del Governo Iegor Gaydar con un irrefrenabile accento di impazienza. In lui
parlava la ferocia atavica che, aveva ereditato dal nonno. Nel 1917, durante
la Rivoluzione d’Ottobre, era stato capace di uccidere a mani nude decine di
uomini,: gli stessi bolscevichi lo volevano giustiziare.
“Gaydar” in lingua turca significa “capo”. Con questo pseudonimo, il padre
del Premier aveva sostituito un cognome che evocava fatti di inaudita
brutalità.
“Lei non si rende conto di quello che sta dicendo. Con quali forze vuole
distruggerli? E’ inimmaginabile che i nostri soldati accettino di sparare sulla
60
Casa Bianca”. Obiettò Korsakow, capo dei servizi addetti alla sicurezza del
Presidente.
Non c’era mai stata reciproca simpatia tra Gaydar e Korsakow, il quale
giudicava
il
Premier
afflitto
da
acceso
antinazionalismo.
Quell’antinazionalismo filo-occidentale di cui era uno dei massimi esponenti
e che gli era servito per diventare il Capo del primo governo della Russia
post-sovietica.
Arrossata dalla collera, la sua faccia larga e grassa ebbe un sorriso sornione.
“Vedo che lei non è abbastanza informato: mi sono già assicurato
l’intervento della Divisione Tamanska promettendo tremila dollari ad ogni
soldato. E ogni ufficiale riceverà in premio un appartamento e una macchina
nuova. Qualunque essere umano ha un prezzo, caro amico, oppure devo
citarle alcune frasi, tratte dal Manifesto comunista, del suo indimenticabile
guru, Karl Marx?”
“Lasci perdere Marx! Non mi sono mai particolarmente interessato ai suoi
anatemi contro il denaro e l’avidità umana. Oh, di certo, lei è un esperto
della materia perché proprio predicando il marxismo è riuscito a vivere con
gli stessi privilegi della più alta nomenklatura. Anche se quello che sta
dicendo sui suoi “mercenari” è vero, ci sono molte altre divisioni pronte a
marciare contro di noi.”
Una smorfia di scherno comparve sul viso del Premier.
“Abbiamo provveduto anche a questo. E quelle forze militari si trovano oggi a
migliaia di chilometri da Mosca che è presidiata esclusivamente da reparti a
noi fedeli come cani da guardia.”
Il Presidente aveva ascoltato il battibecco senza intervenire. Poi, con uno dei
suoi tipici scatti di collera, ruggì.
“Non seccatemi con i vostri problemi personali. Piuttosto preoccupiamoci
dell’impatto che una repressione cruenta avrebbe sull’opinione pubblica
61
delle democrazie occidentali.”
“Ma, signor Presidente, noi siamo i partner privilegiati nella costruzione del
nuovo ordine mondiale, mentre i facinorosi della Duma sono proprio i
nemici dichiarati di questo mondo nuovo.”
Poi, tirando fuori dal suo porta-documenti in cuoio alcuni fogli, Gaydar lesse
due nomi di alti funzionari dei Servizi segreti americani.
“Signori, da poche ore, sono a Mosca i Commandos della Quarta Brigata
“Gericon” e gli incursori scelti della Sesta Brigata Nato che ci assicureranno
un’azione “ efficace” in caso di defezione delle nostre forze. I nostri partner e,
inoltre, ci assicurano il sostegno dei media occidentali contro i rivoltosi della
Duma e saluteranno la nostra azione come una grande vittoria della
democrazia.”
Dall’altra parte del tavolo, qualcuno tentò un’ultima debole resistenza contro
la furia del Premier.
“Non potremmo cercare ancora una via d’uscita senza uno spargimento di
sangue che i russi non ci perdoneranno mai?”
Intervenne ancora Gaydar.
“In questa fase iniziale di una nuova età dell’oro, bisogna agire con la forza,
non con i compromessi. Ed è indispensabile eliminare chi ci ostacola.”
“No e ancora no!”, urlò il Presidente picchiando il poderoso pugno sul tavolo,
“mi oppongo a una carneficina”.
Un colpo di cannone partì dall’area intorno alla Casa Bianca. Ne seguirono
molti altri.
“E’ troppo tardi, signor Presidente. I carri armati hanno incominciato a
domare la rivolta: tutto andrà nel migliore dei modi per la nostra causa.”
------------------------------------------------------------------------------------Secondo le stime ufficiali del Governo di Mosca, nella resistenza
all’intervento armato contro la Casa Bianca persero la vita non più di
62
trecento russi. Secondo le stime dell’opposizione russa ci furono invece più
di cinquemila morti fra uomini e donne. L’inviato del Figaro valutava le
vittime da tre a cinquemila uomini e donne, uccisioni eseguite dalle truppe
mercenarie per le strade e nelle case di Mosca.
Da parte degli Stati Uniti, della Comunità Europea, degli ex Paesi satelliti
dell’Europa orientale, delle Repubbliche Baltiche e della Comunità degli
Stati indipendenti, era arrivato un sostegno incondizionato e pieno appoggio
all’operato del Presidente della Federazione Russa .
Per il Segretario Generale delle Nazioni Unite Boutros Ghali, la crisi russa
era un affare “interno” e non si poteva far altro che sperare in una sua
rapida soluzione.
Strettissimo riserbo e rifiuto di assumere una posizione pro o contro il
presidente russo
arrivarono invece dalla Repubblica Popolare cinese e
dall’Egitto mentre l’Irak, in chiave dichiaratamente antiamericana, si era
schierato nel corso di tutta la battaglia dalla parte del generale Rutskoi.
--------------------------------------------------------------------------Il
resoconto di quella riunione al Cremlino mi è stato raccontato
personalmente da uno dei consiglieri presenti. Nessuno saprà mai il suo
nome da me. Ma è tutto vero.”
Elena tacque. David Morris l’aveva ascoltata in silenzio senza mai
interromperla.
Il viso sensibile della donna era pallido, messo a nudo dai capelli tirati
indietro a coda di cavallo. Gli occhi dallo sguardo profondo conservavano
ancora lo smarrimento di quei giorni vissuti a Mosca, dove chiunque si
trovasse per strada, ma anche all’interno delle case situate in certi quartieri,
63
poteva essere un bersaglio di cecchini appostati chissà dove.
----------------------------------------------------------------------------Elena rabbrividì e si strinse addosso l’ampio pullover grigio che arrivava a
coprire gran parte della gonna al ginocchio. Eppure loro due si trovavano
sulla terrazza soleggiata del Caffè delle Arti, proprio dietro la grande area
verde di Villa Borghese. Quella giornata della primavera romana era così
lontana dall’ottobre insanguinato di Mosca eppure ancora tanto presente nei
pensieri della giovane donna.
“I risultati dell’autopsia sulla giapponese hanno confermato che è morta in
seguito ad una iniezione di Digitale: un farmaco che in dose minima è
curativo per i problemi cardiaci, mentre in dose massiccia diventa letale. La
morte è stata istantanea”, continuò Elena come se quell’affermazione avesse
un nesso con il racconto appena terminato sull’onda di terribili ricordi.
Morris osservò la bocca morbida che non tremava nell’esporgli dettagli che
l’avevano fatta sfuggire alla morte per puro miracolo. Ammirò il suo
coraggio, la lucidità con cui giudicava gli ultimi strani fatti senza tralasciare
i dettagli essenziali. Erano le due del pomeriggio. Era andato a prenderla agli
uffici dell’ambasciata secondo l’accordo della sera precedente quando, nel
salutarla sulla porta dell’appartamento di via de Coronari, le aveva
raccomandato di non aprire a nessuno e di staccare telefono e cellulare.
“Non credo più che tu sia in pericolo. Ho fatto molte telefonate tra Londra e
Roma e ho ottenuto la tua protezione da parte dei corpi speciali dell’Interpol.
Ci sono state delle investigazioni immediate sull’omicidio alla Domus Aurea
64
e la polizia italiana ha forse già individuato la pista che potrebbe portare al
colpevole. Secondo l’opinione degli specialisti si tratta certamente di un
sicario nordafricano o balcanico che potrebbe aver già preso il volo verso il
paese d’origine.”
Ti sono grata per quanto hai fatto, ma non dubitare che gli ultimi
avvenimenti possano minimamente distogliermi dal lavoro. Sono a Roma in
missione e intendo portarla a termine.”
“E’ giusto”, approvò David “però, proprio per la lealtà che devi al tuo
governo, sarebbe molto utile che tu facessi un breve viaggio a Mosca per
conferire con i tuoi superiori su questi strani fatti.”
Si, David. Avevo già deciso di partire. Lo farò appena possibile.”
“In questo caso spero che tu mi consenta di accompagnarti.”
“E quale sarebbe il motivo che ti spinge?”
Morris tacque. Si limitò a guardarla, pensando che quella donna era una
persona molto importante per lui in quel momento.
65