Una casa a 300 dollari

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Una casa a 300 dollari
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Una casa a 300 dollari
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Pubblicato su MyMarketing.Net in:FO CU S O N il:23/04/2011
Qualche anno fa pensavamo che la proposta fatta dal guru del MIT di Boston, Nicholas
Negroponte, al segretario delle Nazioni Unite, di un prototipo funzionante di computer a 100$
avesse raggiunto il limite, ma nessuno poteva immaginare che, a distanza di qualche anno,
qualcun altro potesse proporre una casa intera a 300$.
Il progetto è stato presentato sul sito www.300house.com da Vijay Govindarajan uno dei più grandi
esperti di innovazione al mondo e docente di International Business alla Tuck School, in New
Hampshire.
L’idea, che potrebbe sembrare fantascientifica, era stata proposta per la prima volta nell’agosto del
2010 dallo stesso Vijay, in un articolo pubblicato sul blog della Harvard Business Review, come
idea provocatoria di reverse innovation.
La reverse innovation è un’innovazione (di prodotto, di processo, organizzativa, etc.) che è
sviluppata partendo dai bisogni delle popolazioni di paesi emergenti o in via di sviluppo ma che poi
trova applicabilità ed utilizzo anche in paesi cosiddetti ad economia avanzata.
In altre parole, è una sorta di globalizzazione al contrario che trova già numerosi esempi nella
pratica come l’elettrocardiografo portatile S-400 della General Electric che è utilizzato dai dottori
indiani in zone dove non esistono ospedali ma anche negli Stati Uniti per gli stessi motivi, o la
Tata, l’auto ‘low cost‘, costruita per il mercato orientale e che ora sta approdando anche in Europa.
Queste innovazioni sono vere e proprie eccellenze o ‘best practices‘ a livello produttivo o
organizzativo e generano una inevitabile rivoluzione in termini di concorrenza che coinvolge tutti i
mercati mondiali.
Il principale driver di questo fenomeno è la disuguaglianza e le particolari richieste dei consumatori
che abitano questa parte di mondo, e che agiscono seguendo una curva prezzo-qualità differente
da quella dei consumatori dei paesi ad economia avanzata.
Tornando alla casa da 300$, si è partiti, dunque, da un bisogno concreto, quello di centinaia di
milioni di persone che vivono nelle ‘favelas‘ o ‘bidonville‘ del mondo, senza acqua potabile ed
energia elettrica. Queste persone sono per la maggior parte analfabete, non hanno accesso ad
istruzione ed Internet.
L’idea è quella di sostituire strutture pericolose e insalubri con un prodotto, standard, economico e
sostenibile per un utilizzo di massa.
Le difficoltà non sono poche, come si può immaginare, in quanto la casa dovrà concentrare in
poco spazio un ecosistema di prodotti e soluzioni progettati intorno alle reali esigenze degli abitanti
(cucinare, bere, riscaldarsi, difendersi dalle piogge torrenziali, avere accesso alle tecnologie etc.), il
tutto non disponendo di energia elettrica ed acqua corrente.
Un team di volontari composto da privati, aziende ed associazioni non governative sta già
lavorando al “concept” della casa e chiunque può dare il proprio contributo di idee.
La soluzione pensata per migliorare la vita di oltre 2 miliardi di persone ha però anche il suo effetto
“reverse”.
Una volta ideate e realizzate, queste case possono essere utilizzate da tutti i paesi come soluzione
abitativa in caso di emergenza (per terremoti o altre calamità naturali, per ospitare rifugiati da
guerre etc.)
Non sappiamo ancora come saranno queste case, anche se un’idea possiamo già farcela
visitando il sito www.300house.com, e se realmente funzioneranno, ma sta di fatto che l’impatto di
questa operazione può accendere i riflettori sui bisogni e le necessità di quella parte di
popolazione mondiale che sta alla ‘base della piramide‘.
Mariano Peluso
Responsabile Ricerche Internazionali – Cogent
Associato Aism - Associazione Italiana Marketing
http://www.mymarketing.net/css_stampa.php?art_id=1356
28/04/2011