IL PROCESSO DI RIFORMA DELLA PAC: ALCUNE QUESTIONI

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IL PROCESSO DI RIFORMA DELLA PAC: ALCUNE QUESTIONI
IL PROCESSO DI RIFORMA DELLA PAC:
PROSPETTIVE DEL NEGOZIATO E INTERESSI DELL’ITALIA
Il seminario che si è svolto presso il Parlamento europeo il 23 gennaio c.a. è stato
organizzato dall’Istituto Nazionale di economia agraria (INEA).
L’incontro si è concentrato sul “processo di riforma della Politica Agricola Comune (PAC):
prospettive del negoziato ed interessi dell’Italia”, anche con l’intento di dare un contributo
al dibattito che si propone di emendare le proposte di riforma della PAC avanzate dalla
Commissione europea, con particolare riferimento alle novità presenti nelle bozze dei
nuovi Regolamenti.
La Commissione europea ha individuato gli obiettivi per la PAC per il post 2013 ed il
direttore generale dell’INEA, Alberto Manelli, li ha riassunti esaminando in particolare:
-
La giustificazione dei pagamenti diretti come remunerazione di attività agricole, alla
stregua di produzione di beni pubblici;
-
Il rafforzamento della capacità di risposta della PAC alle sfide ambientali, compreso
il cambiamento climatico;
-
La difesa e valorizzazione delle diversità delle agricolture negli Stati membri.
Il Direttore Manelli, per quel che concerne l’Italia, e rispetto a questi obiettivi, rileva che le
più importanti questioni da valutare sono le seguenti:
1. la redistribuzione delle risorse relative ai pagamenti diretti tra Stati membri;
2. lo “spacchettamento” dei pagamenti diretti (e in particolar modo il pagamento verde);
3. la convergenza negli Stati membri e la possibile regionalizzazione;
4. la definizione di “agricoltore attivo”.
Lo scenario in riferimento a tutti questi aspetti è ancora aperto e può modificarsi nel corso
della trattativa.
Il tema della redistribuzione delle risorse tra Stati membri riguarda prevalentemente il
riavvicinamento dei pagamenti diretti verso valori più omogenei.
Secondo la proposta relativa al bilancio 2014-2020 fatta dalla Commissione europea, la
diminuzione della spesa per la PAC dovrebbe ammontare circa a 12% (a prezzi reali).
Per l’Italia sarebbe mediamente più alta (circa il 18%) dovuta ad una ulteriore riduzione di
circa il 6% che va a compensare quei Paesi il cui ammontare dei pagamenti diretti è
attualmente al di sotto della media comunitaria.
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Il criterio utilizzato per i nuovi massimali si basa unicamente sulla superficie ammissibile e
questo penalizza particolarmente l’Italia che aveva scelto con la riforma Fischler il sistema
storico del disaccoppiamento (introduzione di un pagamento unico per azienda, slegato
dalla produzione) e che ha una quota importante di produzione di qualità, con un alto
valore aggiunto.
Ancora i criteri della nuova PAC prevedono l’abolizione del pagamento unico e lo
“spacchettamento” con l’introduzione di un set di aiuti per tenere conto delle numerose
funzioni svolte dall’agricoltura.
Alcuni di questi aiuti devono essere obbligatoriamente previsti dallo Stato membro: il
pagamento verde (30%), il pagamento per giovani agricoltori (2% del Premio Base), il
pagamento forfetario per piccoli agricoltori (fino al 10%) ed il pagamento di base (fino ad un
massimo del 70%). Altri sono facoltativi: pagamento per aree svantaggiate (5% del Premio
Base), pagamenti accoppiati (fino al 10%).
Il pagamento di base in realtà si stabilisce per residuo una volta che siano state fissate le
componenti facoltative e quelle che prevedono un range di applicazione.
Il pagamento di base rappresenta la versione, finanziariamente ridotta, del pagamento unico, e
lo sostituirà a partire dal 1 gennaio 2014.
Tali pagamenti attingono dal massimale nazionale fissato per ciascun Paese (quello
attualmente attribuito al pagamento unico, coretto per via dell’applicazione del criterio di
convergenza tra Stati membri).
Lo spacchettamento è molto importante sul piano dei principi, introduce il concetto che i
pagamenti non sono garantiti “a prescindere” ma che si ricevono (almeno una parte di essi)
perché si risponde a determinati requisiti o in cambio di specifici impegni. Si tratta del primo
tentativo di legare e di considerare parte dei pagamenti diretti, come remunerazione della
produzione di beni e servizi pubblici, tramite l’attività agricola, concetto di cui tanto si è
discusso nelle fasi precedenti la presentazione della proposta.
La convergenza (omogeneizzazione) dei pagamenti diretti porta con sé evidenti problemi
redistributivi all’interno degli Stati membri che a suo tempo scelsero il criterio del
disaccoppiamento.
In Italia, questo processo potrebbe avvenire o considerando il Paese come regione unica o
mantenendo dei plafond regionali.
Nel primo caso, il premio medio sarebbe unico per tutte le regioni e uguale al livello medio
italiano (nel 2019 pari a poco meno di 300 euro/ettaro).
Nel secondo caso, si manterrebbero in piedi le differenze (molto ampie) tra regioni.
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I pagamenti diretti assorbono oggi circa il 74% della spesa per la Pac e rimarranno la
principale forma di sostegno all’agricoltura anche per il periodo 2014-2020.
Tuttavia le modalità di erogazione dei pagamenti diretti non rimarranno le stesse. Una nuova
forma di pagamenti diretti sono i “pagamenti all’agricoltore verde” o componente “ecologica”,
che rientra nel cosiddetto processo di inverdimento o greening della PAC.
Si prevede una componente “ecologica” obbligatoria (o greening) dei pagamenti diretti, a
sostegno di impegni ambientali applicabili su tutto il territorio dell’Unione europea, attraverso
l’introduzione di un pagamento aggiuntivo per beni pubblici quali sottrazione di CO2, difesa
del suolo, regimazione e qualità delle acque.
Le pratiche agricole che riceveranno il sostegno nell’ambito della componente “verde” dei
pagamenti diretti sono le seguenti:
-
diversificazione produttiva (rotazione delle colture);
-
pascoli e prati permanenti;
-
area di interesse ecologico (set aside ecologico);
-
agricoltura biologica;
-
copertura vegetale.
Uno studio dell’INEA spiega che, di tutta la superficie potenzialmente interessata
dall’applicazione della misura (circa 11,7 milioni di ettari), circa 4,6 milioni di ettari (328 mila
aziende) sono interessate alla diversificazione, circa 2,3 milioni di ettari (185 mila aziende) da
destinare a superficie prato-pascolo (obbligo di mantenimento), infine circa 8,5 milioni di
ettari sono interessati all’obbligo dell’area di interesse ecologico (7%: circa 600mila ettari). Di
questi, 5,4 milioni riguardano aziende che non hanno superficie di interesse ecologico (buona
parte in pianura), 2,2 milioni ne hanno solo una parte e circa 4 milioni hanno già il 7% di area
ecologica (buona parte in montagna).
La situazione nel Paese è quindi molto differenziata.
Il Direttore Manelli esprime qualche considerazione riguardo l’impatto del greening sulle
aziende, il quale varia molto a seconda dei contesti: dalla collocazione dell’azienda, dalla
specializzazione produttiva e infine dalle alternative colturali.
Sottolinea inoltre che l’effetto del greening è secondario rispetto alle possibili conseguenze
dell’omogeneizzazione dei pagamenti, ma in molti casi i due effetti si combinano.
Inoltre, nel complesso, evidenzia che in molti casi la riduzione del margine lordo dovuto alla
diversificazione colturale e al set aside obbligatorio sia molto meno che compensata dal
pagamento verde. In realtà, manca totalmente l’idea della remunerazione della produzione di
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beni pubbici: si chiedono più impegni e si impongono più vincoli a fronte di una riduzione dei
pagamenti diretti.
L’INEA propone uno studio di tre esempi di aziende agricole, analizzandone il profitto pre e
post riforma. Segue la tabella.
Azienda cerealicola
LOMBARDIA
Azienda cerealicola PUGLIA
pre riforma
colture
frumento
duro
pre riforma
SAUha
Margine
Op.az.
15,51
€ 16.545,99
favino
4,00
€ 2.729,18
Totale
19,51
€ 19.275,17
post
riforma
colture
frumento
duro
mais ibrido
erba medica
Totale
pre riforma
SAUha
Margine
Op.az.
44,12
€ 57.516,25
8,61
52,73
SAUha
Margine
Op.az.
€ 12.168,93
favino
3,51
€ 1.778,87
Avena
Area
ecologica
0,98
€ 276,65
1,37
€ 317,66
19,52
€ 14.542,11
colture
Margine
Op.az.
€ 16.662,00
€ 7.738,69
5,00
€ 18.302,50
€ 65.254,94
Totale
9,00
€ 34.964,50
post riforma
SAUha
Margine
Op.az.
€ 41.019,19
erba medica
9,46
€ 6.705,39
erbaio misto
Area
ecologica
2,64
€ 1.563,92
3,69
€ 858,55
52,70
€ 50.147,05
Totale
SAUha
4,00
36,91
mais ibrido
colture
carota
patata
comune
post
riforma
13,66
Totale
colture
Azienda cerealicola ABRUZZO
colture
SAUha
Margine
Op.az.
carota
patata
comune
3,96
€ 17.416,48
3,96
€ 15.416,68
finocchio
Area
ecologica
0,45
€ 834,48
0,63
€ 146,54
Totale
9,00
€ 33.814,18
Nel primo esempio si nota che l’azienda, dopo la riforma, subisce una perdita di 5000 euro, nel
secondo esempio la perdita è ancora più consistente, per quel che riguarda l’azienda orticola,
che è il terzo esempio, la riduzione del profitto è inferiore rispetto ai primi due esempi,
tuttavia, per questo tipo di produzione, per la quale non erano previsti contributi prima della
riforma, la perdita è comunque di 1000 euro. Il Dottor Manelli ha specificato che i tre scenari
presentati sono leggermente eccessivi però tendenzialmente il parere è negativo.
Un’altra questione di rilievo per l’Italia è il concetto di agricoltore attivo. Dal 2014,
l’erogazione dei pagamenti diretti sarà limitata agli agricoltori che soddisfano i requisiti di
“agricoltore attivo”.
La Commissione definisce agricoltori attivi tutti quelli i cui pagamenti diretti sono al di sopra
del 5% dei proventi delle attività non agricole.
A parere del Direttore Manelli, con questa definizione si mescolano due elementi che non
hanno molto in comune: aiuti e reddito. Sussiste una difficoltà di tipo amministrativo infatti le
informazioni di tipo tributario differiscono tra Stati membri e dovrebbero essere gestite dagli
enti pagatori.
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Inoltre non è chiaro se ci si riferisce ai redditi del solo conduttore agricolo o della famiglia
intera.
Infine si tende a penalizzare l’agricoltura part time (molto importante per l’Italia).
A concludere la riunione Paolo De Castro, Presidente della Commissione agricoltura e
sviluppo rurale del Parlamento Europeo, il quale ha affermato che la proposta di riforma della
PAC, affinché sia accettabile, ha bisogno di forti modifiche, tuttavia non basta muovere
critiche ma a queste ultime bisogna aggiungere delle proposte alternative e concrete.
Elena Mengon
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