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Dossier
“L’ANIMA ZEN
DELL’HI TECH”,
SYMBOLA - FIRENZE
di Vito Di Bari
C’è un dato sull’innovazione che tutti noi tendiamo a trascurare.
gli aerei sono più veloci, le reti elettriche e ferroviarie sono ovunque.
La maggior parte delle innovazioni che hanno
modificato il nostro modo odierno di fare le cose
si sono verificate fra il 1850 e l’inizio del novecento.
inte r
Ma – di fatto – è passato un secolo senza che ci
fossero grandi mutazioni nel nostro modo di fare
le cose. Anzi no. A ben vedere, una c’è.
Il mondo intorno a noi ha iniziato ad impallidire: il
viste
mare in cui ci tuffavamo da bambini è sporco, le
Le ferrovie, il telefono, le centrali elettriche e le fragole hanno cambiato sapore, nelle città respireti di distribuzione dell’elettricità, l’automobile e riamo smog e così via.
gli aeroplani.
Perché, intanto, abbiamo iniziato – con metodo e
E poi?
tenacia – a distruggere le risorse del pianeta, in
Se si esclude la ricerca medica, nell’arco del nome del progresso.
novecento l’innovazione ha portato soprattutto
miglioramenti funzionali ed incrementali: oggi Mi sembra che il saldo fra costi e benefici sia
sostanzialmente facciamo meglio le cose che fa- insoddisfacente.
cevamo già prima.
Con due sole eccezioni: il computer e la televi- Dove sono finiti allora tutti gli sforzi, e i soldi e gli
sione, e i loro derivati.
obiettivi, dell’innovazione?
Questo è il paradosso dell’innovazione tecnologica contemporanea.
In questo secolo ha operato contemporaneamente un numero di scienziati e ricercatori superiore
a quelli esistiti in tutta la storia dell’umanità, ma
l’innovazione tecnologica ha generato scostamenti minimi nella quotidianità delle nostre vite.
Prevalentemente in più funzioni, più potenza, più
velocità. E minori costi.
Miglioramenti incrementali, appunto. Che hanno
però soddisfatto molti nostri bisogni materiali e
relazionali.
E questo a me fa venire in mente Abraham Maslow.
Ci sono più automobili e telefoni migliori, i treni e
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Maslow era uno psicologo noto soprattutto per
avere definito una gerarchia dei bisogni: la cosiddetta Scala di Maslow.
Il modello si basa su due assunti:
A. i bisogni inferiori sono materiali;
B. il bisogno superiore diventa cosciente quando quello inferiore è (abbastanza) soddisfatto.
statistici per il controllo di qualità delle tecnologie
belliche.
In quel periodo il taylorismo e il fordismo (che
erano ai tempi considerati i metodi “scientifici”)
vennero superati a favore di un enorme sforzo
collettivo di trasformazione. C’era da realizzare
una visione collettiva: vincere la guerra.
La scala gerarchica dei bisogni include 5 grandi
raggruppamenti:
1. i bisogni fisiologici: è la sopravvivenza in senso stretto, quello che i latini definivano “primum vivere”.
2. i bisogni di sicurezza, fisica ed emotiva: è la
sopravvivenza a lungo termine. Fin qui siamo
nei bisogni primari.
3. il bisogno di appartenenza: Sono i bisogni relazionali.
A questo punto entrano in campo i valori e la
qualità della vita, che Maslow definisce come:
4. il bisogno di stima
5. il bisogno di appagamento dell’Io.
Ecco, io ho la sensazione che – una volta soddisfatti i bisogni materiali e relazionali – sia rimasta
una domanda di valori e di qualità della vita ampiamente inevasa dall’innovazione tecnologica.
Vinta la guerra, le aziende americane abbandonarono la visione di Deming per tornare alle certezze delle gerarchie e delle procedure.
Il periodo di emergenza si era chiuso, si poteva
tornare alla normalità.
Ci vuole una grande tensione morale per rompere gli schemi.
Oppure un codice genetico che sia predisposto,
una cultura fortemente condivisa: in questo caso
avrebbe dovuto essere quella tensione collettiva
alla qualità.
E infatti Deming andò in Giappone – che era
impegnato nella ricostruzione post bellica di
un’economia disastrata – è lì lo accolsero come
il nuovo messia. Complici anche quattro apostoli, i professori Ishikawa, Taguchi, Asaka e Kobayashi.
Se vogliamo salire nella scala di Maslow, l’innovazione deve mettersi al servizio dell’anima, ol- Ma anche grazie ad un errore di traduzione: intre che del corpo.
vece di tradurre “controllo” con jishego fu usata
la parola kanry (che in realtà significa manageMa l’innovazione non è granché pronta per que- ment). Ed ecco che la teoria di Deming si trasforsta sfida, perché si è abituata a pensare in termi- ma e il Management della Qualità prende il posto
ni di quantità, di velocità, di funzioni.
del Controllo di Qualità.
Questo estendeva l’obiettivo della qualità a tutta
Di qualità del prodotto, non di qualità della vita.
l’organizzazione.
I risultati li conosciamo. L’economia giapponese
ha conosciuto un periodo di grande splendore,
nel 1960 Deming riceve il riconoscimento ufficiale dell’Imperatore, il Total Quality Management
si è diffuso nel mondo. Ci sono voluti venti anni.
È la storia di William Deming, che introdusse il Ed un codice culturale genetico – quello giapmondo al concetto di Qualità.
ponese – predisposto allo sforzo collettivo per il
Deming cominciò a dedicarsi a questo durante conseguimento della qualità.
la seconda guerra mondiale, realizzando metodi
Voglio raccontarvi una storia.
Molti di voi la conosceranno, ma forse gli piacerà
risentirla.
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Ma, attenzione. in Giappone hanno due nomi per mondo di mirabilie.
la qualità: l’atarimae hinshitsu che è la qualità
funzionale e la miryoku teki hinshitsu, che è una Un futuro in cui onde ad ultrasuoni recepite dalla
qualità diversa: quella emozionale.
corteccia cerebrale serviranno a creare l’illusione di esperienze sensoriali reali. Ma senza pasIl Giappone è la patria moderna dello Zen.
sare attraverso i sensi, scavalcandoli.
Non è fantascienza lo ha appena brevettato uno
Quello dello Zen è un lungo e antico percorso, scienziato di S. Diego, Thomas Dawson. E sta
specie se si pensa che si trasmette da maestro a studiando ora l’intrattenimento del futuro per una
discepolo, formando così la linea dello Zen.
multinazionale giapponese.
Nasce con Buddha nell’India nel VI° secolo a.C.
e, nell’arco di 2.500 anni arriva in Europa. Passando attraverso la Cina (nel 5° d.C.), il Giappone (nel 13° d.C.), la Francia (nel 20° d.C.). Ogni
volta c’era un monaco (1) – uno solo – che aveva la missione di diffondere il verbo.
Alcuni pensano che lo Zen sia una religione, ma
non lo è. Perché non poggia su alcun dogma o
ideologia.
L’esperienza dello Zen consiste nell’approfondiinte r
mento simultaneo di tre pratiche: la meditazione,
l’intelligenza e l’etica (2).
Lo Zen è una filosofia della vita.
Un futuro in cui potremo avere sempre un medico a disposizione a casa nostra, 24 ore su 24.
Saranno robot androidi, telecomandati da medici che non dovranno più spostarsi. Non è fantascienza, esistono già: si chiamano RP-6 Mobile
Robot e sono stati prototipati dal professor Neil
Martin, della Facoltà di Medicina di UCLA.
Anzi, i primi due sono già sbarcati in Europa, all’Imperial College di Londra, dove gli hanno dato
anche un soprannome: Doctor Robbie e Sister
Mary. I primi dati riscontrano un 82% di pazienti
viste
soddisfatti, minori costi assistenziali per paziente
e un calo dei livelli di mortalità.
Nel futuro, le città pulluleranno di sensori, ed i
Lo Zen ha molto a che fare con il recupero del- sensori attiveranno ciò che appaga i nostri senl’identità positiva di cui parlano molte teorie eco- si: ologrammi ed informazioni nascoste nell’aria
nomiche.
(ma pronte ad apparire ad un nostro cenno), si
Ma cosa ha a che fare l’innovazione tecnologica chiamano graffiti digitali.
con questa utopia?
Ed anche odori a richiamo d’olfatto, suoni e musica.
Il secolo scorso è stato permeato dalla sfida della qualità del prodotto, quello che si apre sarà il Non è fantascienza, in Europa ci sono già due
secolo della qualità della vita.
istallazioni permanenti. Le folle che le attraversano, modulano armonie musicali con il moviL’innovazione è arrivata al suo bivio.
mento. Una è in un tunnel pedonale che passa
sotto il Tamigi, a Londra (3) e l’altra è su un ponte
pedonale di Dublino (4) . Un tappeto di sensori è
Ora occorre dire che noi stiamo per entrare in un attivato dal movimento dei pedoni. Poi li trasfor-
(1) Il monaco indiano Bodhidharma portò questo insegnamento in Cina, il monaco giapponese Dogen portò lo Zen
in Giappone. Taisen Deshimaru portò lo Zen in Occidente.
(2) In sanscrito dhyâna, prajñâ e sîla.
(3) Il Greenwich Foot Tunnel.
(4) Il Millennium Foot Bridge.
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ma in impulsi che si convertono in musica che si
diffonde nell’aria.
Cosa prevarrà? La piccola mamma delle medicine o il grande fratello della mente?
Ed anche i graffiti digitali esistono già, seppure
in forma di prototipi. I messaggi digitali sono già
appesi nell’aria: in Giappone, in USA, a Kista in
Svezia. E a Londra, dove è stato realizzato un
test di quattro settimane di mappatura dei tre
chilometri quadrati del quartiere dello shopping
con registrazioni audio o video, testi o fotografie.
Sono ancora lì, ma servono occhiali speciali per
leggerli. Il progetto si chiama Tappezzeria Urbana.
Philips Research ha prototipato un gatto-robot
dotato di intelligenza artificiale, lo ha chiamato
i-Cat. È alto 38 cm e dispone di 13 servo-meccanismi che gli consentono di muovere le diverse
parti del corpo: le sopracciglia, le ciglia, gli occhi,
la bocca e così via. L’i-Cat può assumere diverse espressioni facciali (felice, sorpreso, annoiato) reagendo ai nostri stimoli.
Intanto, in Giappone il prof. Matsumi Suzuki ha
realizzato Meowlingual, un dispositivo wireless
che interpreta i miagolii e le fusa di 24 diverse
specie di gatti e li traduce in espressioni della linMa l’innovazione, dicevamo, è arrivata al suo bi- gua giapponese. Ed esiste anche in versione per
vio.
cani, che il primo ministro giapponese Koizumi
E occorrerà fare delle scelte. Facciamo un paio ha presentato ufficialmente al Presidente russo
di esempi.
Putin.
Cosa prevarrà? Il gatto robot o il gatto parlante?
Il prof. David Weitz dell’Harvard University ha
appena realizzato le prime capsule di “colloido- Se giocate al bivio dell’innovazione, gli altri
somi” che servono ad aggiungere o a bloccare esempi li troverete facilmente da soli.
alcuni ingredienti dei nostri alimenti e ci trasferi- E se non li trovate, cercate meglio. Le biforcazioranno solo le proprietà salutari catturando invece ni potrebbero essersi nascoste.
quelle dannose.
Ma la stessa tecnica ci consentirà di rendere Nel libro “Soft economy” ci sono 25 risposte.
qualsiasi pillola saporita come un pasticcino e Biforcazioni che hanno richiesto una certa dose
salutare come la frutta fresca.
di creatività, di valori, di qualità.
Cosa prevarrà? I cibi veri resi salutari dai colloidosomi o ci nutriremo di colloidosomi in pillole e E se questo è davvero inscritto nel codice generinunceremo al cibo? E con il cibo, alla socialità tico della nostra cultura allora serviranno quattro
rituale del convivio.
apostoli.
Che diano spessore filosofico, scientifico, sociaLe nanotecnologie consentono già di creare un le ed economico a questa teoria.
tessuto biologico che si “illumina” quando mancano gli elementi chimici necessari per il nostro E magari un errore di traduzione: di una nuova
corpo. Un detector apre allora le porte di un “mi- generazione di imprenditori che traduca la soft
cromagazzino” che è dentro di noi e rilascia le economy in hard business.
medicine giuste.
Che legga dietro l’economia morbida solide opLe stesse nanotecnologie hanno abilitato il bre- portunità di ricavi. Con beneficio di tutti.
vetto di Soul Catcher 2025, un chip neurale da
impiantare nella zona del cranio retrostante gli Perché questo a me sembra il carattere di assoocchi per registrare esperienze e sensazioni. E luta unicità di questo approccio.
archiviarle, un po’ come la scatola nera di un aereo memorizza tutti i dati di volo.
Se è vero che una buona relazione è sempre
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basata su un approccio win-win, in cui entrambe le parti vincono insieme, la soft economy mi
sembra essere connotata da un approccio winwin-win.
Con beneficio degli individui, degli imprenditori,
del Sistema Paese.
Potete pubblicare o riprodurre le informazioni presenti in questo dossier, a condizione che
Vito Di Bari sia correttamente segnalato come fonte e sia riportato il link (www.vitodibari.net).
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