l`importanza del dialogo nel rapporto genitori-figli

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l`importanza del dialogo nel rapporto genitori-figli
L’IMPORTANZA DEL DIALOGO
NEL RAPPORTO GENITORI-FIGLI
Parlando con i ragazzi, riguardo il rapporto con i loro genitori, le riflessioni che vengono più
spesso alla luce sono le seguenti:
«Vorrei che i miei genitori mi lasciassero essere ciò che sono, senza dirmi continuamente come loro vorrebbero
che fossi!»
«Perché quando ho opinioni, idee diverse da quelle di mia madre e mio padre loro vogliono che le conformi ai
loro pensieri? »
«Perché i grandi vogliono avere sempre ragione?».
In realtà, fin da piccoli, i figli desiderano imitare in tutto e per tutto i genitori offrendo loro
un immenso credito d’amore. Ma, un giorno, questi piccoli crescono, diventano adolescenti e
tale credito sembra esaurirsi tanto da far sentire i genitori disapprovati non appena un figlio
esprime un’opinione diversa dalla loro.
La gente ama, generalmente, “l’uguaglianza di vedute” e non le “differenze”, poiché
pensa che il fatto che gli altri siano d’accordo con loro implica che quello che dicono è giusto.
Ma questo non succede quando ci si confronta con un personalità che mette tutto in
discussione, come quella dell’adolescente; in questo caso il dialogo diventa acceso e nascono, di
conseguenza, le incomprensioni.
Così, da noi adulti è facile ascoltare diverse affermazioni che esprimono tutto il
disorientamento nei confronti di un ragazzo che cresce, che cambia e con il quale è sempre
più difficile comunicare:
«Non lo riconosco più…una volta era educato, ordinato, si interessava alle cose…ora è
completamente diverso, sembra un altro…! »
«Mia figlia era aperta, si confidava con me…ora è silenziosa, non dice più nulla e se prima mi
stava a sentire, ora, quando parlo, sbuffa…!.»
«Non ti capisco proprio, fai dei ragionamenti assurdi…!»
Cosa dire allora?
A tal proposito, è indispensabile capire che essere genitore, insegnante, educatore di un
adolescente, oggi, significa accettare di essere messi alla prova, di andare incontro ad essi senza
trovare soluzioni al loro posto.
L’adolescente si trova, infatti, in uno stato che lo fa sentire vuoto perché non sa ancora chi è
e cosa vuol essere; il suo compito, in questo periodo della sua vita, è quello di sperimentare,
vivendo, se stesso. Cioè, di procedere per tentativi ed errori fino al raggiungimento della sua
maturità.
E il genitore?
Il genitore è innanzitutto un essere umano con caratteristiche che sono il frutto della sua
storia personale e delle sue esperienze. Egli è una persona con delle capacità, con un sistema di
valori, con delle potenzialità, con dei limiti, anche quando decide di avere un figlio e quindi di
assumersi la responsabilità di un altro essere umano e della sua crescita.
Diventare genitore non significa dover divenire perfetto e soprattutto dimenticare chi si è
stati in passato. Questo vale non solo quando il figlio è piccolo, ma anche quando diventa
grande.
Noi adulti siamo enormemente importanti per i nostri ragazzi, nonostante i “grattacapi” che
ci procurano; lo siamo tanto più se ogni nostra parola o gesto verrà loro offerta nel pieno
rispetto e amore della nostra e della loro libertà.
Come possiamo, quindi, migliorare queste situazioni?
Innanzitutto, bisogna capire che nulla è “giusto” o “sbagliato”, ma che esistono cose che
funzionano e altre no, a seconda di ciò che stiamo cercando di fare.
Inoltre, sarebbe opportuno, a mio avviso, mostrare per prima cosa comprensione ed
ascolto verso i nostri ragazzi nel momento in cui non si sentono capiti. Sarà molto difficile, di
conseguenza, che noi ci sentiamo non ascoltati o incompresi in quello stesso momento.
E ai ragazzi cosa dire?
Semplicemente questo: iniziate a parlare con i vostri genitori e, se non vogliono ascoltarvi,
scrivete loro una lettera chiedendo se sono disposti a sedersi e a intraprendere un dialogo,
spiegando di essere anche voi disposti a far questo. Fate capire loro che è una cosa
importante per voi.
Ma se ciò non basta, non fermatevi!
Andate alla ricerca di altri modi che vi permetteranno di affrontare il problema. Potreste,
infatti, discutere con altri adulti di queste situazioni creando delle condizioni adatte, in luoghi
che generalmente frequentate, come per esempio parrocchie, scuole o centri giovanili del
vostro quartiere. Durante le discussioni, ciascuno potrà chiedere agli altri quello che vuole,
ascoltare ed essere ascoltato, scambiare opinioni e consigli.
Per concludere, quindi, ancora un messaggio di ottimismo ai ragazzi: ricordate sempre che,
come voi pensate di non essere ascoltati dai vostri genitori, questi ultimi sono convinti che siete
voi a non voler parlare con loro: pensano che le loro idee vi annoino e che desiderate essere
lasciati in pace.
Questa sembrerebbe la strada più semplice, ma, di certo, non elimina il problema.
Molti genitori vi verranno incontro a metà strada, se voi sarete disposti ad andare incontro a
loro. Certo, questo non vale per tutti. Ci saranno quelli che rifiuteranno, ma saranno una
piccola parte.
Tutto dipende da voi.
Potete farcela!
Dott. Massimo LAMANNA
PRINCIPALE BIBLIOGRAFIA DI RIFERIMENTO
P. CREPET, Non siamo capaci di ascolatrli. Riflessioni sull’infanzia e l’adolescenza,
Einaudi, Torino 2001.
A. PALOMARI, Gli adolescenti. Né adulti, né bambini, alla ricerca della propria identità, Il
Mulino, Bologna 2001.
L. DELPIERRE, P. HUERRE, Smettila di parlarmi con questo tono! Come affrontare in
modo efficace i conflitti con gli adolescenti, Ega, Torino 2005.
N.B. (I contenuti e la bibliografia di quest’articolo sono stati scelti e
selezionati liberamente dall’autore, che si assume l’intera responsabilità, sulla
fondatezza e la veridicità, di quanto ha scritto)
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